Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Aspettami, fratello mio!
Aspettami, fratello mio!
Aspettami, fratello mio!
E-book266 pagine3 ore

Aspettami, fratello mio!

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Romanzo di avventura? no, pur se...

romanzo d'amore? no, pur se...

romanzo pruriginoso? no, pur se...

romanzo patriottico? no, pur se...

romanzo di fede? beh, qui il no è inappropriato;

la fede in Dio non viene disconosciuta,

ma constatata, rafforzata, incentivata.

Don Danilo, giovane prete, svolge il suo apostolato in Bari e si trova, suo malgrado, a intraprendere la ricerca di un fratello, unico residuo della sua famiglia, ricerca che si traduce in un inseguire senza posa Guido. Da un paese all'altro, da un continente a un altro... e Danilo corre, si affanna, soffre e affronta disagi, patimenti, pericoli e delusioni... ma anche altro; con uguale speranza, uguale impegno, uguale abnegazione. Dilaga lo scoramento? sì, ma la fede è salda e sovrasta ogni tentennamento, ogni dubbio, ogni pessimismo! Anche se alla fine, si ritrova con un fatto premiale, però...
LinguaItaliano
Data di uscita17 ott 2012
ISBN9788867517039
Aspettami, fratello mio!

Leggi altro di Ezio Falconieri

Correlato a Aspettami, fratello mio!

Ebook correlati

Narrativa cristiana per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Aspettami, fratello mio!

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Aspettami, fratello mio! - Ezio Falconieri

    Self-publishing

    Copyright © 2012

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    Tel. 0832.1836509

    Fax. 0832.1836533

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Titolo | Aspettami, fratello mio!

    Autore | Ezio Falconieri

    Copertina a cura dell’autore

    ISBN | 9788867517039

    Prima edizione digitale 2012

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941

    I luoghi, i fatti e i personaggi citati sono immaginari

    Caro lettore,

    il libro che ti accingi a leggere è un romanzo... strano; è difficile classificarne il contenuto. E lascio a te il compito di definire la sua tipologia.

    Il mio intento era quello di impostare un romanzo d'avventura; poi, man mano, è venuto fuori un insieme composito ed eterogeneo, pur se la trama, il filo conduttore mi pare sufficientemente rispettato.

    Danilo è il personaggio principale, ma ecco quasi subito che gli si affianca Guido, suo fratello, l'imprendibile uccel di bosco che costringe il buon prete a percorrere da un capo all'altro il globo terrestre tra una serie di rischi e inconvenienti, tra personaggi ambigui, altri, diciamo, all'opposto e altri ancora... difficilmente qualificabili.

    Le varie faccende si susseguono, si accavallano e si intersecano; interessano tante persone con le loro indivualità e le loro precipue umanità.

    Ma Danilo oltrepassa le barriere e le avversità per poi, finalmente...

    1° capitolo

    La chiesa del SS. Redentore era gremita di fedeli per la Messa domenicale e don Danilo aveva appena terminato la celebrazione concludendola con la rituale: Ite, Missa est; gli aveva fatto eco il diacono Michele aggiungendo: La Messa è finita, glorificate il Signore e andate in pace.

    Con solenne lentezza i fedeli si accingevano a uscire dalla chiesa mentre il sacerdote, il diacono e i due accoliti guadagnavano l’accesso alla sacrestìa; l’addetto sacrista iniziava intanto a spegnere le luci, quasi a sancire la fine della cerimonia e sollecitare l’esodo dal tempio.

    Don Danilo Dinardo era stato nominato da qualche mese viceparroco di quell’importante complesso religioso; dopo l’ordinazione sacerdotale era stato assegnato come coadiutore in una piccola parrocchia di Bisceglie, sua città natale. Qui aveva prestato il suo servizio per una decina d’anni attivandosi a coltivare lo sparuto settore giovanile che, in poco tempo, si era rapidamente sviluppato grazie alle sue doti di intraprendenza e di simpatia non disgiunte dal vivace entusiasmo; con la sua giovane età, lo riversava nel gruppo giovanile di Azione Cattolica organizzando e partecipando ai consueti giochi e attività più adatti a proselitare e ad amalgamare le varie segmentazioni di età.

    Alla morte dell’anziano parroco, aveva sperato di essere destinato a reggere per intero la parrocchia, ma la Curia Arcivescovile aveva, invece, nominato a quell’incarico un altro sacerdote meno giovane. L’Arcivescovo, pur apprezzando il gran lavoro svolto da don Danilo in quella parrocchia di Bisceglie, aveva ritenuto di trasferirlo in quella grande parrocchia del capoluogo dove avrebbe esercitato con bravura e dedizione quell’attività di coordinatore del folto settore giovanile che vi gravitava. Gli aveva affidato anche la delega di parroco vicario, riconoscendogli le innate caratteristiche di attivismo e instancabilità necessarie per quelle mansioni così importanti.

    «Don Danilo, non mi aspettavo nell’omelìa l’accenno all’omofobìa: deve aver punto più di qualcuno... come pure l’invito ad accogliere i migranti come uomini e non come bestie. Ci voleva proprio un richiamo così forte?» disse il diacono.

    «E sì, caro Michele; tutti noi spesso dimentichiamo quanto predicato da Gesù Cristo.»

    Finirono di liberarsi dei paramenti cerimoniali che sistemarono sulle apposite grucce; don Danilo si ritirò per la rituale meditazione, in attesa della campanella di richiamo per il desinare. Nel seminario diocesano della città, dove aveva studiato e appreso le regole essenziali da osservare nel normale esercizio del suo ministero, aveva recepito e fatti propri gli ispirati insegnamenti di don Tonino Bello: dopo ogni rito sacro si doveva meditare su quanto celebrato e ringraziare il Signore per l’ispirazione ricevuta nell’espletare correttamente il rito.

    Aveva certo notato che molti sacerdoti trascuravano tale procedura limitandosi, tuttalpù, a un frettoloso segno di croce; ma lui no, non ometteva mai quel codicillo al rito effettuato, fosse la semplice confessione o la Santa Messa, o la celebrazione di un matrimonio oppure un Battesimo. Anche quella domenica durante l’omelìa, aveva notato tra i fedeli il viso scuro di un uomo africano e aveva aggiunto al previsto accenno a non discriminare gli omosessuali il passo evangelico: - chi dà un aiuto a un bambino , a un povero, a un disgraziato fuggiasco è come se l’avesse dato a Mé! – Era grato a Dio per avergli ricordato in quel momento la famosa frase e sperava vivamente di aver fatto breccia nel cuore dei fedeli.

    «don Danilo, siamo tutti a tavola!» il giovanissimo don Giulio, mandato dal Padre Superiore, venne a sollecitarlo per raggiungere gli altri nel refettorio.

    «Sì, eccomi; andiamo...» rispose, alzandosi. Chiese scusa ai commensali e partecipò alla preghiera di benedizione del cibo. Si mantenne, però, leggero e sobrio; doveva subito dopo arbitrare un partita di pallone tra la squadra dei giovani della sua parrocchia e quella dei giovani della parrocchia del Sacro Cuore, che avrebbero fornito anche i due guardalinee.

    Dopo la partita si ritirò nella sua cameretta per rinfrescarsi e attese l’inizio della celebrazione serotina officiata dal padre superiore; con padre Giacomo era il loro turno delle confessioni e si avviò a occupare un confessionile.

    Ultimata la cena, assistè al telegiornale; era sì un prete, ma era anche un cittadino italiano e non poteva estraniarsi dalla conoscenza delle vicende giornaliere. Trascorse, poi, qualche minuto nella sala della ricreazione per scambiare alcune frasi con gli altri sacerdoti e, come al solito, andò a richiudersi nella sua cameretta per rileggere un capitolo della vita di sant’Agostino e alcune pagine degli scritti di don Tonino Bello.

    La sua giornata domenicale stava concludendosi ed eccolo nel suo lettino, in attesa del sonno. La sua mente vagava nel dargli conto del suo giorno appena passato, dalle puerili e innocenti confessioni dei fanciulli nella mattinata alle gravi notizie apprese dal telegiornale... – oh mio Dio, quanta cattiveria nel mondo! – esclamò soprapensiero. E, come ogni sera, la preghiera per la notte e un pensiero ai suoi cari: i suoi genitori erano morti da vari anni. Il papà era caduto da un’alta scala mentre stava potando un ulivo ed era deceduto di colpo, mentre la cara mamma l’aveva seguìto dopo pochi mesi per una brutta polmonite; aveva, però, un fratello, sì, gli era rimasto Guido, l’unico parente di qualche anno più grande. Già, un fratello, che dire... sciagurato! sempre in giro e non certo dispensatore di buoni esempi. Danilo non se ne vergognava, era pur sempre suo fratello! ma pregava continuamente Iddio perché lo redimesse riportandolo tra le persone brave. Che divenisse una uomo normale, pur se non particolarmente esemplare, insomma. Chissà dov’era e cosa stesse facendo...boh! e pian piano Danilo si addormentò.

    2° capitolo

    La normalità giornaliera di don Danilo non si discostava molto dagli impegni domenicali; tra le varianti vi era l’orario della celebrazione della Messa che seguiva i desideri e le disponibilità degli altri sacerdoti, nonché i turni delle confessioni che adattava alle preferenze degli altri. Vi erano le lezioni pastorali da impartire ai ragazzi e buona parte della mattinata da dedicare al suo ministero, come la prenotazione dei matrimoni e delle ricorrenze, delle Messe di suffragio ai defunti e l’ascolto dei genitori dei ragazzi; i pochi momenti liberi li dedicava alla lettura del breviario o di altre fonti dottrinali. Il pomeriggio si intratteneva con i fanciulli, i ragazzi e i giovani elargendo consigli e ammaestramenti, oltre che partecipando attivamente ai loro giochi e coinvolgendo spesso anche don Giulio.

    Ma il suo pensiero fisso era Guido, il fratello non proprio esemplare; per lui nutriva un profondo affetto, ma anche tanta preoccupazione per il tipo di vita scapestrata che conduceva. Qualche giorno prima era stato chiamato dal parroco della sua precedente parrocchia biscegliese; questi occupava anche la sua pregressa abitazione: gli si erano presentati i carabinieri cercando appunto Guido o almeno lui don Danilo. Certamente l’avrebbero raggiunto anche lì a Bari per chiedergli notizie di Guido. Cos’altro aveva combinato il caro Guido? cosa poteva rispondere ai mìliti, lui che non sentiva il fratello da tanto tempo? Pregava ardentemente il Signore perché gli desse la possibilità di ricevere le sperate notizie su quell’unico residuo di famiglia che gli restava...

    I mìliti dell’Arma non tardarono a raggiungerlo in canonica; ovviamente non seppero alcunchè da don Danilo, ma lasciarono intendere che Guido era ricercato dall’Interpol perché riconosciuto componente di rilievo di una grande banda di trafficanti di droghe, e ciò lo poneva tra i principali ricercati da tutte le polizie. Gli ultimi suoi movimenti erano stati segnalati in Colombia nei pressi di Bogotà e anche Danilo l’aveva sentito per telefono molti mesi prima da Santo Domingo e precisamente da Cabo Engano, così aveva capito. Poi Guido non aveva più telefonato e il buon Danilo non poteva che affidarsi alla speranza e alla preghiera.

    Purtroppo, per il buon prete, il pensiero che suo fratello fosse ricercato dalle polizie di mezzo mondo era un chiodo fisso; non riusciva a concentrarsi sulle cose cui si accingeva a fare. Era sempre distratto e fuori di testa per i suoi còmpiti; eppure si trattava di mansioni per lui consuete e abitudinarie.

    Cercava invano di riprendersi e riacquistare la giusta concentrazione per il normale disbrigo delle pratiche parrocchiali come pure per la partecipazione ai giochi dei ragazzi. Faceva voti e preghiere per riaversi da quello stato che lo invalidava; sperava che Guido si facesse vivo così da poterlo persuadere a costituirsi. Ne parlò con l’anziano padre superiore, sua guida spirituale, ma ricevette gli stessi consigli che lui si era già dato e che avrebbe distribuito a chiunque si fosse rivolto a lui per il medesimo problema.

    Ed ecco che un giorno, in preda al quel disagio che ingigantiva, si recò in arcivescovado per conferire con la massima autorità religiosa della zona. Dovette attendere ben due ore ché il prelato si liberasse dai suoi impegni e potesse riceverlo:

    «Eccellenza, sono il viceparroco del SS. Redentore di Bari e...»

    «Sì, reverendo; il segretario mi ha riferito che ha dovuto attendere a lungo. Mi spiace, ma avevo degli appuntamenti già fissati; mi dica padre Dinardo, problemi?»

    «Solo di tipo personale, eccellenza! se può concedermi qualche minuto...» disse don Danilo, inchinandosi per baciargli la mano avanzata dall’arcivescovo.

    «L’ascolto; di che si tratta?» sollecitò il monsignore, mettendogli fretta.

    «Ecco, eccellenza; da qualche tempo non sono sereno nello svolgimento dei miei còmpiti. Sono distratto da un problema personale... anzi, familiare. La mia pena è determinata dal mio unico fratello, ultimo e unico componente della mia famiglia.»

    «Reverendo, lei prendendo i voti ha eletto a sua sola famiglia quella ecclesiale, svincolandosi, quindi, da quella naturale. O no? comunque, mi esponga ... cos’è venuto a dirmi?» L'Arcivescovo fu piuttosto brusco.

    «Sì, eccellenza; è che con questo mio cruccio non mi sento in grado di assolvere all’incarico che, con la sua illuminata bontà, ha voluto conferirmi.»

    «Cioè, lei mi chiede che io la sostituisca nelle mansioni di vicario della parrocchia? crede forse che se avessi a disposizione un altro elemento idoneo l’avrei trasferita dalla sua precedente parrocchia di provincia così, per simpatia? reverendo Dinardo, lei sa con quale penùria di sacerdoti capaci siamo costretti a gestire la massa dei fedeli cattolici sempre più tentati dalle altre confessioni religiose e sono corrosi dalle insidie morali che l’attuale società tende continuamente; sù, si faccia forza, si consulti col suo padre spirituale e accolga l’onere dei suoi problemi familiari come un’ulteriore prova che le manda il Signore.»

    «Ha ragione, eccellenza; ma non ce la faccio... sono incapace, nella mia piccolezza di uomo peccatore a sopportare prove così pesanti!»

    L’arcivescovo si rese conto del tormento di don Danilo, si alzò e gli pose una mano sulla spalla:

    «Ebbene Dinardo, se le può giovare mi dica tutto, si sfoghi pure e confidiamo nell’Onniscenza del Supremo, che ci illumini per operaare la scelta più adatta a servirlo meglio.»

    Danilo non attese altro: raccontò rapidamente di quel fratello peccatore verso Dio e verso la società, nonché delle vicissitudini che procurava a lui. Disse della visita dei carabinieri in canonica e chiese di essere esonerato dall’incarico di vicario di quell’importante parrocchia del SS. Redentore perché intendeva attivarsi per rintracciare Guido e convincerlo a cambiar vita..

    L’arcivescovo lo guardò con comprensione e dopo un minuto chiamò il segretario:

    «Don Cosimo, il reverendo mi chiede di esonerarlo dal suo incarico per motivi personali. Prepari una lettera per il parroco del SS. Redentore perché si faccia coadiuvare temporaneamente da qualche altro sacerdote. Il reverendo Dinardo fruisce di una sospensione da ogni sua mansione e obbligo per un mese, sì, solo per un mese, compresa la facoltà di allontanarsi dalla parrocchia.»

    E rivolto a don Danilo:

    «Va bene? vada! e che Dio l’illumini e l’aiuti.»

    Con malcelata soddisfazione don Danilo, corse a informare il parroco e il padre superiore di quella insperata sospensione; nel pomeriggio avrebbe messo a fuoco il suo programma di ricerca in base alle esigue notizie apprese dai carabinieri.

    Passò parte del pomeriggio a raccomandare a don Giulio una maggiore vicinanza ai ragazzi e dedicò il tempo residuo e parte della notte a organizzare l’inizio della ricerca di Guido; l’ultima segnalazione certa proveniva dalla Repubblica Dominicana e di là doveva cominciare a cercarlo. Prese sonno, fiducioso e speranzoso, svegliandosi di buon mattino in quella giornata che si preannunciava per lui densa di attività.

    Svolse le consuete azioni e preghiere mattutine, e attese con impazienza che arrivassero le nove, ora di apertura delle agenzie di viaggio; intanto... come affrontare quel viaggio? con quale abbigliamento? lui non aveva mai voluto rinunciare all’abbigliamento tradizionale di un sacerdote cattolico, al lungo abito talare nero con gli innumerevoli bottoni; era sempre stato fedele al largo copricapo nero, quello a bacinella rovesciata e alla berretta a più pizzagli, ma gli sembrava inappropriato affrontare il viaggio in un paese alquanto diverso dall’Italia per ambiente, tipo di vita e clima, impacciato in un abito non adatto e fors’anche ridicolo. Fece un elenco degli accessori che avrebbe portato con sé, biancheria, abbigliamento essenziale, attrezzi per l’igiene, il breviario e un libro agiologico. Ah, avrebbe portato anche un dizionario e una grammatica di lingua spagnola: li avrebbe presi in prestito dalla biblioteca della parrocchia.

    Alle nove si avviò verso una vicina agenzia di viaggio e lì, chiese notizie, opuscoli e prezzi subendo gli ironici ammiccamenti delle due impiegate, avvezze ad altro tipo di clienti per quella mèta vacanziera e peccaminosa.

    3° capitolo

    Il preventivo di massima si aggirava sui tremila euro prevedendo il passaggio aereo in classe proletaria e un soggiorno economico di tre settimane:

    «Escluse le spese extra!» precisò un’impiegata alludendo con sorrisi e intendimenti ai passatempi voluttuari. «Il passaporto è valido o è da rinnovare?» gli chiesero.

    «Il passaporto? non ho il passaporto, ma solo la carta d’identità; non è sufficiente?»

    «E no; comunque, con una piccola spesa in più, possiamo interessare la nostra consociata di Roma per procurarle un permesso provvisorio di espatrio, valido per un mese di soggiorno a Santo Domingo. Lì hanno una corsìa preferenziale per accorciare i tempi normali; per percorrerla è logico che costi qualcosa, no?»

    Uscì dall’agenzia borbottando: -tremila euro... tremila euro... e dove li trovo? e in così breve tempo poi! il prossimo volo parte da Roma-Fiumicino tra tre giorni...-

    Col suo modestissimo stipendiuccio aveva racimolato appena qualche centinaio di euro in anni di ministero... eppure doveva trovare al più presto quella somma o almeno la maggior parte: in agenzia gli avevano proposto una salatissima dilazione per la metà dell’importo, dilazione che lui era pur disposto a utilizzare, ma per il resto? eppure, doveva far presto; non poteva perdere un’altra settimana in attesa del prossimo volo!

    Tornò in canonica alla ricerca di una soluzione; non se la sentiva di chiedere un prestito ai suoi colleghi di parrocchia, ma ecco un ragazzo della squadra di calcio che lo salutò:

    «Buon giorno don Danilo, sono venuto prima della partita per allenarmi da solo; voglio esercitarmi a tirare i rigori.»

    «Bravo Paolo, ma senza il portiere...»

    «Be’, a me basta centrare la porta, poi la fortuna mi assisterà!»

    «Non la fortuna, Paolo; ma il tuo angelo custode. Pregalo ché ti assista!» Un lampo lo pervase improvvisamente:

    «Paolo, che lavoro fà tuo padre?»

    «Lavora in banca, nell’agenzia qui all’angolo. Perché?»

    «Nulla d’importante; vorrei chiedergli un’informazione.»

    «Se vuole, può chiamarlo all’una e mezza a casa.»

    «Ma adesso è in ufficio?»

    «Certo, don Danilo; se vuole andare a trovarlo chieda del ragionier Mecagni.»

    «Grazie, Paolo; ci vado adesso.»

    «Il ragionier Mecagni?»

    «In persona. Ha bisogno di qualcosa?»

    «Sono don Danilo Dinardo, suo figlio Paolo mi ha indirizzato qui. Ecco...»

    «Ah, lei è il prete che si occupa dei ragazzi e arbitra le partite. Molto piacere di conoscerla; so che Paolo sarebbe uscito prima da scuola e sarebbe passato dall’oratorio. In cosa posso...»

    «Ecco, ragioniere; vengo subito al dunque: in questo momento mi trovo in una situazione... sì, insomma, avrei bisogno di un prestito immediato.» disse tutto d’un fiato.

    «Ah! ma lei è cliente di questa banca?»

    «No; veramente di nessuna banca. Ma ho una necessità urgente e non so a chi chiedere. Se può aiutarmi...»

    «Lei vorrebbe un fido o un mutuo?»

    «Non so, ragioniere; mi occorrono tremila euro e pensavo che un prestito rientri tra i compiti di una banca.»

    «E’ vero, le banche talvolta prestano del denaro; tremila euro non sono una grande cifra. Ma lei ha referenze? ha un reddito fisso? sa, le banche vogliono garanzie prima di prestar soldi. Son sempre denari dei clienti!»

    «No, non ho nulla di ciò; faccio il viceparroco e percepisco un piccolissimo compenso mensile: trecento euro

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1