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La scure alla radice: «Studium», la cultura cattolica e la guerra (1939-1945)
La scure alla radice: «Studium», la cultura cattolica e la guerra (1939-1945)
La scure alla radice: «Studium», la cultura cattolica e la guerra (1939-1945)
E-book359 pagine4 ore

La scure alla radice: «Studium», la cultura cattolica e la guerra (1939-1945)

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Info su questo ebook

Prefazione di Francesco Bonini

Tra il 1939 e il 1945 l’editrice Studium e l’omonima rivista realizzarono un coerente e impegnativo progetto culturale che coniugò missione intellettuale e spirito imprenditoriale. In un periodo segnato dalla crisi del regime fascista, dalla seconda guerra mondiale e dalla prospettiva della ricostruzione, esse costituirono un crogiolo di idee di grande significato per la storia della cultura cattolica. Nel volume sono descritte le vicende di questo cenacolo di scrittori e di studiosi. Grazie a numerose fonti inedite viene documentato e analizzato il contributo offerto da Studium alla formazione di una coscienza civile del laicato, al dibattito sui temi del totalitarismo, della libertà e della democrazia, al rinnovamento e all’aggiornamento del pensiero cattolico in Italia.
LinguaItaliano
Data di uscita17 mar 2022
ISBN9788838251894
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    La scure alla radice - Tiziano Torresi

    Tiziano Torresi

    La scure alla radice

    «Studium», la cultura cattolica e la guerra (1939-1945)

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Volume pubblicato col contributo della Fondazione Giulio e Giulio Bruno Togni e Paolina Togni Cantoni Marca

    Copyright © 2021 by Edizioni Studium - Roma

    ISSN della collana Cultura 2612-2774

    ISBN Edizione cartacea 978-88-382-4980-8

    ISBN Edizione digitale 978-88-382-5189-4

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838251894

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    PREFAZIONE

    INTRODUZIONE

    ABBREVIAZIONI E SIGLE

    I. UN’EREDITÀ IMPOSSIBILE?

    1. Il riassetto dell’editrice dopo la morte di Righetti

    2. Neopaganesimo e statolatria

    3. Pio XI, un inerme guerriero

    4. Pio XII, un angelo della pace?

    5. Il nuovo profilo giuridico del Movimento Laureati

    6. Un idolo incompatibile con la fede cristiana

    II. SI FA BUIO

    1. L’attacco alla religione politica fascista

    2. Comunità di lavoro

    3. Il primo incontro di Pentecoste degli amici di Studium

    4. Pregare e operare. E pensare

    5. La guerra e il problema cristiano della storia

    6. Una rivista più combattiva

    III. OPERARE

    1. Più di ieri, meno di domani

    2. Il cervello della società: l’udienza di Pio XII

    3. Un bilancio al futuro

    4. Uomini o pecore?

    IV. NÉ ASSENTI NÉ ILLUSI

    1. Verso un nuovo personalismo

    2. Il fermento degli studi sociali cattolici

    3. Tra etica professionale e sociologia finalista

    4. Impegno autocritico e ricerca di dialogo

    5. La nascita della collana «Esami di coscienza»

    6. Le responsabilità dell’intelligenza

    V. CRISTIANI E CITTADINI

    1. Non lamento ma azione

    2. Dal magistero alla vita: le Encicliche sociali dei Papi

    3. Croce e il cristianesimo: una candida superbia?

    4. Una delle più brusche svolte della storia

    5. Un manifesto della cittadinanza democratica

    6. Un’ora travagliata e oscura

    VI. DAR FORMA AL NUOVO MONDO

    1. Travaglio ideale

    2. Una editrice come le altre?

    3. Libertà e giustizia sociale per la ricostruzione economica

    4. Roma, i barbari e la nuova identità dell’Italia

    5. Le inquietudini della democrazia

    6. Ricostruire, non restaurare il cristianesimo

    7. I tempi nuovi della libertà

    CONCLUSIONI

    INDICE DEI NOMI

    CULTURA STUDIUM

    CULTURA

    Studium

    265.

    Religione e Società

    TIZIANO TORRESI

    LA SCURE ALLA RADICE

    «Studium», la cultura cattolica

    e la guerra (1939-1945)

    Prefazione di Francesco Bonini

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    È vietata e perseguibile a norma di legge l'utilizzazione non prevista dalle norme sui diritti d'autore, in particolare concernente la duplicazione, traduzioni, microfilm, la registrazione e l’elaborazione attraverso sistemi elettronici.

    PREFAZIONE

    È veramente imponente lo scavo archivistico che Tiziano Torresi ha intrapreso per questa ricerca molto articolata che si applica su un oggetto apparentemente limitato. Così come l’attenta discussione di tutti gli studi su un passaggio storico ancora cruciale, che l’autore definisce con un’immagine astronomica: il tramonto del regime, la notte della guerra, l’aurora della liberazione.

    Come hanno attraversato i cattolici italiani questo tempo – in cui, per restare nell’immagine, il sole non brilla o, al meglio, è molto basso all’orizzonte o lo si può solo intravvedere – Torresi lo illustra dal punto di vista di Studium, rivista ed editrice, confluite sotto l’ombrello dei Laureati cattolici all’inizio degli anni Trenta.

    La grafica originale del marchio mette in evidenza delle belle lettere capitali romane. Cioè quel cattolicesimo romano del bresciano Giovanni Battista Montini, ovvero saldamente ancorato a Roma, in Vaticano, ma altrettanto saldamente piantato nella realtà associativa e nell’operosità della società italiana, articolata nelle diverse realtà civili, professionali, regionali, locali. I Laureati cattolici finiscono coll’esprimere questa idea romana e lombarda, ovvero italiana.

    Si realizza così una soluzione, nel senso chimico del termine, che poi è anche quello corrente. Una sintesi di elementi che diventa risposta al quesito che percorre i decenni centrali del ventesimo secolo e che in modo tralatizio è spesso indicato come quello sulla modernità, quasi a sottolineare una posizione complessata, fin dal Sillabo (e dal modernismo). In realtà, nelle migliori intelligenze, ma anche nelle più lungimiranti personalità del cattolicesimo, il quesito non è sul confronto, ma è sulla risposta, ovvero come la perenne novità del cattolicesimo interloquisce con la contemporaneità. Innovando, non modernizzando.

    Studium è un pezzo straordinariamente significativo di questo percorso, che poi è quello di Montini. Un pezzo certo piccolo, ma esemplare.

    È sbagliato presentare Montini – e le sue opere – con le lenti dell’ideologia e dei conflitti catto-cattolici che hanno caratterizzato Concilio e Post Concilio. Ovvero collocarlo, come pure ci si è provati senza successo, nei partiti, negli schieramenti. Certo li ha anche subiti, non si è sottratto, ma il suo tema – suo e dei suoi migliori allievi – è la sintesi. La grande sintesi che ha strenuamente proposto nel suo pontificato (unitario e non divisibile in periodi) e che ha sperimentato proprio nel crogiolo di Studium. Con una schiera di persone che sono suoi allievi, suoi collaboratori, suoi interlocutori. Sotto lo sguardo attento dei Papi. I discorsi di Pio XII del 20 aprile 1941 e di Paolo VI del 10 febbraio 1964, che giustamente Torresi ricorda, scandiscono questo percorso. E lo motivano.

    Torresi in queste pagine ci presenta questo crogiolo come spazio di libertà e di creatività, ovvero di applicazione del pensiero critico, spazio dunque di elaborazione culturale nel senso vero e forte del termine, perciò di investimento.

    Questo comporta una posizione anche sanamente agonistica (non antagonistica).

    È espressa nel titolo del libro, tratto da un articolo di Giorgio La Pira sulla rivista Studium che interpreta il periodizzante radiomessaggio di Pio XII del Natale 1942. L’esercizio di scure è per sradicare l’albero cattivo per mettere al suo posto l’albero nuovo. Accettare, dunque, con grande determinazione e senza alcun complesso, la sfida.

    Cultura ha la sua radice nella coltivazione, dunque nell’azione dell’agricoltore, peraltro evocata nell’immagine proposta da La Pira. E la coltivazione è fatta di tanti gesti e di tempi diversi. È orientata sul tempo lungo. Che questo volume, che pure giustamente si applica con grande rigore a pochi, cruciali anni di storia, evoca con intelligenza, orientando così anche all’intrapresa culturale nell’oggi e all’investimento per il domani, perché ogni storia, ogni buona ricerca storica, è storia contemporanea.

    Francesco Bonini

    Rettore dell’Università LUMSA

    Presidente del Gruppo Editoriale Studium

    INTRODUZIONE

    Paolo VI, in un discorso rivolto alla «benemerita famiglia» di Studium [1] , nel febbraio 1964, ne qualificava la storia con un ossimoro: modesta e gloriosa. Il ricordo della penuria di risorse degli intellettuali a lui vicini sin dalla giovinezza amplificava il loro merito agli occhi del Papa: aver contribuito a dare una cittadinanza al pensiero cattolico nella cultura italiana. Eppure, nonostante i protagonisti dell’impresa abbiano spesso vantato questo merito, la storia su Studium , al pari di quella sui movimenti intellettuali dell’Azione cattolica, resta oggi alquanto modesta.

    Da un lato l’importanza dell’elaborazione culturale del gruppo di Studium, editrice e rivista [2] , per la maturazione del laicato intellettuale in Italia e per la diffusione del sapere cristiano è nota da tempo agli studiosi. Dall’altro nella storiografia sul movimento cattolico i riferimenti a Studium sono apparsi quasi sempre sullo sfondo di altre vicende, le voci parziali, i pochi contributi d’insieme segnati da una prospettiva autoreferenziale [3] . Negli ultimi anni, anche con l’accrescersi dell’interesse per la storia dell’editoria italiana, il quadro si è però arricchito.

    Sono stati pubblicati alcuni saggi che, attingendo alle pagine della rivista, hanno illuminato la più ampia riflessione alla quale parteciparono, tra gli altri, Vittorino Veronese [4] , Guido Gonella [5] , Sergio Paronetto [6] , Giuseppe Cassano [7] , Alfredo Carlo Moro [8] , Giampietro Dore [9] . Recente è la pubblicazione degli articoli su Studium di Giorgio La Pira all’interno dell’edizione nazionale delle opere [10] e analoga collocazione di prestigio hanno avuto nel 2021 gli scritti del giovane Aldo Moro [11] . A quest’ultimo, direttore di Studium dal 1945 al 1948, Paolo Acanfora ha dedicato una ricerca che ripercorre la storia del periodico dalla Liberazione all’entrata in vigore della Costituzione repubblicana [12] . Essa rintraccia sulla rivista le coordinate di un modo di fare politica da cristiani attento alla dimensione ideologica della modernità, all’uso critico del linguaggio del mito, alla dimensione sociale della democrazia, all’architettura nuova dello Stato. Il lavoro su un segmento specifico della storia della rivista ha fatto così emergere come Studium, divenuta un laboratorio di cultura democratica e cristiana, rispose sul terreno dei contenuti alle sfide in atto, dentro un contesto più ampio e complesso. Anche il legame tra Montini e Studium, già da tempo evidenziato [13] , è stato ricostruito in modo più accurato [14] .

    Finalmente, nel 2018, in occasione del novantesimo anniversario della fondazione, è stato pubblicato il catalogo storico dell’editrice [15] . Esso ha offerto un’«autobiografia» che – ha scritto Giuseppe Dalla Torre – «costituisce una sorta di prisma nel quale si riflettono vicende diverse eppure strettamente legate da quell’ unicum che è dato dal divenire della storia: lo svolgersi del movimento cattolico italiano, la storia della Chiesa in Italia, gli avvenimenti della società, le forme del pensiero, a cominciare da quello teologico, l’ascesa e il declino di fenomeni sociali e culturali, con particolarissimo riferimento alla realtà delle istituzioni formative e di ricerca: scuola ed università» [16] .

    Il prisma di Studium, illuminato dal divenire della storia, può rappresentare dunque un’occasione per comprendere meglio alcune vicende della cultura cattolica italiana del Novecento. Gli indizi disseminati negli studi sulla prima parte di questa storia lo lasciano intendere.

    L’editrice Studium, innestata sul non troppo vigoroso tronco dell’omonima rivista, fondata nel 1906 come organo della Federazione universitaria cattolica italiana, vide la luce nel 1927 nella forma di cooperativa editoriale, per essere versatile, discreta e meno soggetta al controllo delle autorità fasciste e al centralismo burocratico dell’Ac. Nacque da un’intuizione di Giovanni Battista Montini come uno strumento funzionale alla pubblicazione delle tesi di laurea e di altri saggi degli universitari, per offrire loro un’occasione di lancio nel mondo accademico e scientifico [17] . Crebbe rapidamente grazie alla pubblicazione di opere per la formazione religiosa degli studenti e per la conoscenza del pensiero della Chiesa. Divenne adulta in osmosi con la rivista che, a partire dal 1933, si legò al nuovo Movimento laureati di Azione cattolica e ne ricevette un’impostazione unitaria, che nella fedeltà all’ispirazione cristiana e all’approfondimento dei problemi della vita spirituale e sociale del professionista e dell’uomo di pensiero affiancò una sempre più nutrita serie di rassegne specializzate.

    Sin dalla fine degli anni Settanta, la storiografia ha sottolineato gli obiettivi di questo ambiente intellettuale: conciliare il pensiero cristiano con la modernità, coniugare fede e cultura, propiziare una maturazione teologicamente fondata dell’impegno morale del cristiano e della sua coscienza civile [18] . Gli studi restituiscono l’immagine di un gruppo di redattori e di autori consapevole del valore pionieristico di questi obiettivi. Un gruppo determinato a evitare ogni preclusione, aperto a nuove contaminazioni, a un approccio interdisciplinare agli argomenti, al contatto con personalità di altri circuiti ecclesiali, ma senza eclettismo.

    L’attenzione riservata dalla storiografia al rapporto tra la cultura cattolica e il fascismo ha inoltre permesso di indagare il campo che questo gruppo coltivò con più fervore, complice il progressivo restringimento degli spazi di libertà: quello della moralità professionale. La formazione di un ceto intellettuale professionista aveva una potenziale proiezione nella vita pubblica che rappresentò uno dei motivi di maggiore tensione con il fascismo. Sebbene negli anni Trenta il significato politico della strategia degli intellettuali cattolici vicini a Studium restasse indeterminato, si delineò un’alternativa dentro il sistema dalla quale, come ha scritto Guido Formigoni, scaturì una «ricerca di nuove prospettive per il cattolicesimo che dovrà rivelarsi molto importante per il futuro: si trattava di quello che è stato definito un nuovo progetto di intervento dei cattolici nella società» [19] .

    Conferme sul ruolo svolto da Studium nella cultura cattolica dell’epoca si ricavano anche dal recente volume di Renato Moro, Il mito dell’Italia cattolica [20] . Lo storico spiega come, nel gioco di riflessi tra fede nazionale, fede cattolica e fede fascista, si sia in larga misura plasmata l’identità stessa del popolo italiano. L’uso politico della religione negli anni Trenta e l’identificazione tra nazione e cattolicesimo apparentemente trionfante con la Conciliazione finì col ritardare la presa di coscienza della reale natura ideologica e sostanzialmente pagana del regime da parte dei cattolici e celò, sotto la maschera di una presunta etica collettiva cattolico-nazionale, diffusa a livello popolare, una inesorabile scristianizzazione della società. Dal volume emerge in modo chiaro come, in tutto questo, il cenacolo di Studium abbia rappresentato una significativa area di minoranza all’interno del cattolicesimo italiano, nella quale si espresse ripetutamente la consapevolezza del pericolo di un’involuzione totalitaria del regime. La rivista, in particolare, fu in prima linea nel denunciare i rischi delle nuove religioni politiche neo-pagane e dimostrò un’acuta sensibilità verso gli scarsi e talvolta controproducenti esiti della stessa politica concordataria.

    Uno sguardo complessivo degli studi sulla prima fase della vita di Studium permette di cogliere anche un altro aspetto: la rivista, l’editrice e il Movimento Laureati, fino al 1939, sono gli strumenti diversi di un unico impegno alla mobilitazione di idee che si riassume in un nome solo. Quello di Igino Righetti [21] . La sua personalità domina gli intellettuali dell’Ac, guida la redazione, determina lo stile dell’editrice; nel passaggio della rivista dalla Fuci ai Laureati, nonostante precarietà e incertezze, egli scommette su un progetto culturale non più affidato all’alternarsi delle generazioni studentesche ma proiettato nei tempi lunghi dell’impegno civile e professionale; intuisce che l’attenzione alla storia del movimento cattolico – si pensi alla determinazione con la quale a metà degli anni Trenta egli cerca la collaborazione di Stefano Jacini [22] – è alimento per un nuovo protagonismo nella storia [23] .

    Cosa accadde a questa impresa culturale quando morì il suo giovane artefice e mutò il contesto ecclesiale in cui era cominciata? In che modo Studium, entrando nella sua «vita adulta», restò fedele ai propri obiettivi e durante la bufera della seconda guerra mondiale diventò una voce autorevole della cultura cattolica? E in che misura, in una lenta gestazione di idee, contribuì alla rinascita democratica e alla definizione delle coordinate della ricostruzione? Nelle pagine che seguono cerco di dare una risposta a queste domande. Provo, da un lato, a illuminare, attraverso il prisma di Studium – editrice e rivista considerate come la duplice espressione di un medesimo gruppo, con una sensibilità, un orientamento e uno stile propri e riconoscibili –, i connotati di un periodo del cattolicesimo italiano troppo spesso considerato come l’epilogo di una storia già nota o il preludio di nuovi sviluppi [24] , e, dall’altro, a collocare la riflessione del gruppo nel contesto ecclesiale, politico e culturale in cui essa si svolse.

    Su quest’ultimo c’è oggi un numero significativo di studi, in larga misura dedicati all’azione diplomatica della Santa Sede, ai pronunciamenti dell’episcopato, al sentimento verso la patria in armi, alla religiosità popolare [25] . Sebbene la storiografia abbia chiarito la necessità di verificare la diversità delle posizioni rispetto a ciascuna fase del conflitto, da un quadro complessivo emerge che il mondo cattolico fu disciplinato nell’obbedire ai doveri della patria [26] ma sostanzialmente tiepido, «agnostico» [27] verso le parole d’ordine del regime, fu contrario al bellicismo fascista, rifiutò l’odio al nemico e la guerra come condizione normale della vita dei popoli [28] , interpretandola piuttosto come il castigo rigeneratore di una civiltà in crisi, «come il marchio che contrassegna in radice – ha scritto Francesco Traniello – un mondo che ha abbandonato i sentieri dell’ordine giusto, [...] come un formidabile motivo apologetico della verità cattolica», come «l’argomento decisivo che impone di tracciare i lineamenti di un ordine diverso da quello che l’ha prodotta» [29] . L’atteggiamento di Pio XII, il principale ispiratore di questa visione, è stato anch’esso oggetto di analisi [30] e così lo sviluppo di alcune iniziative della cultura cattolica durante la guerra [31] .

    Dagli studi sul contributo dei cattolici alla rinascita democratica e civile del Paese [32] e dalle ricerche, ancora lacunose, sulla storia degli intellettuali dell’Ac [33] appare perciò promettente approfondire le posizioni di Studium per capire meglio come l’editrice e la rivista raccolsero energie, intuirono soluzioni alla crisi bellica, propiziarono contatti e relazioni tra il mondo ecclesiale, politico ed economico, nell’arco di tempo in cui maturò il pensiero di autori e redattori destinati a partecipare da protagonisti alla successiva ricostruzione.

    Lascerò volutamente sullo sfondo il «Codice di Camaldoli» che, a partire dagli anni Ottanta, ha invece primeggiato nella pubblicistica su questo milieu. è vero che nel volume Per la comunità cristiana [34] vennero convogliate molte risorse del gruppo di Studium. Tuttavia, più per riprendere – in larga misura invano – un discorso comune sui fondamenti morali dell’impegno dei cristiani in politica che per rispondere ad autentici interessi storiografici, il «Codice» è stato un magnete che ha distolto lo sguardo proprio dal sostrato di valori e di idee, dal fervore di iniziative programmate e realizzate nel lungo periodo, dall’intreccio di fatti e di personalità che lo ispirò e lo rese possibile [35] . è in questo sostrato che intendo, nelle pagine che seguono, scavare.

    Indagando la fase progettuale del lavoro su libri, su collane, su convegni ed articoli, cogliendo sintonie e dissonanze con la cultura del tempo [36] , è possibile verificare come Studium rappresentò un punto d’incontro e di confronto di libere intelligenze nelle controverse questioni che impegnarono le sentinelle del mondo cattolico tra il crepuscolo del regime, la notte della guerra e l’aurora della liberazione.


    [1] Discorso di Paolo VI alla benemerita famiglia di «Studium», in Insegnamenti di Paolo VI, vol. II, 1964, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1965, p. 120.

    [2] Utilizzo il termine Studium , in corsivo, per identificare il gruppo di intellettuali che collaborava, in costante sinergia, alla casa editrice e alla rivista, specificando, laddove necessario, a quale delle due realtà mi riferisco.

    [3] Sul filo della testimonianza sono imbastite sia la ricostruzione di G.B. Scaglia, Cinquant’anni delle edizioni Studium , in «Studium», a. LXXIII, n. 5, maggio 1977, pp. 569-578 sia le riflessioni condivise nel colloquio su Igino e Maria Righetti celebrato a Roma nel marzo 1984 e pubblicate in «Studium», a. LXXXI, n. 1, gennaio febbraio 1985; un primo sondaggio scientifico venne compiuto in F. Fonzi, Studium nella storia , in «Studium», a. LXXVIII, n. 3, maggio-giugno 1982, pp. 265-288 e nei saggi di Maria Cristina Giuntella, Giovanna Scarsi e Giovanni Antonucci ivi pubblicati; cfr. poi M.L. Paronetto Valier, Studium nel succedersi delle generazioni , in «Studium», a. LXXXVIII, n. 3, maggio-giugno 1992, pp. 307-314 e la più recente ricognizione in M. Belardinelli, Il ruolo della rivista Studium. Per una ricostruzione storiografica , in «Studium», a. CXIV, n. 6, novembre-dicembre 2018, pp. 904-920; sull’editrice si vedano i cenni in A. Vittoria, L’editoria cattolica dall’Unità alla fine del fascismo , in A. Melloni (a cura di), Cristiani d’Italia. Chiesa, Stato e società 1861-2011 , Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2011, pp. 1265-1279 e la voce R. Rossi, Studium , in A. Zambarbieri (a cura di), Linee per una storia dell’editoria cattolica in Italia , Morcelliana, Brescia 2013, pp. 463-470.

    [4] Cfr. R. Fornasier, Vittorino Veronese. Un cristiano d’avanguardia , Studium, Roma 2011.

    [5] Cfr. G. Bertagna, A. Canavero, A. D’Angelo, A. Simoncini (a cura di), Guido Gonella tra Governo, Parlamento e Partito , Rubbettino, Soveria Mannelli 2007.

    [6] Mi permetto di rinviare a T. Torresi, Sergio Paronetto. Intellettuale cattolico e stratega dello sviluppo , il Mulino, Bologna 2017.

    [7] Cfr. G. Cassano, La democrazia tra passione e servizio , a cura di Paolo Acanfora, Studium, Roma 2016.

    [8] Cfr. A.C. Moro, La libertà dell’uomo, le sfide del diritto, la coerenza della fede. Scritti su «Studium» (1950-1964) , Studium, Roma 2020, ebook.

    [9] Cfr. A. Ambrogetti, Giampietro Dore e Studium . Il paradosso cattolico: maggioranza politica senza egemonia culturale , in «Studium», a. CII, n. 2, marzo-aprile 2006, pp. 251-298.

    [10] Cfr. G. La Pira, Principi contro i totalitarismi e rifondazione costituzionale , a cura di Ugo De Siervo, Edizione Nazionale delle Opere di Giorgio La Pira, vol. III, Firenze University Press, Firenze 2019.

    [11] Nel maggio 2021 è stato pubblicato, in versione online, gratuita e interattiva, il primo volume degli scritti dell’Edizione Nazionale delle Opere di Aldo Moro, consultabile al link: https://aldomorodigitale.unibo.it/. Gli articoli su Studium furono raccolti in A. Moro, Al di là della politica e altri scritti. Studium 1942-1952 , a cura di Giorgio Campanini, Studium, Roma 1982.

    [12] P. Acanfora, Un nuovo umanesimo cristiano. Aldo Moro e «Studium» (1945-1948) , Studium, Roma 2011.

    [13] Cfr. G. Lazzaro, Giovanni Battista Montini e la rivista «Studium» , in Giovanni Battista Montini e la società italiana 1919-1939 , Cedoc, Brescia s.d., pp. 143-174 e G.B. Montini, Scritti fucini (1925-1933) , a cura di Massimo Marcocchi, Istituto Paolo VI-Studium, Brescia-Roma 2004.

    [14] Cfr. E. Versace, Un’educazione alla carità intellettuale: Giovanni Battista Montini e la rivista Studium , in «Studium», a. CXIII, n. 6, novembre-dicembre 2017, pp. 1018-1037.

    [15] Cfr. A. Mazzini (a cura di), Edizioni Studium. Catalogo storico (1927-2017) , Studium, Roma 2018; rinvio al saggio introduttivo, Linee di una storia centenaria , per la ricostruzione ad oggi più completa e aggiornata della storia dell’editrice.

    [16] G. Dalla Torre, Introduzione , ibid ., pp. 7-16, p. 8.

    [17] Cfr. X. Toscani, Il decennio fucino , in Id. (a cura di), Paolo VI. Una biografia , Istituto Paolo VI-Studium, Brescia-Roma 2014, pp. 75-156, p. 103.

    [18] Sull’argomento restano fondamentali gli studi di R. Moro, Afascismo e antifascismo nei movimenti intellettuali di Azione Cattolica dopo il ’31 , in «Storia contemporanea», n. 4, dicembre 1975, a. VI, pp. 733-799; Id., La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), il Mulino, Bologna 1979; Id., I movimenti intellettuali cattolici , in Cultura politica e partiti nell’età della Costituente , a cura di Roberto Ruffilli, vol. I, L’area liberal-democratica, Il mondo cattolico e la Democrazia cristiana , il Mulino, Bologna 1979, pp. 159-261; Id., Il modernismo buono. La modernizzazione cattolica tra fascismo e postfascismo come problema storiografico , in «Storia contemporanea», n. 4, agosto 1988, a. XIX, pp. 625-716; Id., Il Movimento laureati nella storia della cultura , in AA.VV., In ascolto della storia. L’itinerario del Laureati cattolici 1932-1982 , Studium, Roma 1984, pp. 25-48; altrettanto importanti le ricerche di A. Giovagnoli, Le premesse della ricostruzione. Tradizione e modernità nella classe dirigente cattolica del dopoguerra , Nuovo istituto editoriale italiano, Milano 1982, e Id., La cultura democristiana. Tra Chiesa cattolica e identità italiana 1918-1948 , Laterza, Bari 1991.

    [19] G. Formigoni, L’Azione Cattolica Italiana , Àncora, Milano 1988, p. 72.

    [20] R. Moro, Il mito dell’Italia cattolica. Nazione, religione e cattolicesimo negli anni del fascismo , Studium, Roma 2020.

    [21] Cfr. G.B. Scaglia, Cinquant’anni delle edizioni Studium , cit., p. 573.

    [22] Cfr. R. Moro, La formazione della classe dirigente , cit., pp. 511-514.

    [23] Cfr., da ultimo, P.G. Grassi, N. Valentini (a cura di), Igino Righetti. Spiritualità, cultura politica e impegno sociale , Studium, Roma 2020; segnalo la bibliografia, alle pp. 131-140, per un orientamento negli studi sugli argomenti qui in esame.

    [24] Cfr. R. Moro, I cattolici italiani di fronte alla guerra fascista , in M. Pacetti, M. Papini, M. Saracinelli (a cura di), La cultura della pace dalla Resistenza al Patto Atlantico , Il Lavoro editoriale, Bologna 1988, pp. 75-126, p. 76.

    [25] Cfr. P. Trionfini, I cattolici italiani, la seconda guerra mondiale, la resistenza: una bibliografia , in «Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia», a. XXXI, 1996, n. 1, pp. 34-184 e F. Malgeri, La chiesa italiana e la guerra 1940-1945 , Roma, Studium 1980.

    [26] Cfr. R. Moro, L’opinione cattolica su pace e guerra durante il fascismo , in M. Franzinelli, R. Bottoni (a cura di), Chiesa e guerra. Dalla benedizione delle armi alla Pacem in terris , il Mulino, Bologna 2004, pp. 221-319.

    [27] F. Malgeri, Chiesa, clero e laicato cattolico tra guerra e Resistenza , in

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