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Bibbia senza sforzo con commento - Genesi (cc. 1-50) - Libro primo
Bibbia senza sforzo con commento - Genesi (cc. 1-50) - Libro primo
Bibbia senza sforzo con commento - Genesi (cc. 1-50) - Libro primo
E-book287 pagine4 ore

Bibbia senza sforzo con commento - Genesi (cc. 1-50) - Libro primo

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Info su questo ebook

L'autore del presente libro ha inteso con amore e con passione venire incontro al lettore comune e medio sui problemi legati alla Bibbia. La Genesi quante domande irrisolte ha suscitato in ogni lettore: il problema della mela, il serpente che parla, l'arca di Noè, il diluvio, la torre di Babele, l'età spropositata dei patriarchi. Ad ogni domanda l'autore ha risposto in modo chiaro ed esauriente secondo l'ultima esegesi proposta dalla Chiesa cattolica. Ogni capitolo viene analizzato in modo accessibile a tutti per dare conoscenza, luce e speranza all'uomo di oggi e di sempre. L'indole del testo è di carattere catechetico-pastorale.
LinguaItaliano
Data di uscita5 gen 2024
ISBN9791220399494
Bibbia senza sforzo con commento - Genesi (cc. 1-50) - Libro primo

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    Anteprima del libro

    Bibbia senza sforzo con commento - Genesi (cc. 1-50) - Libro primo - Antonio Sigismondi D’Angiò

    PRESENTAZIONE

    Con la parola di Dio, la luce è venuta nel mondo e mai più sarà spenta (Papa Francesco). La Bibbia è un libro nel quale Dio parla. Va letta con attenzione, evitando di rimanere in superficie e tantomeno di farsi prendere dalla fretta, nemmeno ci si deve lasciar bloccare dalla fatica che richiede l’entrare in sintonia con il testo, sicuramente segnato dal contesto sociale e culturale nel quale è stato prodotto.

    Papa Francesco recentemente ha confidato come legge la Bibbia: spesso la prendo, la leggo per un po’; poi la metto in disparte e mi lascio guardare dal Signore. Non sono io a guardare Lui, ma lui guarda me: Dio è davvero lì, presente. Così mi lascio osservare da Lui e sento – non è certo sentimentalismo –, percepisco nel più profondo ciò che il Signore mi dice. A volte non parla: e allora non sento niente, sono vuoto, vuoto… Ma, paziente rimango là, e lo attendo così, leggendo e pregando, persino mi addormento, ma non fa niente: sono come un figlio vicino a suo padre, e questo è ciò che conta. È forte l’invito alla lettura continua e costante della Parola di Dio che ricaviamo dalla testimonianza di Papa Francesco, il quale rivolto ai giovani ha detto: Volete farmi felice? Leggete la Bibbia. Mi piace cogliere la pubblicazione di questo primo volume curato dal carissimo don Antonio Sigismondi d’Angiò, proprio a sostegno e accompagnamento di questo invito. Il suo lavoro è frutto maturo di un vero e appassionato Servizio della Parola che il nostro autore esercita grazie al ministero presbiterale, e presenta le caratteristiche della semplicità e dell’essenzialità.

    Servizio della Parola nel senso vero del termine: la sua opera non è quella di raccontare quanto la parola ha suscitato nel suo cuore e nella sua mente, o ha prodotto nella sua vita, cose queste sicuramente importanti e presenti nella vita di don Antonio, ma è quella di aiutare a leggerla e a comprenderla per poterla meditare e pregare in modo personale e diretto.

    La premura che colgo in questa opera è l’attenzione che la Parola resti soggetto e risulti al centro dell’attenzione e della esposizione. Non vi sono contaminazioni di altre idee.

    Il procedimento scelto: testo biblico, commento, note su punti salienti, costituisce come un piano inclinato che gradualmente introduce nel testo e aiuta ad abitarlo e conduce ad esserne abitati.

    Tutto con chiarezza, e, mi verrebbe dire, trasparenza, che nascono dalla consapevolezza di essere sovrastato dal Mistero che la Parola comunica e dal rispetto dovuto ad Essa, che è lì per parlare alla mente e al cuore di ognuno e interpellarne la libertà.

    Grazie, don Antonio, per questo tuo lavoro, hai saputo servirti di tutte le tue competenze e delle tue conoscenze, non per esibirle, ma per aiutare ad avere un rapporto vivo con la Parola di Dio. Spero che tu possa continuare nel tuo lavoro e realizzare il tuo sogno: avvicinare le Sacre Scritture al popolo e il popolo alle Sacre Scritture.

    + Gianfranco DE LUCA

    Vescovo di Termoli - Larino

    PREFAZIONE DELL’AUTORE

    Ogni libro occupa uno spazio particolare nel campo del sapere. Il nostro lavoro non ha pretese di alcun genere. Cerca di venire incontro a persone semplici, assetate della Parola di Dio. A nessuna persona sfuggono le difficoltà che s’incontrano nella lettura e nella conoscenza della bibbia. È parso a noi opportuno iniziare dalle fondamenta; cioè, conoscere la bibbia nel suo significato letterale. Sembra un dato acquisito, ma non lo è. Per raggiungere il senso letterale bisogna tradurre la bibbia con un linguaggio moderno e giornalistico. Cosa non facile per i doppioni, le ripetizioni e il linguaggio semitico assai diverso dalle lingue moderne. Chi infatti può approfondirla se non ha compreso il suo significato primario? Ma c’è un altro problema da superare. Il significato letterale alcune volte è fuorviante e potrebbe condurre anche all’eresia. Occorre tener conto nella bibbia della presenza dei generi letterari e dei modi di dire propri della lingua ebraica. Tuttavia comprendere il senso letterale è importante. È il primo piccolo passo a cui ne dovranno seguire altri, sotto la guida di corretti esegeti, del magistero della Chiesa e dello Spirito Santo, autore principale della bibbia. La bibbia non va soggetta a privata interpretazione. Molte persone iniziano a leggere la bibbia con grande entusiasmo, ma poi abbandonano la lettura e le ragioni di questi comportamenti sono molteplici. Il linguaggio della bibbia è diverso dalle lingue moderne e, diciamolo pure, qualche volta incomprensibile. Nella bibbia esistono doppioni, perché il testo è stato composto da due tradizioni, quella del regno del Nord e quella del regno del Sud, che riportano lo stesso fatto in modo simile e insieme differente, lunghe liste genealogiche che stancano e personaggi con triplici nomi, come ad esempio il suocero di Mosè, che viene chiamato: Ietro, Reuel e Obab. Inoltre, alcuni episodi iniziano in un capitolo e, a causa d’inserzioni, terminano in alcuni capitoli successivi che fanno perdere la continuità del racconto. Con tutta franchezza si può affermare che è difficile leggere la bibbia. Inoltre essa è molto ricca di concetti, molto densa, molto piena di idee, di insegnamenti morali e vitali. Essa è molto bella ed è capace di procurare tanta gioia. La bibbia è un libro altamente positivo da tutti i punti di vista, perché è un lieto messaggio rivolto all’uomo. Comunica un messaggio di Dio religioso e positivo per portare la serenità a ogni uomo. Il divino offre la mano all’uomo di tutte le epoche. Dio aiuta l’uomo perché costui cammini, risalga la china e cresca moralmente e spiritualmente. Dio cerca di modellarlo secondo sani e corretti principi che non possono non condurre alla gioia. Chi legge correttamente la bibbia ogni giorno viene consolato. Esso può definirsi il libro della gioia. Le lungaggini esegetiche, i cavilli interpretativi danneggiano la bibbia e il soggetto stesso. Essa è un libro liberatorio e consolante. Colui che non prova gioia nel leggere la bibbia o non la comprende o la distorce. Ripeto a forte lettere: la bibbia è il libro della felicità. Un padre amoroso viene incontro all’uomo e lo accompagna. È urgente e necessaria per tutti la conoscenza della bibbia. Con il presente lavoro vorremmo superare molte di queste difficoltà appena accennate e avvertite indistintamente da tutti coloro che si accostano alla bibbia per la prima volta. Proprio alle persone inesperte vogliamo rivolgere il nostro lavoro. Non si escludono i gruppi biblici, i gruppi catecumenali e quelli di base. Volendo conoscere la bibbia, come è ovvio, il primo posto è occupato dal testo sacro, con cui bisogna familiarizzarsi. Solo dopo la sua lettura, si può usare il nostro lavoro che resta complementare. Si tratta di un primo necessario aiuto. Nel nostro commento non ci siamo espressi mai in modo banale e sciatto. Forse siamo stati un po’ duri e difficili nella semplicità, per aderire alla verità e ottenere un risultato migliore. La bibbia porta gioia, perché fa scoprire un Dio che profonde un fiume d’amore nei propri confronti e sembra rincorrere la sua creatura, quasi avesse la paura di perderci. Scoprire il volto affabile di Dio attraverso la bibbia è un risultato fantastico. Non contano i fattarelli, i racconti e le vicende scabrose di essa, ma come Dio entra negli eventi e nelle storie umane per portare tutto e tutti in alto e dare un nuovo volto alle povertà umane. Ci auguriamo che il lettore, partendo dal senso letterale, aiutato da un commento non molto esteso, ma chiarificante, che fa risaltare il ricco contenuto della pagina biblica, possa esplorare all’infinito, come infinito è Dio stesso, il testo sacro, cogliendone la bellezza, la ricchezza e lo splendore per la propria personale gioia e per il proprio straordinario progresso spirituale.

    COME ACCOSTARSI ALLA BIBBIA

    Dalle Risposte a Talassio di San Massimo il confessore, abate.

    Questa parola annunciata dalla Chiesa esige di essere posta sulla sommità del lucerniere cioè, all’apice dell’onore e dell’impegno di cui la Chiesa è capace. Infatti finchè la parola è nascosta dalla lettera della legge come da un moggio, lascia tutti privi della luce eterna. Essa non può trasmettere la visione spirituale a chi non si sforzi di togliere il velo del senso materiale che trae in inganno e può addirittura fuorviare verso l’errore e la falsità. Invece va posta sul lucerniere della Chiesa. Ciò significa che la parola rivelata va intesa nel senso interiore e spirituale, spiegato dalla Chiesa stessa. Solo così potrà veramente illuminare ogni uomo che si trova nel mondo. Se infatti la Scrittura non viene intesa spiritualmente, mostra solo un significato superficiale e parziale e non può far giungere al cuore tutta la sua ricca sostanza. Guardiamoci dunque dal porre sotto il moggio la lucerna, che accendiamo con la contemplazione e la pratica coerente della parola, cioè non mortifichiamo quella sua energia potente che dà luce e conoscenza. Non riduciamo colpevolmente la indescrivibile vitalità della sapienza a causa della lettera; ma poniamo la lucerna sopra il lucerniere cioè sulla Chiesa, di modo che dall’alta cima di un’interpretazione autentica ed esatta, mostri a tutti lo splendore delle verità divine".

    UTILI INDICAZIONI SULLA BIBBIA

    Il cristiano quando si accosta alla bibbia deve acquisire una certa familiarità con essa. Su un brano bisogna tornarci più volte, fino a trasformare la lettura in preghiera. La Bibbia ha tra i suoi scopi principali quello di far incontrare l’uomo con la rivelazione che Dio fa di se stesso. Essa dice chi è Dio, chi siamo noi e cosa dobbiamo fare per realizzarci pienamente come persone. La sua ricchezza è varia, abbondante ed illimitata che non si avverte subito, ma nel corso del tempo. Infatti, questa ricchezza è nascosta a vari livelli. Occorre andare in profondità, superare i vari livelli e scandagliarli uno dietro l’altro. Ogni pagina, al di là del suo significato letterale, parla di Dio che si rivela, che ama e che intende entrare in comunione con l’uomo. La Bibbia è la sua parola. Dio parla sempre in tutte le epoche, per tutti gli uomini e ad ogni singola persona. La sua parola è soprattutto creativa e trasformante in senso spirituale. Nelle prime pagine della Genesi, all’inizio del mondo Dio dice e, la potenza della sua parola, crea. Anche i profeti parlano e dicono cose nel suo nome e ciò che annunciano si realizza. Nel Vangelo Gesù dice ai malati di guarire ed essi risanano. La stessa cosa accade per ogni singola persona che legge o ascolta. La Bibbia è una parola operante. Colui che dice, ascolta e vive la parola di Dio e in tal modo viene da essa trasformato. La parola crea il mondo e contemporaneamente rinnova il cuore dell’uomo. Ovviamente la parola di Dio rispetta la libertà umana. Si deve incominciare a leggere il testo sacro invocando lo Spirito Santo, che è l’autore principale della Bibbia. Lo scrittore sacro, al contrario, è l’autore secondario. È un po’ come la penna nelle mani dello scrittore. Lo Spirito, quindi, guida i credenti alla conoscenza delle verità divine. È lui solo che fa incontrare il Padre e la sua paternità, il Figlio e la sua verità, lo Spirito Santo e il suo amore. La Bibbia è un cibo molto sostanzioso. Esso va assunto a piccole dosi. Guai a trattarla come tutti gli altri libri e pensare di poterla saccheggiare e perfino esaurirla in breve tempo. Essa si può paragonare ad una fonte di luce che potrebbe anche accecare colui che non sa adoperarla. Oppure può identificarsi con una fonte, come suggerisce S. Efrem. Bisogna attingere e bere solo quanto è necessario. Sarebbe assurdo pensare di prosciugarla. La Bibbia è sempre utile per insegnare, per correggere, per istruire, per formare, per far crescere e per santificare. Suggerisce l’amore verso Dio, verso l’uomo, verso il mondo, verso la natura e verso la quotidianità. Essa sola conduce a vivere la vita nell’amore, nella goia e nella comunione trinitaria.

    DAI COMMENTI SUL DIATESSARON

    DI S. EFREM, DIACONO

    La parola di Dio è sorgente inesauribile di vita.

    Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? È molto più quello che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono a una fonte. La tua parola offre molti aspetti diversi come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla. La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto che divenne per ogni uomo una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale. Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella Parola di Dio oltre ciò che egli vi ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre. Dopo essersi arricchito della parola non creda che questa venga da ciò impoverita. Incapace di esaurirne la ricchezza renda grazie per l’immensità di essa. Rallegrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia inaridita, potrai bervi di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura. Ringrazia per quanto hai ricevuto e non rattristarti per ciò che resta inutilizzato. Quello che hai preso o portato via è cosa tua, ma quello che resta è ancora tua eredità. Ciò che non hai potuto ricevere subito a causa della tua debolezza, ricevilo in altri momenti con la tua perseveranza. Non avere l’impudenza di voler prendere in un sol colpo ciò che non può essere prelevato se non a più riprese, e non allontanarti da ciò che potresti ricevere solo un po’ alla volta.

    INTRODUZIONE AL PENTATEUCO

    Libri che costituiscono il Pentateuco

    GENESI (cc. 1-50): Tratta delle origini del mondo, dell’umanità e del popolo eletto. La storia dei Patriarchi si conclude con la vicenda di Giuseppe, figlio di Giacobbe e di Rachele.

    ESODO (cc. 1-40): Tratta dell’uscita d’Israele dall’Egitto, fino al suo arrivo al monte Sinai.

    LEVITICO (cc. 1-27): Tratta delle leggi, che riguardano i leviti e il culto del santuario del deserto e del tempio di Gerusalemme.

    NUMERI (cc. 1-36): Tratta di alcuni censimenti delle dodici tribù d’Israele e del viaggio compiuto dagli Israeliti dal Sinai alla terra di Canaan attraverso le peripezie del deserto.

    DEUTERONOMIO (cc. 1-34): Rielabora in forma esortativa, attraverso tre discorsi di Mosè, tutto il materiale dei precedenti libri del Pentateuco e aggiunge elementi tratti da Giosuè, Giudici, Samuele I-II e Re I-II.

    Il PENTATEUCO

    Il nome Pentateuco appare per la prima volta verso il 160 d.C. Con esso s’indicano i primi cinque libri della Bibbia: la Genesi, l’Esodo, il Levitico, i Numeri e il Deuteronomio. Il termine greco Pentateuchos significa cinque rotoli o cinque volumi. Questi contengono le vicende del popolo d’Israele: dai Patriarchi all’ingresso nella terra di Canaan, ma anche molte altre leggi, per cui si è preferito chiamarli in modo unitario Libro della Legge. Viene anche chiamato Libro di Mosè, non perché costui è l’autore, ma piuttosto perché è il protagonista e l’ispiratore. Gli Ebrei lo chiamano la Torà cioè, la Legge. Per loro, i singoli libri prendono il nome dalla prima parola del testo ebraico. La versione greca della Bibbia, detta dei Settanta, usa un altro criterio per dare il nome ai libri della Bibbia: il contenuto dei singoli libri. Secondo quest’ultimo criterio, il primo libro della Bibbia si chiama Genesi, perché tratta delle origini del mondo, dell’umanità e del popolo eletto. Mentre la vicenda di Giuseppe, che essa pure comprende, rientra nella storia del patriarca Giacobbe. Il secondo libro si chiama Esodo, perché tratta dell’uscita d’Israele dall’Egitto, fino al Sinai. Il terzo libro si chiama Levitico, perché contiene le leggi che riguardano i leviti e il culto del santuario del deserto e del tempio successivo di Gerusalemme. Il quarto libro si chiama Numeri, perché i primi quattro capitoli parlano di alcuni censimenti con i rispettivi numeri, che riguardano le dodici tribù d’Israele. Il quinto libro si chiama Deuteronomio cioè, Seconda legge, perché fa la sintesi dei precedenti libri e aggiunge elementi nuovi tratti da Giosuè, da Giudici, da Samuele I-II e da Re I-II. Inoltre, alcuni autori non si limitano ai primi cinque libri della Bibbia, ma preferiscono parlare di Tetrateuco, di Esateuco e di Eptateuco. Nel primo caso escludono il Deuteronomio; nel secondo e nel terzo caso aggiungono i libri di Giosuè e dei Giudici.

    Composizione del Pentateuco

    Secondo molti studiosi, il Pentateuco conterrebbe quattro fonti, utilizzati dai redattori finali: la fonte Jahvista (970-930 a.C.), la fonte Elohista (732 a.C.), la fonte Deuteronomica (700-622 a.C.) e il Codice sacerdotale (587-538 a.C.) La fonte Jahvista è detta così dalla parola Jahvè, molto presente nel testo. Essa raccoglie materiali trasmessi oralmente e per iscritto, fino al momento del loro utilizzo. Questa fonte rappresenta l’inizio della Storiografia d’Israele e risalirebbe al X secolo a.C. Ha prodotto le biografie di Sansone, di Davide, di Elia e di Eliseo. La fonte Elohista è chiamata così dal nome di Dio Elohim, frequente nel testo. Essa raccoglie i materiali trasmessi oralmente e per iscritto nel Regno del Nord. La fonte Deuteronomica è il risultato della predicazione profetica dopo l’VIII secolo a.C. Si presenta come la sintesi dei Libri di Giosuè, Giudici, Samuele I-II e Re I-II con l’aggiunta di altri dati. La fonte Sacerdotale o Codice sacerdotale si sviluppa dopo l’esilio babilonese. Riporta la storia antica, dando una visione teologica di essa. Poi continua la storia nazionale con Esdra, Neemia, le Cronache I-II e gran parte dei Libri Sapienziali, fino alla forma definitiva del V.T. Lo sviluppo letterario e spirituale di Israele passa attraverso tre fasi: quella della spontaneità, quella della reazione al lassismo legata al movimento profetico e quella dell’accuratezza e della sistemazione teologica. Ogni fase ha la sua letteratura. Le famose quattro fonti sono abbastanza evidenti nel testo biblico. Esse sono presenti da sole oppure combinate con altre fonti dal redattore finale. C’è da notare che alcuni biblisti rigettano in blocco questa teoria delle quattro fonti; altri le accettano con alcune modifiche. Il problema non è ancora risolto a tutt’oggi. Inoltre gli studiosi hanno notato nel Pentateuco che episodi come quello dell’albero della vita o quello dell’albero del bene e del male, il sacrificio di Noè e molte leggi presenti nel testo biblico hanno paralleli extra-biblici nel poema babilonese di Ghilgamesh, nel Codice di Hammurabi, nel Codice ittita e nel Decreto di Horembeb, anteriori al testo sacro. Questi testi fanno pensare ad una dipendenza del testo biblico da essi, ma anche alla possibilità di una fonte comune da cui tutti hanno attinto. Inoltre, si nota qua e là nel Pentateuco numerosi racconti che presuppongono un ambiente più antico di quello in cui sono collocati dallo scrittore sacro. Ciò fa capire la grande libertà che il redattore si prende nell’utilizzo sia delle date che degli avvenimenti. Infine, appaiono evidenti la pluralità di tradizioni presenti nel testo che costituiscono doppioni, assai frequenti nel Pentateuco e alcune discordanze presenti nello stesso episodio. Fin dalle prime pagine della Genesi colpiscono i due racconti della creazione (Gn 1-2,4b e Gn 2,4b-3,24), le due genealogie di Caino-Kenan (Gn 4,17 e Gn 5,12-17), i due racconti combinati del diluvio (Gn 6-8). Anche nella storia dei Patriarchi, l’alleanza che Dio contrae con Abramo viene presentata due volte (Gn 15; Gn 17). Si incontrano poi, due espulsioni di Agar (Gn 16; Gn 21); tre racconti della moglie di Abramo presentata e scambiata per sua sorella, in un paese straniero (Gn 12,10-20; 20; 26,1-11). La storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe (cc. 37-50), si presenta come due storie combinate. La vocazione di Mosè è narrata in due racconti diversi (Es 3,1-4.1; Es 6,2-7). Vi sono due miracoli che parlano dell’acqua scaturita dalla roccia: un racconto lo ambienta nel deserto di Sin, presso il Sinai e l’altro presso Kades-Barnea (Es 17,1-7; Nm 20,1-13). Il Decalogo è presente in due testi (Es 20,1-17; Dt 5, 6-21). Quattro calendari liturgici si trovano in Es 23,14-19; 34,18-23; Lv 23; Dt 16,1-16. Tutto ciò mette in evidenza la complessità del testo, in cui sono confluite più tradizioni, assemblate dall’autore. Egli è rigoroso, ma secondo una storiografia primitiva, secondo la sua mentalità e il suo metodo. Al lettore spetta saperlo leggere. Diamo ora indicazioni più specifiche sulla composizione del Pentateuco. In epoca pre-monarchica, prima del 1030 a.C., si ipotizza la nascita e lo sviluppo di tradizioni orali. Dopo la installazione in Canaan sorgono brevi scritti. Ad esempio una benedizione matrimoniale di fecondità (Gn 24,60), un canto sul lavoro dei pozzi (Nm 21,17-18), saghe sugli antenati (Gn 12,10-20), detti pittoreschi (Gn 49), leggi cultuali (Gn 28,10-22) e prescrizioni rituali sulla Pasqua antica (Es 12,7-13). In epoca monarchica (1030-587 a.C.) si formano le

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