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Parafilie. Psicologia, Clinica e Terapia delle perversioni sessuali
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E-book270 pagine3 ore

Parafilie. Psicologia, Clinica e Terapia delle perversioni sessuali

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Il campo delle perversioni sessuali è vasto e complesso, con differenti cause psicologiche e una varietà praticamente infinita di comportamenti.
Aspetti parafilici possono manifestarsi in vario modo: sotto forma di fantasie, non sempre riconosciute o accettate; possono esprimersi in una modalità soft, sotto forma di gioco erotico, funzionale alle esigenze della coppia; possono manifestarsi in modo solitario e nascosto; oppure possono arrivare a gradi estremi, con comportamenti ad alto rischio, a volte della vita stessa.
L’estrema diversità di espressione rende così le parafilie una dimensione psicopatologica molto ampia, con differenti significati e gradi di gravità.
Le perversioni impongono la riflessione su cosa sia la normalità ma anche, e soprattutto, sul senso stesso della sessualità. In questi comportamenti il significato riproduttivo è perso definitivamente e si amplifica in modo abnorme una comunicazione distorta con l’altro e con se stessi. Questo avviene contemporaneamente ad un livello psichico e corporeo, con un fitto intreccio di aspetti mentali e comportamentali. Così l’indagine sulle perversioni fa emergere meccanismi psichici fondamentali, che sostengono la vita mentale di ogni essere umano. La parafilia utilizza l’energia sessuale, intesa non solo come pulsione, che qui spinge all’azione in modo aberrante. L’analisi e lo studio delle perversioni è un’occasione per far emergere aspetti e dinamiche nascoste, disagi, traumi, conflitti, difficoltà di comunicazione, di relazione, di rapporto con il proprio corpo e con quello altrui.
L’attività sessuale diviene compulsione, spesso estrema e pericolosa, ove il piacere si lega al dolore, al pericolo e alla violenza. Il campo delle perversioni, affascinante e difficile, richiede uno studio su più fronti: psicologico, biologico, relazionale, esistenziale.
Questo volume riprende una mia prima pubblicazione di circa 20 anni fa, ove cercavo di aprire una via di ricerca in questa area di contatto tra psichiatria e sessuologia. In questi anni molte cose sono cambiate nella medicina, nella psichiatria e nella nostra cultura, non solo in senso sessuale. La diffusione sempre maggiore di internet, con l’estensione abnorme di materiale porno, ha contribuito ad una sempre più accentuata distorsione del significato della sessualità. Si sono sviluppate nuove perversioni, nuove modalità, nuove possibilità, con il risultato di rendere sempre di più il sesso un gioco, una p re s t a z i o n e , u n a e s i b i z i o n e .
La perversione è divenuta parte integrante e normale della vita sessuale, come per esempio nelle cosiddette perversioni soft, perdendo di vista il suo senso originario, di comunicazione affettiva oltreché riproduttiva.
La sessualità è una funzione biologica fondamentale, è la base della vita, è ciò che consente la sopravvivenza di una specie, o anche solo di un individuo, come eredità genetica. Essa è una forza che spinge alla relazione, attraverso il corpo più che la mente. Nella comunicazione relazionale è facile che vi siano distorsioni, alterazioni o difficoltà, che trovano nelle parafilie un canale di espressione particolare e potente.
L’analisi, da un punto di vista psicologico, psichiatrico e medico   delle perversioni, proposto in questo libro, vuole essere un momento di riflessione che possa aprire a nuove ricerche, ancora scarse in questo settore, che consentano una migliore comprensione dell’uomo nelle sue più varie manifestazioni. E le parafilie sono sicuramente una di quelle più forti, complesse e misteriose.
LinguaItaliano
Data di uscita3 mag 2022
ISBN9788894672022
Parafilie. Psicologia, Clinica e Terapia delle perversioni sessuali

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    Anteprima del libro

    Parafilie. Psicologia, Clinica e Terapia delle perversioni sessuali - Berra Lodovico

    Prefazione

    Il campo delle perversioni sessuali è vasto e complesso, con differenti cause psicologiche e una varietà praticamente infinita di comportamenti.

    Aspetti parafilici possono manifestarsi in vario modo: sotto forma di fantasie, non sempre riconosciute o accettate; possono esprimersi in una modalità soft, sotto forma di gioco erotico, funzionale alle esigenze della coppia; possono manifestarsi in modo solitario e nascosto; oppure possono arrivare a gradi estremi, con comportamenti ad alto rischio, a volte della vita stessa.

    L’estrema diversità di espressione rende così le parafilie una dimensione psicopatologica molto ampia, con differenti significati e gradi di gravità.

    Le perversioni impongono la riflessione su cosa sia la normalità ma anche, e soprattutto, sul senso stesso della sessualità. In questi comportamenti il significato riproduttivo è perso definitivamente e si amplifica in modo abnorme una comunicazione distorta con l’altro e con se stessi. Questo avviene contemporaneamente ad un livello psichico e corporeo, con un fitto intreccio di aspetti mentali e comportamentali. Così l’indagine sulle perversioni fa emergere meccanismi psichici fondamentali, che sostengono la vita mentale di ogni essere umano. La parafilia utilizza l’energia sessuale, intesa non solo come pulsione, che qui spinge all’azione in modo aberrante. L’analisi e lo studio delle perversioni è un’occasione per far emergere aspetti e dinamiche nascoste, disagi, traumi, conflitti, difficoltà di comunicazione, di relazione, di rapporto con il proprio corpo e con quello altrui.

    L’attività sessuale diviene compulsione, spesso estrema e pericolosa, ove il piacere si lega al dolore, al pericolo e alla violenza. Il campo delle perversioni, affascinante e difficile, richiede uno studio su più fronti: psicologico, biologico, relazionale, esistenziale.

    Questo volume riprende una mia prima pubblicazione di circa 20 anni fa, ove cercavo di aprire una via di ricerca in questa area di contatto tra psichiatria e sessuologia. In questi anni molte cose sono cambiate nella medicina, nella psichiatria e nella nostra cultura, non solo in senso sessuale. La diffusione sempre maggiore di internet, con l’estensione abnorme di materiale porno, ha contribuito ad una sempre più accentuata distorsione del significato della sessualità. Si sono sviluppate nuove perversioni, nuove modalità, nuove possibilità, con il risultato di rendere sempre di più il sesso un gioco, una p re s t a z i o n e , u n a e s i b i z i o n e .

    La perversione è divenuta parte integrante e normale della vita sessuale, come per esempio nelle cosiddette perversioni soft¹, perdendo di vista il suo senso originario, di comunicazione affettiva oltreché riproduttiva.

    La sessualità è una funzione biologica fondamentale, è la base della vita, è ciò che consente la sopravvivenza di una specie, o anche solo di un individuo, come eredità genetica. Essa è una forza che spinge alla relazione, attraverso il corpo più che la mente. Nella comunicazione relazionale è facile che vi siano distorsioni, alterazioni o difficoltà, che trovano nelle parafilie un canale di espressione particolare e potente.

    L’analisi, da un punto di vista psicologico, psichiatrico e medico delle perversioni, proposto in questo libro, vuole essere un momento di riflessione che possa aprire a nuove ricerche, ancora scarse in questo settore, che consentano una migliore comprensione dell’uomo nelle sue più varie manifestazioni. E le parafilie sono sicuramente una di quelle più forti, complesse e misteriose.

    1. Introduzione

    1.1 Premessa

    La storia della sessualità umana è sempre stata accompagnata dalla costante presenza di desideri perversi, da interessi che si discostano da ciò che è comunemente legittimato. Anzi, proprio la caratteristica di proibizione, che contraddistingue la sessualità deviante, ne ha mantenuto e valorizzato l’importanza, come se l’uomo avesse bisogno di limiti da superare, di regole da infrangere. Come se stabilire la norma servisse ad avere qualcosa da superare.

    In sessuologia è spesso difficile stabilire regole assolute, che valgano per tutti, in qualsiasi società o epoca storica. Norman O. Brown (1978) sostiene che gli esseri umani sarebbero molto più felici se potessero fare a meno della guida della società, ovvero fossero liberi di essere perversi. Tale considerazione nasce dal fatto che è il proibito a dare senso e fascino ad un’azione o a un pensiero, è la trasgressione che provoca nuovi piaceri, è l’avere regole sociali che dà senso all’infrangerle. Viene così naturale affermare che non esiste uomo senza trasgressione e che la perversione fa parte del nostro essere. Freud per primo riconobbe come fisiologica la disposizione sessuale perversa dell’infanzia, poi modulata e controllata nell’età adulta. In questo senso potremmo dire che la perversione è un modo di tornare bambini, di dar libero sfogo a istinti naturali, a pulsioni senza controllo. Un mondo senza regole e limiti sarebbe un mondo caotico, pericoloso e probabilmente destinato all’autodistruzione. Le perversioni non sono solo una libera e sregolata espressione dell’istinto sessuale, ma risentono di una sottile e sofisticata rielaborazione mentale, tale da renderle differenti da un banale e semplice istinto animale. Le infinte forme attraverso cui si manifestano, il sottile intreccio con la vita psichica, la loro intensità emozionale, le rendono un campo della psicopatologia unico ed estremamente complesso.

    Nonostante siano comportamenti ampiamente diffusi, l’argomento è stato nel complesso abbastanza trascurato dalla ricerca scientifica e della letteratura specialistica e, dopo il contributo apportato dalle teorie freudiane, poco è stato detto o proposto di veramente innovativo.

    Le perversioni sessuali mantengono così una posizione di secondo piano, con un alone di misteriosità insieme a sentimenti di orrore e disgusto da parte della nostra cultura. Spesso il perverso non è visto come un individuo affetto da un disturbo psichico ma come un criminale da condannare e reprimere.

    L’ostilità verso il perverso può a volte nascondere il timore nei confronti di parti oscure o in ombra entro ognuno di noi che, nel corso del tempo, abbiamo imparato a reprimere e controllare, ma la cui presenza continuiamo a sentire, come per esempio attraverso i sogni o nell’immaginario.

    Nonostante le teorie le e ipotesi proposte rimane così ancora oscura l’origine delle perversioni. Il motivo potrebbe essere il fatto che la pulsione sessuale nell’essere umano va ben oltre il suo compito riproduttivo. Essa è una forza pulsionale che mette in rapporto gli esseri umani, che trasforma elementi psichici in azioni fisiche, che pone l’uomo in un rapporto forte e diretto con il proprio corpo ed i suoi bisogni.

    Nelle perversioni è il senso stesso della sessualità che viene messo in discussione. Non più quindi il sesso visto solo come comportamento finalizzato alla riproduzione o alla relazione, ma come energia istintuale trasformata e stravolta nel suo significato originario.

    1.2 Definizione

    Il termine parafilia (dal greco παρά – oltre, e φιλία – amore) viene utilizzato per definire tutti quei comportamenti sessuali anomali e abitualmente considerati patologici. In alternativa viene spesso utilizzato il termine perversione sessuale che evidenzia in modo più netto la devianza del comportamento rispetto ad una norma. Definire una parafilia richiede lo stabilire quale sia il comportamento sessuale normale da cui si distacca il perverso, il che non è sempre così semplice. La perversione potrebbe in effetti rappresentare una variazione quantitativa, ma non qualitativa, di pulsioni sessuali normalmente presenti in ogni essere umano. Questo è ancora più evidente in quelle parafilie definite borderline, in cui alcuni comportamenti possono essere ritenuti normali o patologici a seconda della presenza o meno di particolari caratteristiche psicologiche e in dipendenza di valutazioni concettuali o culturali.

    Inoltre nella definizione si deve tener conto della fase di sviluppo e cioè dell’età del soggetto. Questo poiché comportamenti sessuali che risultano abituali, e che possono pertanto essere considerati normali in un certo periodo della vita, come nell’infanzia, possono divenire perversi se persistono e si ripresentano nella vita adulta.

    Ey (1990) definisce le perversioni sessuali tutti quei comportamenti regressivi che vengono a sostituirsi regolarmente, o preferibilmente, all’attività sessuale normale. Essi non influenzano unicamente il comportamento ed i rapporti sessuali, ma condizionano rilevanti alterazioni del carattere, della personalità e della vita sociale.

    Krafft-Ebing (1966) definisce perversa ogni manifestazione dell’istinto sessuale non corrispondente agli scopi della natura, che sarebbe unicamente quello della riproduzione.

    Per il DSM V il termine parafilia indica qualsiasi intenso e persistente interesse sessuale, diverso dall’interesse per la stimolazione genitale o i preliminari sessuali, con partner umani fenotipicamente normali, fisicamente maturi e consenzienti (APA, 2014).

    La definizione psicoanalitica tradizionale mette in risalto la devianza e l’anormalità sessuale, enfatizzando gli aspetti ripugnanti e bizzarri. Freud per primo fece notare come elementi di perversità polimorfa facciano parte della vita sessuale di ogni individuo, rendendo spesso difficile distinguere tra normalità ed anormalità.

    In una cultura che considerava la sessualità in termini abbastanza ristretti, Freud (1905) definì l’attività sessuale come perversa quando:

    1) è focalizzata su regioni del corpo non genitali;

    2) soppianta e sostituisce l’abituale pratica di rapporti genitali con un partner dell’altro sesso;

    3) tende ad essere la pratica sessuale esclusiva dell’individuo.

    Egli contrappose la nevrosi alla perversione, ritenendo quest’ultima la dimostrazione di come la pulsione sessuale sia in un primo tempo indipendente dal proprio oggetto. I sintomi nevrotici rappresentano infatti la trasformazione di fantasie perverse rimosse. Nelle perversioni le fantasie divengono coscienti e vengono espresse direttamente come piacevoli attività egosintoniche. La nevrosi è così vista da Freud come il negativo della perversione.

    Laplanche e Pontalis (1968) definiscono le deviazioni rispetto all’atto sessuale normale (inteso come coito volto ad ottenere l’orgasmo mediante penetrazione genitale, con una persona del sesso opposto) quando l’orgasmo è ottenuto con altri oggetti sessuali (omosessualità, pedofilia, zoofilia, ...) o con altre zone corporee (es. il coito anale). Oppure qualora l’orgasmo sia subordinato in modo imperioso a certe condizioni estrinseche (feticismo, travestitismo, voyeurismo, esibizionismo, sadomasochismo), che possono provocare da sole il piacere sessuale. Più in generale essi designano come perversione il comportamento psicosessuale che si accompagna a tali atipie nell’ottenimento del piacere sessuale.

    Stoller (1975, 1985) sostiene che la crudeltà ed il desiderio di umiliare e di degradare il partner sessuale, o sé stessi, sia il fatto determinante per classificare un comportamento come perverso. Riconoscendo che nel normale eccitamento sessuale vi sia sempre una quota di ostilità e di desiderio di umiliare, sostiene che l’intimità possa essere il fattore critico di differenziazione. Un individuo è perverso solo quando l’atto erotico viene utilizzato per evitare una relazione a lungo termine, emotivamente intima, con un’altra persona. Al contrario, il comportamento sessuale non è perverso quando è al servizio della costituzione di una relazione intima e stabile.

    Da un punto di vista psicopatologico le parafilie si configurano come comportamenti caratterizzati da pratiche sessuali particolari di cui i soggetti hanno necessità assoluta ed imperativa per il raggiungimento del piacere. Esse tendono a divenire modalità sessuali esclusive, ripetitive e stereotipate che compaiono sotto l’impulso di un momento e sotto una spinta emotiva irresistibile. La perversione, per essere soddisfacente, richiede sempre condizioni particolari quali: ritualità, luoghi particolari, scenari, oggetti specifici e insostituibili (Volterra, 1992).

    1.3 Normalità e devianza

    Il concetto di perversione e di devianza impone una riflessione su ciò che si intenda per normalità e per comportamento sessuale normale. Nel momento in cui ci si addentra nel territorio della devianza deve già essere presente una concezione dei limiti entro cui porre la normalità, ed oltre cui si possa parlare di anormalità e perversione.

    Esiste una grande variabilità individuale per quanto riguarda l’intensità delle pulsioni ed il modo di manifestarsi del comportamento sessuale.

    Nell’uomo la sessualità non è solo finalizzata alla procreazione, ma rappresenta una modalità particolare di comunicazione nella vita di relazione ed una via al conseguimento del piacere. Inoltre risente di numerosi fattori psicologici quali per esempio: la storia personale, la predisposizione individuale, la rielaborazione psichica, i significati acquisiti della sessualità, la conversione nella sfera sessuale di aspetti psichici profondi.

    Tale variabilità in campo sessuale rende difficile definire esattamente la linea di confine tra ciò che intendiamo normale e ciò che viene considerato deviante. Spesso al termine devianza viene preferito il termine comportamenti sessuali di minoranza, lasciando libertà di valutazione su ciò che è normale e su ciò che non lo è.

    La normalità è fondamentalmente un concetto statistico che risente di influenze sociali e culturali. Normali vengono considerati quei comportamenti che non si discostano sensibilmente dalla media, e che sono pertanto presenti nella maggior parte degli individui (criterio statistico). Risulta pertanto evidente come il concetto di normalità si modifichi continuamente nel tempo in rapporto ai cambiamenti sociali e ai valori predominanti (criterio temporale). Comportamenti considerati nel passato anomali possono essere visti oggi come assolutamente normali, mentre comportamenti normali nel passato possono essere considerati oggi fortemente devianti. Nella nostra società, per esempio, si considera oggi l’omosessualità un comportamento normale, scomparso come categoria dai più importanti trattati di psichiatria. Fino a non molto tempo fa era invece ritenuta una grave devianza, espressione di una personalità disturbata o immatura. Oppure, al contrario, nelle epoche in cui la Chiesa accettava la flagellazione come atto di pietà religiosa, i masochisti potevano fruire di un metodo legittimo per provocarsi piacere senza alcun senso di colpa.

    Non solo la variabilità del normale risente di un particolare momento storico della società, ma anche l’appartenenza a culture o religioni differenti rende tale concetto estremamente variabile e relativo (criterio socioculturale). Per esempio i Sambia della Nuova Guinea considerano anormale un uomo che non permetta un rapporto orale da parte di fanciulli prepuberi (Herdt, 1981).

    Vi è poi la norma dello sviluppo personale, cioè della organizzazione progressiva della persona, che si raggiunge mediante la subordinazione dei piaceri infantili parziali al piacere genitale elaborato, dopo il superamento della fase edipica (criterio dello sviluppo personale). Questa concezione deriva dalla teoria psicoanalitica, che più di ogni altra ha sviluppato la comprensione psicodinamica delle perversioni, considerate genericamente come una alterazione dello sviluppo psicosessuale.

    Esiste poi anche un criterio che si riferisce alle caratteristiche della coppia e che riconosce la normalità solo all’interno della stessa (criterio di coppia). Infatti esistono comportamenti sessuali che non possono essere ritenuti perversi, non generando sofferenza o danno al singolo membro della coppia, ma per cui anzi vi è il pieno reciproco consenso, spesso congeniale al mantenimento della relazione affettiva e sessuale. Per esempio una coppia può prediligere una sessualità di tipo sadomasochista in cui vi sia uno scambio di comportamenti complementari, sadico da una parte e masochistico dall’altra, pienamente desiderati e vissuti come piacevoli da entrambi i partner.

    1.4 Le parafilie nella popolazione generale

    È molto difficile determinare la reale frequenza dei comportamenti sessuali devianti nella nostra società e spesso essi giungono all’osservazione del medico in modo casuale o secondario ad altri problemi. Molti perversi vengono identificati solo a seguito di arresto da parte della forza pubblica, per esempio per atti osceni da parte di esibizionisti o per atti di libidine da parte di pedofili. Altre volte è durante psicoterapie iniziate per altri motivi che emerge una tendenza deviante. Spesso, quando un individuo parafilico è interrogato direttamente riguardo ai propri interessi sessuali, nega o omette le sue preferenze per timore di essere criticato, giudicato o incriminato. Molti di questi soggetti vivrebbero con pieno piacere e soddisfazione le loro perversioni se non fosse per le implicazioni legali e morali che comportano. La condanna sociale, la relativa egosintonia ed il rischio di andare incontro a pene giudiziarie rendono così i dati relativi alla frequenza di questi comportamenti assolutamente non indicativi, e si suppone una frequenza nella società ben più elevata rispetto a quella evidente.

    Circa la metà dei soggetti con parafilia che giunge all’osservazione clinica risulta regolarmente sposata o con relazioni affettive stabili. Frequentemente fantasie e comportamenti parafilici compaiono già nella fanciullezza e nella prima adolescenza, generalmente prima dei 20 anni, per poi strutturarsi ed organizzarsi nell’età adulta. L’evoluzione della perversione è invece pressoché continua e può durare per tutta la vita. La parafilia che compare più tardivamente è la pedofilia di tipo incestuoso che comprende non solo molestie nei confronti di fratelli o sorelle ma anche verso i

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