L'arpa e la riva
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Info su questo ebook
Scrive poesie e racconti da quando aveva circa undici anni.
Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: “Nuvole” (Editore Santelli, Cosenza, settembre 1992), “I fiori” (Editore Pellegrini, Cosenza, febbraio 2008), “Una finestra piccola sul mare” (Editore Pellegrini, Cosenza, gennaio 2013),”Il ciliegio è fiorito” ( Gruppo Editoriale L’Espresso SpA, Roma, gennaio 2015 ).
Ha scritto una silloge di diciotto racconti intitolata “Il coro a bocca chiusa” (Editore Pellegrini, Cosenza, febbraio 2011) ed il romanzo “Il nascondiglio dei serafini” (Gruppo Editoriale L’Espresso SpA, Roma, maggio 2014).
È autrice di due saggi di Storia dell’Arte: uno riguarda il proprio bisnonno, artista calabrese vissuto tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, intitolato “Rodolfo Del Pozzo, pittore e scultore di Mammola” ( Gruppo Editoriale L’Espresso SpA, Roma, novembre 2014 ); l’altro saggio è sul pittore calabrese di Cortale ( Cz ) vissuto tra il 1827 ed il 1907, “Andrea Cefaly” ( Gruppo Editoriale L’Espresso SpA, Roma, aprile 2015 ).
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Anteprima del libro
L'arpa e la riva - Maria Amelia Còmito
Gianfranco
L'assolo
L’ASSOLO
Anche arpa ha una vove (I)
Anche l’arpa ha una voce
e sulla riva pianissimo consola
chi accoglie il ritmo discontinuo
dell’onda, chi nel silenzio soffre
e colma la memoria girovagando
tra i pezzi stanchi delle conchiglie
misteriose. Come sarà l’inverno
adesso che la riva è sola?
In realtà sono tante le rive,
tanti gl’itinerari scelti, estesi
lungo i ruscelli, le fiumare pigre,
i fiumi piccoli o enormi, i laghi,
i mari e raramente l’arpa
comporrà l’assolo.
Anche arpa ha una voce (II)
Anche l’arpa ha una voce
sommessa, scivolosa
che sempre silenziosa sboccia
che sempre impallidendo
trascolora.
Col tempo, forse, un po’ velata,
un poco mesta affiora.
Alte oscillano le canne
molli sulla palude esangue,
afflitte fluttuano le canne
affondate nel diniego costante.
Incredula incerta generosa
iridescente al sole
tremolante si perde,
fiammella di candela,
la cantilena erbosa.
Esile serena acquosa
verso la riva viola
s’apre alla voragine del mare
gracile una conchiglia chiara
e lieve lieve il vento
la consola.
Armonia
Inesauribile è il vincolo segreto
che lega l’arpa alla riva. Qui
anche durante il temuto inverno
l’arpa sosta in armonia congiunta
al benefico rito senza mai riposo
come un gabbiano attaccato allo scoglio
prima del volo. Qui l’arpa indisturbata
scompone la flemma della riva, tintinna,
gorgoglia, rintocca, ne raccoglie la continua morte,
le mille gocce in festa di macerie
trasformando il fluttuare ininterrotto
in umile suono acerbo, puro, acquoso.
L'assolo
Sì, ogni tanto l’arpa suona un assolo
priva di desideri, completamente persa
nel luccichìo delle macerie.
Senza nulla pretendere piange
tutte le volte che dalla riva si distacca.
Timida l’arpa? Teme di non piacere?
Teme il giudizio dei granelli di sabbia,
dei ciottoli nel greto? No, non è questa
la solfa a cui è abituata.
L’arpa forse ha ragione se teme
le lusinghe delle rive cangianti,
mutevoli, verbose. Può darsi che sia
giustificata. Ciò che vede e ascolta
non sempre la rincuora, specie laddove
travalica il trambusto, la parvenza complicata,
ogni incanto esteriore.
Per solo arpa
Per sola arpa ogni tanto
risuonerà l’assolo,
un canto nuovo e vecchio
dalla luna nascente
come lamento breve
eppure prolungato tra gli spartiti sparsi,
come un accenno di melodia d’amore
che non si stanca mai di amare.
Carezza senza tempo
lasciata da una madre.
Ma un assolo per arpa
forse non piace a chi tesse
la trama, il frastuono,
a chi tinge di rosso le gocciole sparse.
Il pianto
Se l’arpa si tinge di rosso
risorgendo solitaria dalle rive sconvolte,
si sovrappongono immagini strane,
umide offerte al giusto presunto
di alcune parole cosparse di vero fasullo.
Cos’è la giustizia? E l’arpa insicura
sospira, respinge le inquiete visioni,
riveste di candidi fiori leggeri
la riva a tratti piangente.
Poi dice basta per sempre
a quel sangue,
a tutto il torrente che langue
di uno stesso colore.
La tempesta
Quando la riva diventa tempestosa
la paura dell’arpa svetta concreta
fondata sull’arida nebbia muta.
L’arpa non cede alla sconfitta
e prega aspettando tra il cielo e la terra
un più nitido incontro, uno squarcio
che squarci qualcosa. Una luce divina.
Intanto straripano i fiumi piccoli
o enormi, le fiumare rocciose,
i ruscelli innocenti. Finanche i bei laghi
lambiscono le trepide soglie