Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La Volontà: Forza e Sviluppo
La Volontà: Forza e Sviluppo
La Volontà: Forza e Sviluppo
E-book140 pagine2 ore

La Volontà: Forza e Sviluppo

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La “Forza di Volontà” ha un grande potere, ma pochi comprendono che la Volontà può essere sviluppata e rafforzata da un esercizio intelligente.
 
“Esistono teorie diverse sulla natura della Volontà, nessuno nega la sua esistenza, né mette in questione il suo potere. Tutti riconoscono il potere di una Volontà forte. Tutti capiscono come potrebbe venir usata per superare gli ostacoli maggiori.
Essi intuiscono che potrebbero compiere meraviglie se avessero una Volontà forte. Ma invece di cercare di svilupparla si limitano a vani rimpianti. Sospirano, ma non fanno nulla.
 
Chi ha indagato la questione da vicino sa che la Forza di Volontà, con tutte le sue possibilità latenti e i suoi enormi poteri, può essere sviluppata, disciplinata, controllata e diretta, proprio come qualsiasi altra forza della Natura.
 
Personalmente credo che ogni uomo abbia, potenzialmente, una Volontà forte e che tutto ciò che deve fare è esercitare la sua mente per farne uso. Penso che nelle regioni più alte della mente di ogni uomo ci sia una grande riserva di Forza di Volontà che aspetta di essere utilizzata.”
 La “Forza di Volontà” ha un grande potere, ma pochi comprendono che la Volontà può essere sviluppata e rafforzata da un esercizio intelligente.
 
“Esistono teorie diverse sulla natura della Volontà, nessuno nega la sua esistenza, né mette in questione il suo potere. Tutti riconoscono il potere di una Volontà forte. Tutti capiscono come potrebbe venir usata per superare gli ostacoli maggiori.
Essi intuiscono che potrebbero compiere meraviglie se avessero una Volontà forte. Ma invece di cercare di svilupparla si limitano a vani rimpianti. Sospirano, ma non fanno nulla.
 
Chi ha indagato la questione da vicino sa che la Forza di Volontà, con tutte le sue possibilità latenti e i suoi enormi poteri, può essere sviluppata, disciplinata, controllata e diretta, proprio come qualsiasi altra forza della Natura.
 
Personalmente credo che ogni uomo abbia, potenzialmente, una Volontà forte e che tutto ciò che deve fare è esercitare la sua mente per farne uso. Penso che nelle regioni più alte della mente di ogni uomo ci sia una grande riserva di Forza di Volontà che aspetta di essere utilizzata.”
 
LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2017
ISBN9788869372391
La Volontà: Forza e Sviluppo
Autore

William Walker Atkinson

William Walker Atkinson (1862 – 1932) was a noted occultist and pioneer of the New Thought Movement. He wrote extensively throughout his lifetime, often using various psydonyms. He is widely credited with writing The Kybalion and was the founder of the Yogi Publication Society.

Correlato a La Volontà

Ebook correlati

Corpo, mente e spirito per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La Volontà

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La Volontà - William Walker Atkinson

    NEGATIVA

    ​CAPITOLO I CHE COSA È LA VOLONTÀ?

    Non vi è forma di attività mentale universale nel­le sue manifestazioni visibili quanto quella che chia­miamo la Volontà. E, similmente, non ve n’è una generalmente tanto incompresa e tanto male com­presa quanto la Volontà. Mettendoci a considerare la natura della Volontà, ci troviamo di fronte a un bel numero di definizioni, teorie e supposizioni. Infatti si può quasi affermare che per ogni indivi­duo la parola «Volontà» racchiude un significato diverso o almeno una sfumatura diversa del signi­ficato. Chiedetevi pure che cosa intendete col ter­mine «Volontà»; chiedetelo poi ad alcuni fra i vostri amici e compagni, e vedrete quanto diverse risulteranno le loro risposte e definizioni. Per quan­to ci sforziamo in questi studi di Nuova Psicologia, di astenerci da cavilli filosofici, ci accorgeremo tut­tavia della necessità di addivenire in qualche modo a una chiara intesa coi nostri lettori rispetto al si­gnificato di certi termini; e all’uopo dovremo ana­lizzare questi termini e considerare le opinioni del­le autorità più eminenti. E questo corso è particolar­mente dedicato all’argomento in questione, che è quello della Volontà. Che cosa è la Volontà?

    Prescindendo dai concetti filosofici riguardanti la volontà, nel senso di una mente universalmente attiva, come formulata da Schopenhauer, von Hart­mann, Nietzsche e altri, e limitandoci strettamente al significato psicologico del termine, consulteremo le varie autorità. Un autorevole dizionario america­no definisce la «Volontà» come segue: «determi­nazione o scelta da parte di un’autorità che può per­metterselo; piacere discrezionale, comando, decre­to»; pure «forza d’arbitrio, disposizione, o auto­rità, potenza assoluta di controllare, determinare o disporre»; poi pure «forte desiderio o inclinazio­ne, impulso, intenzione, disposizione, piacere »; poi ancora : « ciò che viene fortemente spinto dal desi­derio in quanto proveniente da un volere individua­le». La stessa autorità fornisce la seguente chiosa rispetto al significato filosofico del termine : « Ben­ché la parola volontà sia stata spesso usata, secondo il significato popolare, in due sensi :

    1) come forza della mente che mette in grado una persona di sce­gliere tra due svolgimenti di azione;

    2) come eser­cizio effettivo di questa forza — degli argomentatori più precisi separano questi significati, chiamando il primo volontà e l’altro volizione.

    Volontà in questo senso limitato significa quella forza o facoltà mentale con la quale, tra due o più oggetti di desiderio o svolgimenti d’azione, ad essa presentata, ne sceglie uno, scartando l’altro o gli altri. In quale misura questa forza di selezione sia arbitraria o sia un risultato di necessità, ciò è stato per secoli un argomento di discussione.

    La divisio­ne delle forze mentali pervenutaci dall’antichità, e che fu adottata dai filosofi nella misura più larga, era quella in forze appartenenti all’intelletto e in quelle appartenenti alla volontà. L’ha adottata pu­re Reid, benché non la considerasse del tutto logica. « Con la volontà » egli afferma, « intendiamo le no­stre forze attive e tutte quelle che portano all’azio­ne o influenzano la mente ad agire, così l’appetito, le passioni, gli affetti ».

    Brown riguardò questa clas­sificazione come alquanto illogica, considerando che la volontà non sarebbe in ogni senso opposta all’in­telletto, ma eserciterebbe nel campo intellettuale un dominio quasi altrettanto vasto quanto quello asse­gnato ad esso. «Noi ragioniamo » egli dice, « e pro­gettiamo e inventiamo, almeno altrettanto volitiva­mente quanto stimiamo od odiamo, o speriamo o temiamo. Il termine Forze Attive usato da Reid si riduce a un sinonimo della Volontà».

    Per accorgervi ancor meglio degli usi poco pre­cisi di questa parola, favorite esaminare le defini­zioni della stessa autorità rispetto a questo termine usato come verbo: «Determinare come atto di scel­ta; formare un desiderio o un volere; esercitare un atto della volontà; desiderare; avere l’intenzione, consentire; decidere, ordinare; formare un volere; avere un’intenzione, uno scopo o un desiderio inten­dere; recare od esprimere un ordine od istruzioni di un’autorità; dirigere; comandare; desiderare di produrre o di provocare; essere ansiosi ». Vi figura­no ancora altre definizioni speciali, che abbiamo ommesse, ma pensiamo che quelle già citate vi met­teranno in grado di farvi un’idea della confusione senz’altro derivante dai molti e svariati usi del ter­mine, usi tutti quanti suffragati da indiscussa auto­rità.

    Il Dizionario di Filosofia e Psicologia di Baldwin si esprime in questo modo a proposito della Volontà: cc L’impiego che si fa del termine Volontà è talmente vario che è impossibile ricavarne un qua­lunque significato esclusivo. Tre usi si sostengono comunque per il fatto che si riconnettono ai vari punti di vista da cui il soggetto viene considerato». Detta autorità, di conseguenza, procede nell’esame del termine dal punto di vista di questi tre usi dif­ferenti, come segue: 1) criterio del Conato, termi­ne questo che si può definire : oc Gli elementi teorici della consapevolezza, manifestantesi a sua volta in tendenze, impulsi, desideri ed atti Volitivi. Preso nella sua forma più generica, il Conato è inquietu­dine. Esso sussiste quando e in quanto uno stato presente di consapevolezza tende per la sua natura intrinseca a svilupparsi in direzione di qualcosa d’altro ».

    2) Criterio di uno Stato Intermedio a par­tire dal conato e a finire nel Volere; ossia, cc l’orga­nizzazione Conativa di cui il Volere rappresenta il termine e compimento ».

    3) Criterio del Volere, ter­mine questo che viene definito come : fissazione od opera della mente di un effetto psichico, adozione di un compimento che porti a un’azione.

    Dopo aver percorso in lungo e in largo il labi­rinto degli sforzi tesi a definire e analizzare la Vo­lontà, il pensatore coscienzioso cercherà di uscirne, e allora, dopo aver esaminato ciò che egli trova in sè stesso di rispondente al termine Volontà, perver­rà alla conclusione che la Volontà, così com’egli la trova sussistere in sè stesso, si compone di tre fasi o stadi; e precisamente:

    1) stadio del bisogno o desiderio di avere o fare qualche cosa;

    2)pon­derazione del bisogno o del non bisogno

    ri­spetto alla determinata cosa: contrapposto di que­sto « bisogno » rispetto ad altri « bisogni » che egli pure trova sussistere in sè stesso; deliberazione se egli ha l’intenzione di pagar lo scotto ; e la de­cisione finale risultante da questa ponderazione e bilancio; e infine

    3) l’azione derivante da tale bi­sogno , ponderare e bilanciare e decidere.

    Que­sti tre stadi possono chiamarsi:

    1) Volontà-desiderio;

    2) Volontà decisiva;

    3) Volontà-azione.

    Questi termini esprimono i tre stadi che si trovano rappre­sentati in tutte le manifestazioni di ciò che chiamia­mo Volontà. Vi preghiamo di ricordare questa clas­sificazione.

    La nuova scuola filosofica rappresentata da Wil­liam James e altri professanti idee consimili, dà par- ticolare peso alle fasi della volontà che abbiamo chia­mato Volontà-Azione. Nei loro libri di testo viene messo in particolar rilievo l’aspetto o la fase della «Azione». James dice: «Desiderio e volontà rap­presentano stati di mente che tutti conoscono, e che nessuna definizione può chiarire maggiormente.

    De­sideriamo di avere, di fare, cose di ogni specie, che al momento non siano nè sentite, nè acquisite, nè effettuate. Se al desiderio si accompagna un senti­mento e questa conquista non è possibile, noi sem­plicemente desideriamo; ma se crediamo che il com­pimento si trovi a nostra portata, vogliamo che il desiderato sentimento, possesso o azione siano real­tà; e ciò attualmente avviene, sia immediatamente al formarsi della volontà o dopo che certe premesse si siano realizzate... Noi sappiamo che cosa voglia dire levarsi dal letto in una mattinata di gelo, in una camera non riscaldata, e come lo stesso princi­pio di vita in noi protesta contro quest'imposizione. Probabilmente moltissime persone saranno in certe mattinate rimaste coricate per un’ora prima di risol­versi. Rifletteremo sì con quanto ritardo arriveremo ad occuparci delle nostre faccende, quanto gli im­pegni assunti per quel dato giorno ne soffriranno; diremo, sì, a devo alzarmi; è vergognoso! » ecc., ma ancora il caldo giaciglio lo si sente troppo delizioso, il freddo di fuori troppo atroce, e la risoluzione svanisce e tarda sempre di nuovo proprio quando sembrava sul punto di vincere la resistenza e di tra­dursi in atto decisivo. Ora come mai ci alziamo ef­fettivamente in tali circostanze? Se mi è permesso di generalizzare in base alle mie personali esperien­ze, noi per lo più ci alziamo senza sforzo o deci­sione di sorta. Noi improvvisamente ci accorgiamo di esserci alzati. Interviene una provvidenziale in­terruzione di coscienza; dimentichiamo sia il caldo sia il freddo; cadiamo in una specie di fantasticheria connessa con la vita quotidiana, nel corso della qua­le l’idea ci attraversa come un lampo, « Perbacco ! non posso rimanere qui sdraiato più a lungo » — un’idea che in quel felice momento non risveglia suggerimenti — contrari o suggestioni paralizzanti e che quindi produce sull’istante il suo appropriato effetto motore ci trovavamo in uno stato di acuta con­sapevolezza sia del caldo che del freddo per la du­rata della lotta, la quale paralizzava la nostra atti­vità e manteneva la nostra idea di alzarci allo stato di desiderio e non di volontà. Nello stesso istante in cui queste idee inibitrici cessarono, l’idea originaria sortì i suoi effetti.

    Halleck, seguendo lo stesso ordine d’idee, dice: « La volontà si riconnette all’azione. Lo studioso deve tenere ben presente questo fatto, senza curarsi di quanto complesso il processo gli si presenti... Ve­dremo che la volontà si limita a certi tipi di azione. Dalla culla alla tomba noi non siamo mai soltanto recipienti passivi di chichessia; in altre parole noi non ci troviamo, mai sprovvisti dell’attività volitiva nel senso più lato del termine. Come dobbiamo di­stinguere tra sentimento e volontà? Qui non vi è una linea di demarcazione più precisa di quella che si possa immaginare fra l’Oceano Atlantico e lo stretto di Davis.

    Abbiamo visto, studiando la sensazione e la per­cezione, che le varie forze mentali lavoravano tal­mente all’unisono che era difficile separarle con esattezza l’una dall’altra. La difficoltà si manifesta particolarmente nel separare il sentimento dalla vo­lontà, poiché ben spesso sembra non sussistere diffe­renza alcuna tra questi due processi. Siamo aiutati nel distinguere queste forze da due categorie di esperien­ze. 1) Talvolta sperimentiamo dei sentimenti dai - quali non risulta nessuna azione concreta. Essi sva­niscono senza lasciare traccia alcuna nel mondo del­l’azione. 2) Sentiamo della compassione per i poveri e i malati e lasciamo la nostra comoda casa, putacaso in un giorno di cattivo tempo, per correre in loro aiuto. È chiaro che vi è un elemento in più nella seconda esperienza. Si tratta appunto della Volon­tà, la quale, se fosse stata presente pure nella prima esperienza, avrebbe costituito un ingombro. Può

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1