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Nella mente dell'astrologo VOL.2
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E-book327 pagine4 ore

Nella mente dell'astrologo VOL.2

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Info su questo ebook

Mentre nel primo volume, abbiamo avuto un incontro iniziale col metodo di previsione astrologica proposto da Giuseppe Al Rami Galeota, in quest'ultima fatica entriamo proprio nel merito della ricerca stessa: sono proposte, in primis, le prove della sua validità e, come logica conseguenza, sono poi offerti tutti gli strumenti per cominciare a verificare, in prima persona, gli effetti degli esperimenti esposti. Il valore delle Case astrologiche, il rapporto tra forma e sostanza, la validità di Chirone in astrologia, sono alcuni degli interessanti argomenti qui proposti e che hanno come sempre, lo scopo di mantenere la riflessione astrologica sempre viva.
LinguaItaliano
Data di uscita11 set 2020
ISBN9788831693288
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    Anteprima del libro

    Nella mente dell'astrologo VOL.2 - Giuseppe Al Rami Galeota

    Camelia

    Sul pensiero analogico

    Esiste una capacità cognitiva che è quella di scorgere differenze e somiglianze tra una classe e l’altra di fatti, cose, concetti, elementi della natura. Questa capacità di riconoscere somiglianze si poggia sul principio delle analogie. Si tratta di un processo del pensiero, un ragionamento, che consiste nel mettere in relazione fatti o cose tramite una sorta di equivalenza; e questo avviene sia a livello inconscio che consapevolmente.

    Esso contribuisce alla formulazione di un'ipotesi. Nella scienza, è molto utile, perché svolge una funzione euristica, cioè permette di esaminare i fatti attraverso una serie di sentieri che potrebbero essere utili a cogliere la verità che cerchiamo. In sostanza, se due o tre oggetti hanno delle proprietà in comune, allora sono simili e c’è qualcosa che li lega, nonostante tante differenze. L’equivalenza tra due classi di fatti è parziale, si riferisce solo a qualcosa, a qualche dettaglio che noi riusciamo a scorgere grazie al nostro intelletto. Il pipistrello è analogo al corvo, perché entrambi volano, hanno le ali e sono neri; ma ciò non è sufficiente per dire che entrambi sono uccelli o entrambi sono mammiferi. Ci sono elementi comuni e non comuni tra le due categorie di oggetti. L’analogia sta nella capacità di saper trovare punti in comune; tuttavia, nella ricerca della verità bisogna anche tener presente i fatti che distinguono un oggetto dall’altro. Il pensiero analogico è paragonabile alle associazioni d’idee: Siccome mi chiamo Maria allora sono la Madonna. È chiaro che alcune associazioni d’idee sono totalmente infondate: così funziona l’inconscio, tant’è che il sintomo talvolta non è altro che la manifestazione psicosomatica di un conflitto o di un’esperienza del passato. Esiste sempre qualche somiglianza tra l’esperienza e il sintomo.

    Il discorso delle analogie si manifesta quotidianamente e in modo spontaneo in ognuno di noi. Come afferma André Barbault nel suo Dalla psicoanalisi all’astrologia e parafrasando le ricerche di Freud, esiste in noi una sorta di automatismo alla ripetizione; reagiamo in modo simile a situazioni che presentano somiglianze tra loro. Ecco il transfert. In pratica, la stessa energia psichica carica di contenuti affettivi è investita su più oggetti che somigliano tra loro: il buon rapporto con la figura paterna, così, si traduce in un contenuto psichico che si manifesta in maniera analoga in quei casi che presentano una somiglianza con la figura paterna. Il capo, il marito, il padre sono tutti collegati tra loro dall’essere uomini. Il nesso comune che lega questi diversi oggetti è il fatto di essere uomini. Avviene, occorre notare, qualcosa del tipo: mio padre è buono, allora tutti gli uomini sono buoni (con le dovute eccezioni). Si tratta di una generalizzazione che scaturisce dall’osservazione di uno o più tratti comuni agli oggetti che stiamo osservando. Questa disposizione si ripercuote nella vita di tutti i giorni, tramite la ripetizione di relazioni affettive, idee, atteggiamenti, comportamenti che nascono, in questo caso, dal rapporto col padre. E tale disposizione interiore produrrà, di conseguenza, maggiori probabilità di vivere quasi ogni rapporto con ogni uomo, con quella stessa fiducia e ottimismo con cui si è formato quel primo rapporto.

    Ora, invece, immaginiamo una bambina che sia stata abbandonata dalla madre durante i primi anni di vita. Crescerà, forse, con la consapevolezza che le donne sono inaffidabili e potrà sviluppare una profonda gelosia nei confronti delle altre donne, o sfiducia nei confronti di se stessa. Vi è transfert in tutti quei rapporti che in questo caso ricordano la relazione d’affetto con la madre assente, perché senza volerlo, cerchiamo somiglianze tra le diverse classi di oggetti, fatti, persone. La condotta sarà analoga in casi analoghi: senza rendersene conto, questa bambina farà in modo di ricreare con le altre donne importanti della sua vita le stesse dinamiche, le stesse condizioni che erano presenti in quel primo rapporto. Il soggetto potrà elevarsi, potrà superare un eventuale conflitto; ma qualcosa rimarrà per sempre impressa; e questo imprinting sembra essere segnalato dai pianeti così come erano presenti al momento della nostra nascita. In questo caso, è la Luna a indicare il rapporto con la madre, con le donne in generale, con il concetto che si ha della propria femminilità; mentre per un uomo rappresenterà il rapporto con la madre, con la sorella, con la fidanzata, con la moglie, insomma con le donne in generale, perché queste ultime sono il sostituto su cui investire l’energia psichica e affettiva quando non è investita nella madre, nella figlia etc. etc.

    Io, che ho la Luna in Leone, sono cresciuto con una madre che mi ha trasmesso il senso della dignità, dell’orgoglio, dell’onore, e quasi come per incanto le donne importanti della mia vita spiccavano per orgoglio, per dignità, per amor proprio. Come dire che quell’energia disponibile è la stessa che utilizziamo per valutare, catalogare, classificare, riconoscere, certi fatti o addirittura sceglierli. Insomma, è quello che Barbault definisce insieme di stadi associativi.

    È un po’ come quel che avviene nei sogni, c’è sempre, o spesso, un legame tra mondo onirico e realtà: per cui il primo è il prolungamento del secondo, una specie di laboratorio, dove è forgiato e creato un oggetto analogo a quello vissuto nel mondo reale. Noi sogniamo aspetti della nostra vita di tutti i giorni, e un drago sputa fuoco è indicativo di qualcosa che è stato deformato nella nostra mente per essere irriconoscibile rispetto a ciò che indica del mondo reale.

    Allo stesso tempo è un simbolismo universale, valido per tutti gli esseri viventi. Ed è la stessa e identica cosa che accade con la mitologia che è appunto l’espressione di sentimenti, emozioni, desideri, vissuti da tutti i popoli della terra e racchiusi in storie che si rassomigliano in qualche elemento fondante. Non è tanto importante la forma assunta, quanto il fatto che tutto ciò sia simbolico e riguardi qualcosa che si trova ancora più indietro nella catena cronologica, l’archetipo, il nocciolo atavico che sintetizza in un simbolo una certa classe di fenomeni della vita di tutti i giorni e di tutti gli esseri viventi mai esistiti.

    Questi simboli sono espressi, in astrologia, attraverso la mitologia greca. Ciò non vuole significare che nel mito greco ci sia qualcosa di più della mitologia degli indiani d’America o degli aborigeni africani: semplicemente, è la base simbolica dell’astrologia perché è stata la prima disponibile all’applicazione in campo astrologico, dopo essere stata contaminata dalle influenze persiane, babilonesi, egiziane, resistendo nei secoli alle altre influenze.

    L’espressione di un pianeta in astrologia è in perfetto accordo con l’automatismo di ripetizione che avviene nella vita umana perché ci parla di un oggetto celeste che si esprime in più direzioni collegate tra loro da un nesso comune, cioè da un’analogia, e, infatti, nella vita di tutti i giorni il soggetto investe lo stesso contenuto affettivo in quei casi che hanno qualcosa in comune. Ogni Corpo Celeste astrologico è in simpatia, in risonanza con un certo contenuto psichico umano ed entrambi funzionano secondo il principio delle analogie.

    La vita umana è organizzata attorno a un modello su cui si realizza un comportamento con tutto quel che ne consegue in termini di eventi concreti, poiché in astrologia non vi è nulla che non abbia anche una parte fisica, oltre che psichica. Siamo spinti da una tendenza, in accordo con un determinato pianeta, che a sua volta è in un determinato Segno zodiacale, in determinate relazioni angolari con gli altri Corpi Celesti, che agisce all’interno di un certo settore astrologico; questa tendenza è quel nucleo di energia psichica che si esprime attraverso la ripetizione, ossia con un ritmo, perché il nostro agire non è mai caotico, ma sempre coordinato da questo insieme di tendenze. L’agire è scandito da analogie tra le simbologie astrologiche e gli stadi affettivi dello sviluppo: pare che a ogni pianeta o Segno corrisponda una specifica fase dello sviluppo psicoaffettivo, quello delineato da Freud e descritto in maniera magistrale dal già citato Barbault.

    Tali tendenze agiscono anche per mezzo del ricordo: ciò che è depositato in memoria lo è perché ha lasciato un segno energetico con tonalità affettive dentro di noi; e siccome non potremo mai più ritrovare qualcosa uguale a se stessa a causa della mutevolezza dei fenomeni e del mondo stesso, andremo alla ricerca di qualcosa di simile, il più simile possibile, poiché ciò che è simile a un’esperienza depositata nella memoria è più familiare e facile da riconoscere. Una qualsiasi altra esperienza può avere contenuti affettivi che possono aumentare la probabilità di ripescare dalla memoria un certo ricordo. Un po’ come quel che accade a causa del famoso effetto cocktail party: la nostra attenzione diventa selettiva nel mezzo del baccano presente in un luogo affollato; può essere, però, distolta se il nostro orecchio comprende una parola che per la nostra vita ha avuto un senso importante, anche solo in parte. Il cervello registra tutto e ciò che ascoltiamo passivamente, senza nemmeno avere la cognizione di stare ascoltando, è accolto dai nostri organi di senso per essere filtrato oppure elaborato ulteriormente e quindi riconosciuto se risuona con una certa nostra esperienza, gusto, affetto. Riconoscere significa avere già in memoria qualcosa di analogo. Qualcosa diventa familiare tramite la ripetizione; il ritmo cristallizza una specifica zona neurale che diventa uno dei circuiti di favore del nostro agire, la nostra euristica, la nostra abitudine. Il pianeta, il Segno zodiacale, il nostro intero Tema di nascita ci parla degli stimoli cui possiamo divenire più sensibili. Se divengo sensibile a qualcosa, allora sarò maggiormente disposto a cercarlo ancora, anche nel caso di qualcosa di doloroso. In questo modo, avremo compiuto il nostro destino per il principio che noi siamo quel che facciamo e facciamo quel che siamo.

    La mente funziona proprio così, ciononostante questo stesso funzionamento non può essere valutato scientificamente, poiché qualcosa è scientifica se e solo se può essere riprodotta in laboratorio o falsificata in termini popperiani. Bisogna che esista un esperimento per dimostrare che qualcosa è falso, in modo controllato, utilizzando protocolli rigorosi d’indagine. Falsificazione è sinonimo di confutazione. Ciò che accade nella mente non si può controllare in maniera rigorosa, solo sempre molto vaga. Possiamo controllare quantità, non qualità. Quel che accade nella mente, il parallelismo tra astri ed eventi umani, non potrà mai rientrare nell’ambito delle scienze esatte, solo in quello delle scienze umane, che a mio parere non sono un volgarizzazione dell’affidabilità della scienza esatta. La differenza tra le due scienze sta nel fatto che ciò che è controllabile manipolando alcune variabili, è più affidabile. Nel secondo caso, vi sono variabili non manipolabili e perciò si rimane sul piano della constatazione non scientifica. Tuttavia è auto-evidente che l’analogia sia una realtà e la base su cui operano il linguaggio dell’inconscio e il linguaggio dell’astrologia che a sua volta è il mezzo di comunicazione dell’inconscio.

    L’analogia è il mattone fondamentale, la struttura di un sistema costituito da oggetti e soggetti collegati tra loro dalla stessa carica psichica, energetica, emotiva: è sempre la stessa corda che vibra, così che si riproduce ciclicamente la stessa situazione psichica.

    Analogia è anche creatività: possiamo cercare somiglianze tra l’astrologia e la spiritualità, cercare dei nessi comuni e stabilire che tra le due materie c’è un accordo, una risonanza; questo, ovviamente, non è sufficiente per terminare che entrambe le materie facciano parte della stessa classe di fenomeni. Concentrandoci sulle differenze, applicando il principio dualistico vergineo della classificazione, la prima disciplina si avvale di una tecnica matematica, la seconda, invece, di tecniche meditative.

    Usando invece l’approccio olistico pescino, sintetico, che tende all’unificazione dei fenomeni, astrologia e spiritualità sono la risposta (forse) al trascendente. Possiamo ipotizzare che la matematica e lo stato meditativo hanno qualcosa in comune e perciò potremmo individuare un’analogia tra queste pratiche e l’esistenza di Dio. Tuttavia, sarebbero solo ipotesi che appunto dipendono dalla nostra personale capacità di trovare somiglianze e differenze tra un fatto e l’altro. Insomma, è creatività, è pura riflessione fine a se stessa fino a quando non avremo dimostrazioni che la nostra personale ipotesi è una realtà.

    Il fatto che vi sia affinità tra un mito e l’espressione di un pianeta è un fatto fondato nella misura in cui siamo capaci di dimostrarlo. Le statistiche Gauquelin hanno mostrato che il temperamento marziale spicca nei soggetti che hanno Marte in posizione dominante. La premessa è: esiste un’affinità tra il pianeta Marte e il comportamento marziale. Quest’affinità è controllabile? È verificabile statisticamente? Si mette alla prova l’ipotesi. Purtroppo, in astrologia non è sempre possibile pervenire a conclusioni certe, anche se il potere dell’analogia è molto persuasivo.

    Un altro esempio: secondo la tradizione astrologica classica, i Corpi Celesti astrologici non sarebbero più di sette perché sette sono i colori dell’arcobaleno, le note musicali, gli orifizi del corpo umano, i chakra (che in realtà sono molti di più, ma 7 sono i principali:

    Due, davanti agli orecchi, vicino al punto dove si riuniscono le ossa mascellari.

    Due, subito al di sopra dei seni.

    Uno, nel punto in cui si uniscono le ossa del torace, presso la ghiandola tiroide.

    Questo centro e i due precedenti formano un triangolo di forza.

    Due, nelle mani; uno per ciascun palmo.

    Due, nei piedi; uno per ciascuna pianta.

    Due, immediatamente dietro gli occhi.

    Due, connessi con le gonadi.

    Uno, vicino al fegato.

    Uno, connesso con lo stomaco.

    Questo centro e' in rapporto col plesso solare, pur non identificandosi con esso.

    Due, connessi con la milza.

    In realtà, essendo sovrapposti l'uno all'altro, essi formano un solo centro.

    Due, dietro i ginocchi.

    Un centro potente e' strettamente connesso con il nervo vago.

    Tale e' la sua forza, che esso viene considerato da alcune scuole di esoterismo, come uno dei centri maggiori. Esso non e' situato lungo la spina dorsale, ma si trova vicino al timo.

    Uno e' vicino al plesso solare e lo collega con il centro alla base della spina dorsale, formando così un triangolo, i cui vertici sono costituiti dal centro sacrale, dal plesso solare e dal centro alla base della colonna vertebrale.

    Questi due triangoli di forza cui si e' accennato sono di grande importanza.

    Uno e' al di sopra e l'altro al di sotto del diaframma.]

    C’è somiglianza tra il numero dei pianeti e alcuni fenomeni della natura.

    È vero che i pianeti sono soltanto sette? È falso, perché abbiamo scoperto pure Urano, Nettuno, Plutone e altri planetoidi minori che, forse, hanno una valenza astrologica pure loro. L’osservazione contraddice l’analogia, anche se ha forza persuasiva! La somiglianza tra due o più classi di fatti non necessariamente ci dice che essi sono collegati tra loro da un vincolo di simpatia e, infatti, le moderne osservazioni rigettano tremila anni di credenze. Dobbiamo conservare la tradizione, nonostante le evidenze contrarie? Molto spesso accade questo perché siamo abituati a difendere quelle idee su cui abbiamo puntato molti dei nostri investimenti affettivi. Tuttavia, si può continuare a pensare che esista davvero qualcosa di più di una semplice coincidenza se le note musicali sono sette, e sette sono i colori dell’iride e sempre sette sono i Corpi Celesti del nostro sistema solare, visibili a occhio nudo.

    Ancora: Venere è una Dea notoriamente capricciosa e volitiva e, in astrologia, non abbiamo trovato queste caratteristiche nelle manifestazioni del relativo pianeta, attributi più affini alle caratteristiche astrologiche della Luna. Ciò significa che esistono anche delle proprietà del pianeta astrologico che non sono condivise col mito ed è una lezione di fondamentale importanza per non spingerci a generalizzazioni indebite. Torno a ripetere, non è sufficiente trovare un’analogia tra due fatti per decretare che i due fenomeni siano uniti da un certo vincolo. Potremmo dire che Urano (plausibilmente collegabile al sistema nervoso centrale), pianeta dell’elettricità e della tecnologia, è affine ai computer perché essi sono mezzi tecnologici. Si potrebbe pur dire che, siccome con il computer si comunica, allora è prima di tutto un mezzo mercuriale e, secondariamente, uno strumento tecnologico. Potremmo sempre affermare che poiché il computer si avvale di una memoria operativa, allora è più affine alla Luna che appunto riguarda la memoria. Quale tra queste tre posizioni astrologiche descrive meglio l’appassionato di computer? Dobbiamo mettere da parte le nostre personalissime convinzioni, il potere affascinante delle nostre logiche e andare a verificare quale posizione prevale rispetto alle altre. Da ciò possiamo desumere che l’analogia è utile alla costruzione di un’ipotesi in alternativa o parallelamente al procedimento lineare e logico: si tratta di un approccio creativo per individuare la soluzione di un problema.

    L’astrologo, pertanto, addestra la sua creatività attraverso la pratica delle analogie, delle associazioni d’idee; ma spesso scambia il collegamento individuato per dato di fatto, appunto perché è naturale, istintiva, innata, questa tendenza a cercare similitudini. E c’è una ragione evolutiva dietro di tutto ciò: mi è capitato di vedere un video, dove qualcuno disponeva una zucchina dietro a un gatto e questo, girandosi per vedere cosa ci fosse dietro di lui, istintivamente balzava in aria terrorizzato. Evidentemente, avrà scambiato la zucchina per un serpente, cogliendo in una frazione di secondo la relazione tra la forma e il colore della zucchina, con la forma e il colore del rettile. Questa reazione ha uno scopo difensivo, legato alla propria sopravvivenza: esistono reazioni istintive che nell’evoluzione, in milioni di anni, hanno permesso agli esseri viventi di salvarsi la vita. Tale capacità generalizzatrice, nel tempo, si è estesa non solo a quei casi in cui è a repentaglio la nostra sopravvivenza, ma anche a tutti gli ambiti dell’esistenza; e non sempre è vincente, perché se è vero che il gatto ha reagito in maniera funzionale alla sua sopravvivenza, in realtà non vi era alcun serpente.

    In astrologia, esiste la convinzione che ogni Segno zodiacale sia simile al mese in cui nasce. È un’idea molto astuta, acuta, cionondimeno non necessariamente giusta: infatti, è vero che il Segno del Leone è caloroso come il mese di Agosto, non lo è altrettanto che il calorosissimo Sagittario, spesso ribelle e focoso, sia attinente con l’autunno. Dei Segni zodiacali si è scelto quell’attributo, quella caratteristica che meglio somiglia al mese corrispondente. Stando a questa logica, si è scelta la freddezza del Capricorno per associarla al gelo di Gennaio. Siamo di fronte a scelte arbitrarie dell’astrologo che ha deciso ciò che meglio calza e ha escluso ciò che non è pertinente alle sue conclusioni.

    Inoltre, quel discorso viene a cadere all’equatore o ai poli, o a latitudini sud dove le stagioni sono addirittura invertite.

    Non è vero, dunque, che c’è attinenza tra Segni e stagioni: c’è solo qualche similitudine scelta ad hoc grazie a un po’ d’ingegno e intelligenza. Ciononostante, da lì a dire che i Segni hanno veramente a che fare con le stagioni è azzardato perché sono solo ipotesi tutte da dimostrare, in contraddizione con qualche altro fatto.

    Ora, pur di salvare questa idea, alcuni astrologi sono disposti a dire che se a Luglio nascono i Cancro che sono calorosi e placidi come i primi mesi estivi, a sud dell’equatore, sempre a Luglio, invece, nascono i Capricorno, proprio perché lì le stagioni sono invertite: quando da noi è inverno, nella parte sud della Terra è estate e viceversa. Molto ingegnoso e creativo, pur se tutto da dimostrare.

    Per tenere indenne il collegamento analogico che è, come abbiamo appena visto, salvifico, siamo disposti a cambiare il mondo, i fatti e a interpretarli secondo una credenza, un paradigma su cui poggiare tutte le osservazioni.

    Quella dell’affinità stagionale è un’idea sostenibile? Stando ad alcuni autori lo è; pur tuttavia non per tutti. Tanti anni fa, feci un viaggio in Madagascar, per condurre alcune interviste ai nativi del luogo e ho costatato che un Pesci è pur sempre un Pesci, non un Vergine, a prescindere dal fatto che sia nato a sud dell’equatore o a nord di esso. E perciò, anche se l’ipotesi dell’inversione dei Segni sembra essere logicamente irreprensibile, i fatti mi dicono che quella logica può essere accantonata. Non esiste ancora un modo per dimostrarlo una volta per tutte e definitivamente. Le mie osservazioni, dunque, non valgono nulla in termini scientifici, nessuno può valutare quanto le mie indagini sui nativi malgasci siano state condotte in modo rigoroso e critico. Per quanto le nostre logiche possano sembrare indistruttibili, ciò che conta è sempre lo scontro con i fatti, che in astrologia, ahimè, non sempre è possibile.

    Gli astrologi della scuola Morpurghiana concordano con l’idea che i Segni zodiacali dipendano dai pianeti che li governano. Mi spiego: perché il Sagittario è gioviale, simpatico, esuberante e, allo stesso tempo, irrequieto? Presto detto: Giove e Nettuno hanno queste qualità e quindi gli astrologi, scorgendo la similitudine, l’analogia appunto, hanno dedotto che Giove e Nettuno sono quei Corpi Celesti che formano la peculiarità del Sagittario.

    Inutile dire che ogni scuola astrologica ha trovato le sue analogie, condivide qualcosa con le altre scuole, pur mantenendo le sue logiche per diversificarsi da tutte le altre. È frequente dire che se un pianeta si trova in esaltazione in un certo Segno zodiacale, allora lì si esprime nel massimo delle sue potenzialità. Mi viene in mente, a dimostrazione, la questione di Marte in Capricorno. In questo segno, la carica belligerante di Marte si spegne perché sorretta dalla pazienza e dalla costanza del Segno. Per questo, quel Marte diviene uno strumento utile per l’imposizione della propria volontà. A ben vedere, non esiste alcuna affinità tra Marte e il Capricorno, poiché questo pianeta non ha niente da condividere con la natura del Segno che è l’esatto opposto dei valori caratteristici di Marte (impazienza, guerra, impulsività, etc. etc.). Pertanto, dire che è in esaltazione, in caduta, o in esilio, significa apporre un’etichetta che lascia il

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