A Formentera
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Anteprima del libro
A Formentera - Alessandra Perotta
vita.
MARIA SOL
Lasciare scendere prima di salire.
Io me ne frego. Corro sul molo controcorrente, non posso aspettare sotto al sole, fa troppo caldo.
L'ultimo carico si è rovinato e non ho visto un euro dal distributore. Con tutta la fatica che faccio a recuperare questa roba non posso rischiare di perderne altra.
Una tipa con una valigia enorme ostruisce il pontile che porta sull'aliscafo.
Attendo qualche attimo.
- È troppo pesante, mi può aiutare per favore?
Ehi bella, se i marinai tirassero giù tutti i bauli delle fighe di legno che sbarcano, alla fine della stagione estiva dovrebbero passare alla clinica sacralide.
Il mozzo simula uno starnuto e si gira dall'altra parte.
Ho capito, devo farlo io: do una strattonata al mega trolley che si mette a correre lungo la passerella.
Forse ho esagerato: la borsa sta per tuffarsi in acqua quando si blocca a metà, zavorrata da tonnellate di scarpe che non verranno mai appiedate e taniche di creme che non saranno mai abbastanza.
Entro nell'aliscafo. Sono accecata dal buio per un istante, ma conosco ogni tubo di questa bagnarola e non mi fermo: balzo a due a due sui gradini stretti che portano alla cabina di comando.
La condensa dell'aria condizionata esce dalla porta, tanto è tenuta a palla. Il capitano si prende cento euro a viaggio e sa che il carico deve arrivare a destinazione integro.
Apre la porta prima che io faccia il primo TOC e la richiude prima che il mio calcagno sia completamente entrato.
- Che male!
- Scusa.
- Lo sai, io questa roba non la tocco.
- ...
- Come vedi mi sono attrezzato, ho pensato a te, non voglio farti perdere il carico.
- Molto premuroso da parte tua.
- Da oggi sono centocinquanta.
- Ma...
- Niente ma...non stiamo contrattando. È la nuova tariffa. Io sono il primo a volere che questo business sia prolifico. Mi sono organizzato, per offrire un servizio migliore all'umanità. Perché è questo che noi facciamo, no? Diamo felicità all'umanità!
Gli porgo la borsa frigo.
Fa un cenno al suo secondo che me la sfila di mano. Apre un mastodontico baule termico pieno di ghiaccio e infila dentro la roba.
Mi ha fregata. Lo sa che non ho scelta.
ADRIANA
Questa tizia mi piace una cifra.
Ha scalzato la borsa di questa milanesina della buona società.
Peccato non sia finita in mare, mi sarei divertita ancora di più.
Queste sono le donne che piacciono a me: pragmatiche, pratiche, organizzate, essenziali e soprattutto, indipendenti.
Come me, insomma, non ho bisogno di nessuno, io!
AURORA
Mi innamoro incrociando i suoi occhi blu in mezzo alle migliaia di persone che ballano sulla spiaggia.
Solo ora capisco perché nei film mettono scene come questa: accadono veramente.
Gli altoparlanti che pompano musica pop si sono spenti, improvvisamente.
I movimenti convulsi dei danzatori, sciolti da un calippo affogato nella vodka, si sono rallentati.
Mi viene incontro senza esitazione.
- Ciao Leonardo.
- Ciao, Aurora.
Il mio cuore è la cassa di risonanza che fa ballare tutta la spiaggia.
Un fischio lontano.
Mi afferra per la vita. Il mio corpo si lascia andare al suo e ne segue i movimenti.
Il suo ginocchio sfiora il mio.
La sua gamba in mezzo alle mie.
I movimenti del bacino che si fanno fluidi, spontanei: i nostri corpi, liberi di esprimersi.
Lascio andare la schiena all'indietro: so che mi terrà stretta a sé.
I muscoli si rilassano.
Sento il suo odore sotto al cocco della crema solare.
- Ci vediamo in giro.
Mi dice, mentre si allontana.
Rimani qui con me, ti prego, non andare via.
È questo che vorrei dirgli, ma è già in fondo alla spiaggia.
Ho paura: non ho mai provato nulla di simile per nessuno, prima.
MICHELA
La sabbia puzza di piedi. Con tutte le persone che ci sono, potrei mettere su un business pazzesco: polverina antipuzzo. Credo che qualcuno ci abbia già pensato, ma non alla polverina che intendo io...
- Guardati in giro, Michela, guardati in giro, pensa al motivo per cui sei venuta qui, non perderti in mille pensieri.
La mia vocina interiore mi riporta alla realtà: cellulare, facebook, twitter, google+ ho provato di tutto per raggiungere Ettore, niente.
È come se fosse svanito o meglio non volesse farsi trovare da me.
Ho saputo da sua mamma che è qui in vacanza con lei, e lo voglio vedere, ho bisogno di parlargli e lo troverò anche in mezzo a tutti questi calcagni.
- Chiamalo, fai qualcosa, non stare lì impalata.
È una follia, anche se urlo il suo nome non lo sentirà mai, tanto vale berci su.
Auri ed io vediamo la gente bere tè freddo o un calippo annacquato in non so cosa, strano per essere l'ora dell'aperitivo.
Faccio fare la coda al cirinquito alla mia amica, mentre io continuo a guardarmi attorno.
Sarà difficile avvistarlo, ma non mi darò tregua se non ci provo.
- Auri, questa roba non è tè freddo.
- Certo che si, è il tè freddo che fanno a Long Island.
Ride, la vacanza è appena cominciata ed è già fuori di testa.
Le sfilo di mano il bicchiere con il calippo. Tiro con la cannuccia. La vodka appena annacquata dal ghiacciolo mi brucia la gola.
Ecco cosa si beve da queste parti all'ora dell'aperitivo!
Solo che io sono astemia, a stomaco vuoto, e mi gira subito la testa.
- Ho bisogno di sedermi, aiutami.
Do le spalle al mare, continuo a guardare la gente che balla.
Ettore frequenta posti così e prima o poi lo incrocerò.
- Michela, cosa ci fai a Formentera?
- Ciao, Filippo, che coincidenza! Sono qui con le mie amiche.
- …
- Hai visto Ettore, per caso?
- Eh...si.
- Dove?
- Qui, settimana scorsa, ma...è partito.
- Come partito? Ha affittato una casa per tutto il mese.
- Si...ha avuto un imprevisto e se ne è andato.
- Sua madre? Ha avuto un altro attacco?
- No, no...sua madre sta bene...non so esattamente cosa...Leonardo, hai idea? Leonardo? Era qui un attimo fa! Ah, sta ballando con una tipa.
- La mia amica.
- La tua amica…
- Senti, qui ora chiudono tutto. Questa è l'ultima canzone.
- È ancora chiaro...anche se in effetti sono le dieci di sera.
- Anni fa è morta una: dicono si sia calata l'impossibile e poi ha fatto il bagno. Trac! Ci è rimasta secca. Da allora niente più musica sulle spiagge dopo le dieci.
- Hai idea di dove sia andato Ettore?
- No, se vuoi chiedo in giro.
- A chi chiedi? Dov'è andato? Perché non è qui? Sua mamma mi ha assicurato che lo avrei trovato se fossi venuta…
La mia vocina incalza, vorrebbe sapere di più, molto di più.
- Che ne dici di cenare insieme una di queste sere? Noi abbiamo preso una villa fighissima e si può fare il barbeque…
- Si, certo ottima idea, ci becchiamo in giro Filippo, tanto l'isola è piccola, no?
Prendo Aurora per un braccio e la trascino via, in mezzo a un flusso di folla che sembra quello della metropolitana all'ora di punta.
- Andiamo a casa, Auri, che su quest'isola basta fare un bagno per rimanerci secchi.
LEONARDO
Questo posto è pieno di fighe da paura, ovunque ti giri ce n'è una.
Mi saltano addosso come orche fameliche su un cucciolo di balena.
Secondo me mettono qualcosa dentro a questi calippi. Come si chiama quella specie di profumo che spruzzano sugli animali? Forse è un ormone, forse non lo spruzzano, forse il mio cervello è annebbiato.
Questa qui è inebetita: non mi