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I VERSI DELLA PIEVE
I VERSI DELLA PIEVE
I VERSI DELLA PIEVE
E-book62 pagine33 minuti

I VERSI DELLA PIEVE

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Info su questo ebook

Versi dai Quaderni/Diari di Pieve Santo Stefano. 1974-1990
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2013
ISBN9788867554485
I VERSI DELLA PIEVE

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    I VERSI DELLA PIEVE - Giovanni Rabito

    Stefano

    1974-76

    I

    Spinto verso l’uccelliera l’apri’

    e magnifiche all’aria verdazzurre

    piumate qualita’

    alzarono la sottana della vista

    Sotto l’incredibile pioggia s’illumino’

    il paesaggio

    La vita come una mela ruzzolava tra

    carrozze e granite

    in mezzo ai tavolini delle strade

    Bunny! Bunny! Gridava la ragazza

    alla finestra d’un cinema

    mentre il fiore del viso spampanava

    altalene rosate e matite

    e accanto al pub affilavano coltelli

    i venditori di cocomero dietro al banco

    e dal mare spaventose spumavano le onde

    alla burrasca…

    se avessi perso la strada, mi dissi,

    il sentiero…

    Micky, catturata farfalla, nei lacci

    sfiligranati del senso

    Micky che volto tieni?

    II

    Spadaccini e spade tutte in me voltate

    fanno rosso fino all’osso il mio corpo percosso

    torno torno le fate se ne sono volate

    lo rendevano immune da mille lune

    dall’infido rotondo perfido mondo.

    III

    Maob il lenone, gigante di cartone

    nelle cucine rossicce di Antakia

    frigge pomols di patate per le strade

    asfaltate del golfo di Alessandretta

    in Soria scoppiettante di gesta

    dei crociati di fersta.

    Tancredi ragazzo cresciuto e bello,

    figlio di Boemondo il normanno e della matta,

    la matta di Pordenone dai capelli in disordine,

    il calzetto forato al calcagno di Paride mandriano

    digrada lentamente le sue pecore alla Propontide

    ogni tanto ne mangia una, dalla coscia in su la tosa

    e bianca lana, vedeste, bioccoli nel cielo le nuvole

    richiami di ferri battuti e lastre sull’incudine,

    una di seguito all’altro, come un pianoforte a coda

    suonasse nelle pianure sottostanti.

    IV

    Oh mucca che muggi al vitello scannato

    assai sgraziato peraltro del tempo passato,

    oh mucca anima mia attorta con fili di seta

    e nespole al passo delle girandole

    lucenti di carnevale, perche’ il millebruchi

    nel mio tempio in rovina non gira piu’

    tra i cespugli d’ortiche? Dove ha lasciato

    mia madre il carrello del supermercato?

    Dove mia mamma premurosa massaia

    dove la prosperosa scatola di caffe’ macinato,

    dove il miscuglio di minestre nel minestrone,

    dove il mio pallone colorato?

    V

    Udo! Udo! Cavallo e borraccia

    Udo La Maccia sdradicata del platano

    Udo rendimi quei quattro ranocchi

    Udo o ti gonfio tutte e due gli occhi!

    Sistemate per bene le masserizie nel carro

    trovo’ che avea la giacca sporca di sughi

    rotondi e verdi di mele cotogne e garze

    vellutate con graziose fossette, tuorli d’uovo

    e macerie rosse e sentenziose, come di

    balconate crollate o cerbere faccende.

    VI

    Entra bagaglio luminoso di forme

    gonnella di feltro di cammello

    girello di bimbo entra divaricata

    sotto la coperta per i nostri due presepi

    entra oh petto di neve oh lucentezza

    accarezzata da un raggio delicato di luna

    entra oh chioma lucente oh tondi seni

    entra veemenza dell’anca…corpetto…

    che corpo di bacco di culo stretto

    che bretelle d’ascelle e che garza

    di pelle… scupidu’ io e tu…

    cosi continuava a

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