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Coca Travel: Viaggio sentimentale di un criminologo lungo le rotte dei narcos
Mala morte a San Nicolao: Indagine archeologica e racconto di un omicidio medievale
Manuale sentimentale dell'isola di Kos: (ovvero come trovare il paradiso)
Serie di e-book10 titoli

edeia / letture del mondo

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Info su questa serie

Articoli, libri, trasmissioni televisive hanno sempre affermato che Adolf Eichmann, subito dopo la guerra sia fuggito in Argentina. Invece per ben quattro e più anni uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista visse nascosto e indisturbato in Italia, e precisamente in località dell’Appennino tosco-emiliano, in centri dove maggiore fu lo scontro tra i nazifascisti e i partigiani. A indagare su questa pagina di storia e interessi più o meno criminali che complicità nazionali e internazionali hanno fatto sì che venisse rimossa ci ha pensato Fabio Galluccio con le armi, se non del ricercatore di professione, con quelle di un ostinato democratico amante della verità, dando così vita a un saggio che ha i contorni del giallo, tanti e tali sono i misteri nei quali si è imbattuto e che avvolgono il soggiorno italiano di Eichmann dal 1946 al 1950. L’autore non si sottrae nel denunciare complicità, ragioni di stato e le implicazioni, non secondarie, del Vaticano, con verità finora inedite al cui gioco del silenzio l’autore si è ben guardato di stare. 
LinguaItaliano
Data di uscita15 giu 2016
Coca Travel: Viaggio sentimentale di un criminologo lungo le rotte dei narcos
Mala morte a San Nicolao: Indagine archeologica e racconto di un omicidio medievale
Manuale sentimentale dell'isola di Kos: (ovvero come trovare il paradiso)

Titoli di questa serie (10)

  • Manuale sentimentale dell'isola di Kos: (ovvero come trovare il paradiso)

    6

    Manuale sentimentale dell'isola di Kos: (ovvero come trovare il paradiso)
    Manuale sentimentale dell'isola di Kos: (ovvero come trovare il paradiso)

    Diego Zandel frequenta dal 1969 l'isola di Kos, la terza più grande del Dodecaneso dopo Rodi e Scarpantos: per 40 anni è stato sposato con Anna, originaria di quell'isola, prematuramente scomparsa. E nel ricordo di Anna, l'autore, romanziere affermato che nell'isola di Kos ha ambientato già due romanzi di successo, L'uomo di Kos e Il fratello greco, con la conoscenza di una vita vissuta all'interno di una grande famiglia greca di pastori e contadini, racconta l'isola come nessuna guida riuscirà mai a fare. Tradizioni popolari, usi, costumi, cibi, luoghi, spiagge, villaggi, ristoranti, cibi, personaggi e storia, sia quella con la S maiuscola — della quale l'Italia è grande protagonista, per essere stata l'isola, insieme al resto del Dodecaneso, suo possedimento dal 1912 al 1947 — sia quella segreta, nota solo ai residenti e a pochi altri. Una lettura avvincente e ricca di informazioni, che sarà di grande utilità, per sentirsi subito a casa, alle migliaia di italiani che ogni anno ne fanno la meta delle loro vacanze.

  • Coca Travel: Viaggio sentimentale di un criminologo lungo le rotte dei narcos

    4

    Coca Travel: Viaggio sentimentale di un criminologo lungo le rotte dei narcos
    Coca Travel: Viaggio sentimentale di un criminologo lungo le rotte dei narcos

    Dalle comunità indigene e favelas in Brasile, fino alle rotte dei paramilitari e dei guerriglieri in Colombia. E poi, ancora, le terre di nessuno in Nigeria, le alture solitarie in Bolivia e la nebbia del Perù, passando per Santo Domingo e Costa Rica. Un libro-racconto dove si snocciola l’avventura lungo le rotte dei narcos di un criminologo italiano. Si descrivono fatti e personaggi importanti: dal mini-sequestro lungo una strada carovaniera per il Niger, alla cattura di un narcotrafficante in un quartiere ricco di Bogotà, dal volto sereno di Padre ‘Pacho’, ad Aña, magistrata in prima linea nella lotta ai trafficanti, a Tanja, guerrigliera delle Farc. Non solo, alle ampie descrizioni dei luoghi, si affiancano serie considerazioni in tema di contrasto alla violenza e di sicurezza ma anche divagazioni enogastronomiche e culturali.

  • Mala morte a San Nicolao: Indagine archeologica e racconto di un omicidio medievale

    17

    Mala morte a San Nicolao: Indagine archeologica e racconto di un omicidio medievale
    Mala morte a San Nicolao: Indagine archeologica e racconto di un omicidio medievale

    Fabrizio Benente, archeologo e docente presso l’Università di Genova, uno dei primissimi autori della Oltre Edizioni con il libro Appunti di viaggio, ha condotto per anni gli scavi presso l’Hospitale di San Nicolao di Pietra Còlice che si trova alle spalle di Sestri Levante, sulla diramazione costiera della Via Francigena. I risultati di questi scavi sono stati ampiamente pubblicati in riviste specialistiche. Ma, tra i tantissimi ritrovamenti ce n’è stato uno in particolare che ha scatenato la fantasia dell’archeologo e dei suoi collaboratori: lo scheletro di un uomo morto trafitto da 19 colpi di spada e di pugnale. Lo scrittore Mario Dentone ha preso a scrivere, su “istigazione” dello stesso Benente, un racconto di assoluta fantasia su questo ritrovamento e le sue possibili implicazioni, una specie di cold case medievale. Così si è sviluppata l’idea di questo libro in due parti: una serrata fiction, che integra la relazione scientifica del ritrovamento. Ne è nata un’opera avvincente che appassionerà gli amanti dell’archeologia e, perché no?, anche quelli del giallo.

  • In America non voglio andar...: Storia di un'esule fiumana

    20

    In America non voglio andar...: Storia di un'esule fiumana
    In America non voglio andar...: Storia di un'esule fiumana

    Un libro imprescindibile per tutti coloro che hanno vissuto l’esilio, la lontananza dalla propria terra, in una terra straniera. Ma lo è anche per tutti coloro che hanno il desiderio o la curiosità o l’interesse di comprendere questa condizione umana così particolare, che appartiene solo a chi l’ha vissuta e ne porta le ferite, che nulla né nessuno potrà mai rimarginare. Ä– il nostos greco. Sono gli eredi di Ulisse, ciascuno con la propria Itaca nel cuore. Nel caso di Mirella Zocovich Tainer Fiume, della quale sentirete continuamente evocare il nome, e la fiumanità come dato orgogliosamente identitario, come un marchio da esibire, per dire chi siamo veramente.

  • L'indicibile inverno: Una storia bipolare

    21

    L'indicibile inverno: Una storia bipolare
    L'indicibile inverno: Una storia bipolare

    “L’indicibile inverno – Una storia bipolare” della scrittrice italo-svizzera Benedicta Froelich è la straordinaria storia di Apsley Cherry-Garrard, membro della spedizione “Terra Nova” in Antartide, scelto da Robert Falcon Scott nel 1910 per il ruolo di assistente biologo. A Cherry-Garrard toccò la sorte di essere l’unico superstite di quell’impresa nel corso della quale il Capitano Scott, nella marcia di rientro al campo base, perse la vita insieme ai membri della spedizione, tanto che, affetto com’era da sindrome “bipolare” o, se vogliamo, depressiva, per essere appunto sopravvissuto alla spedizione, si trovò in seguito afflitto da un disagio psichico talmente forte e prevaricante da perseguitarlo per tutta la vita, fino a scatenare in lui addirittura il grave attacco di catatonia dei suoi anni maturi. Nel romanzo, il compito di scriverne la storia Benedicta Froelich lo affida a Frida, una ragazza a sua volta affetta da sindrome bipolare, mettendo così a contatto il suo malessere con quello di Cherry-Garrard, dando vita a una sorta di testimonianza della sua empatia e solidarietà nei confronti di quell’uomo. Ciò le consentirà di essere così ricettiva verso il suo dramma da raccontarlo specchiandosi in lui e, a sua volta, introiettando il personaggio dentro di sé, così trovando la propria salvezza e liberazione. Il risultato è un’opera che, attraverso una scrittura peraltro di grande intensità, mostra tutta la sua originalità nel coniugare avventura e malattia, passato e presente, vita e morte.

  • La peste: La concessione della primavera al tempo del covid

    25

    La peste: La concessione della primavera al tempo del covid
    La peste: La concessione della primavera al tempo del covid

    Con La peste, Pino Casamassima, torna a confrontarsi con la narrativa. Tra autobiografia e invenzione l�autore, giornalista e scrittore di lungo corso, ci racconta la storia di un anno segnato da una pandemia, che ha sconvolto le persone riducendole al loro passato. Di fronte a sirene ululanti, fra gli affetti strappati dalle case con gli stipiti delle porte segnati dalle unghie e quegli sguardi portati via e mai pi� rivisti, insegue la memoria di un�altra vita, di un amore maledetto, di una vendetta. Con una scrittura secca, emozionante, il lettore viene trascinato nel vortice di una vita spezzata, un omicidio, una colpa mai scontata. Un romanzo che non si scorder� facilmente. In appendice: Appunti per un saggio su La peste di Albert Camus

  • Cronache dal manicomio: Cesare Lombroso e il giornale dei pazzi del manicomio di Pesaro

    Cronache dal manicomio: Cesare Lombroso e il giornale dei pazzi del manicomio di Pesaro
    Cronache dal manicomio: Cesare Lombroso e il giornale dei pazzi del manicomio di Pesaro

    Nell'Ospedale Psichiatrico San Benedetto di Pesaro, grazie ad una esperienza voluta nel 1872 da Cesare Lombroso e portata avanti da un suo assistente e dai direttori successivi, il vissuto si trasforma in narrazione.  Cesare Lombroso, medico direttore di questo ospedale, nel 1872, riordina quell'asilo e soprattutto fonda "un giornale manicomiale che inaugura primo in Italia per dare ai parenti notizie dei malati e a questi una tribuna ove far conoscere i migliori loro squarci letterari". Lombroso credeva che fosse necessario un rapporto diretto tra il manicomio e le famiglie dei folli. Infatti troppe volte era accaduto che queste, non avendo più notizie di un loro congiunto internato, non se ne preoccupassero più. Per ovviare a questa situazione e per "tenere occupati alcuni alienati di singolare ingegno, letterati e tipografi", fa pubblicare il bollettino intitolato Diario del San Benedetto in Pesaro stampato e redatto tutto per mano di alienati. Nelle pubblicazioni c'era anche l'insita volontà "di diffondere idee più esatte e più nobili sulle condizioni morali degli alienati e rialzarli agli occhi del volgo che considera spesso i dementi come bestie feroci".  Per il recluso, raccontare può equivalere a un ritorno del soggetto a se stesso e alla casa da cui si è allontanati. È superare lo spaesamento. E se nella scrittura è possibile abitare, la metafora protettiva dell'abitazione allude alla stabilità e al ritrovato calore. Porgere e accettare l'esperienza del racconto è come formare una comunità entro la quale è possibile trovare se stessi, creando un'abitazione leggera che si appronta al momento. Uno spazio leggero che si anima grazie ad una comunità riunita attorno a un focolare. 

  • Quel delitto del '56

    Quel delitto del '56
    Quel delitto del '56

    È il 19 febbraio del ’56, prima domenica di quaresima, Roma imbiancata, quartiere Appio-Latino. Alle 7 del mattino un tramviere, mentre attraversa il ponte che passa sopra la ferrovia vede per caso, addosso al muretto, un cumulo di neve dal quale spunta qualcosa di nero. Per curiosità si avvicina, scosta la neve e si rende conto che il nero è un cappotto, una manica, e poi vede una mano e infine un viso… il viso di un uomo che si scoprirà essere morto ammazzato, ucciso da un colpo di pistola. Nei pressi abita anche un maresciallo dei carabinieri, chiamato dal portiere, a sua volta avvisato da una guardia notturna che il tramviere aveva incrociato al momento della scoperta del cadavere. Il maresciallo accorre, si porta dietro pure una macchina fotografica del figlio, appassionato di queste cose, e fotografa il morto. Poi arrivano, dal vicino commissariato, i poliziotti e, poi, i carabinieri, ma nel giro di poco tempo, il maresciallo fotografo verrà a sapere che le indagini non sono più affare loro e che tutto passa in mano ai servizi segreti… Chi era quell’uomo ammazzato? E perché tanto interesse da parte dei Servizi? E perché, ancora, la sua morte è stata poi gabbata come suicidio se al maresciallo è apparso chiaro, vedendo il cadavere, che l’uomo era stato ucciso e solo dopo portato nel luogo del ritrovamento? Il maresciallo, uomo valoroso, decorato in guerra e per la sua partecipazione alla Resistenza, non si rassegna ai risultati ufficiali, vorrebbe indagare, anche perché, una volta sviluppata la pellicola, mostrando la foto del morto al figlio, questi ricorda di aver visto quell’uomo frequentare la vicina sezione del PCI e tutto lascia credere, a un certo momento, dal racconto del figlio, che il cadavere sia stato appositamente lasciato lì, a due passi dalla sezione comunista. Vorrebbe indagare e, infatti, indaga per conto suo, scoprendo che – sono gli anni della guerra fredda, del “pericolo comunista” – probabilmente l‘uomo è un infiltrato, tant’è che a un certo momento il maresciallo viene richiamato e invitato – un invito che è un ordine, se non addirittura una minaccia - a lasciar perdere le sue personali indagini… Non ha lasciato perdere Mario Quattrucci, figlio di quel maresciallo, che con Quel delitto del ‘56 ci consegna una testimonianza e una rivelazione insieme, che ha tutti i crismi di un grande giallo, avvincente e scritto in uno stile personalissimo che ricorda il Gadda di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Un giallo che, dopo tanti anni, fa luce su un delitto rimasto insoluto fino ad oggi.

  • Il paese degli orchi - Crescere una figlia difficile: crescere una figlia difficile

    Il paese degli orchi - Crescere una figlia difficile: crescere una figlia difficile
    Il paese degli orchi - Crescere una figlia difficile: crescere una figlia difficile

    Dopo il primo anno di vita la figlioletta aveva manifestato comportamenti rigidi e scoppi di rabbia incontrollabili. Mostrava la sua collera graffiando, dando testate alle persone oppure scagliandosi contro il muro. Era risultato sempre arduo sospendere i suoi isolamenti, convincerla a obbedire senza energiche resistenze da parte sua. La bambina non aveva mai mostrato una naturale motivazione per la condivisione, per l'interazione con gli altri, per imparare cose nuove. Si isolava anche in classe o quando si trovava in compagnia di qualche amichetto. Durante i primi anni della scuola dell'infanzia era stata attratta dalla manipolazione, ma piano piano l'interesse era diminuito e alla fine scomparso quasi completamente. Allo stesso modo, in un breve lasso di tempo era svanita anche la passione per i colori. Mentre i bambini iniziano a comunicare ancor prima di saper parlare guardando quello che fanno le persone che li circondano, condividendo esperienze, pensieri ed emozioni, Elena non aveva mai imitato nessuno. Non tollerava le proibizioni e non accettava gli insegnamenti, neanche dalla mamma. Le sue reazioni erano spesso esagerate, i rinforzi sembravano inutili e anticipare le crisi non era sempre possibile. Con il trascorrere del tempo la diversità tra la figlia e gli altri bambini era sempre più evidente: non giocava, i giochi erano insignificanti e senza finalità, i tempi di attenzione duravano pochi secondi, mugolava in continuazione non trovando piacere in nulla di sensato e funzionale. Inoltre, cresceva il suo disagio, e l'incapacità di comprensione la rendeva irrequieta e poco disponibile a qualsiasi tipo di proposta. Era ostinata a seguire quella sua logica spesso incomprensibile. Negli ultimi tempi, per esempio, quando nella loro abitazione iniziava a regnare l'oscurità della sera, Paola si doveva armare di tutta la sua pazienza dal momento che Elena preferiva rimanere avvolta dalle tenebre invece di accendere l'interruttore. 

  • Indagine su Eichmann: Il boia nazista, nel dopoguerra, nascosto per anni in Italia La storia, i luoghi, i complici

    Indagine su Eichmann: Il boia nazista, nel dopoguerra, nascosto per anni in Italia La storia, i luoghi, i complici
    Indagine su Eichmann: Il boia nazista, nel dopoguerra, nascosto per anni in Italia La storia, i luoghi, i complici

    Articoli, libri, trasmissioni televisive hanno sempre affermato che Adolf Eichmann, subito dopo la guerra sia fuggito in Argentina. Invece per ben quattro e più anni uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista visse nascosto e indisturbato in Italia, e precisamente in località dell’Appennino tosco-emiliano, in centri dove maggiore fu lo scontro tra i nazifascisti e i partigiani. A indagare su questa pagina di storia e interessi più o meno criminali che complicità nazionali e internazionali hanno fatto sì che venisse rimossa ci ha pensato Fabio Galluccio con le armi, se non del ricercatore di professione, con quelle di un ostinato democratico amante della verità, dando così vita a un saggio che ha i contorni del giallo, tanti e tali sono i misteri nei quali si è imbattuto e che avvolgono il soggiorno italiano di Eichmann dal 1946 al 1950. L’autore non si sottrae nel denunciare complicità, ragioni di stato e le implicazioni, non secondarie, del Vaticano, con verità finora inedite al cui gioco del silenzio l’autore si è ben guardato di stare. 

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