Adriano Olivetti: Il sogno di un capitalismo dal volto umano
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Anteprima del libro
Adriano Olivetti - Giorgio Campanini
STUDIUM
Premessa
Le pagine di questo piccolo libro destinate ad Adriano Olivetti e al Movimento Comunità
da lui fondato intendono prima di tutto essere una sorta di pubblica confessione
di un autore che ha dedicato gran parte della sua ricerca scientifica ad una categoria, quella di Movimento Cattolico
, che – elaborata in anni lontani e divenuta corrente nella letteratura specialistica – rivelava tuttavia, con il trascorrere del tempo, anche alcuni limiti. La concezione di Movimento Cattolico
quale era andata consolidandosi nei decenni conclusivi del Novecento rispecchiava lo stato degli studi sino ad allora condotti, a partire dalle pioneristiche ricerche di studiosi come Gabriele De Rosa, Fausto Fonzi, Pietro Scoppola e numerosi altri storici del Movimento Cattolico
; ma non rendeva sufficientemente giustizia alla presenza, in altre sedi, di posizioni di pensiero fortemente ispirate alla tradizione cristiana e non meno attente alle nuove problematiche della società industriale.
Nella voce Profilo del pensiero politico di ispirazione cristiana apparsa, a cura dello scrivente, nel corposo Dizionario storico del Movimento Cattolico [1] , questa ispirazione cristiana
era di fatto riferita alle correnti, per così dire ortodosse
, di questo pensiero, nella linea che da Murri e Toniolo andava a De Gasperi, Dossetti, La Pira, Capograssi, fondatori e in qualche modo ideologi
del Movimento. Era questa, negli anni ’80 del Novecento, l’accezione comunemente accettata per indicare quel complesso movimento di pensiero e di azione promosso, nella nuova stagione della modernità, dal Cristianesimo sociale
.
Quella impostazione veniva messa in discussione dal citato Dizionario, in relazione ai mutamenti culturali sopravvenuti successivamente, anche sull’onda degli importanti elementi di novità presenti nei testi del Concilio Vaticano II e nel successivo magistero sociale dei vari pontefici che si sono succeduti in questo quarantennio nella sede di Pietro. Occorreva riconoscerne alcuni limiti e, per quanto riguarda specificamente il sopra citato Profilo
, procedere non tanto ad un aggiornamento
quanto ad un ripensamento complessivo della stessa categoria di ispirazione cristiana
. Vi è stato infatti un pensiero
che si è espresso all’interno del Movimento cattolico ma anche una riflessione condotta da altri cristiani non sotto ogni aspetto riconducibili alla sola Chiesa cattolica ma essi pure appartenenti ad una tradizione di pensiero strettamente legata ai valori evangelici. In questa linea non potrebbero né dovrebbero essere dimenticate, per fare soltanto alcuni nomi, personalità come Ignazio Silone, un Franco Rodano e, appunto, un Adriano Olivetti. Si è dunque imposta la necessità di abbandonare una lettura troppo rigida della categoria del pensiero di ispirazione cristiana
, per potere cogliere in una prospettiva più ampia l’insieme di riflessioni condotte da personalità esterne
al Movimento cattolico tradizionalmente inteso ma tali da inserirsi a pieno titolo in una tradizione cristiana che ha esercitato un sensibile influsso anche in ambito politico nell’Italia del Novecento.
L’esigenza di ampliare gli orizzonti del pensiero politico cristiano del novecento sta alla base delle pagine che questo piccolo libro dedica ad Adriano Olivetti, personalità che l’autore di queste note non ha inserito, in anni ormai lontani, nel citato Profilo ma che merita di essere ristudiata e riproposta.
Pur se assenti dal citato Profilo la figura e l’opera di Olivetti erano ben presenti all’autore di queste note, dato il suo antico e prolungato interesse per la figura e l’opera di Emmanuel Mounier, la cui fondamentale opera Rivoluzione personalista e comunitaria [2] fu per la prima volta messa a disposizione della cultura italiana nel 1949 dalle Edizioni Comunità
, fondate nel secondo dopoguerra dallo stesso Olivetti e che hanno rappresentato il principale strumento di diffusione delle idee e delle esperienze comunitariste. Iniziò da allora un diretto confronto con le opere di Olivetti e, in generale, con le posizioni del Movimento Comunità da lui fondato, dando luogo ad una serie di relazioni e di interventi, in Italia e all’estero, riguardanti appunto il pensiero e l’esperienza olivettiana.
In quegli interventi – come il lettore delle pagine successive avrà modo di verificare – il pensiero di Olivetti veniva studiato e riproposto proprio come importante momento di sviluppo del pensiero comunitaristico, nelle sue varie espressioni. Nel frattempo la distanza che inizialmente si era determinata fra Movimento cattolico e comunitarismo si è di molto accorciata e – senza ingenue pretese di rivendicare una sorta di appartenenza
di Olivetti al Movimento cattolico (tesi decisamente insostenibile) – si è fatta tuttavia pressoché generale la convinzione che la sua personalità può a pieno titolo inserirsi nella tradizione del cristianesimo sociale
, al di là di schematiche e rigide appartenenze.
Appaiono dunque superate le difficoltà frapposte in anni ormai lontani alla recezione dell’opera e della stessa esperienza industriale di Olivetti [3] . Non stupisce, d’altra parte, questa iniziale incomprensione del mondo cattolico
, sia per il particolare cristianesimo di Olivetti, sia per la diffidenza con la quale, sino alle soglie del Concilio, dal mondo cattolico
si guardava a processi di cambiamento della società non direttamente ispirati dal pensiero della Chiesa e, in generale, a quel socialismo umanistico
, spesso di ispirazione evangelica, che stava alla base di non pochi progetti di riforma della società italiana avviati in un secondo dopoguerra ricco di fermenti e di suggestioni.
Nelle nuove prospettive aperte dal magistero del Concilio Vaticano II, con la forte rivendicazione del valore delle realtà terrestri
, le intuizioni- a volte le utopie
– di Olivetti avrebbero potuto avere ben altra accoglienza da parte del mondo cattolico.
Nonostante una sostanziale affinità di posizioni sulla necessità del passaggio da una economia capitalista
ad una economia umanista
– tema già presente in molti scritti redatti dai cattolici nel periodo resistenziale [4] – non si realizzò l’incontro fra umanesimo cristiano
e umanesimo laico
, pur accomunati dall’istanza di porre su nuove basi il rapporto capitale-lavoro e, in generale, la stessa economia di mercato. Se non mancarono le reciproche attenzioni, il mondo di Olivetti e quello del sindacalismo di ispirazione cattolica rimasero lontani. La morte precoce di Olivetti (1960), quasi contemporanea alla crisi del gruppo dossettiano di Cronache sociali
, pose fine ad una sperimentazione che avrebbe meritato, da parte dei cattolici impegnati nel sindacato e nella politica, ben maggiore attenzione.
Malgrado le speranze di un radicale cambiamento della società italiana maturate negli anni della Resistenza e poi della febbrile ricostruzione del Paese, l’auspicato cambiamento venne solo in piccola parte realizzato. Rimane ancora irrisolto il problema che, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale si poneva Romano Guardini: «dappertutto è azione, organizzazione e movimento; ma da dove vengono essi guidati?» [5] . Intervenne, è vero, il miracolo economico
, ma non vi fu quel deciso mutamento di rotta – soprattutto nel rapporto capitale-lavoro – che Olivetti da una parte e i giovani democratico-cristiani dall’altra avevano auspicato. Una pagina si è chiusa, ma è necessario aprirne un’altra e dunque, anche in questa prospettiva, non è inutile ritornare al progetto comunitario di Adriano Olivetti.
* * *
L’attenzione al progetto olivettiano è, nella biografia intellettuale dell’autore di queste note, di lunga data, sullo sfondo del suo ripetuto interesse per le teorie comunitaristiche espresse dalla cultura francese del Novecento, soprattutto con E. Mounier e J. Maritain. Attenzione che si era tuttavia tradotta soltanto in una serie di interventi snodatisi nel corso del tempo e non ripresi e riproposti poi in un’organica monografia. Ormai alla fine della sua ricerca, l’autore di queste note (pur con il rimpianto di non avere potuto portare a compimento l’originario, più vasto ed ambizioso, progetto) ha ritenuto non inopportuno riprendere e riorganizzare questo insieme di scritti, che qua e là conoscono riprese tematiche e richiami bibliografici riferiti ai testi scritti di volta in volta riproposti. Di questi intrecci e di queste riprese l’autore chiede venia, augurandosi tuttavia che le pagine qui presentate possano costituire almeno un punto di avvio per ulteriori e più penetranti ricerche.
[1] A cura di F. Traniello e G. Campanini, Piemme, Casale M., vol. I/1, 1981, pp. 206-231. Dell’opera è stato pubblicato, successivamente, un Aggiornamento, 1980-95, Marietti, Genova 1997 (a cura degli stessi), che per altro non comprendeva la voce sul pensiero politico dei cattolici.
[2] Sull’importanza di questo scritto abbiamo richiamato l’attenzione già nelle giovanili pagine di La rivoluzione cristiana. Il pensiero politico di E. Mounier, Morcelliana, Brescia 1968 ed in numerosi successivi scritti, quali Il pensiero politico di Mounier, ibid., 1983 e Mounier. Eredità e prospettive, Studium, Roma 2012. In questi scritti non mancano i riferimenti all’influenza esercitata da Mounier sul cattolicesimo italiano, nelle sue varie espressioni.
[3] Per un efficace quadro di insieme del difficile rapporto tra Olivetti e la Chiesa tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’50 del Novecento cfr. M. Margotti, Olivetti e il mondo cattolico, in AA.VV., Olivetti è ancora una