L’amore non sia ipocrita: Spunti educativi per la comunità educante. Prefazione di Angelo Scola
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Per l’autore, esperto biblista e accompagnatore spirituale, è soprattutto la Lettera di san Paolo apostolo ai Romani che oggi può orientarci nella vita comunitaria. Leggendola con un metodo insolito – la lectio biblica imperniata sul confronto tra il testo greco e le sue traduzioni ebraiche – il suo sguardo attento ci guida a scavare nel profondo di un passo denso non solo di teologia, ma anche di concretezza e di prassi. Scopriamo così un Paolo tessitore di relazioni e pedagogo dell’amicizia, che esorta i fratelli – e noi con loro – a maturare atteggiamenti comunionali nel dono, nell’affetto, nel servizio, nella pazienza, nella sollecitudine, nell’umiltà.
Come scrive nella prefazione il cardinale Angelo Scola, "L’amore non sia ipocrita" è un viaggio appassionante nell’antropologia paolina, capace di portare la Parola ricca di umanità dell’apostolo sulla terra, in mezzo a noi, nelle nostre esperienze e scelte di vita, per rendere più efficace la nostra missione e rispondere con gioia alla chiamata più alta di Dio: essere tutti suoi figli e tutti tra noi fratelli.
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Anteprima del libro
L’amore non sia ipocrita - Valerio Chiovaro
Indice
Presentazione
Abbreviazioni
Traduzioni ebraiche del nuovo testamento
Prefazione del Cardinal Angelo Scola
Introduzione
Il libro
Il dialogo con Dio
Come procederemo
Capitolo I – La lectio biblica
Una scala a due rampe
La preparazione
La lectio
La meditatio
La oratio
La contemplatio
Consolazione, discernimento e deliberazione, azione
Per riflettere
Preghiera preparatoria, invocazione allo Spirito Santo: ricorda chi ti parla
Le domande della Lectio
Gli effetti
Capitolo II – San Paolo e la Lettera ai Romani
Per conoscere Paolo
2Corinzi 4,1-10
1Corinzi 4,9-15
2Corinzi 12,1-13
La Lettera ai Romani
Il capitolo 12
Il fondamento di una vita sapiente
La comunione nella fede
L’amore come norma che regola le relazioni
Capitolo III – Vi esorto, fratelli
La liturgia della vita e il movimento verso Dio
Per riflettere
Salmo 139
L’Offerta. Teillhard de Chardin
Capitolo IV – I doni e la grazia
Rimettere in circolo il dono, con semplicità e ilarità
Per riflettere
Salmo 131,1
Salmo 138,1
1Corinzi 12,1-31
Efesini 4,1-16
Preghiera a santa Maria dell’equilibrio
Preghiera santa Maria Madre del buon umore
Capitolo V – L’amore non sia ipocrita
Ama l’amore, vivi amando
Per riflettere
1Tessalonicesi 4,9
Giovanni 13, 34-36
Giovanni 15,1-18
Salmo 133.
Capitolo VI – Ferventi, lieti, costanti
La sollecitudine, il servizio, la speranza e la pazienza
Per riflettere
Matteo 25,14-30
Proverbi 6,6-8
Proverbi 6,9-11
Proverbi 10,26
Proverbi 13,4
Proverbi 15,19
Proverbi 20,4
Proverbi 21,25
Proverbi 26,13-16
Efesini 6,18-19
Filippesi 4,4-10
Matteo 5,43-48
Capitolo VII – Gli uni gli altri
Le cose umili, il bene e la preghiera per l’altro
Per riflettere
1Pietro 3,8-12
Salmo 34,1
Lodi di Dio Altissimo (san Francesco d’Assisi)
Capitolo VIII – Conclusioni
Vivere la vita nel tessuto di relazioni parlanti
Vivere la vita come una risposta
Vivere la vita come una liturgia di dono
Vivere la vita secondo la misura della fede e la logica dell’amore
Vivere la vita nello stile della speranza
Educare alla comunione
Spunti educativi per un Noi comunitario
Sono molte le domande che nel nostro ministero quotidiano di sacerdoti e religiosi, catechisti ed educatori, papà e mamme ci poniamo sul futuro delle nostre comunità, spesso confusi da un presente fatto di egoismi, competizioni, conflitti, diffidenze. Le Scritture, ci dice don Valerio Chiovaro, possono offrirci risposte vive, vere, perché la Parola è da sempre la scuola che sa educare a essere comunità educanti alla comunione.
Per l’autore, esperto biblista e accompagnatore spirituale, è soprattutto la Lettera di san Paolo apostolo ai Romani che oggi può orientarci nella vita comunitaria. Leggendola con un metodo insolito – la lectio biblica imperniata sul confronto tra il testo greco e le sue traduzioni ebraiche – il suo sguardo attento ci guida a scavare nel profondo di un passo denso non solo di teologia, ma anche di concretezza e di prassi. Scopriamo così un Paolo tessitore di relazioni e pedagogo dell’amicizia, che esorta i fratelli – e noi con loro – a maturare atteggiamenti comunionali nel dono, nell’affetto, nel servizio, nella pazienza, nella sollecitudine, nell’umiltà.
Come scrive nella prefazione il cardinale Angelo Scola, L’amore non sia ipocrita è un viaggio appassionante nell’antropologia paolina, capace di portare la Parola ricca di umanità dell’apostolo sulla terra, in mezzo a noi, nelle nostre esperienze e scelte di vita, per rendere più efficace la nostra missione e rispondere con gioia alla chiamata più alta di Dio: essere tutti suoi figli e tutti tra noi fratelli.
Valerio Chiovaro
L’amore
non sia ipocrita
Spunti educativi per la comunità educante
© 2021 Edizioni Attendiamoci
Attendiamoci ODV
Via del Salvatore, 27 – 89124 Reggio Calabria
www.attendiamoci.it
Editing e redazione: Laura Scarmoncin
Ebook: Andrea Bongiorni
Grafica e copertina: Denis Pitter
In copertina: Giotto, Storie della Passione di Gesù (part.), Cappella degli Scrovegni, Padova.
Prima edizione: maggio 2021
ISBN: 9788896592045
Abbreviazioni
Traduzioni ebraiche del nuovo testamento
Delitzsch Hebrew New Testament DLZ
Salkinson-Ginsburg Hebrew New Testament HNT
Prefazione
del Cardinal Angelo Scola
Questo libro potrebbe a buon diritto costituire un assaggio di antropologia teologica paolina. Il lavoro di don Valerio Chiovaro documenta la convenienza umana della fede, ripercorrendo il sentiero e il magistero di un testimone la cui storia personale, così efficacemente ricostruita, ne rende credibile e vera la testimonianza.
La narrazione si inserisce nella narrazione ed accompagna l’esegesi del cuore della paràklesis – dell’incitamento attivo – di Paolo. Ne accenno i tratti essenziali, per poi consegnare il lettore alla guida degli Autori, che dialogano all’interno di questo studio.
Anzitutto: rimettere al centro l’io-in-relazione, per dirlo con un’espressione a me molto cara.
L’onestà nell’osservare che viviamo «in un mondo che – più e ancor prima di ogni pandemia – ci rinchiude in un lockdown esistenziale» è accompagnata da una proposta per vincere il dramma della «solitudine dell’individualismo egocentrato e autoreferenziato»: «mai come in questo tempo ci si dice e ci si vorrebbe sentire comunità […]. La posta in gioco è alta: se non ridiventiamo comunità, non diventiamo la verità di ciò che siamo». La reazione a cui si esorta passa attraverso una domanda alla quale non si può essere sordi: «Come educarsi a essere ciò che siamo, co-esseri ontologicamente relazionati?».
Fin dalle prime pagine dell’introduzione si svela il filo rosso
del percorso proposto da don Valerio. Egli mostra, attraverso la lectio sul capitolo dodicesimo della Lettera ai Romani, che ogni suggerimento morale che si impone all’uomo si basa sempre sull’essere, sull’esser-ci e sulla realtà in ogni sua forma.
Educati all’ascolto dell’altro (1Sam 3,9-10), la relazione dialogica con le Scritture manifesta la forza trasformativa della Parola che, nell’incontro, «ci fa crescere in una relazione intima e quotidiana con il Signore, ci fa operare come il seme gettato per portare frutti di vita eterna». L’approccio dialogico chiarito sin dalla premessa metodologica è accompagnato da un caveat da tenere ben presente: «il soggetto del dialogo non siamo noi e – non scandalizzatevi! – non è neanche Dio. Ogni comunione, infatti, vuole almeno due soggetti in un dinamico alternarsi, completarsi e trasformarsi entro quel meraviglioso, umano atto di amore che si chiama comunicazione».
È sempre il dinamismo io-tu a regolare la vita di tutta la realtà: dalla vita intratrinitaria alla vita di ogni creatura «in cielo, sulla terra e sottoterra» (cfr. Ap 5,3).
Sul dinamismo vitale di chi nel deserto ascolta (Mc 1,3), chiamato per nome risponde «Eccomi!» (Lc 1,38), lascia tutto e segue (Lc 5,11), s’innesta il tema della circolarità, che caratterizza tanto la struttura dell’opera, quanto la logica del dono. «Solo il dono donato è un dono del quale siamo autenticamente consapevoli. […] E ciò che ho ricevuto non è qualcosa, ma – nella portata simbolica del dono – è l’anima del Donatore». Riconoscere la Grazia ricevuta (Ef 2,8-9) significa accogliere con la vita il comandamento dell’Amore e farsi dono per l’altro: «entrare dentro la circolarità dell’amore ci trasforma in amati e in amanti. L’amore è la stessa qualità della relazione. È il dono che ci viene fatto col battesimo perché solo amando con un amore più grande di noi possiamo andare oltre noi stessi. L’amore non ci appartiene e non ci fa appartenere. Svincola dall’abuso della proprietà e dell’appropriarsi dell’altro. L’amore ci libera, ci rende liberi, libera l’altro, anche da noi». Per rubare un efficacissimo neologismo al mio amico Jean-Luc Marion, siamo degli «a-donati»:[1] l’Amore ci rende termini di un dono, dal quale – se autenticamente consapevoli – non possiamo essere separati (Rm 8,35-39), ma che può avvizzire se la circolarità è interrotta; se manca l’apertura all’altro.
Proprio questa ontologica circolarità del dono esprime l’appartenenza reciproca che è la stoffa della comunione, l’essere un solo corpo. «San Paolo […] aggiunge qualcosa di più: Siamo un solo corpo in Cristo. È intraducibile la forza di questo «in» che, secondo il pensiero ebraico, non ha solo un significato inclusivo, ma anche causale: siamo un solo corpo in ragione, in forza, per merito di Cristo».
Negli ultimi quattro capitoli l’Autore entra più analiticamente nel merito dei tratti distintivi della comunione cristiana dalla quale siamo generati e di cui non possiamo fare a meno.
Mi limito a citarne alcuni tra i più significativi di quell’uomo nuovo che Gesù è venuto ad inaugurare.
Se io e te siamo in Cristo un corpo solo, tu sei un bene per me sempre, indipendentemente da quello che tu possa pensare, dire o fare per o contro di me. Mentre si sta inoltrando nell’esperienza durissima della sua passione, Gesù, incrociando lo sguardo di Giuda, lo chiama amico
. La stima cristiana «non è una stima incondizionata, bensì – annota acutamente l’autore – pregiudiziale». È lo sconvolgente tratto di quella che io sono solito chiamare pre-stima. Uno sguardo a noi impossibile. Infatti, e qui don Valerio fa un affondo, «Non si tratta di pensare come Cristo pensa, ma di pensare in Cristo che pensa».
Siamo figli nel Figlio. Per questo l’affetto che anima la comunità cristiana ha una duplice dimensione: «non solo quella circolare e orizzontale dell’amicizia, ma anche quella verticale della filialità».
Anche in questo caso, l’Amore educa amando ed educando educa ad amare – per dirla con un’espressione utilizzata dall’Autore, che ricorda come chi fa esperienza della fede si fa prossimo all’altro con lo sguardo umile e attento di chi individua le necessità, accoglie e offre da mangiare e da bere (Is 55, 1-3; Prov 25, 21-22).
La cura rivolta anche a chi è ostile e gli atti di benevolenza sono un segno di com-passione e di quell’Amore che – agàpe e caritas – fa della vita un sacrificio nel suo significato etimologico. Quello di vincere il male con il bene è un appello rivolto alla comunità, che unita può riparare le fratture di chi, non conoscendo il dono, non conosce il perdono.
O ancora, questo libro ha pagine molto illuminanti sul servizio
: un tema tanto decisivo quanto usurato e qualche volta talmente ridotto da esserne sfigurato. Per questo è più corretta la forma verbale essere preso a servizio
di sapore balthasariano alla forma servire
.
«Il cristiano serve Cristo […], vive ogni servizio come una relazione personale; non come un fare, ma come uno stare, accompagnare, prendersi cura. L’anima del servizio non è ciò che facciamo, ma il chi
(causale e finale) per cui serviamo e che serviamo». Quante volte, parlando ai miei preti o ai laici impegnati nel volontariato, ho ripetuto: «non stanchiamoci di chiederci non tanto il perché, ma il per chi lo facciamo».
Le motivazioni forti affondano le proprie radici negli affetti e nella relazione di Amore dalla quale sono generati, che ci rende capace di vincere noi stessi, di amare con i fatti e nella verità (cfr 1Gv 3,18) e, perciò, senza ipocrisia.
Un altro tratto distintivo, che io giudico notevole, di questo spaccato di vita cristiana offerto dalla Lectio di don Valerio su Romani 12 è la passione per la libertà di ogni uomo. Ho scommesso sulla libertà
è anche il titolo della Autobiografia da me scritta, come una sorta di testamento spirituale, al termine del mio ministero episcopale attivo nel 2017.
«Dio che ti ha creato senza di te – ha scritto sant’Agostino – non ti salverà senza di te». «Il male si affaccia subdolo e prepotente nel cammino della nostra vita […]. Ci seppellisce vivi! […] Come si fa a non esserne sconfitti? Non rimanendo passivi, non permettendo che il male sia il soggetto e noi l’oggetto».
È il movimento della conversione, che l’Apostolo sintetizza nella pregnante parola greca metànoia. «Paolo ci esorta: Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare
». Si tratta di: «offrire, donare le nostre vite come sacrificio, cioè vivere spostandoci, con tutti noi stessi e la nostra storia – compreso il peccato – verso la presenza di Dio». In un processo di continuo rinnovamento e trasformazione che, con uno sguardo nuovo, ci mette in cammino su una via già segnata da orme profonde, l’educazione alla comunione consente lo sviluppo di quelle relazioni autentiche che «ci rendono più veri» e danno la forza e il coraggio di vincere ogni pigrizia.
Se l’io-in-relazione è costitutivamente, fin dal primo istante, nel DNA di ogni persona («nasciamo alla vita prima di venire alla luce e dal primo pianto all’ultimo sospiro respiriamo l’ossigeno della comunione»), in un frangente storico come l’attuale è più che mai «urgente educare le comunità perché le comunità educhino alla comunione». E San Paolo è certo il primo potente costruttore di