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Il Segreto della Memoria: La Scienza di Osservare e di Ricordare
Il Segreto della Memoria: La Scienza di Osservare e di Ricordare
Il Segreto della Memoria: La Scienza di Osservare e di Ricordare
E-book125 pagine7 ore

Il Segreto della Memoria: La Scienza di Osservare e di Ricordare

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Info su questo ebook

L’intensità della impressione originale
 
determina il grado del ricordo o rimemorazione ulteriore e l’intensità
 
dell’impressione è proporzionata all’attenzione accordata al soggetto o all’oggetto producente  l’impressione.
 
Noi non possiamo comprendere il meccanismo della memoria ed afferrare le regole che comandano le facoltà del ricordo, se non ci facciamo un’idea esatta di questa grande regione dello spirito che gli psicologi chiamano il campo subcosciente dell’intelletto
Dietro il dominio del cosciente si estende la grande regione del subcosciente. Meno del dieci per cento delle operazioni mentali della vita quotidiana si attua nel dominio del cosciente, mentre il resto si effettua nel subcosciente. Ciò che noi chiamiamo il pensiero cosciente non è che la sommità delle montagne sommerse delle quali la massa è nascosta nelle acque.
La memoria è, principalmente, una funzione del nostro subcosciente. È in questa grande e misteriosa regione che si trova la grande riserva della memoria. Dal momento che noi riceviamo un’impressione, fino a quello nel quale questa impressione ritorna nel campo del cosciente, le facoltà subcoscienti sono in opera. Per mezzo dell’esercizio, si può sviluppare la forza di concentrazione e l’attenzione riuscendo a influenzare il campo subcosciente liberando immense potenzialità.
 
LinguaItaliano
Data di uscita27 set 2017
ISBN9788869372476
Il Segreto della Memoria: La Scienza di Osservare e di Ricordare
Autore

William Walker Atkinson

William Walker Atkinson (1862 – 1932) was a noted occultist and pioneer of the New Thought Movement. He wrote extensively throughout his lifetime, often using various psydonyms. He is widely credited with writing The Kybalion and was the founder of the Yogi Publication Society.

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    Il Segreto della Memoria - William Walker Atkinson

    ARTIFICIALI

    ​LA RISERVA SUBCOSCIENTE

    Noi non possiamo comprendere il meccanismo della memoria ed afferrare le regole che comandano le facol­tà del ricordo, se non ci facciamo un’idea esatta di questa grande regione dello spirito che gli psicologi chiamano il campo subcosciente dell’intelletto. Si credeva una vol­ta che lo spirito fosse cosciente di tutto quanto si pas­sava in lui, oggi, ai nostri giorni, si riconosce che la coscienza non è la sede che di una assai piccola parte delle nostre operazioni mentali. Le idee, le impressioni, le sensazioni ed i pensieri subcoscienti rappresentano una parte assai importante nel mondo del pensiero. Si comprende ora che in ogni atto cosciente, vi sono molte cose che appartengono alla regione del subcosciente. In ogni atto cosciente v’è un retro-piano di subcosciente.

    Dietro il dominio del cosciente si estende la grande regione del subcosciente. Questa regione subcosciente racchiude una quantità di misteri che trattengono l’at­tenzione degli psicologi, ed i risultati delle loro ricerche e d loro studi esercitano una grande influenza sul pensie­ro della nostra epoca. Si suppone che meno del dieci per cento delle operazioni mentali della vita quotidiana si attua nel dominio del cosciente, mentre il resto si ef­fettua nel subcosciente. Ciò che noi chiamiamo il pen­siero cosciente non è che la sommità delle montagne sommerse delle quali la massa è nascosta nelle acque.

    Noi ci troviamo come in una foresta, durante una notte pro­fonda, mentre la nostra lanterna proietta attorno di noi un piccolo cerchio luminoso, circondato da un largo anello di penombra oltre il quale non v’è che una com­pleta oscurità. E in questa penombra si compie un la­voro i cui risultati sono, quando è necessario, introdotti nel cerchio luminoso che noi chiamiamo la « coscienza ».

    La memoria è, principalmente, una funzione del nostro subcosciente. È in questa grande e misteriosa regio­ne che si trova la grande riserva della memoria. Dal momento che noi riceviamo un’impressione, fino a quel­lo nel quale questa impressione ritorna nel campo del cosciente, le facoltà subcoscienti sono in opera.

    Noi ri­ceviamo ed immagazziniamo un’impressione ma dove l’immagazziniamo noi? Non nella regione cosciente; poi­ché altrimenti in questo caso essa ci sarebbe costantemente presente, ma nelle profondità della riserva sub-cosciente, tra altre impressioni e, spesso, così negligen­temente che ci è quasi impossibile ritrovarla quando ne abbiamo bisogno. Dove si trova essa durante gli anni che scorrono soventi tra il momento del suo immagazzi­namento e quello del suo ritorno alla vita? Quale mezzo adoperiamo noi quando vogliamo ricordarci un’impres­sione?

    La nostra volontà dà un ordine ingiungendo al lavoratore della riserva subcosciente di ritrovare e ri­condurre a giorno l’impressione messa in riserva. Se­condo il loro grado di abilità, questi lavoratori riescono più o meno bene ad eseguire con intelligenza gli ordini della volontà.

    Nello stesso modo, secondo che essi sono stati più o meno bene educati ad immagazzinare accu­ratamente i dati confidati alle loro cure ed a notare ac­curatamente la posizione dei tesori sottoposti alla loro cura, essi sono più o meno atti a ricondurli a giorno quando ne ricevono l’ordine.

    Coscienza non può essere considerata sinonimo di mente. Se noi trattiamo la coscienza e la mente come aventi mia stessa estensione, e scartiamo l’idea del do. minio subcosciente dell’intelletto, non possiamo spiegare dove si trova tutto il resto della mente durante uno stato particolare in cui si trovano tutti gli altri articoli dell’assortimento mentale diversi da quello adoperato in. quel momento. Il dominio del cosciente, in un mo­mento qualunque è molto limitato e fa pensare ad un tale che guardi in un telescopio o in un microscopio nel quale non veda che ciò che cade nel campo dello stru­mento; tutto ciò che si trovi fuori di questo campo è, per il momento, come inesistente. La mente è costantemente piena di idee, di pensieri, di impressioni, ecc., dei quali noi siamo assoluta- mente incoscienti fino a che questi ci arrivino nel campo della coscienza.

    Ogni impressione ricevuta, ogni pensiero conce- pito, ogni atto compiuto è registrato in qualche luogo nella riserva subcosciente della mente e nulla è mai assoluta­mente dimenticato. Un’infinità di cose in apparenza di­menticate da anni, riappaiono nel campo della coscien­za quando vi sono richiamate da qualche associazione d’idee, da qualche desiderio, bisogno o sforzo. Un’infi­nità di impressioni mentali non riappariranno probabil­mente mai nel campo della coscienza, perchè non ve n’è bisogno; esse resteranno tuttavia, nella regione sub-cosciente, silenziose, ma influenzando potentemente i nostri pensieri, le nostre idee e i nostri atti.

    Altre im­pressioni resteranno nascoste nelle profondità della men­te, attendendo l’ora di essere nuovamente adoperate, esattamente coinè del calore e della luce sono in potenza nel carbone degli strati scoperti della superficie della terra, attendendo il momento di esser messi in opera.

    In qualunque momento, noi non siamo coscienti che d’una piccolissima parte di ciò che è immagazzinato nella mente. Un’infinità di cose che paiono dimenticate, che ci siamo mille volte sforzati di ricordare, ritornano ad un certo momento nel campo della coscienza, in appa­renza involontaria- mente, come per un loro proprio mo­vimento. Noi cerchiamo sovente di ricordarci qualche cosa, ma questa cosa ci sfugge, e subito, l’idea si pre­senta davanti alla coscienza.

    Pare che il nostro desiderio di ricordarci metta sovente in movimento i lavoratori silenziosi del subcosciente e che, molto tempo dopo, quando il nostro desiderio è quasi spento, questi ritorni­no trionfanti portando con sè l’impressione ricercata. D’altra parte, una parola percepita per caso può aprire vasti campi della memoria dei quali noi abbiamo da molto tempo perduto di vista l’esistenza. Di frequente, in sogno, noi rivediamo figure dimenticate da molto tempo, sentiamo e riconosciamo voci i cui accenti si sono cancellati dalla nostra mente da molti anni. Molti avvenimenti, così completamente dimenticati che nessun sforzo di volontà sembra capace di ricordare, sono tut­tavia solidamente ancorati nel subcosciente; qualche ec­citazione, sforzo o stato fisico, le riconduce tanto netta­mente e tanto vivaci quanto un’impressione della vigilia.

    Nel delirio della febbre, le persone parlano frequen­temente di fatti interamente dimenticati prima della crisi e dei quali non riescono a ricordarsi il più piccolo parti­colare dopo la loro guarigione. E, tuttavia, da informa­zioni assunte risulta, che questi fatti si sono realmente passai' nella loro infanzia o nella loro giovinezza. Si dice che un uomo che annega si ricorda sovente in un lampo, gli avvenimenti della sua vita passata. Parecchi esperimenti interessanti a questo proposito sono ripor­tati nelle opere di psicologia.

    Dopo di esser stato salvato dall'annegamento, sir Francis Beaufort narra che al mo­mento tragico, incidenti della sua vita passata ripassaro­no nella sua mente in un ordine inverso e che le imma­gini mentali percepite, completate da particolarità in­fine e collaterali, costituivano una specie di panorama di tutta la sua esistenza.

    Cobridge riferisce la storia di una giovane donna, che non sapeva nè leggere nè scrivere, la quale sotto il dominio della febbre si mise a parlare latino, greco ed ebraico. Si registrarono pagine intere delle sue parole. Esse consistevano in frasi comprensibili, ma aventi scar­so rapporto le une con le altre. Alcune frasi ch’essa disse in ebraico, furono trovate nella Bibbia; altre sembravano appartenere al dialetto dei rabbini. La donna era d’una ignoranza grossolana e qualunque idea di frode pare debba essere abbandonata.

    Si credette gene­ralmente che essa fosse posseduta dal demonio. Un me­dico che non credeva alle possessioni diaboliche, decise di svelare il mistero. Dopo molte ricerche, scoperse che all’età di nove anni la donna aveva vissuto presso un vec­chio sacerdote, che aveva l’abitudine di passeggiare in un corridoio della sua casa, recitando brani degli scritti dei rabbini e citazioni dei Padri della Chiesa greci e latini. Ora, la cucina s’apriva su detto corridoio. Si esa­minarono i suoi libri e vi si trovarono tutti i passi che la giovanetta aveva pronunciato. La febbre aveva fatto ritirare dalla riserva subcosciente della malata qualcuno dei suoi antichi tesori.

    Carpenter riferisce la storia di un « clergyman » in­glese, che, visitando un castello, ebbe l’impressione di aver già veduto quei luoghi. Avvicinandosi all’entrata, gli parve di rivedere, non soltanto la stessa entrata del castello, ma degli asini sotto il portico e delle persone alla sommità. Egli fu assai preoccupato della cosa e, qualche tempo dopo, chiese a sua madre se poteva spie­gargli l’enigma. Essa gli apprese che all’età di diciotto mesi, durante una gita di piacere, era stato condotto al castello in un canestro posto sul dorso d’un asino; che alcune persone facevano colazione sul tetto del portica­to, mentre il bambino era rimasto in basso coi guardiani e gli asini. Durante una seconda visita, la vista del por­tone era stata richiamata, come in un sogno con tutti i ricordi d’infanzia.

    Abererombie riferisce la storia di una donna mo­rente in una casa di campagna. Sua figlia, ancora picco­lissima, fu condotta da Londra presso di lei e, dopo una breve intervista, fu ricondotta in città. La madre morì. Fattasi donna, la figlia non aveva conservato il minimo ricordo di sua madre. Verso la trentina, essa visitò per caso la casa in .cui sua madre era morta

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