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Psicologia del sesso
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E-book410 pagine14 ore

Psicologia del sesso

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Info su questo ebook

PREFAZIONE
CAPITOLO PRIMO - IL SIGNIFICATO DEL SESSO
CAPITOLO SECONDO - LA SESSUALITA’ NEL BAMBINO
CAPITOLO TERZO - LA PUBERTA’
CAPITOLO QUARTO - SESSUALITÀ DEL PUBERE
I - MASTURBAZIONE
II - L’OMOSESSUALITÀ NELLA GIOVENTÙ
CAPITOLO QUINTO - L’EDUCAZIONE SESSUALE
APPENDICE
CAPITOLO SESTO -VERSO LA MATURITÀ
a) LA PROSTITUZIONE
b) LA “RELAZIONE”
CAPITOLO SETTIMO - L’AMORE
CAPITOLO OTTAVO - PSICOLOGIA DIFFERENZIALE DEI SESSI
a) NOTE INTRODUTTIVE
LinguaItaliano
EditoreGIANLUCA
Data di uscita6 nov 2017
ISBN9788827512388
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    Anteprima del libro

    Psicologia del sesso - Oswald Schwarz

    PSICOLOGIA DEL SESSO

    OSWALD SCHWÀRZ

    Prima edizione digitale 2017 a cura di Gianluca Ruffini

    PREFAZIONE

    CAPITOLO PRIMO - IL SIGNIFICATO DEL SESSO

    CAPITOLO SECONDO - LA SESSUALITA’ NEL BAMBINO

    CAPITOLO TERZO - LA PUBERTA’

    CAPITOLO QUARTO - SESSUALITÀ DEL PUBERE

    I - MASTURBAZIONE

    II - L’OMOSESSUALITÀ NELLA GIOVENTÙ

    CAPITOLO QUINTO - L’EDUCAZIONE SESSUALE

    APPENDICE

    CAPITOLO SESTO -VERSO LA MATURITÀ

    a) LA PROSTITUZIONE

    b) LA RELAZIONE

    CAPITOLO SETTIMO - L’AMORE

    CAPITOLO OTTAVO - PSICOLOGIA DIFFERENZIALE DEI SESSI

    a) NOTE INTRODUTTIVE

    b) PSICOLOGIA DELLE DONNE

    c) PSICOLOGIA DEGLI UOMINI

    CAPITOLO NONO - DISCORSO SULLA MORALITA’

    CAPITOLO DECIMO - IL MATRIMONIO

    CAPITOLO UNDICESIMO - FINE DEL VIAGGIO

    PREFAZIONE

    Questo libro è stato scritto da un medico, e a ciò deve la sua sostanza e la sua forma. In primo luogo importa stabilire il metodo, del presente studio: ho tentato di dimostrare che le attività sessuali sono stadi successivi di uno sviluppo continuo. Tale è il legittimo punto di vista dal quale non soltanto la medicina, ma la scienza in generale cercano di capire questo aspetto della natura. In secondo luogo, la scienza medica, in particolare, ha enormemente contribuito alla conoscenza del funzionamento del corpo e della mente umani, dimostrando che l’anormalità è soltanto una modificazione della normalità, e riuscendo così, a determinare ciò che è normale attraverso un’accurata analisi dell’abnorme. Si dice che una volta all’anno gli antichi patrizi romani facessero ubriacare i loro schiavi e insegnassero ai figli adolescenti la virtù dell’autocontrollo facendoli assistere a quel ripugnante spettacolo. Noi medici applichiamo ogni giorno questo metodo indiretto di ricerca negli ospedali e nei laboratori. In nessun altro campo, forse, questo metodo ha ottenuto risultati migliori di quelli raggiunti nel campo della conoscenza sessuale. Per quanto attenta, la diretta osservazione del comportamento sessuale non può mai condurre ad una intima e dettagliata conoscenza dei motivi d’una determinata azione sessuale, mentre a ciò si può giungere attraverso l’analisi del comportamento anormale degli individui o dei gruppi umani. Inoltre, nessuno si sottometterebbe al laborioso e spesso penoso processo della psicanalisi, se non lo confortasse la speranza di guarire da uno stato di anormalità.

    In tal modo abbiamo ottenuto un risultato la cui importanza è infinitamente superiore a quella delle particolari cognizioni sul comportamento sessuale o delle singole cure per i diversi casi. Si è scoperto che la natura del sesso, le forme dell’attività sessuale e i problemi connessi coi rapporti sessuali sono gli stessi in tutto il mondo e non sono per nulla mutati dai primordi della storia. Per grande che sia da varietà dei riti e dei costumi sessuali tra i diversi popoli, l’amore ha sempre e dovunque elevato gli uomini verso il paradiso o li ha trascinati alla rovina; l’incesto è sempre stato considerato col più profondo orrore; il matrimonio è stato sempre messo in pericolo dall’amore illecito e protetto dalla prostituzione; uomini e donne hanno sempre tentato di non lasciare la propagazione al caso, ricorrendo all’uso di antifecondativi. Non v’è perversione sessuale, conosciuta oggi, che non sia stata la maledizione della vita sessuale in tutte le epoche. La lotta per l’indipendenza tra le giovani e vecchie generazioni e le contese tra fratelli sono ricordate nei più antichi documenti. Paragonati con questi fatti fondamentali della vita, alcuni aspetti dei rapporti sessuali nell’ambito della famiglia o della comunità, come la cieca obbedienza ai genitori, l’accettazione della superiorità degli uomini da parte delle mogli, le idee circa le relazioni prematrimoniali o il divorzio ecc., derivano da uno strato quasi superficiale della nostra personalità. Questi rapporti convenzionali sono regolati dalla consuetudine e sanzionati dalla religione, ma la loro radice deve ricercarsi negli istinti primitivi e immutabili che legano l’uomo alla donna o li strappano l’uno all’altra; e questi elementi strutturali della mente umana sono permanenti e universali tal quale come quelli dell’anatomia fisica.

    E tali sono anche i conflitti sorgenti dal dualismo dell’umana natura e dalla conseguente fallibilità dell’uomo. Con questa espressione, qui usata senza alcuna allusione teologica, intendo dire che solo ai privilegiati è concesso di raggiungere un perfetto equilibrio tra mente e corpo. Normalmente lo spirito è forte e la carne è debole, ma quando le posizioni si invertono le conseguenze non sono meno dolorose. Il costume e gli altri mezzi esterni possono mitigare fino ad un certo punto questa originaria debolezza: l’educazione in un convento, le inibizioni sociali, i muri di un harem o la segregazione del purdah possono diminuire i rischi, proteggere il corpo e coprire la faccia; ma l’anima e il cuore delle donne cresciute dietro queste barriere rimangono indifesi quando il pericolo diventa reale. Le mogli orientali, obbedienti alle leggi dei loro paesi, possono anche piegarsi docilmente ai tradizionali diritti dei loro mariti, ma molte di esse si ribellano segretamente, reagendo con la frigidità alla violazione della loro personalità individuale (per quanto vago possa essere il concetto di individualità nel pensiero orientale). D’altra parte, sia in oriente sia in occidente molti uomini hanno reagito e reagiscono con l’impotenza alla reale o presunta superiorità delle loro mogli.

    E il conflitto tra suocera e nuora, tante volte ironizzato nei nostri fogli umoristici, è spesso mascherato soltanto sotto una sottile patina di atavica riverenza, e non soltanto nei paesi occidentali, ma perfino nella tradizionalissima Cina. In breve, tutta l’esperienza dei medici dimostra con abbondanza di prove che gli stessi conflitti emotivi producono esattamente le stesse perturbazioni nella vita sessuale dell’uomo e della donna, quale che sia il colore della loro pelle o la latitudine del loro domicilio. E se gli etnologi non sono dello stesso avviso, tocca a loro spiegare perché le teorie e i metodi terapeutici scoperti da Freud attraverso le sue osservazioni sul ceto medio viennese possano avere gli stessi effetti salutari in ogni parte del mondo. Per queste ragioni è lecito affermare l’universale validità dei princìpi fondamentali della psicologia sessuale, così come li conosciamo oggi. Essi trascendono ogni limite di tempo e di spazio, differenze razziali e stratificazioni sociali: si può parlare di una psicologia perenne.

    Infine, il punto di vista medico, dal quale l’autore si è lasciato guidare, spiega il suo atteggiamento verso le scoperte della psicologia sessuale. Le scienze naturali si accontentano di presentare i fatti. Teologi e filosofi vagliano e interpretano questi fatti secondo i princìpi della teologia o della filosofia che hanno adottato. La morale convenzionale trascura i fatti o li costringe nel letto di Procuste del pregiudizio e dei codici di condotta più o meno arbitrari. Ma la scienza medica rispetta e onora i diritti dei fatti. Essa accetta come mèta desiderabile dell’umanità la stessa mèta indicata dalle leggi dell’evoluzione. I medici non sono i padroni della vita, ma ne sono i custodi e i depositari. Noi non concepiamo la civiltà, di cui la moralità è soltanto un aspetto, come l’antagonista della natura, bensì come la natura elevata al livello spirituale. Perciò non indichiamo ciò che dovrebbe essere, ma solo ciò che è o può essere, e confidiamo che nulla di ciò che è veramente naturale possa essere realmente immorale. E mia ferma convinzione che non possa esservi discordanza tra i quattro elementi della vita umana: religione, moralità, estetica e scienza, purché si abbandoni ogni dogmatismo intransigente per guardare soltanto ai princìpi essenziali. Questa tesi, in sostanza, sarà il tema principale del libro. Ancora una parola di avvertimento. La vita umana è costituita da un gran numero di funzioni biologiche o mentali strettamente intrecciate tra loro e collegate a loro volta con molte istituzioni ed organizzazioni che spesso sono coinvolte in una lotta per la supremazia. Queste istituzioni ed organizzazioni impongono la loro volontà all’individuo per mezzo di leggi, convenzioni e religioni, per mezzo di codici etici e morali, per mezzo delle enunciazioni della scienza e delle predominanti correnti estetiche. Ciascuna di queste istituzioni reclama imperiosamente la supremazia, e la vita dell’uomo è il campo di battaglia sul quale esse lottano per conquistarla. La complessità della nostra esistenza deriva dal fatto che qualunque nostro atto trova immediatamente un posto in tutte queste diverse sfere. Noi dobbiamo mangiare, per esempio, ma non appena tentiamo di procurarci il cibo ci troviamo impigliati nelle reti di un sistema economico; e poiché soltanto la luna appartiene a tutti, dobbiamo far denaro per comprare il cibo; qui entra in gioco la legge, e anche quando noi restiamo entro i limiti della legge scopriamo che tutti i nostri sforzi per far denaro sono intralciati dai regolamenti e dalle restrizioni imposti dalle convenzioni sociali, dalle organizzazioni professionali, o anche soltanto dalle considerazioni morali o perfino estetiche. Così va a finire che per parecchia gente il far denaro è una sporca faccenda.

    In nessuna parte della nostra vita questa lotta delle istituzioni per la supremazia è così accanita come nel dominio sessuale. Poiché l’istinto sessuale è il più forte di tutti gl’istinti, ciascuna di queste autorità mira ad affermare i propri esclusivi diritti su esso e cerca di imbrigliare per i propri fini questo impulso irresistibile. Se un uomo ama una ragazza, le dottrine religiose scendono in campo, i codici morali accampano i propri diritti, le conseguenze sociali non possono esser dimenticate; se l’uomo e la ragazza vogliono vivere insieme, bisogna soddisfare certe condizioni legali e qualche volta superare pregiudizi di natura razziale o d’altro genere, senza contare che fin troppo spesso i fattori economici si mettono di mezzo innalzando ostacoli insormontabili sul sentiero dell’uomo e della ragazza. Questo stato di cose ha avuto una conseguenza che, per quanto deplorevole, sembra comunque inevitabile: chiunque esprima un punto di vista o enunci una teoria sui problemi sessuali, suscita immancabilmente l’opposizione dei fautori delle scuole dottrinarie e dei raggruppamenti sociali, le cui idee sono in contrasto con quelle esposte. Per punire l’incauto, ci sono sempre roghi accesi, tribunali adunati, porte di prigione aperte e ordini di deportazione bell’e pronti. Gli ultimi due secoli hanno assistito ad una rapida ascesa della scienza nel faticoso cammino di pretendente alla funzione di arbitra suprema di tutte le cose umane. Ma in tempi recenti uno stuolo più numeroso di scienziati si è reso conto che questa arrogante pretesa della scienza è tanto ingiustificata e insostenibile quanto le precedenti analoghe pretese della Chiesa. Lo sviluppo della medicina moderna, al quale la psicologia ha largamente contribuito, fornisce non pochi elementi in favore di questo atteggiamento più comprensivo e conciliante. Ciò è dovuto in parte al fatto che la medicina non è una scienza pura, ma è soltanto fondata sulla scienza, e in parte al fatto che i medici in genere e gli psichiatri in particolare conoscono troppo bene le disastrose conseguenze della partigianeria e dell’intolleranza per poterne essere i difensori. Ecco perché lo scopo principale di questo libro è l’esposizione dei fatti sessuali che l’esperienza medica ha potuto accertare e che debbono costituire il solido fondamento (anche se non l’unico fondamento) per ogni discussione, favorevole o contraria, sui problemi del sesso. D’altra parte ogni indagine sulle cose umane contiene, in misura maggiore o minore, un elemento autobiografico: le domande che uno studioso si pone e le risposte che riesce ad ottenere dipendono, più di quanto si ritenga generalmente, dalla personalità dell’indagatore. Ciò è dovuto essenzialmente alla natura del soggetto trattato, perché, come scrive Pascal, si scrivono cose che si possono dimostrare soltanto chiedendo al lettore di meditarle con la propria testa. Analogamente, avviene spesso di dire cose che si possono chiarire soltanto porgendo orecchio a se stessi. Altrettanto vale per l’aspetto morale della questione: l’austerità di pensiero viene sempre sospettata di aridità di sentimento o di scarsità di esperienza.

    CAPITOLO PRIMO - IL SIGNIFICATO DEL SESSO

    Il contatto sessuale è una forma d’associazione umana, come i vincoli familiari, l’amicizia, le relazioni d’affari, l’appartenenza a un circolo o a un partito politico e qualunque tipo di lavoro in comune; ma tre caratteristiche distinguono i rapporti sessuali da tutti gli altri, rendendoli tipici e inconfondibili. In primo luogo, negli, altri rapporti le persone rimangono individualmente separate e legate tra loro soltanto da un comune interesse o attività (per esempio, un problema scientifico, il guadagno o la difesa del proprio paese), mentre i rapporti sessuali trasformano totalmente la personalità dell’uomo e della donna, saldando l’ io e il tu in una nuova entità, il noi. In secondo luogo, la sessualità abbraccia tutti e tre i modi dell’umana esistenza, lo spirito, la mente e il corpo, integrandoli in una sola funzione. In terzo luogo, l’associazione sessuale, nella sua forma perfetta e matura, che è il matrimonio, è intesa come rapporto continuativo. Anche se la discussione delle tre parti componenti la sessualità costituirà il tema di questo libro, sarà necessario soffermarsi fin d’ora sul secondo punto, allo scopo di chiarire il principio che forma la base di tutta la nostra esposizione. L’impulso sessuale è un istinto come la fame e la sete. Esso dipende dal funzionamento delle ghiandole sessuali, i testicoli e le ovaie. Ogni istinto ha la funzione di soddisfare una particolare necessità dell’organismo. La fame, per esempio, ci induce a procurarci una certa quantità di nutrimento di cui l’organismo ha bisogno a ore determinate. Quale necessità deve soddisfare l’istinto sessuale? Lasciando momentaneamente in sospeso questa domanda, ricordiamoci anzitutto che, oltre alla fame, noi conosciamo un’altra sensazione affine, chiamata appetito. L’appetito è stimolato dalla vista di un cibo attraente, indipendentemente dal suo valore nutritivo o dal nostro bisogno d’energia. Il nostro appetito sessuale, cioè la nostra suscettibilità agli stimoli sessuali, ha la magica capacità di trasformare il mondo circostante in modo meraviglioso e, talvolta, con incredibile potenza. Non occorre dilungarsi sul potere di attrazione esercitato dal sesso opposto. Ma anche gli oggetti più indifferenti si possono trasformare in stimoli di altissimo valore sessuale se essi sono in qualche modo connessi con l’uomo o la donna che amiamo, oppure ce li ricordano. Un pezzo di carta, per esempio, sul quale egli ha scritto qualche parola d’amore, un nastro che lei ha portato, sono oggetti pieni di significato per l’uomo o la donna innamorati e possono diventare possenti stimoli sessuali, laddove uno sguardo indifferente si ferma appena un attimo a considerare il loro aspetto superficiale. Del resto, questo miracoloso inganno che in uno stato di intossicazione ormonica modifica tutti i valori, si produce anche nella sfera biologica: mentre un occhio obiettivo riesce difficilmente a immaginare qualche cosa di più brutto dell’organo genitale maschile, per una donna o per un maschio omosessuale esso possiede un’attrazione che sconfigge ogni pregiudizio estetico. Quale, dunque, è lo scopo dell’impulso sessuale? Per i cinici la risposta è semplice e immediata: questo scopo è la liberazione di una peculiare tensione sentita in stato di eccitazione sessuale ed il piacere che la accompagna. È un fatto che la soddisfazione di molte nostre necessità corporali è solitamente sentita come una liberazione ed è accompagnata da una sensazione piacevole. Quanto più la funzione dipende dalla nostra volontà, tanto più acuta è la sensazione di piacere. Non vi è un piacere di tal fatta associato con l’attività del nostro cuore o dei nostri intestini, poiché essi funzionano con completa autonomia. Il respirare, che è parzialmente una funzione deliberata, dà una certa somma di piacere in certe occasioni, per esempio quando inspiriamo profondamente la fresca aria del mattino. La defecazione, atto largamente volontario, comporta per certe persone un piacere ben definito e diverso da un semplice sollievo fisico. I bambini piccoli, per esempio, spesso si trattengono deliberatamente dall’evacuazione, allo scopo di aumentare il piacere insito nell’atto. Poiché la funzione sessuale è un atto interamente volontario e non è indispensabile per la continuazione dell’esistenza individuale, il piacere sessuale è il maggiore di tutti. Non può essere diversamente, secondo un grande filosofo del primo ottocento, poiché esso è una astuzia della natura per allettare gli uomini a compiere il gravoso dovere di continuare la specie umana. E Freud esprime lo stesso concetto quando definisce il piacere sessuale, ed altri piaceri simili, un premio per un certo lavoro compiuto. Ma queste teorie fanno parte di una filosofia della natura e quindi esulano dal regno della scienza. Prima di proseguire, dobbiamo accennare ad un fatto veramente singolare. È stato detto che la civiltà cominciò quando, per la prima volta, un cacciatore si trattenne dal divorare la sua preda sul posto, ma la portò a casa sua e la cucinò, ritardando così il piacere di placare la fame. Ma durante lo sviluppo della civiltà questo divorzio tra il piacere e la necessità è diventato quasi, un aspetto caratteristico della civiltà stessa, al punto che troppo spesso noi facciamo certe cose unicamente per la ricerca del piacere; senza riguardo per il valore e lo scopo intrinseco dell’atto. Noi mangiamo troppo, senza alcuna considerazione per il valore nutritivo del cibo. Beviamo e dormiamo molto di più di quanto ci occorra. Abbiamo imparato a scindere la soddisfazione dalla necessità e a creare necessità artificiali allo scopo di trarre godimento dalla loro soddisfazione. Analogamente, il piacere sessuale è divenuto fine a se stesso. Quale necessità l’istinto sessuale rivela ed aiuta a soddisfare? È evidente che questo istinto è connesso con la propagazione della specie, ma la vera natura di questa connessione resta misteriosa, perché nessuna analisi psicologica ha finora scoperto un impulso cosciente o subcosciente alla propagazione che tragga origine da motivi biologici, religiosi o patriottici; è estremamente improbabile, per dirla in parole povere, che i francesi andassero a letto con le loro mogli unicamente per procurare un maggiore numero di granatieri all’imperatore. La biologia viene in nostro aiuto. Una notissima legge biologica dice che ogni organo del nostro corpo deve funzionare e fare il suo lavoro, ma se a qualcuno di essi si impedisce di funzionare sorgono quasi sempre dei disturbi. Il corpo femminile è in particolar modo organizzato per la gestazione, e se una donna non può adempiere agli scopi della sua costituzione fisica (e anche mentale), essa finisce con l’avvizzire. Nella maternità la donna acquista una nuova, spirituale bellezza; con la maternità si cancellano tutti i danni che il suo corpo possa aver sofferto, purché essa sia una vera madre ed abbia per compagno un vero uomo che sia sensibile a questa trasfigurazione. Ogni medico può citare alcuni esempi, sia pure eccezionali, che dimostrano in modo sorprendente l’esistenza di un vincolo inscindibile tra il piacere sessuale e la funzione biologica. Così, io ricordo una donna che aveva conosciuto l’orgasmo completo soltanto due volte in vita sua, cioè nelle due occasioni in cui aveva concepito i suoi figli; in tutte le altre volte il rapporto sessuale era stato per lei una cosa insignificante, priva di qualsiasi piacere. Un’altra donna, dopo parecchi anni di vita coniugale apparentemente felice, diventò completamente frigida quando seppe che non avrebbe potuto aver figli a causa della mancanza di spermatozoi nel seme di suo marito. Questa è, per lo meno sul piano biologico, la funzione che l’istinto sessuale deve assolvere. Qualcuno può obiettare che si tratta invece di uno scopo strettamente egoistico; sarà bene allora richiamargli alla memoria dei fatti. In primo luogo, noi possiamo assolvere uno scopo più grande di noi se, e soltanto se, abbiamo contemporaneamente appagato noi stessi. In secondo luogo, non esiste un istinto trans-soggettivo o altruistico. E’ inutile parlare di istinto gregario perché una comunità umana è totalmente diversa da un gregge; è altrettanto inutile voler cercare motivi altruistici a certe azioni impulsive compiute sotto lo sprone del momento, come il buttarsi dietro a un bambino in pericolo di annegare. Queste forme di comportamento sono assai più complesse delle reazioni istintive. Se esiste un istinto della propagazione, il che è più che dubbio, esso può sorgere soltanto in un individuo che concepisca se stesso solo ed esclusivamente come parte d’una specie. Un simile atteggiamento apparterrebbe ad un diverso modo d’esistenza, in cui non sarebbe più possibile nessuna distinzione tra egoismo e altruismo. Negli uomini non c’è un equivalente dell’istinto materno, perché gli uomini non hanno bisogno dei figli per la loro completezza fisica o individuale. Non si può disconoscere il profondo significato simbolico del fatto che la donna porta i suoi organi sessuali all’interno del proprio corpo, mentre quelli dell’uomo non sono altro che un’appendice della sua anatomia. Per l’uomo, i figli non sono essenziali ai fini della sua perfezione biologica, anche se possono essere importanti nella sfera sociale. L’uomo desidera il figlio come erede del suo nome o del suo lavoro; spesso spera che il figlio riesca a coronare le sue ambizioni meglio di quanto egli stesso sia riuscito a fare. Con questi intenti egli alleva il figlio che la moglie gli ha partorito, e il prodotto del corpo di lei diventa il frutto della mente di lui. In alcuni casi, relativamente rari, possiamo anche scoprire nell’uomo uno speciale tipo di istinto, che, in mancanza di un termine migliore, si potrebbe chiamare brama d’impregnare. Certi soggetti particolarmente sensibili rivelano una vaga, ma inequivocabile scontentezza allorché il matrimonio, sotto altri punti di vista perfetto, non li ha messi in grado, per varie circostanze, di fecondare le loro mogli. Costoro hanno la sensazione, quasi dolorosa, di non aver potuto soddisfare il desiderio di raggiungere la più grande fusione possibile con le loro compagne: la penetrazione del seme in tutte le ramificazioni dei genitali femminili procura, infatti, la permeazione spaziale più profonda possibile, e la conseguente impregnazione sembra un prolungamento nel tempo della transitoria unione dell’atto sessuale. Poche parole sugli antifecondativi. Non vogliamo discutere se l’uso degli antifecondativi sia incompatibile con certi princìpi religiosi, se sia una necessità economica o se sia consigliabile per ragioni igieniche. La questione ci interessa soltanto entro i limiti in, cui interferisce con la vita sessuale. Il problema è già stato risolto in anticipo per quel piccolo numero di donne per le quali la soddisfazione sessuale (e ciò significa la stessa vita sessuale) è inseparabilmente legata alla fecondazione. A parte queste eccezioni, si può dire che, in linea di principio, l’uso degli antifecondativi introduce nella nostra vita sessuale un elemento etico tutt’altro che trascurabile. Questo uso, infatti, eleva la funzione biologica al livello di un’azione umana. In altre parole, un coito non protetto può o non può condurre alla fecondazione a seconda delle condizioni anatomiche o chimiche che di volta in volta si presentano. Così la creazione di un nuovo essere umano viene lasciata al caso: pensiero quanto mai deprimente e azione evidentemente immorale. Usando gli antifecondativi e facendone a meno soltanto quando un figlio è sinceramente desiderato, trasformiamo un avvenimento fortuito in un atto della nostra libera volontà. Tale atto non sarà necessariamente architettato a sangue freddo, ma potrà essere l’espressione culminante di un affetto appassionato; la dignità e la solennità del momento più grande della nostra vita ne saranno indubbiamente accresciute. Detto questo sull’istinto sessuale, prendiamo in esame la seconda parte componente della sessualità, quella emotiva, chiamata comunemente amore. L’uomo crede di sapere tutto su questa nobile emozione, ma gli studiosi non sono altrettanto sicuri. Avremo modo di parlare di queste incertezze in un altro capitolo. Qui basterà accennare ai rapporti tra istinto sessuale e amore. Un antico mito ellenico descrive la vera natura dell’amore con una esattezza che nessuno è mai riuscito ad eguagliare. In origine, così dice la leggenda, la terra era popolata da esseri mezzo uomini e mezzo donne. Gonfi d’orgoglio per la loro completezza fisica (hybris è l’intraducibile parola greca che definisce questo stato), essi si ribellarono contro gli dei, finché, l’irato Zeus li spezzò tutti in due e disperse sulla terra le parti così dimezzate. Da allora, ogni metà ricerca la propria metà perduta, e questo ardente desiderio di completarsi è ciò che noi chiamiamo amore. Lo stesso tema ha dato origine ad una versione posteriore e più moderna». Il dio greco Hermes e la dea Afrodite ebbero un figlio, Ermafrodito. La ninfa di una sorgente di Salamina, innamorata del bellissimo adolescente, pregò gli dei di essere eternamente unita a lui. Così, i corpi del ragazzo e della fanciulla vennero fusi in un solo corpo, nel quale però furono conservate le caratteristiche d’entrambi i sessi. Per questo sono chiamati ermafroditi gl’individui che in condizioni patologiche possiedono, oltre alle caratteristiche del proprio sesso, anche alcune caratteristiche dell’altro sesso. La parola rapporto sta ad indicare che due cose differenti hanno a che fare tra loro pur non essendo della stessa specie. L’impulso sessuale appartiene alla sfera biologica della nostra esistenza, mentre l’amore appartiene a quella personale: questa differenza, per quanto fondamentale, non è ancora generalmente compresa in tutto il suo significato. Purtroppo a ostacolare un progresso in questo senso sta la teoria di due specialisti, Havelock Ellis e Sigmund Freud, la quale sostiene che l’amore può svilupparsi dall’impulso sessuale e ridursi all’impulso sessuale. In contrasto con questa teoria, conviene sottolineare che l’impulso sessuale soddisfa una necessità dell’individuo ed è perciò limitato all’individuo che lo avverte, mentre l’amore ci trasporta oltre i limiti della nostra personalità, verso un altro essere. L’urgenza dell’istinto scompare con la sua soddisfazione, mentre il desiderio d’amore, non conoscendo soddisfazione, crea un legame durevole. Perciò l’amore non è una condizione statica; esso è un’attività continuamente rinnovantesi, ma un’attività che, essendo fine a se stessa, non mira al possesso dell’altra persona né trova requie in questo possesso. La soddisfazione di un bisogno fisico è in netto contrasto col perenne struggimento dell’amore. Un coito puramente fisico è quasi inevitabilmente seguìto dalla stanchezza e dall’indifferenza oppure dal tedio della sazietà, mentre gli amanti, svegliandosi dalla loro estasi, si sentono freschi, rinnovati, quasi rinati, e si guardano l’un l’altro pieni di meraviglia come se non si fossero mai conosciuti prima. E in verità non si sono mai conosciuti prima. L’impulso sessuale è cieco: il maschio si accoppia alla femmina, qualsiasi donna andrebbe bene per l’uomo, e viceversa. E un processo oscuro, anonimo. Ma l’amore ci ridona la vista. L’amore ci apre gli occhi sulla natura stessa, sull’intrinseco valore personale della persona amata, e nell’atto sessuale noi esploriamo profondamente il mistero di una altra anima. Adamo conobbe Eva. La psicologia tradizionale considera l’amore un’emozione. Senza dubbio v’è in esso un forte elemento emotivo, ma l’amore è un atto essenzialmente conoscitivo, anzi è l’unica via per giungere ad afferrare il nucleo più riposto di una personalità. L’atto puramente fisico stanca ed esaurisce, mentre l’unione fisica nata dall’amore arricchisce e irrobustisce, e l’atto creativo sul piano fisico condiziona la creatività spirituale. In ogni pensiero creativo rivivono migliaia di dimenticate notti d’amore che lo riempiono di maestà e di grandezza (R. M. Rilke). Christopher Caudwell si esprime quasi allo stesso modo: L’amore sessuale... [è] arricchito da tutta la complessa storia di emozioni e di esperienze che è patrimonio comune di mille generazioni" (Illusion and Reality). Benché totalmente diversi per la loro natura, l’impulso sessuale e l’amore sono interdipendenti e complementari. In un essere umano perfetto e veramente maturo esiste soltanto questa inseparabile fusione tra impulso sessuale e amore. Questo è il principio fondamentale di ogni psicologia del sesso. Se c’è qualcuno capace di trarre dal rapporto sessuale una soddisfazione puramente fisica, costui viene per ciò stesso considerato un soggetto sessualmente subnormale (per la sua immaturità o per altre ragioni). Resta da vedere, d’altra parte, se possa esistere un amore puramente spirituale (l’aggettivo platonico è improprio), sebbene io, per primo, sia fermamente convinto della sua esistenza. Ossia, ritengo che sia possibile per un uomo innamorarsi dello spirito di una donna: non dello spirito incarnato in un corpo femminile, ma del modo sublime in cui una donna interpreta la realtà per mezzo della sua femminilità; in altre parole, un uomo può amare una donna per la sua perfetta maniera di essere donna. L’amore di Dante per Beatrice dev’essere stato di questo tipo, mentre mi sembra che l’amore dei trovatori fosse di una specie piuttosto effeminata e affettata. A parte queste eccezioni, la tesi ora enunciata sulla complessità della nostra sessualità e particolarmente sulla non-esistenza di un impulso puramente fisico in un uomo o in una donna pienamente sviluppati, rimane validissima. Se occorressero altre prove, la patologia sessuale potrebbe fornirne in abbondanza. Il disturbo sessuale più comune nell’uomo è la mancata erezione, la quale non ha nulla a che fare con un’anomalia fisica dell’apparato sessuale, ma è sempre dovuta al fatto che i complessi subcoscienti inibiscono la funzione normale degli organi sessuali. Ecco perché un uomo adulto e maturo, per il quale l’unione del corpo e della mente è esperienza vissuta, fa inevitabilmente fiasco quando si lascia tentare da un rapporto senza amore, cioè da un semplice atto spoglio di ogni emozione. La sessualità, infatti, è la sola funzione che non può mentire; in materia sessuale siamo costretti ad esser sinceri, talvolta .anche contro voglia. E perfino contro l’apparenza. Ricordo di aver avuto tra i miei pazienti uomini che avevano combattuto nella desolazione della giungla e uomini che avevano combattuto nella solitudine dei cieli: ebbene, tra loro ve n’erano alcuni che facevano miseramente fiasco quando erano a letto. Nell’intimo dei loro cuori essi avevano paura, a dispetto del loro glorioso passato di soldati. Non erano uomini nel vero senso della parola, e le loro sconfitte sessuali li trascinavano alla disperazione: questa è la essenziale moralità del sesso.

    L’elemento spirituale. Da tempi immemorabili noi troviamo la sessualità sempre strettamente connessa con la moralità. I positivisti spiegano che lo scopo dei tabù moralistici era di proteggere la società e particolarmente il matrimonio; per rendere più efficaci queste forme di controllo, si invocavano addirittura delle sanzioni religiose. Ciò rappresenta certamente un aspetto del problema, ma non il più importante. Accanto alla moralità esterna che si è modificata col mutare delle convenzioni nel corso della storia, esiste la moralità sessuale, che possiamo chiamare intrinseca ed essenziale. Essa nasce dalla natura della sessualità stessa e dimostra una volta di più l’eccezionale posizione dell’impulso sessuale tra tutti gli altri impulsi della vita umana. La civiltà può essere definita come uno stato nel quale gl’impulsi naturali vengono tenuti sotto un controllo più o meno rigido, che talvolta può giungere sino alla mutilazione. Ciò vale per gl’istinti di conservazione, come la fame, l’aggressione, ecc. L’istinto sessuale, d’altra parte, cioè l’impulso cieco, che spinge il maschio ad accoppiarsi con la femmina, non è addomesticato da controlli o mutilazioni, ma è amalgamato con elementi emotivi e spirituali e così incorporato nel tutto della personalità umana. La natura umana è natura permeata di spirito. La sessualità umana non è un mero accidente, ma un atto del quale siamo responsabili; se noi obbediamo supinamente all’impulso fisico, commettiamo un reato. Un rapporto puramente fisico è essenzialmente immorale, perché tradisce la natura essenzialmente spirituale dell’uomo. Una sfrenata bramosia sessuale rivela sempre uno stato di anormalità. Noi la riscontriamo in tre tipi umani: l’immaturo, l’insano e il criminale. Tre sono i mezzi con cui i fattori superiori, cioè quelli psicologico-spirituali, regolano gl’istinti. Prima di tutto, il controllo cosciente della ragione. Esso interviene soltanto in particolari circostanze, e la sua attività non dura mai a lungo; parliamo in tali casi di soppressione. Se il controllo è invece subconscio e permanente, lo chiamiamo repressione, e tutti sanno ormai che esso è la causa di una diffusa condizione patologica chiamata nevrosi. La terza forma è di gran lunga più importante. Il fenomeno più stupefacente nella vita sessuale dell’uomo è il celibato volontario: per esempio, la castità praticata dal, clero cattolico, o da uomini e donne votati ad una missione sopraindividuale. Ora, qualunque possa essere la causa determinante di questa strana condizione, una cosa è certa senz’ombra di dubbio: una castità di natura siffatta non è frutto di soppressione né di repressione. Nessuno, infatti, potrebbe sopprimere un vivo istinto sessuale per tutta la vita; d’altra parte, voler attribuire alla repressione la castità degli ecclesiastici e dichiarare questi uomini e donne semplicemente neurotici, sarebbe una assurda arroganza di psicologi incompetenti. Freud ha riassunto questo fenomeno e altri consimili sotto il concetto di sublimazione, col quale egli vuol significare che l’impulso sessuale si trasforma in una più alta attività mentale, come la carità, l’amore dell’arte, l’interesse per la scienza e via dicendo. Freud sostiene che la cultura non è altro che una generale sublimazione del sesso. Questo concetto è un tipico prodotto della psicologia materialistica ottocentesca, e nessuno psicologo, al di fuori della scuola freudiana, crede più all’esistenza di una siffatta alchimia psicologica. Non si può trasformare il sesso in spirito, allo stesso modo che non si possono trasformare i metalli in oro Sulla storia dell’idea di sublimazione cfr. Kenneth Walker, Fisiologia del sesso (Longanesi & C.), cap. VI, p.. 98. (N.d.T.) Il concetto di sublimazione si fonda sul concetto, altrettanto errato, di energia sessuale. Il termine energia è preso in prestito dalla fisica, la quale lo può usare legittimamente perché l’esistenza di energie fisiche può essere dimostrata e misurata. Nulla di simile nel caso della cosiddetta energia sessuale; nessuno l’ha vista, nessuno l’ha misurata, nessuno può provare la sua esistenza: essa è soltanto una funzione, un concetto inventato col solo scopo di dar credito a teorie insostenibili. Non varrebbe la pena di accennare a questi concetti, se essi non avessero avuto deplorevoli conseguenze pratiche. Così, per esempio, si crede ancora, e non soltanto dai profani, che la masturbazione consumi una gran quantità d’energia e che il cattivo uso di questa energia provochi stanchezza e un generale senso di insoddisfazione. Contrariamente a questa opinione, una larga esperienza pratica ha dimostrato che certi giovani, dopo molti anni di regolare masturbazione, conservano il pieno possesso delle loro capacità sessuali allorché si sono abbastanza sviluppati per poterle usare in vere relazioni sessuali. Altrettanto arbitrarie, ma anche più nocive, sono le affermazioni contenute in diversi libri di educazione sessuale, secondo cui l’energia sessuale ha il potere di trasferirsi in altri canali non direttamente collegati col sesso senza perdere nulla della sua forza; oppure che non è necessario che l’energia sessuale si manifesti in forma attiva e diretta... celibato e matrimonio vanno considerati come stati paralleli che conducono allo stesso grado ultimo di sviluppo spirituale. Nulla è più lontano dalla verità: una vita senza sessualità è una vita difettosa sotto ogni punto di vista, per grandi che siano i risultati conseguiti nel corso di questa vita in qualsiasi campo dell’attività umana. Tali risultati possono essere raggiunti a dispetto del celibato, ma non certo in grazia del celibato. E ciò vale per le donne ancor più che per gli uomini. Rimanendo celibe, l’uomo rinuncia a qualche cosa della sua pienezza

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