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Spirito e Parola
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E-book61 pagine40 minuti

Spirito e Parola

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In questo saggio breve di teologia biblica, l'argomento principale - ossia la cooperazione tra lo Spirito Santo e la Parola di Dio - viene sviluppato in modo naturale seguendo i principali avvenimenti biblici dell'Antico e del Nuovo Testamento. La creazione, il profetismo, il ministero di Cristo e quello della Chiesa diventano quindi scenari di questa divina sinergia, recante gli effetti di un prezioso accordo trinitario così come testimoniato e mostrato dalle Scritture.
LinguaItaliano
Data di uscita25 lug 2019
ISBN9788831632195
Spirito e Parola

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    Anteprima del libro

    Spirito e Parola - Davide Galliani

    secondogenita.

    Introduzione

      RICORDO distintamente una lezione universitaria alla quale ho assistito nei miei anni di formazione. Era tenuta da un importante professore che, rispondendo a una domanda posta in aula, iniziò la sua risposta dicendo: Gli Evangelici hanno un rapporto problematico con la storia... Più volte questa frase ha purtroppo trovato riscontro nella mia successiva esperienza di studente e insegnante. Nell’ambito della fede infatti tutti noi restiamo saldi nella certezza del valore della Bibbia in quanto Parola di Dio, ma in molti casi senza alcuna reale cognizione di come questa parola sia diventata scritta, da chi sia stata scritta, quando e perché. Nella seconda parte del mio libro "Per il perfezionamento dei santi" ho evidenziato come questa mancanza porti a gravi ripercussioni nella comprensione stessa dei testi biblici, e gli strumenti basilari per porvi rimedio. In un certo senso è nostra consuetudine arroccarci nelle conclusioni di millenni di confronto e studio teologico ignorando completamente ogni passaggio intermedio (anche i più eclatanti!). Ritengo senza dubbio che questa limitatezza teologica - soprattutto in coloro che dovrebbero avere acquisito competenze di questo tipo in virtù del proprio ufficio, ma che invece presentano gravi lacune - , porti a un deleterio senso di isolamento con il resto del mondo cristiano che vive attorno a noi, oltre che con la società più in generale.

    Già nel 2014, l’anno in cui ho scritto la mia tesi di laurea, avevo messo a fuoco l’immagine di un ruscello che scende dal monte dirigendosi verso valle: un fiume però che di tanto in tanto si ferma per creare piccoli stagni nei quali l’acqua può decantare e acquisire nuove e importanti qualità organolettiche. Un’acqua viva come immagine della Parola di Dio e della sua formazione. In modo simile, infatti, l’enorme varietà di concezioni teologiche - ebraiche prima e cristiane poi - si sono sviluppate nel fiume della Storia, riposando di tanto in tanto per poi riprendere precipitosamente il proprio corso e confluire infine in un lussureggiante prato dove formare un ampio lago che alla sua estremità genera a sua volta un emissario. Il lago è la Bibbia così come la conosciamo, ma il fiume che lo genera è proprio questo sviluppo teologico di cui sto parlando. Il fiume emissario è a sua volta lo sviluppo che la comprensione teologica della Bibbia ha avuto nel tempo fino al giorno d’oggi. Di tutto questo se ne occupa in modo specifico la disciplina della Teologia storica¹, che approfondisce proprio la storia della teologia.

    Risalendo questo corso, senz’altro un luogo di speciale importanza è rappresentato dal 325 d.C., quando a Nicea si tenne il primo concilio ecumenico dell’Antichità. Vescovi provenienti da tutto il mondo si riunirono convocati da Costantino per risolvere delle importanti controversie che stavano lacerando la cristianità, di cui la più importante riguardava la natura di Cristo. Il documento redatto al termine dei lavori avrebbe parlato del Padre, creatore onnipotente, del Signore Gesù Cristo come unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre. Egli veniva definito Dio vero da Dio vero, generato e non creato della stessa sostanza del Padre. Quanto allo Spirito Santo, si diceva unicamente di credere nello Spirito. Erano definizioni importanti ma tutto sommato insufficienti per il fermento dell’epoca. Ecco quindi che solo 56 anni più tardi si rese necessario convocare un nuovo concilio per continuare il confronto e la definizione di formule ancora più complete. Nel 381 d.C.,

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