Parliamo dello stesso Dio?: Raimon Panikkar dialoga con il rabbino Pinchas Lapide

Di Raimon Panikkar e Pinchas Lapide

Raimon Panikkar conversa con il rabbino Pinchas Lapide, entrambi intervistati da Anton Kenntemich. Un'opera in grado di sconvolgere quello che i cristiani pensano degli ebrei e quello che gli ebrei pensano dei cristiani, e che evidenzia il rischio possibile di una riduzione sia del cristianesimo sia dell'ebraismo. Come sempre hanno ripetuto Raimon Panikkar e Julien Ries, non c'è dialogo che non porti un guadagno reciproco. In questo senso sono qui affrontate tematiche fondamentali quali l'idolatria, l'esperienza dell'aperto, della libertà, dell'infinito, dell'indescrivibile. Parole dentro le quali è annidato un mistero inesprimibile, che conduce in unità la diversità delle culture.

• Lingua: Italiano
• Editore: Jaca Book
• Data di uscita: 2 gen 2022
• ISBN: 9788816803183

Raimon Panikkar

Raimon Panikkar (1918-2010), è un autore universalmente conosciuto, le cui opere sono tradotte in una decina di lingue. Partecipe di una pluralità di tradizioni (indiana ed europea, indù e cristiana, scientifica e umanistica) ha insegnato in Europa, in India e negli Stati Uniti. Nei primi anni Duemila, insieme con Jaca Book, ha iniziato a organizzare la sua Opera Omnia (curata da Milena Carrara Pavan), che oggi esce in edizione italiana, catalana, francese, inglese e spagnola.

Anteprima del libro

INTERROGARSI SULL’ALTERITÀ DI DIO O RESTARE IN SILENZIO?

KENNTEMICH: Parliamo dello stesso Dio? A porsi la domanda sono Pinchas Lapide, teologo ebreo, e Raimon Panikkar, filosofo della religione cristiano, permeato al contempo dalle tradizioni spirituali orientali dell’induismo e del buddhismo. Forse la domanda guadagna qui un orizzonte più vasto e non chiama in causa solo le cosiddette religioni monoteistiche.

Ma dovremmo anzitutto domandare: Dio non è sempre altro? E altro da come noi crediamo? Forse dovremmo anzitutto interrogarci sull’alterità di Dio.

PANIKKAR: Non vorrei utilizzare il linguaggio cristiano per condurre un dialogo ebraico-cristiano, come è stato più volte il caso; credo sia più importante dedicarsi a una discussione non solo interabramica, ma anche con altre religioni. E perciò vorrei sin dal principio chiarire che dirò con franchezza ciò che penso, com’è ovvio, e tuttavia non solo in quanto teologo cristiano. Vorrei parlare anche come hindū ed eventualmente anche come buddhista – sono entrambe le cose –, non meno che come teologo cristiano. Da qui le mie considerazioni critiche, nel senso rigoroso del termine, nei confronti della domanda stessa. In essa scorgo – se posso esprimermi accademicamente – un certo criptokantismo. Dunque, parliamo dello stesso Dio? Si dà una «cosa-in-sé» che è Dio? Così Pinchas Lapide ne ha una propria opinione, io un’altra, e ciascun altro una ancora differente. Questo modo di porre la questione non mi pare accettabile, dal momento che la problematica cui dà luogo è