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Nebbie: Poesia, epifanie e racconti brevi fra terra e cielo
Nebbie: Poesia, epifanie e racconti brevi fra terra e cielo
Nebbie: Poesia, epifanie e racconti brevi fra terra e cielo
E-book115 pagine59 minuti

Nebbie: Poesia, epifanie e racconti brevi fra terra e cielo

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Info su questo ebook

Nebbie e brezze. Attraverso la vita di chi si è nutrito delle materne atmosfere (del sound) di osteria in una nebbiosa Lomellina, e, insieme, di salsedinosi spruzzi sulle battigie paterne genovesi e savonesi, prendono forma sguardi, sussurri, affaticati pensieri e ironiche considerazioni.
La tavolozza è volutamente, inevitabilmente amatoriale, da parte di chi – appunto – ama, pur senza il preordinato esercizio poietico.
LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2023
ISBN9791222059938
Nebbie: Poesia, epifanie e racconti brevi fra terra e cielo

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    Anteprima del libro

    Nebbie - Francesco Gatta

    Lungo il fiume nebbioso

    Già all'alba, le ore piccole ormai sbriciolate, Giovanni e io eravamo sulla barca. Giorgio l’aveva costruita insieme a suo padre e la prestava volentieri; pescava pochissimo, abbastanza ampia, sicura. Risalivamo il torrente lomellino, novarese e pavese, che attraversa anche il nostro paesello, allora ancora un po’ contadino.

    Adagio, con un solo remo che quasi sempre riusciva a trovare appoggio sul fondo del corso d'acqua, ci muovevamo contro corrente fino a poco prima della chiusa, dove il fiume arrivava quasi a formare delle isolette, accostando acqua ad acqua, una curva dopo l'altra.

    Dopo la svolta più lunga, ecco innanzi a noi – al fiume, a tutto – il cerchio rosso del sole, tanto possente ed elegante da convincere nebbia e vapori a farsi da parte. È grande, vicino, poco più su dello sguardo, inatteso.

    Giovanni e io ci guardiamo sorridendo, mentre l'odore melmoso d'erbe paludose dalle sponde ci raggiunge. La chitarra tace, lì accanto. L'amico mio è seduto a prua, quasi disteso, coi suoi lunghi capelli biondi da figlio dei fiori a fargli da cornice, mentre io governo la barca il più dolcemente possibile. Tutto è quasi immobile, salvo le voci dell'acqua, qua e là smossa dalla nostra barca e da inconosciute correnti.

    L'estate ci regala fronde d'albero assetate che lambiscono appena la superficie d'acqua; ad ogni svolta ne compare qualcuna, insieme ad alghe fitte e fluenti, sotto costa.

    Prima che il caldo umido ci risvegli dall'incanto, invertiamo la rotta e ridiscendiamo rapidi, col remo a timone.

    Un incantato silenzio è alle spalle e sul viso.

    Perdere

    Una rosa

    sfondo pietroso

    muro antico

    Foglie un po’ verdi

    marroni

    ciottoli in cortile

    chissà da quanto tempo

    mossi

    rilocati

    Sabbia come violini

    calanti

    granelli umidi

    macchie

    Fili d’argento

    fragili lumache

    fanghiglia calpestata

    Noi

    col nostro sguardo

    ludico e impreciso

    leggiamo storie

    ovunque

    Brani di vita

    accartocciati

    Perduti.

    ruggine

    ferraglie

    nascoste dal tendaggio

    acciai luminescenti

    sbucano su sfondo

    buio

    come l’anima

    d’un eroe

    impavidi

    bicchieri colmi

    d’alcoliche bevande

    tutt’insieme

    non sanno che dire

    fare

    tempo che scorre

    lento

    musica jazz accanto

    e altro

    pur di continuare

    a vivere

    di chi sono quei corpi

    bruni

    celati

    resistenti?

    Santantonio

    Prelievo, referto; tac pet moc.

    Selz in spritz.

    Ramanzine mediche. Inadeguate diete, insoddisfacente cura di sé stessi.

    Esco.

    La piazza.

    Fuoco di sant’Antonio. Campane, rintocchi. Fuochi d’artificio come cineserie tarocche su cielo nero, scintillanti, soprastanti il falò contadino, il fuoco verace.

    Castagne, frittelle, pane e salamelle, vin brûlé. Benedizione di animali-auto-gente.

    Piroette tra la folla che sfida il freddo, ama calde condivisioni, gomito a gomito, chiacchiere pur di esserci.

    Sul tardi le parole conquistano un peso, veridicità. Ci si tocca con la voce, pause-sguardi, carezze di vocali aperte; baciare a mezzo di vocali strette, tangere consonanticamente.

    Amplessi trasparenti invisibili indovinabili, ravvicinanti occhiate colme di senso, sensualità in nuce.

    Bocche sfamate ma ancora dischiuse esplorano la bruma notturna.

    balera notturna

    l’aria campestre

    nonostante

    il buio

    l’orchestrina dal palco invisibile

    suoni distorti di vita vissuta

    la cantante tenta un roco black

    il basso lì quasi non c’è

    ma va’ lontano

    solitario

    con qualche picco vocale e

    beat legnosi di rullante

    e spugnosi tonfi di grancassa

    col nome del gruppo incollato avanti

    colorato

    che nessuno vede

    bicchieri su tavolini

    ovunque

    ventri tortuosi e molli

    fruscii ventosi

    di mente giovane

    che cerca

    non trova

    che i suoni

    e l’aria e

    tutto il resto

    vuoto del ieri a scuola o al lavoro

    e domani pure

    che ancora siamo a venerdì

    irresistibile frizzante

    su per il corpo

    verace e stanco

    un ballo

    forse

    sguardi tanti

    ma più ancora si ascolta

    è da lì che giunge travagliato

    umore

    sudore che brilla per un sole

    che ora è luce un poco neon

    blu baluginoso

    dov’è la luna?

    La luna

    Questa luna

    quasi piena

    riflessa

    arancio sbiadito sul mare

    sguardo silente

    melodioso

    troppo tenera

    poesia

    colorata d’immenso.

    Mi bacia

    timido satellite

    velenoso

    sguardo accorato

    impenitente

    specchio di storie perdute

    e ritrovate

    in tarda età sopravveniente

    sparuto

    e nudo.

    Nel Dano

    Le ghiandaie tracciano linee colorate fra ciliegi selvatici e il cielo. Le montagne nello sfondo tacciono.

    Antonio col suo piccolo trattore percorre quotidianamente la stradina di terra e pietre che congiunge casa sua con la stalla. Passa proprio qui davanti (una casetta sperduta sui prati non pianeggianti ch'era dimora del papà).

    La via che porta qui comincia a Vara Inferiore, arrivando dal passo del Faiallo appena prima della chiesa di san Gualberto: svolti a sinistra e incontri quasi subito boschetti ombrosi e prati scoscesi, con un'aria timidamente misteriosa quando l'umidità si veste di pioggia nebbiosa (entri in un luogo inatteso); un paio di chilometri e poi ancora a sinistra, abbandonando l'asfalto straniante. Oppure, quando arrivi da Olba san Pietro, passi la chiesa di san Gualberto e scendi a destra. Ma puoi anche giungere da Pianpaludo, attraversare il ponticello e incontrare, subito dopo, la chiesetta della Madonna del Dano, per poi ricongiungerti con la stradina sterrata, questa volta sulla destra.

    Sono dettagli geografici, quasi cartografici. Eppure, mentre li scrivo, paiono documenti storici.

    Sono reperti emozionali.

    Tra caprioli volpi

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