“Navigare” nel fango
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Anteprima del libro
“Navigare” nel fango - Paolo Franceschetti
dell’autore
Dossier Alluvioni – Navigare
nel fango - Introduzione
Tutti noi abbiamo seguito nel corso di questi ultimi anni almeno una decina di telegiornali dedicati alle alluvioni, assistito a qualche Talk Show e letto svariati servizi giornalistici. Per quindici giorni le più note località alluvionate
diventano set cinematografici con decine di troupe che documenteranno il lavoro dei soccorsi della prima emergenza. Andranno in onda e in stampa le interviste agli eroi per caso
, la foto degli studenti angeli del fango
, le consuete immagini di mobili accatastati in strada e di auto rovesciate; tutti i media reclamizzeranno il numero del conto corrente bancario su cui fare il bonifico proalluvionati mostrando la commovente foto di un pompiere mentre offre, su uno sfondo di devastazione, una coperta a una mamma con un bambino in braccio.
Dal secondo giorno iniziano le dirette fuori orario e i talk show con ospiti il solito geologo, che dice che lì non si doveva costruire, il Colonnello dell'Aeronautica, che spiega lo scontro dell'aria umida mediterranea con la corrente fredda da nord e il sopravvissuto all'identica precedente alluvione, che ancora aspetta gli sgravi fiscali promessi.
Il terzo giorno servizi sui funerali, passerella dei politici, arrivati in elicottero a stringere le mani ai politici locali arrivati in auto blu e prime promesse di stanziamenti, sempre troppo striminziti per la sola prima emergenza
, poi, dopo qualche ora, ci si sbottona a promettere altri fondi, ma sempre ed esclusivamente per lavori pubblici, così i giornali titolano cubitali milioni agli alluvionati
e l'opinione pubblica pensa che gli alluvionati diventeranno presto tutti Paperoni.
Sul territorio colpito arrivano disordinatamente, numerosi e generosi, i volontari e le loro salmerie per aiutare le scioccate, infreddolite e denudate vittime degli allagamenti. Per 15 giorni i pompieri svuoteranno cantine e garage con le idrovore, i volontari aiuteranno a liberare le case, le ruspe sposteranno cumuli di detriti e verranno smaltite tonnellate di povere cose ormai diventate palle di fango.
Questo è il classico teatrino che ha luogo nelle più note località alluvionate
, altre oscure località devastate dal fango inspiegabilmente non vedranno mai un inviato, un politico o un fotoreporter, ma anche le più note località inesorabilmente cadranno al quindicesimo giorno nell'oblio mediatico e vedranno svanire giornalisti, politici, pompieri e ruspe. I primi svaniranno perché l'audience è in calo, i secondi perché rischierebbero grosso a girare nei paesi alluvionati man mano che si scopre che non ci saranno sgravi fiscali, che i soldi raccolti con gli sms solidali e i bonifici bancari serviranno a ricostruire il ponte o la strada che sono stati concausa del disastro. I pompieri e le ruspe infine se ne andranno perché in 2 settimane son già finiti i soldi della prima e somma emergenza
, e ai pompieri non verranno neppure pagati gli straordinari come vergognosamente già accaduto.
E' adesso che si rimane soli con in mano il proprio secchio e la propria vanga, ma non è soltanto una solitudine fisica, si scopre piano piano che è solitudine politica e mediatica, ci si scopre distanti anni luce dalle pubbliche amministrazioni e dalle redazioni, per la politica sei un rompiscatole e per i giornali non sei più una notizia, e neanche su wikipedia troverai mai un riferimento al tuo dramma. Entra allora in gioco il web come potente mezzo di ricerca di informazioni altrui e di diffusione delle proprie, inizia dal 15° giorno l'attesa lunga centinaia di giorni per avere giuste informazioni, risposte e denari necessari a ricostruirsi un futuro. Come il tenente Drogo attende vanamente i Tartari anche l'alluvionato cerca di scrutare con il binocolo l'orizzonte politico, che rimane per mesi, addirittura anni, vuoto di risposte e certezze proprio come il deserto dei Tartari.
Inizia anche l'incredibile situazione dell'alluvionato da tassare prima per aiutarlo poi
che lo precipita in un'altra metafora letteraria: una situazione kafkiana. L’utilizzo del web riesce a rendere questa attesa meno solitaria e a consolare, informare, rincuorare, scuotere e organizzare le varie comunità sparse su tutto lo stivale, isole comprese. Proprio per le comunità più periferiche diventa strategico l’uso di facebook.
Leggendo queste pagine si scopre allora cosa accade a un alluvionato dal quindicesimo giorno, i più fortunati vedranno rimborsi e aiuti arrivare centellinati come elemosine in 400 giorni, altri ne attenderanno anche 1000. I più sfortunati attenderanno tutta la vita un minimo riconoscimento che gli renderà lo Stato, le sue istituzioni, i suoi burocrati e i suoi rappresentanti i veri nemici da cui guardarsi e difendersi, corrompendo definitivamente la poca fiducia residua dei cittadini verso la politica. Spalato il fango dell'alluvione si rimane imbrigliati nel fango della burocrazia. Queste pagine svelano quello che ostinatamente non si vuol vedere: cittadini e aziende abbandonati al proprio destino, senza un quadro certo di linee di intervento di giusta ed etica solidarietà nazionale.
Quella che segue è la tragicomica descrizione di quanto accade nelle aree alluvionate, dove sono puntigliosamente rimborsate le riparazioni di Ferrari o BMW, ma nulla è dato per risarcire i materassi su cui dormire.
Dossier Alluvioni – Premessa
ISOLA D’ELBA: CONOSCERE E FARE CONOSCERE
Di una località alluvionata si occuperanno ignoti funzionari regionali o ministeriali che spesso nulla sanno della località colpita, come funzioni la sua economia, cosa effettivamente serva per risolvere particolari problemi, quale rilevanza possano avere determinati atti nella ripresa del normale corso della vita di tutti i giorni di una comunità. Come isolani siamo costantemente abituati a essere sottovalutati in situazioni ordinarie. Recenti tagli alla scuola, alla sanità, al tribunale o ai trasporti sono stati decisi e applicati su un territorio insulare che presenta delle ovvie specificità. E’ molto pericoloso godere di sommari pregiudizi sulla vita e sul lavoro di un’isola dedita al turismo. E’ normale passare per fannulloni perché si lavora 6 mesi all’anno, peccato che in piena estate si lavori 12 ore al giorno. Viverci è sicuramente un privilegio ma gli abitanti devono mediare tra alcune rinunce e difficoltà. Ecco perché parto da una descrizione del luogo dove è avvenuta l’alluvione del 7 novembre 2011, perché la mancanza di conoscenza genera talvolta equivoci ed errori, commessi anche dagli stessi organi di informazione. Oscuri burocrati, politici e giornalisti disinformati possono, con il loro intervento, fare più danno delle calamità a cui dovrebbero dare aiuto.
L’Elba con 224 chilometri quadrati di estensione e 147 chilometri di costa è la terza isola italiana. Stupisce l’alone di mistero che la circonda ogni qual volta assurga all’onore dei notiziari delle cronache nazionali.
L’Elba è famosa nel mondo per essere stata per un anno circa la dimora imperiale di Napoleone Bonaparte, è citata almeno per nome da tutti i libri di storia ed è stata più volte fonte di ispirazione per scrittori che abbiano scritto romanzi sulla vita di Napoleone o su vicende che lo riguardassero. Uno dei romanzi più famosi del mondo, Il Conte di Montecristo
, inizia la propria trama dalla visita fatta da Edmond Dantes, capitano in seconda di un vascello, all’imperatore relegato a regnare sulla piccola isola del Tirreno. La stessa attuale bandiera elbana è un retaggio napoleonico. La banda rossa con le tre api in araldica è proprio detto capo napoleonico
, questa fascia rossa con le api d’oro ha ornato gli stemmi di centinaia di città dell’Impero, oggi sopravvive nei gonfaloni di moltissime amministrazioni pubbliche in tutta Europa e se ne fregia anche il comune di Campo nell’Elba.
Prima di Napoleone l’Elba sarà sempre contesa per almeno duemila cinquecento anni. Senza il ferro estratto dalle sue miniere, situate nella porzione orientale dell’isola, la stessa potenza di Roma non avrebbe potuto svilupparsi con tanta rapidità per estendere il suo dominio sul Mediterraneo prima e sull’Europa poi. Possedere l’Elba e potere gestire le sue miniere di ferro significava poter armare con maggiore efficacia l’esercito e la marina per affrontare nemici armati ancora con rame, bronzo, legno e cuoio. L’Elba e le altre isole dell’arcipelago saranno per millenni luoghi di confino, esilio, prigionia, eremitaggio e clausura. La sua posizione determinava anche il controllo e l’accesso all’alto Tirreno, per questo motivo l’Elba sarà contesa da pisani e genovesi prima, tra pirati saraceni e spagnoli, inglesi e francesi poi. Sembra incredibile ma l’Elba in epoca moderna sarà unificata finalmente da Napoleone, che ne divenne sovrano con il titolo di imperatore
.
Anche l’industria estrattiva del granito avrà per secoli un’importanza economica rilevante. Le cave poste nel versante occidentale dell’isola saranno sfruttate da romani e pisani per costruire templi, ville e chiese nelle 2 città monumentali tra le più famose del mondo.
Nella seconda guerra mondiale l’isola sarà teatro di aspri scontri e fatti bellici di una certa drammaticità mai ricordati nella storiografia generale della guerra. A Marina di Campo nacque l’eroe Teseo Tesei, l’inventore dell’arma subacquea che terrorizzò la Royal Navy più di ogni altro mezzo aereo o navale nel corso della guerra. Con la nuova arma denominata ufficialmente SLC, siluro a lenta corsa, più comunemente detto maiale
, gli intrepidi incursori della Regia Marina violarono a cavallo del loro ordigno tutti i principali porti del Mediterraneo distruggendo agli inglesi corazzate, incrociatori e preziose petroliere
La guarnigione elbana all’atto dell’armistizio dell’8 settembre del 1943 rimase fedele al re, ma alcuni bombardamenti aerei su obbiettivi anche civili e un risoluto assalto di paracadutisti tedeschi ne piegarono la resistenza. Pochi giorni