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Il trattato decisivo
La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell'anima
Filosofia e speranza: Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx
Serie di e-book16 titoli

I Centotalleri

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Info su questa serie

Il libro di Nicola Tedesco che il lettore stringe tra le mani si presenta come un convincente esercizio di pensiero critico declinato in chiave storica. Lo si potrebbe per certi versi legittimamente intendere come un ambizioso e riuscito tentativo di delineare una filosofia della storia dell’umanità, con particolare riferimento a quella occidentale: un coinvolgente affresco storico-filosofico dell’evoluzione umana, secondo un tragitto che dalle comunità delle origini porta all’odierno homo neoliberalis, atomo digitale in concorrenza perpetua con i propri simili. Senza disconoscere gli elementi di evoluzione che indubbiamente hanno accompagnato il corso storico e che Nicola Tedesco non si sogna di negare, ciò che colpisce della sua ficcante analisi è la capacità di evidenziare le criticità e i limiti, sempre più palesi del resto, della cosiddetta ideologia del progressismo, la religione degli uomini contemporanei della civiltà tecnomorfa. Un libro che merita di essere letto e meditato, poiché ci fa riflettere controcorrente sui nodi fondamentali del nostro presente. (dalla prefazione di Diego Fusaro)
LinguaItaliano
EditoreIl Prato
Data di uscita7 feb 2012
Il trattato decisivo
La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell'anima
Filosofia e speranza: Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx

Titoli di questa serie (16)

  • Filosofia e speranza: Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx

    2

    Filosofia e speranza: Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx
    Filosofia e speranza: Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx

    Uno dei maggiori problemi irrisolti che Karl Marx ha lasciato in eredità ai suoi interpreti riguarda la legittimità della speranza in sede pratica e teoretica, tanto nella cornice del suo pensiero quanto nel più ampio orizzonte della filosofia. L’intera opera marxiana sembra enigmaticamente in bilico tra le opposte dimensioni della scienza e della speranza. La linea interpretativa adottata da Ernst Bloch e da Karl Löwith scorge in Marx il filosofo della speranza più che della scienza, riconoscendo nella sua riflessione un’ineludibile tensione utopica rispetto alla quale la scienza sarebbe un fenomeno secondario e funzionale. Entrambi sostengono la centralità del momento della speranza in Marx, ma in forza delle concezioni antitetiche di questo sentimento che essi fanno valere all’interno della propria riflessione filosofica, finiscono poi per valutarlo in maniera opposta.

  • Il trattato decisivo

    1

    Il trattato decisivo
    Il trattato decisivo

    Averroé, arabo nato nel 1126 a Cordova (Spagna), divenne presto noto in Occidente grazie ai suoi prestigiosi commentari delle opere di Aristotele e Platone: adottati come “testi di riferimento” nella emergente Facoltà delle Arti di Parigi, vennero utilizzati anche da Alberto Magno e Tommaso d’Aquino. «Averoìs ch’el gran commento feo», con queste parole viene ricordato da Dante, che lo colloca nel Limbo, in compagnia di sapienti e patriarchi. Dissidi interni alla nascente università, porteranno all’accusa – errata – di essere sostenitore della dottrina della “doppia verità”; la sua immagine, così, muterà drasticamente: ne sono lampante prova i numerosi affreschi nei quali è rappresentato con scherno e disprezzo. Con Il Trattato decisivo sulla natura della connessione tra Religione e Filosofia, sconosciuto nel medioevo latino, Averroé vuole dimostrare che la Religione, se correttamente interpretata, invita alla speculazione razionale. “Il vero non contrasta con vero”, è la formula, di sapore aristotelico, che costituisce lo zoccolo duro delle argomentazioni di questo Trattato; seguendo Averroé, le Scritture e la Scienza non possono che concordare, le contraddizioni che si generano saranno solo apparenti, risolvibili con una lettura allegorica del Testo Sacro.

  • La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell'anima

    3

    La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell'anima
    La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell'anima

    Fin dall’antichità, il pensiero di Epicuro fu paragonato a un potente farmaco finalizzato a debellare i mali dell’anima che da sempre tormentano l’uomo impedendogli di vivere serenamente: ma sappiamo che il termine greco pharmakon racchiude in sé i due opposti significati di «medicina» e di «veleno » ; e, a ben vedere, la stessa duplicità anima la filosofia di Epicuro, che, nella misura in cui si pone come medicina per l’anima umana, assume il carattere di veleno che distrugge dall’interno la filosofia tradizionalmente intesa come disinteressata contemplazione della verità. Ogni specifica articolazione della filosofia epicurea è subordinata all’obiettivo di un’esistenza felice e in nulla inferiore a quella propria delle realtà divine

  • Morire allegramente da filosofi: Piccolo catechismo per atei

    33

    Morire allegramente da filosofi: Piccolo catechismo per atei
    Morire allegramente da filosofi: Piccolo catechismo per atei

    Giulio Cesare Vanini fu giustiziato per ateismo a Tolosa il 9 febbraio 1619. Diciannove anni dopo Giordano Bruno. Gli strapparono la lingua, lo impiccarono alla forca e infine lo bruciarono sul rogo. In punto di morte esclamò con fierezza: “Andiamo, andiamo allegramente a morire da filosofo”. Aveva solo 34 anni. La sua figura, tornata in auge mezzo secolo fa, ha goduto in passato di una grande popolarità. Di lui si è detto di tutto, nel bene e nel male. Anche che fosse l’Anticristo. In realtà fu solo un filosofo. Un filosofo “più facile da bruciare che da confutare” (A. Schopenhauer). Questo “Piccolo catechismo per atei”, che raccoglie ed isola per la prima volta le sue idee filosofiche più ardite e le sue arguzie più impertinenti, rappresenta la prima introduzione sistematica alla vita, al pensiero ed alle opere di Giulio Cesare Vanini.

  • Due atei, un prete e un agnostico: Pranzo a casa Darwin

    41

    Due atei, un prete e un agnostico: Pranzo a casa Darwin
    Due atei, un prete e un agnostico: Pranzo a casa Darwin

    “Il mio giudizio sulla religione oscilla spesso... e nelle oscillazioni più estreme non sono mai stato un ateo, nel senso di negare l’esistenza di Dio. Ritengo generalmente (e sempre di più invecchiando), ma non sempre, che agnostico è forse la definizione più corretta della mia posizione intellettuale.” Charles Darwin

  • La malafede e il nulla: Figure della falsità e della menzogna nel pensiero di Jean-Paul Sartre

    43

    La malafede e il nulla: Figure della falsità e della menzogna nel pensiero di Jean-Paul Sartre
    La malafede e il nulla: Figure della falsità e della menzogna nel pensiero di Jean-Paul Sartre

    Se il mondo è un teatro, e gli uomini e le donne non sono che attori, riflettere sulla menzogna significa interrogarsi sull’unica verità di cui l’uomo sembra disporre, quella che egli crede di possedere, e che quindi può scegliere di dire o non dire. Ma che cosa si cela tra i silenzi di questa presunta verità? Nel corso di tutta l’opera di Jean-Paul Sartre, il concetto di «malafede» è spesso risultato un tema complesso e difficile da trattare, soprattutto a causa del suo indissolubile legame con un’altra delle questioni dominanti della sua ricerca: il problema del nulla. Mentire, a sé stessi o agli altri, significa per Sartre fare compiuta esperienza del nulla – il dire di essere ciò che non si è. Eppure, proprio attraverso l’esperienza della menzogna l’uomo scopre la fondamentale teatralità del suo esistere. Ripercorrendo i capisaldi del suo impianto filosofico, della sua produzione teatrale e letteraria, nonché della sua concezione storica e del suo impegno politico, questo libro si propone di delineare le strutture fondanti dei rapporti onto-fenomenologici che si instaurano tra questi due termini del pensiero sartriano, proprio laddove tali strutture, in un esistenzialismo assolutamente libero da ogni vincolo o inquadramento, paiono essere assenti. Una libertà che, nell’orizzonte nullificante della malafede, è pur sempre limitata dall’«esistenza d’altri», indispensabile nella determinazione del soggetto. Il cameriere del caffè, il sadico, il perverso omicida: sono queste le figure emblematiche che Sartre ci propone per spiegarci il problema dell’autenticità della coscienza, la quale può solo concretizzarsi nella dimensione della «corporeità», sebbene attraverso una serie indefinita di negazioni. Negazioni che tuttavia sono essenziali per concepire il mondo come «rappresentazione», un teatro dove ogni uomo e donna è attore di sé medesimo. E la malafede non sarà altro che la verità della radicale menzogna che risiede nel cuore palpitante di ogni esistente: che il mondo non è mai ciò che dice di essere.

  • Essere e analogia

    44

    Essere e analogia
    Essere e analogia

    L’essere costituisce il tema per eccellenza, antichissimo e inesauribile, della filosofia, nel cui ambito l’analogia, d’altra parte, viene prevalentemente considerata come un meccanismo logico subordinato alle leggi universali del pensare e funzionale ad argomenti più eminenti (assai istruttivo in proposito è il caso dell’analogia entis). In questo scritto si propone invece una rara tematizzazione della struttura analogica come tale, con ciò prospettando la possibilità di ripensare in modo radicale l’essere e il suo senso. Tra i diversi interlocutori, due spiccano su tutti: Aristotele, il primo a fornire una definizione tecnica di analogia, e Heidegger, che nel XX secolo ha rilanciato la questione del senso di essere.

  • Il Corpo preso con Filosofia: body building chirurgia estetica clonazioni

    58

    Il Corpo preso con Filosofia: body building chirurgia estetica clonazioni
    Il Corpo preso con Filosofia: body building chirurgia estetica clonazioni

    Cosa ha da dire la filosofia in merito alla decisione di una ragazza di farsi dei denti da vampiro? E cosa potrebbe, invece, insegnare Schwarzenegger alla filosofia? Perché dovremmo, per capire Facebook, dare ascolto a Sant’Agostino? Come mai la chirurgia estetica sta diventando sempre più diffusa tra gli uomini? E perché il clone sarebbe l’anima della cultura pop? Dall’esplosione della cultura fisica negli anni Sessanta allo spettro della clonazione, dalla diffusione della chirurgia estetica al controllo spasmodico della nostra immagine sui social network, questo libro indaga la verità del corpo contemporaneo, attraversando la cultura di massa e il suo immaginario, popolato soprattutto da vampiri, cloni, zombies.

  • La fioritura del carattere: Guida aristotelica alla felicità

    95

    La fioritura del carattere: Guida aristotelica alla felicità
    La fioritura del carattere: Guida aristotelica alla felicità

    L’etica di Aristotele è uno strumento per la fioritura personale. Si concentra sull’acquisizione di abitudini psicologicamente sane, guidando a quella “cura di sé” che è al centro della tradizione filosofica antica. Il presente libro intende restituire, con un linguaggio accessibile, le istruzioni proposte dal filosofo greco nella sua Etica Nicomachea. In quest’opera sono affrontati, infatti, temi di grande fascino e attualità: che cos’è la felicità? In che modo si diventa coraggiosi, o liberi, o giusti? Com’è possibile rimanere stabili nelle contraddizioni della vita, nei fallimenti e nelle crisi? E infine: come si può sviluppare al meglio il proprio potenziale, procedendo verso l’eudaimonia, cioè la piena espressione di sé?

  • Maneggiare assoluti: Immanuel Kant, Primo Levi e altri maestri

    46

    Maneggiare assoluti: Immanuel Kant, Primo Levi e altri maestri
    Maneggiare assoluti: Immanuel Kant, Primo Levi e altri maestri

    La filosofia, anche quella più incline a farsi coinvolgere nell’impresa di estinguere la sete dell’assoluto, contiene in sé, nella propria vocazione alla ricerca di una comune verità mediante il dialogo, un antidoto indispensabile al rischio (auto)distruttivo che può annidarsi in ogni tentativo umano, tanto umano di cogliere la totalità, l’infinito, Dio. Anche le grandi tradizioni religiose, quelle che da secoli sono impegnate a tracciare sentieri, trovare parole, celebrare liturgie per saziare la fame di assoluto che agita il cuore e la mente degli uomini, non possono fare a meno di intessere un intenso dialogo con questa tradizione di ricerca, soprattutto nei momenti cruciali, quando diventa urgente addomesticare i dèmoni (fanatismo, intolleranza, totalitarismo) che una frequentazione inadeguata del sacro può evocare. La consapevolezza che anche la filosofia non possa dichiararsi storicamente innocente non cancella ma spinge a ritrovare sempre di nuovo la vocazione più profonda di quest’originale forma di esercizio spirituale: una ricerca appassionata del bene e della verità, capace di resistere alla suggestione del possesso compiuto e di mantenersi in quella apertura alla possibilità dell’errore che è presidio di autentica libertà per sé e per gli altri. Nel cammino per apprendere quest’arte di maneggiare gli assoluti, diventa allora importante scegliere con cura i propri maestri, frequentare l’orto che hanno seminato, imparare a usare gli arnesi che hanno adoperato, per diventare capaci di costruirne di nuovi, quelli che si rendessero necessari per coltivare il campo della propria personale esperienza di vita.

  • Religioni, potere e biopotere: Un legame indissolubile ed eterno

    57

    Religioni, potere e biopotere: Un legame indissolubile ed eterno
    Religioni, potere e biopotere: Un legame indissolubile ed eterno

    Il pensiero del grande filosofo francese Michel Foucault, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, si caratterizza per la ricerca su quella che egli stesso definisce "Microfisica del potere" dove il potere stesso viene concepito come un insieme pluralizzato di relazioni fra gli uomini. In queste relazioni, fondamentale è la perpetua articolazione del potere sul sapere e del sapere sul potere: "Non è possibile che il potere si eserciti senza sapere e non è possibile che il sapere non generi potere". Da questo assunto deriva l'argomento di questo lavoro che intende dimostrare come esista e sia sempre esistito un legame congenito, indissolubile ed eterno tra le Religioni ed il Potere, potere basato sul sapere "il Sacro", ed ancor meglio identificato come Biopotere. Potere quindi concernente non solo l'ambito della politica, ma altresì i sentimenti, i pensieri ed i corpi degli uomini, "tutti i processi che sono specifici della vita, come la nascita, la morte, la sessualità, la procreazione, la malattia". Attraverso un percorso storico e geografico che concerne tutte le Religioni del passato e del presente, il libro evidenzia come tale potere sia stato esercitato nel corso dei millenni, su infinite comunità umane attraverso l'opera degli "operatori sacrali", dei sacerdoti specializzati "nel sapere il Sacro" e quindi autoproclamatisi interpreti autentici della Divinità, della sua Verità e dei suoi precetti e comandamenti.

  • Parole come gemme: Studi su filosofia e metafora

    49

    Parole come gemme: Studi su filosofia e metafora
    Parole come gemme: Studi su filosofia e metafora

    Una riedizione, con una sistematica revisione che in moltipunti è divenuta riscrittura o integrazione di parti inedite, dei lavori preparatori a Essere e analogia (2012), il testo che costituisce sia il momento culminante di queste varie riflessioni sul rapporto tra dispositivo analogico, lingua e pensiero, sia la loro cornice teoretica. L’analogizzazione in Platone tra ontologia, matematica e mito; la questione del metaforico considerata compiutamente in due contesti classici (il pensiero di Aristotele e di Heidegger); la critica all’interpretazione linguistica delle categorie aristoteliche; le acute intuizioni di Bachelard e di alcuni filosofi analitici (Black, Hesse, Boyd) sul ruolo delle metafore nella scienza – queste trattazioni, per la prima volta raccolte insieme, attestano la coerenza delle indagini speculative condotte dall’autore nell’ultimo quarto di secolo, in vista di una nuova ontologica del sapere.

  • La dialettica della libertà in Nietzsche e Dostoevskij

    59

    La dialettica della libertà in Nietzsche e Dostoevskij
    La dialettica della libertà in Nietzsche e Dostoevskij

    Vi è un profondo legame tra la “filosofia con il martello” di Friedrich Nietzsche e la produzione narrativa dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij. Attraverso l’analisi del sottosuolo e delle critiche tanto al determinismo positivista quanto all’idealismo, in questo testo ci si concentra sulla concezione di dialettica della libertà che i due autori condividono. La loro critica radicale dei valori tradizionali poteva condurre a una deriva nichilista; entrambi, però, rifiutano questo esito e ne confutano la necessità. La libertà autentica per i due autori non è infatti l’indifferenza del libero arbitrio infinito, bensì l’oltreumana accettazione del non-senso e della sofferenza inutile della vita. Non bisogna però intendere questo amor fati come una rassegnazione passiva. Esso è piuttosto l’aurora di un nuovo umanesimo: è il coraggio di assumere su di sé il peso del mondo, continuando a desiderare di essere e di volere “ancora una volta”. In questa dialettica della libertà, il negativo è una contraddizione che alimenta il movimento; e tuttavia non è necessario attraversare quel negativo per affermare il positivo, né è assicurata poi la vittoria di quest’ultimo. L’oltreuomo nietzscheano ha dunque i tratti della figura del “santo peccatore” di Dostoevskij: un uomo in grado di vivere in contatto profondo con l’esperienza, il sentire e la vita, dalla vetta all’abisso.

  • Il pensiero oltre la siepe: Un punto di vista diverso

    76

    Il pensiero oltre la siepe: Un punto di vista diverso
    Il pensiero oltre la siepe: Un punto di vista diverso

    “Nella vita non esiste nulla al di fuori di noi stessi e il sentire attraverso il pensiero emotivo è solo fine a se stesso. Il pensiero ha ali per volare ovunque, al di là del benee del male, ma finché è ancorato al corpo, lacci e catene lo trattengono. (...) L’Homo sapiens si distingue dagli altri animali per lo sviluppo di una parte frontale del cervello adibita ai processi cognitivi, al pensiero. La capacità di riflettere sui concetti, analizzare i problemi e trovare soluzioni, se libera dall’emozione e dall’emotività sarà sicuramente un potente strumento intellettuale da stimolare e coltivare”. Kafka era solito dire che occorre leggere libri che feriscano la nostra quiete e che siano “la scure per il mare gelato dentro di noi”. Questo libro che “morde e punge”, ci invita a riformulare il nostro modus pensandi secondo criteri più autonomi, al fine di stimolarci ad usare appieno le nostre potenzialità intellettive, contenendo e controllando la nostra sfera emotiva. Dall’Homo sapiens all’Homo cogitans.

  • Il male, l'uomo, Dio: Un itinerario nella filosofia di Dostoevskij

    96

    Il male, l'uomo, Dio: Un itinerario nella filosofia di Dostoevskij
    Il male, l'uomo, Dio: Un itinerario nella filosofia di Dostoevskij

    Le tre grandi tematiche della filosofia - il male, l’uomo e Dio - si articolano in Dostoevskij come parti di un’unità più grande, come tasselli di una stessa struttura a cui la ragione deve volgersi per dare un senso all’essere nel mondo dell’uomo. L’ineludibilità del concetto di libertà su cui si fonda l’intero pensiero del genio russo è afferrabile in toto solamente riconoscendo come necessario il male con cui l’uomo deve confrontarsi, e con il pensare Dio, a cui siamo necessariamente inclini. Questo testo si configura come un percorso, una traccia, un corpo a corpo tra il pensatore russo e i filosofi che sono stati direttamente ispirati dalle sue opere. Perché Nietzsche, Heidegger, Wojtyla, Fabro, Solov’ëv e tanti altri pensatori contemporanei hanno dovuto misurarsi con i romanzi dostoevskijani desumendone influenze che hanno caratterizzato il loro percorso filosofico, al fine di chiarire quale sia la posizione dell’uomo da sempre sospeso tra la tentazione e la divinità.

  • Le origini della sopravvivenza: Attualizzare il passato come critica del presente

    97

    Le origini della sopravvivenza: Attualizzare il passato come critica del presente
    Le origini della sopravvivenza: Attualizzare il passato come critica del presente

    Il libro di Nicola Tedesco che il lettore stringe tra le mani si presenta come un convincente esercizio di pensiero critico declinato in chiave storica. Lo si potrebbe per certi versi legittimamente intendere come un ambizioso e riuscito tentativo di delineare una filosofia della storia dell’umanità, con particolare riferimento a quella occidentale: un coinvolgente affresco storico-filosofico dell’evoluzione umana, secondo un tragitto che dalle comunità delle origini porta all’odierno homo neoliberalis, atomo digitale in concorrenza perpetua con i propri simili. Senza disconoscere gli elementi di evoluzione che indubbiamente hanno accompagnato il corso storico e che Nicola Tedesco non si sogna di negare, ciò che colpisce della sua ficcante analisi è la capacità di evidenziare le criticità e i limiti, sempre più palesi del resto, della cosiddetta ideologia del progressismo, la religione degli uomini contemporanei della civiltà tecnomorfa. Un libro che merita di essere letto e meditato, poiché ci fa riflettere controcorrente sui nodi fondamentali del nostro presente. (dalla prefazione di Diego Fusaro)

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