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La baita
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E-book119 pagine1 ora

La baita

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Info su questo ebook

Essere salvata da uno splendido sconosciuto è il sogno di ogni ragazza. Quando mi sono svegliata e ho visto Kit Green accanto a me, ho pensato fosse un angelo. All’inizio però non ho visto le sue ali nere.

Dapprima non mi domando come mai è qui fuori da solo. Sono troppo accecata dal desiderio e da quest’uomo intrigante. Se non fosse stato per lui, adesso sarei morta. Voglio ripagarlo concedendogli il mio corpo.

È chiaro fin da subito che qualcosa non va. Questa baita è piena di segreti. Fuori fa freddo, ma inizio a pensare che sia venuto qui a scontare i suoi peccati.

Disclaimer: Questo è un romanzo dark autoconclusivo. Questa storia parla del disturbo da stress post-traumatico e della necessità di trovare una ragione per vivere quando tutto intorno a noi sembra desolante.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita2 mar 2020
ISBN9781071535523
La baita

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    Anteprima del libro

    La baita - Sky Corgan

    CAPITOLO UNO

    KIT

    I sogni sono sempre gli stessi. Prima ho un’arma in mano. Sono fianco a fianco ai miei compagni soldati e stiamo sparando ai nemici. Mio fratello è qualche metro più avanti. Riesco a vederlo, ma non è lui ad avere la mia attenzione. Sono concentrato sul rimanere vivo. È il mio lavoro. Proteggo i miei compagni.

    So cosa sta per succedere. Riesco a sentire la nausea nel mio stomaco mentre aspetto. È ben lontano da quella che ho provato il giorno in cui la mia vita è cambiata. Tornando al discorso, questo era fuori da ogni mia previsione. Le nostre vite erano sempre in pericolo. Ogni nostro respiro avrebbe potuto essere l’ultimo per colpa di una pallottola o di una mina antiuomo ben posizionata. Erano l’adrenalina, la paura e la determinazione a farci andare avanti. Gli ordini dei nostri superiori e la speranza che il nostro piano funzionasse con il minor numero di vittime.

    Ma i sogni sono diversi. È come scappare da qualcosa senza avere via di scampo. Quel panico che ti impedisce di muovere le gambe. Il mostro continua ad avvicinarsi e sei in trappola.

    Quel giorno i miei occhi erano sul nemico. Ma nel mio sogno sono concentrato su mio fratello. Il fucile è all’altezza della sua spalla e batte contro di essa mentre spara veloce. Non ha idea di cosa stia per succedere. Ma io sì.

    Grido, ma non riesce a sentirmi. Gli spari sono troppo alti. Diventa tutto assordante. È come se fossi sul muto. Nessuno presta attenzione a me, però sono l’unico soldato che ha smesso di sparare.

    Mio fratello viene fatto saltare in aria. La disperazione che provo è come lava, mi brucia dentro e fuori. Ma non ho tempo per i sentimentalismi. Ho un altro lavoro da fare.

    Non ho più l’arma in mano. Al suo posto ci sono lacci emostatici, filo e ciò che serve per rimettere insieme i pezzi del mio amico, come una trapunta patchwork. Uno dopo l’altro muoiono malgrado i miei sforzi. Sono il più insignificante medico che l’esercito possa avere.

    Le immagini delle loro famiglie disperate mi riempiono la mente. Gente che non ho mai visto prima. Facce prese a caso che la mia psiche danneggiata ha scelto per torturarmi per l’eternità. Loro incolpano me. Dicono che se fossi stato migliore le persone che amavano sarebbero ancora vive. Dicono che avrei dovuto essere al loro posto.

    Mi sveglio gridando e in un bagno di sudore, sempre allo stesso modo. Notte dopo notte.

    La psicologa dice che migliorerà, ma sono già passati due anni. Non riuscirei a sopportare altri due anni così. Sono a pezzi oltre l’immaginabile. Un guscio della persona che ero prima della guerra. La maggior parte dei giorni mi sforzo di non provare assolutamente nulla. Prendo gli antidepressivi. Guardo la televisione tutto il giorno, come un vecchio uomo mentre cerco di immergermi in altri mondi, altre vite, così posso fingere che quella mina non sia esistita. Ma non importa quale medicina mi diano per far andare via gli incubi, non funziona mai. Ho esaurito tutte le possibilità. Ne è rimasta solo una se voglio la pace.

    Il silenzio nel mio appartamento mi sta consumando mentre impacchetto la mia roba. Accendo la radio per allontanare i miei pensieri. I miei dubbi. Passa alla radio una canzone che mio fratello amava. La prendo come una conferma che ciò che sto facendo è la cosa giusta, ma non riesco ad ascoltarla. Mi viene in mente quando Rob la cantava a squarciagola mentre guidava verso il negozio dietro l’angolo affinché gli comprassi una birra. Le lacrime mi riempiono gli occhi quando penso che non ha raggiunto il suo ventunesimo compleanno. Che razza di modo è quello in cui viviamo dove un ragazzino è grande abbastanza per uccidere ma non abbastanza per un drink?

    Fanculo. Mi asciugo gli occhi con il braccio prima di prendere la foto di famiglia dal tavolino e la metto nel bagaglio.

    Non posso più sopportarlo. Non posso più pensare a queste cose. Ma non posso semplicemente andare via.

    Carico la mia jeep; poi torno in casa per fare la cosa più ovvia. Scrivo un biglietto per mia madre, dove butto giù delle scuse, ma non le dico il perché del mio gesto. Lei capirà. Poi aggiungo una lista con tutti i miei account e password affinché possa accedere a tutto ciò che le serve riguardo il mio patrimonio. Le dico di non andare alla baita, ma di chiamare le autorità quando troverà il mio biglietto. Non ha bisogno di vedere.

    Lascio la mia nota sul letto e poi mi guardo in giro nel mio appartamento un’ultima volta. Le pareti sono vuote e tristi come lo è stata la mia vita da quel giorno. Questo posto non mi mancherà. Non mi mancherà niente della mia vita.

    Salgo sulla mia jeep e mi dirigo verso il fioraio per comprare il più grande e stravagante bouquet disponibile. Visto che non so come altro spendere i soldi tanto vale esagerare anche se mia madre potrebbe sospettare qualcosa. Chi lo avrebbe mai detto che i fiori potessero essere così costosi, che qualcuno potesse pagare tanto per guardare qualcosa di bello morire lentamente davanti a loro. Non pensi a queste cose se non hai vissuto ciò che ho vissuto io. Le persone sono cieche davanti ai mali del mondo. O forse io sono ipersensibile. Sono solo fiori.

    Appoggio il bouquet sul posto del passeggero e guido per qualche miglio fino a casa di mia madre. I sensi di colpa mi attanagliano mentre parcheggio davanti al suo condominio. Ha sofferto quasi quanto me.

    Mio padre l’ha lasciata dopo la morte di mio fratello. Lei è sempre stata quella che ci ha supportati, che ci ha sostenuti nelle nostre scelte militari. Era nostro padre a non volere che partissimo. Ha incolpato mia madre per la morte di mio fratello, per averlo incoraggiato anziché metterci in guardia su tutti i pericoli che correvamo entrando nell’esercito. Ha incolpato me per averlo influenzato facendo desiderare a Rob di unirsi a me. Fin da bambini, Rob ha sempre cercato di copiarmi. Non ha mai smesso.

    Questa volta sarò io a seguire lui.

    Sospiro mentre spengo il motore, mi costringo a sorridere controllando il mio riflesso allo specchietto affinché sembri genuino. Non è così. Come può una persona fingere di essere felice quando si sente come me? Ma sono sicuro che quando io e mia madre saremo faccia a faccia riuscirò a mentire.

    Tiro fuori il bouquet e lo porto con me davanti la porta, busso due volte. Sento dei passi farsi più vicini prima che la porta venga aperta. Mamma mi sorride e la sorprendo con i fiori.

    Kit. I suoi occhi si spalancano mentre si poggiano sul mazzo pieno di viole e rose. Non avresti dovuto.

    Devo viziare la mia ragazza preferita. Le faccio l’occhiolino prima di passarle il mazzo.

    La tua ragazza preferita, ripete e sbuffa. Preferirei sentirtelo dire riguardo qualcun'altra.

    Non succederà. Forse in un’altra vita sarei potuto essere tutto ciò che vuole da me. Una moglie. Dei bambini. In un’altra vita Rob sarebbe ancora vivo. Vivremmo a qualche casa di distanza e i nostri figli crescerebbero insieme. Ma non in questa vita.

    Vado alla baita per qualche giorno. Volevo solo passare a salutare prima di andare, le dico.

    Come mi aspettavo, il suo viso si riempie di circospezione. Sei sicuro che sia una buona idea? La tua terapista non ha detto che non devi stare solo?

    Sì, l’ha fatto, sospiro. Ma penso che stare da solo è proprio ciò che mi serve adesso.

    Non mi sembra una buona idea. Mamma appoggia il vaso sul bancone che divide la cucina dal salotto e mi fa segno di sedermi sul divano.

    Ho provato di tutto, confesso. Forse stare in un posto pieno di ricordi mi aiuterà.

    Restano poche cose della nostra vecchia vita. Mamma ha venduto la casa dopo il divorzio e si è trasferita in questo posto. Tutto la roba di mio fratello è in un magazzino. Nessuno di noi ha avuto il coraggio di metterci le mani. Mi limito a pagare l’affitto del magazzino mese dopo mese.

    Tu e Rob amavate andare in campeggio e a caccia con vostro nonno. Un sorriso dolce fa capolino sul viso di mia madre. Ma è tardi per fare campeggio. I meteorologi dicono che sta arrivando una tempesta di neve.

    Starò bene, mamma.

    Vuoi che venga con te? Sposta il suo peso. Capisco che non vuole andare davvero. Diavolo, chi vorrebbe andare in una baita nel mezzo di un bosco senza elettricità e riscaldamenti in questo periodo dell’anno? Il

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