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Roma e i Georgiani: Le relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede (1992-2017)
Roma e i Georgiani: Le relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede (1992-2017)
Roma e i Georgiani: Le relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede (1992-2017)
E-book468 pagine6 ore

Roma e i Georgiani: Le relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede (1992-2017)

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Info su questo ebook

"Il volume collettivo Roma e i georgiani è dedicato al XXV anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Georgia. Il materiale presentato ripercorre una storia plurisecolare di relazioni tra Roma e la Georgia che, pur nella eterogeneità del percorso, data almeno dal II secolo a.C fino ad oggi. [...] Nella percezione dei georgiani, storicamente Roma è apparsa sotto vari profili. Il volume comprende episodi della lunga storia delle relazioni tra Roma e il popolo georgiano che vede la storia di Roma attraverso due prismi: l'impero romano e la cattedra episcopale di Roma, collante religioso-culturale della civiltà occidentale. Il volume mira a portare alla conoscenza di un vasto pubblico temi specifici emersi nelle relazioni tra l'impero romano o il patriarcato romano e il popolo georgiano durante i secoli" (dalla Premessa di Tamar Grdzelidze).
LinguaItaliano
Data di uscita17 gen 2018
ISBN9788838246470
Roma e i Georgiani: Le relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede (1992-2017)

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    Anteprima del libro

    Roma e i Georgiani - Tamar Grdzelidze

    Tamar Grdzelidze (ED.)

    Roma e i Georgiani

    Le relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede (1992-2017)

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Copyright © 2017 by Edizioni Studium - Roma

    ISBN 978-88-382-4647-0

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838246470

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Gli autori

    Premessa di Tamar Grdzelidze

    I. La Georgia e la Santa Sede: relazioni bilaterali di Tamar Grdzelidze

    II. Le importazioni romane nel regno di Kartli (Iberia) di Temur Bibiluri

    III. Storia della Monetazione Romana in Georgia di Tedo Dundua

    IV. Le relazioni tra Roma ed il Regno di Iberia-Colchide di Grani Kavtaria

    V. I Georgiani nella geografia della età romana di Patrizia Licini de Romagnoli

    VI. Roma e i georgiani nel contesto del pellegrinaggio cristiano (IV-XI ss.) di Eka Tchkoidze

    VII. Georgia e Roma s’incontrano sul Monte Athos di Michel Van Parys

    VIII. L’idea di Roma nella Georgia medievale di Bezhan Javakhia

    IX. Le relazioni tra i re e i gerarchi della Chiesa di Georgia e la Chiesa di Roma di Zurab Kiknadze

    X. Le missioni della Santa Sede nel regno di Georgia. Una ricognizione di Gaga Shurgaia

    XI. Pietro Della Valle: Fondatore della Missione dei Padri Teatini in Georgia di Murman Papashvili

    XII. Le missioni cattoliche di Georgia nel periodo di Russificazione di Nino Doborjginidze

    XIII. Michel Tamarašvili - Storico della Chiesa Cattolica in Georgia, vissuto a Roma di Merab Ghaghanidze

    XIV. La Chiesa Cattolica in Georgia nel XX secolo di Nugzar Bardavelidze

    Indice dei nomi

    Indice dei luoghi

    CULTURA

    Studium

    109.

    TAMAR GRDZELIDZE (ED.)

    ROMA E I GEORGIANI

    Le relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede (1992-2017)

    Gli autori

    Nugzar Bardavelidze, Professore presso l’Università Tecnica di Tbilisi, Vice Capo del Dipartimento europeo dell’Università Tecnica di Tbilisi, Professore ospite presso l’Università di studi Sulkhan-Saba Orbeliani. Dottorato in Scienza della Storia. Ha ricoperto l’incarico di Presidente dell’Unione degli studiosi delle religioni della Georgia. È stato inoltre Capo del Servizio Culturale del Ministero della Difesa della Georgia. Attualmente svolge le sue ricerche nell’ambito di storia e studi delle religioni, storia della Chiesa e confessioni religiose in Georgia. Tra le sue pubblicazioni: Esplorazioni degli Studi delle religioni, Bioetica (Tbilisi 2009).

    Temur Bibiluri, Capo Custode dei fondi del Museo dell’Accademia delle Belle Arti Ap. Kutateladze di Tbilisi, membro della sezione Questioni Strategiche del Consiglio di Protezione dell’Eredità Culturale presso l’Agenzia Nazionale della Protezione dell’Eredità Culturale della Georgia. Candidato al Dottorato di ricerca in Scienza di Storia (1983), Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili (1972 – 1978). Negli anni passati ha ricoperto gli incarichi di Vice Presidente dei Fondi Archeologici georgiani del Presidio dell’Accademia delle Scienze della Georgia (1985-1995) e Direttore del Museo-Riserva Archeologico di Grande Mtskheta (2001-2009). Il suo ambito di interesse scientifico: Religioni (processi religiosi) pre-cristiane e costumi funebri nei tempi antichi in Georgia; le origini e la fase iniziale del cristianesimo nel regno di Kartli (Iberia); valori culturali e storici della Georgia custoditi presso i musei stranieri. Tra le sue pubblicazioni: Tempio del megalomartire San Giorgio il Vittorioso in Georgia. Breve Storia(Mosca 2000).

    Nino Doborjginidze, Vice Rettore dell’Università Statale Ilia di Tbilisi. Professore, Dottore in Scienze Filologiche. È stata Direttore dell’Istituto di ricerche linguistiche presso l’Università Statale Ilia. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: Storia delle idee linguistiche, studi medievali, storia sociale della lingua georgiana, discipline umanistiche digitali (umanitaria digitale), linguistica del corpo. Tra le sue pubblicazioni: Die georgische Sprache im Mittelalter , Sprachen und Kulturen des christlichen Orients, Bd. 17, hrsg. v. Johannes den Heijer, Stephen Emmel, Martin Krause, Andrea Schmidt, (Reichert-Verlag Wiesbaden, 2009), Die Übersetzungen der Werke des Gregor von Nazianz und die Entwicklung der georgischen Begriffssprache, Corpus Christianorum 121 (2010), Brepols.

    Tedo Dundua, Professore alla facoltà di Scienze umanistiche dell’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili; dirigente dell’Istituto di Storia della Georgia della facoltà di Scienze umanitarie presso l’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili. Presso la medesima università si è laureato ed ha conseguito il titolo accademico di Dottore in Scienze Storiche. È stato Vice Preside della facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili e Professore al dipartimento di Storia della Georgia della facoltà di Storia presso la stessa università. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: storia della Georgia, storia degli stati antichi, storia di Bisanzio, filosofia della storia, numismatica. Tra le sue pubblicazioni: Catalogo della numismatica georgiana, (I parte Tbilisi, 2013, II parte Tbilisi 2014, III parte Tbilisi 2015, IV parte Tbilisi 2015), Catalogo Online georgiano-inglese della numismatica georgiana, vedi: www.geonumismatics.tsu.ge (insieme ai co-autori), Saggi di storia di più antica e antica Georgia (Tbilisi 2017).

    Merab Ghaghanidze, Professore presso l’Università Libera di Tbilisi. Dottore presso l’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili. È stato Professore ospite presso l’Università Carolina di Praga e Professore all’Università Statale Ilia di Tbilisi. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: studi letterari, studi culturali, studi religiosi, teologia. Tra le sue pubblicazioni: Sulla via della fede e della speranza (Tbilisi 2003), Al confine della vecchia e nuova Georgia (Tbilisi 2010).

    Tamar Grdzelidze, dal 2014 Ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede, dottorato in filologia conseguito presso l’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili e il dottorato in teologia presso l’Università di Oxford. È stata professoressa ospite presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Roma) e responsabile del Segretariato di Fede e Ordinamento del Consiglio Mondiale delle Chiese a Ginevra. È impegnata in ricerche sulla storia della Chiesa di Georgia, patristica bizantina, ecclesiologia, teologia ecumenica. Tra le sue pubblicazioni: Georgian Monks on Mount Athos: Two Eleventh Century Lives of the Hegoumenoi of Iviron, Translation, notes and introduction by Tamara Grdzelidze (Bennet&Bloom, London 2009), Witness through Troubled Times: A History of the Orthodox Church of Georgia, 1811 to the Present, with contributions by N. Abashidze, Z. Abashidze, E. Bubulashvili, G. Saitidze & S. Vardosanidze, eds. Tamara Grdzelidze, Martin George & Lukas Vischer (Bennet&Bloom, London 2006).

    Bezhan Javakhia, Professore associato dell’Università Statale Ilia di Tbilisi. Ha conseguito il dottorato in Scienze Storiche nel 1986, presso l’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili. Negli anni passati ha ricoperto l’incarico di: Professore Ordinario all’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili, Capo Dipartimento di Storia medievale; è stato inoltre Membro del Parlamento georgiano tra il 1991 e il 1992. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: studi medievali, bizantini, storia della chiesa, storia dall’età antica all’età contemporanea, storia comparata. Tra le sue pubblicazioni: Dall’Antichità al Medioevo: Europa Occidentale, Bisanzio, Georgia (Tbilisi 2005), Roma Eterna, altra Roma dopo Roma (Tbilisi 2009), Bizantinismo e la questione del patrimonio bizantino (Tbilisi 2009).

    Grani Kavtaria, attualmente Professore all’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili. Dottore di Scienze Storiche. Laureato presso la medesima Università, è stato capo del Dipartimento di storia del mondo antico della stessa. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: storia della Georgia e degli stati antichi. Tra le sue pubblicazioni: Annibale(Tbilisi 1979). Fratelli Gracchi (Tbilisi 1990).

    Zurab Kiknadze, dal 2009 è Professore Emerito presso l’Università Statale Ilia di Tbilisi. Dottore e Professore all’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili dal 1986 al 2006, è stato capo del Dipartimento del Folclore. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: antropologia, letteratura georgiana, bibliologia, cristianesimo, orientalistica, assiriologia, studio dei sumeri, mitologia generale e georgiana. Tra le sue pubblicazioni: Mitologia Mesopotamica (Tbilisi 1976), Chiesa ieri, Chiesa domani (Tbilisi 2002), Il mondo nel Vecchio Testamento (Tbilisi 2003), Sulla via della cristianizzazione di Kartli (Tbilisi 2009), Mitologia georgiana (Tbilisi 2016).

    Patrizia Licini, Professore, membro dell’Associazione Geografi Italiani (A.Ge.I.) con sede presso l’Università degli Studi di Cassino; membro del Comitato Scientifico Nazionale per le celebrazioni di Cristoforo Colombo, Roma. Ha insegnato Geografia antropica all’Università degli Studi di Bergamo, e Geografia storica e del mondo antico presso l’Università degli Studi di Macerata, sede di Fermo. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: programmi per la ricerca dei testi e manoscritti inediti sui viaggiatori occidentali in Georgia e nel Caucaso, manoscritti dei Chierici Regolari detti Teatini, missionari in Georgia dal 1628, carte nautiche manoscritte a rombi di vento appartenenti alla tradizione medievale. Tra le sue pubblicazioni: Cristoforo Castelli e la sua missione in Georgia (Roma, Regnum Dei Collectanea Teatina, vol. XLI, Jan. Dec. 1985, n. 111, Speciale, pp. I–226); La Moscovia rappresentata (Milano, Guerini, 1988); Surveying Georgia’s Past, in «Annali di Ca’ Foscari. Serie orientale», N. 53, 2017, pp. 61-153.

    Murman Papashvili, Professore della facoltà di Scienze umanitarie dell’Università Statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili. Dirigente della direzione della storia medievale. Dottore di Scienze Storiche – Storia mondiale. È stato il Rettore della filiale Zugdidi dell’Università Statale di Tbilisi, responsabile del programma Bachelor in Studi dell’Europa dell’Università Tecnica di Tbilisi. Ambito di interesse scientifico: Studi del Medioevo, Studi dei rapporti diplomatici, politici, religiosi e culturali con il casato reale della Georgia e con i Paesi dell’Europa occidentale nel Medioevo. Tra le sue pubblicazioni: Rapporti tra la Georgia e Roma nei VI-XX sec. (in georgiano, Tbilisi 1995), Dalla storia delle relazioni ecclesiastiche e diplomatiche tra la Georgia e Roma VI-XVI sec. (in georgiano, Tbilisi 1998).

    Gaga Shurgaia, Docente all’Università Ca’ Foscari - Venezia e al Pontificio Istituto Orientale. Tra i suoi ambiti di ricerca rientrano: storia della Chiesa ortodossa di Georgia, rapporti diplomatici tra la Santa Sede e il regno di Georgia, storia della letteratura georgiana antica e di quella bizantina, letteratura cristiana antica, genesi degli alfabeti e della civiltà scrittoria georgiana, storia e letteratura del Novecento. Con le Edizioni Studium ha pubblicato: La spiritualità georgiana: Martirio di Abo, santo e beato martire di Cristo di Ioane Sabanis ʒ e, Roma: Edizioni Studium, 2003 (La Spiritualità Cristiana Orientale, 3) e Biobibliografia di Elene Met’reveli(1917-2003), Roma: Edizioni Studium, 2009 (Eurasiatica, 80).

    Eka Tchkoidze, Professore Associato dell’Università Statale Ilia di Tbilisi, presso la facoltà di Scienze e Arti. Dottore in Filosofia, Università di Ioánnina (Grecia). È stato Professore Assistente presso la suddetta Facoltà e Università e Ricercatore post-dottorato nell’ambito del Programma comune dell’Università Nazionale di Atene e della Fondazione Aleksandre Onassis: Accademia di Platone – la strada del sapere. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: ricerca comparata dei testi agiografici georgiani e bizantini, agiografia georgiana come fonte per la storia bizantina, la politica estera di Bisanzio in particolar modo nel periodo di governo della dinastia macedone, la storia economica del XIX secolo, aspetti di sviluppo di Batumi come città portuale. Tra le sue pubblicazioni: Pellegrinaggio in Bisanzio (N.&S. Batsioulas Publising, Atene 2011).

    Michel Van Parys, da settembre 2016 Padre spirituale del Pontificio Collegio Greco a Roma. Ha conseguito una laurea in Filosofia presso l’Istituto Cattolico di Parigi e un dottorato in Studi Greci alla Sorbona. Tra gli incarichi ricoperti: Padre Abate del monastero benedettino di Chevetogne (Belgio) dal 1971 a 1997 e dell’Abbazia basiliana di Grottaferrata dal 2013 a 2016. Dal 2001 al 2013 Direttore della rivista ecumenica «Irénikon» del monastero di Chevetogne. Tra i suoi ambiti di interesse scientifico: Patristica greca e spiritualità monastica bizantina. Tra le sue pubblicazioni: Grégoire de Nysse, Réfutation de la Profession de Foi d’Eunome, Sources Chrétiennes 584 (Parigi 2016), Interroga il tuo padre. Saggi patristici (Kiev 2013).

    Traduttori:

    Ruska Jorjoliani, traduttrice, interprete e sottotitolatrice per i vari progetti italo-georgiani. Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche, l’Università degli Studi di Palermo. Ha pubblicato; La tua presenza è come una città (Corrimano Edizioni, Palermo 2015).

    Ketevan Andguladze, laureata in Relazioni Internazionali presso la LUISS Guido Carli, 2017. Attualmente frequenta il Master in Studi Diplopmatici alla SIOI.

    Tina Tsagareishvili, Docente di lingua italiana presso l’Università Statale Ilia di Tbilisi.

    Premessa di Tamar Grdzelidze

    Il volume collettivo Roma e i georgiani è dedicato al XXV anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Georgia.

    Il materiale presentato ripercorre una storia plurisecolare di relazioni tra Roma e la Georgia che, pur nella eterogeneità del percorso, data almeno dal II secolo a.C. fino ad oggi.

    La storia degli Stati fondati dalle popolazioni kartveliche o georgiane è molto lunga. I primi furono la Diaochi, nella Georgia storica del sud, e la Colchide, in Georgia occidentale, costituite, rispettivamente, nel XIII-XII e nell’XI-IX secolo a.C. Al VI secolo a.C. risale la fondazione del nuovo regno di Colchide o Egrisi delle fonti locali, mentre il regno di Kartli, noto nelle fonti greco-romane come Iberia, fondato verso la fine del IV secolo a.C. in Georgia orientale ebbe un’ininterrotta storia fino al 523. Successivamente, i singoli regni crearono un regno unito di Georgia (978) che fu in seguito smembrato in regni e principati (1490). Seguirono l’annessione ad un impero (1801-1811), la proclamazione della Repubblica Democratica indipendente (1918), una nuova annessione, stavolta perpetrata dall’Armata Rossa (1921) e, alla fine, la ritrovata indipendenza (1991).

    Nella percezione dei georgiani, storicamente Roma è apparsa sotto vari profili. Il volume comprende episodi della lunga storia delle relazioni tra Roma e il popolo georgiano che vede la storia di Roma attraverso due prismi: l’impero romano e la cattedra episcopale di Roma, collante religioso-culturale della civiltà occidentale. Il volume mira a portare alla conoscenza di un vasto pubblico temi specifici emersi nelle relazioni tra l’impero romano o il patriarcato romano e il popolo georgiano durante i secoli.

    Il volume dimostra ancora una volta l’importanza delle scienze storiche nella comprensione dei processi attualmente in atto. Non cambia la modalità di interazione tra coloro che praticano l’espansionismo e coloro che lo subiscono. Evidentemente, i mezzi adoperati dagli occupanti per cancellare l’identità degli oppressi non cambieranno fino a quando l’umanità non rinuncerà a sottomettere e ad opprimere il debole.

    Il materiale presentato non ha pretesa di novità scientifica. I contributi sono stati pensati appositamente per questo volume e scaturiscono da ricerche specialistiche note agli addetti ai lavori in Georgia e in Occidente (ad eccezione di tre, tutti gli altri autori vivono e lavorano in Georgia).

    I contributi sono differenti per impostazione e formazione culturale degli autori: uniformare metodologicamente questo materiale evidentemente è la più grande sfida del volume. Tale responsabilità ricade solo sul curatore e non può essere attribuita agli autori, anche in vista di eventuali osservazioni in merito.

    Il volume è destinato a tutti coloro che si interessano alle relazioni tra la Georgia e l’Italia, la Georgia e la cattedra di Roma. Ha carattere di alta divulgazione e si propone di venire incontro al bisogno di conoscenza di coloro che, interessati a queste questioni, non potrebbero trovare risposte adeguate in una guida turistica. Come curatore del volume mi sono, però, fatta un punto d’onore di garantire un’informazione scientificamente basata.

    Il materiale presentato è incentrato sull’influsso e sulle tracce dell’influsso dell’impero romano sulla storia dei georgiani. I reperti archeologici rinvenuti sul territorio georgiano testimoniano: l’importazione di prodotti romani sin dal II secolo a.C. (Temur Bibiluri), la diffusione di monete romane a partire dal II secolo a.C. (Tedo Dundua), l’espansione degli imperatori romani verso il Caucaso, in particolare nella Georgia orientale e occidentale (Grani Kavtaria); da queste relazioni scaturiva la presenza dei georgiani nella cartografia romana (Patrizia Licini) e l’imitazione dell’idea imperiale di Roma nella Georgia medievale (Bezhan Javakhia). In altri contributi sono esaminati episodi delle relazioni dei georgiani con la Roma cristiana, come, ad esempio, il pellegrinaggio (Eka Tchkoidze), i rapporti tra monaci georgiani e latini sul Monte Athos (Michel Van Parys), l’attività dei missionari romani nella Georgia orientale e occidentale (Gaga Shurgaia), la corrispondenza dei re e dei notabili georgiani con la cattedra di Roma (Zurab Kiknadze), la figura di Pietro della Valle (Murman Papashvili), la persecuzione dei cattolici durante l’annessione zarista, l’ingiusta politica ecclesiastica zarista e la lotta contro di essa (Nino Doborjginidze, Merab Ghaghanidze), la Chiesa cattolica nel periodo sovietico (Nugzar Bardavelidze). Il materiale è introdotto da una rassegna delle relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Georgia.

    Il volume vuole essere una sorta di ponte tra l’ eternità di Roma e l’ eternità dei georgiani. Il carattere eterno di Roma è un dato di fatto innegabile: Roma fino ad oggi rimane città unica e la più bella al mondo. Il carattere eterno del popolo georgiano invece risiede nella sua capacità di tenersi vivo nonostante le avversità della storia in patria e fuori.

    L’idea di questo volume nacque a Roma il 23 novembre 2015, conversando con Merab Ghaghanidze e Gaga Shurgaia, alla conclusione della conferenza tenuta al Pontificio Istituto Orientale e dedicata al sacerdote georgiano cattolico P’et’re Xariscˇ’irašvili, pastore e intellettuale impegnato. Considero entrambi curatori di questo volume che, senza il loro prodigo sostegno, non sarebbe stato possibile realizzare. A loro va il mio più sentito ringraziamento, per il consistente contributo di qualificati consigli e di amichevole, prezioso supporto.

    Nella preparazione del volume per la stampa è stato pregevole il complesso lavoro svolto da Ketevan Andguladze e Rusudan (Ruska) Jorjoliani che hanno saputo magistralmente tradurre la maggior parte dei testi dal georgiano, loro lingua madre, all’italiano, lingua di adozione, meritando pienamente il nostro riconoscente apprezzamento.

    Ancora, il ringraziamento dell’editore va alle persone che non hanno risparmiato tempo ed energie per contribuire in modi e forme diversi alla realizzazione del volume. Vorrei sottolineare il particolare sostegno di Darejan Kikoliashvili che sentitamente ringrazio.

    Non meno sostanziale è stata la collaborazione del personale dell’Ambasciata presso la Santa Sede. Un mio grazie va al dott. Irakli Vekua, consigliere dell’Ambasciata, e alla dott.ssa Irina Sanashvili, referente.

    E, infine, grazie infinite agli autori, senza la dedizione dei quali il volume non sarebbe nato.

    Tamar Grdzelidze

    I. La Georgia e la Santa Sede: relazioni bilaterali di Tamar Grdzelidze

    (Traduzione di Gaga Shurgaia)

    L’avvio delle relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede risale a 25 anni or sono.

    Parla da sé il fatto che dopo la proclamazione della Repubblica Democratica indipendente, la Georgia, Paese tradizionalmente ortodosso [1] , quasi subito instaurò relazioni diplomatiche con la Santa Sede, ossia uno Stato che unisce il numeroso gregge dei cristiani cattolici e all’interno della comunità internazionale concepisce la propria responsabilità di Stato come difensore della dignità dell’uomo e della libertà religiosa.

    La Santa Sede, cattedra episcopale di Roma, sorta dalla tradizione del cristianesimo occidentale, condivide quei valori della civiltà europea che sessant’anni fa sono stati messi a fondamento dell’Europa unita. Pertanto sin dall’inizio fu prioritario per la neonata Repubblica di Georgia stabilire un rapporto di partenariato con la Santa Sede che, in quanto depositaria dei contenuti di base dell’essenza cristiana, ricopre un ruolo sicuramente speciale, per non dire unico, nella comunità internazionale.

    Nonostante la sua specificità, la Santa Sede intrattiene relazioni a pieno titolo con 184 Stati nel mondo. Ad oggi presso il Vaticano sono accreditate 88 missioni residenti a Roma; numero che cresce di anno in anno. È chiaro che la sua vocazione a difendere il diritto dell’uomo ad una vita dignitosa rende la Santa Sede Stato amico per chiunque consideri questioni di Stato la vita umana e il pieno sviluppo dell’essere umano.

    In che modo la Santa Sede contempla, tutela e promuove la salvaguardia della dignità e della libertà umana attraverso le vie diplomatiche e perché questo suo ruolo è così importante per la Georgia?

    Sulla linea ideale dei suoi predecessori, papa Francesco considera la pace messaggio principale della Santa Sede. La pace, il rispetto e l’amore reciproco tra le persone ma anche tra i Paesi sono insiti in qualsiasi contesto di qualsiasi confessione cristiana, nel fondamento stesso della dottrina cristiana. Eppure, la popolazione della Terra più di una volta è stata testimone di ingiustizie commesse in nome della pace. Pertanto, benché espressa in maniera cauta e misurata, la posizione della Santa Sede verso i processi in atto nel mondo è importante e non può essere ignorata. Infatti, ha come obiettivo la vita pacifica e dignitosa per ogni essere umano sulla terra.

    In occasione degli auguri tradizionali al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il 9 gennaio 2017, papa Francesco disse: «La pace è un dono, una sfida e un impegno. Un dono perché essa sgorga dal cuore stesso di Dio; una sfida perché è un bene che non è mai scontato e va continuamente conquistato; un impegno perché esige l’appassionata opera di ogni persona di buona volontà nel ricercarla e costruirla. Non c’è, dunque, vera pace se non a partire da una visione dell’uomo che sappia promuoverne lo sviluppo integrale, tenendo conto della sua dignità trascendente» [2] .

    Richiamando l’attenzione su questioni imprescindibili per lo sviluppo di una politica di pace, la Santa Sede testimonia con il proprio esempio che è impossibile parlare di pace senza avere una visione globale delle sfide, cui il mondo odierno deve far fronte. La Santa Sede oggi è in prima linea tra i difensori del nostro pianeta. È impossibile attuare una politica di pace senza tener conto dei cambiamenti climatici, dei processi migratori e del commercio di esseri umani, avverte il Pontefice.

    Non sono rimasti inosservati i messaggi della Santa Sede che rilevano come le diverse sfide siano connesse fra di loro e invitano all’unione delle forze chiamate a salvare il pianeta: la posizione attuale della Santa Sede ha fatto riemergere la contrapposizione tra climatisti e anticlimatisti. Ma questa contrapposizione non tiene conto del principio unificatore di fondo che assegna alla posizione della Santa Sede un posto speciale: il privilegio accordato da Dio all’uomo, creato a sua immagine e somiglianza, per essere non solo fruitore, ma anche responsabile dell’ambiente.

    In questo contesto va ricordata anche la circostanza ritenuta importante dalla Santa Sede: la pace lasciata da Cristo ( Gv 14, 27) implica l’ideale di una pienezza di vita per l’uomo reintegrato nella ricchezza della sua dimensione umana a tutto tondo e non va strumentalizzata in un ottica di una provvisoria sospensione dei conflitti. Una delle tante interpretazioni del celebre precetto evangelico «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio» ( Mc 12, 17) è che la creatura di Dio, pur sostanzialmente diversa dal Creatore, si orienta verso il Verbo di Dio e aspira alla somiglianza con Cristo.

    Quanto detto sopra serve a individuare la specificità della partecipazione della Santa Sede alla comunità internazionale, che è di grande significato per la maggior parte della popolazione mondiale. Ad ogni modo, nessuna Segreteria di Stato potrebbe vantare un così alto numero di visite di capi di Stati o di Governi, di monarchi e dirigenti di aziende, come il Vaticano. Ci auspichiamo che gli ospiti ufficiali non solo ascoltino i messaggi della Santa Sede, ma li facciano anche propri, almeno in parte.

    Ecco perché, in linea generale, le relazioni diplomatiche con la Santa Sede diventano significative per il popolo georgiano: da una parte, c’è uno Stato cristiano con una plurisecolare tradizione e, dall’altra, una repubblica democratica relativamente giovane (parlando della Repubblica Democratica di Georgia non va dimenticata l’esperienza degli anni 1918-1921, si veda in proposito un apposito capitolo in questo volume). Come qualsiasi altro Stato, anche la Santa Sede deve far fronte a proprie sfide, ad esempio, la necessità di separare la direttrice politica da quella sociale e da quella pastorale. La diplomazia della Santa Sede spesso trova le giuste risposte a queste complesse sfide.


    [1] La maggioranza della popolazione della Georgia è cristiana e, specificamente, cristiano-ortodossa. All’inizio del terzo millennio il numero dei cattolici costituiva l’1 per cento dell’intera popolazione del Paese.

    [2] https://w2.vatican.va/content/francesco/en/speeches/2017/january/documents/papa-francesco_20170109_corpo-diplomatico.html.

    Dalla storia

    Pur non considerati ambasciatori, gli inviati del Pontefice presso monarchi e duchi europei esistono dall’XI secolo in poi. A partire dal XV secolo gli scambi di rappresentanti diplomatici tra lo Stato Pontifico e gli altri Paesi diventano sistematici.

    Per la storia delle relazioni tra la Georgia e la cattedra di Roma è ancora attuale la Storia del cattolicesimo presso i georgiani, con i documenti autentici dal XIII secolo fino alla fine del XX (in georgiano, Tbilisi 1902) del sacerdote Mixeil Tamarašvili. Nella prefazione l’autore richiama l’attenzione su due importanti fattori: sul dubbio sollevato nel XIX secolo circa la reale esistenza del cattolicesimo tra i georgiani e sulla scarsità del materiale trovato a proposito dei cattolici georgiani.

    Quanto al primo aspetto, Tamarašvili pubblica le lettere scambiate tra i sovrani di Georgia e la cattedra di Roma (naturalmente, fino all’annessione della Georgia da parte dell’impero zarista nel 1801; si vedano i contributi di Zurab Kiknadze e Gaga Shurgaia in questo stesso volume) che, alla luce della realtà dell’epoca, sono testimoni di relazioni vive e dinamiche. La questione dell’appartenenza etnica dei cattolici in Georgia si acuì in seguito all’annessione della Georgia da parte dell’impero russo nel 1801 (si vedano i contributi di Nino Doborjginidze e di Merab Ghaghanidze, infra, rispettivamente pp. 212-231 e pp. 232-242). Quanto alla scarsità dei documenti storici, è molto probabile che una indagine sistematica in futuro possa far emergere nuovi materiali, come già successo alcuni anni fa (si veda il contributo di Nino Doborjginidze, infra, p. 213, nota 4) [1] .

    Mosso da dissapori personali, il cardinale Umberto di Silva Candida († 1061), legato di papa Leone IX (1049-1054), nel frattempo deceduto (19 aprile), il 16 luglio 1054 poneva sull’altare di Santa Sofia la bolla di scomunica di Michele I Cerulario (1043-1059), patriarca di Costantinopoli. Il 24 luglio Cerulario rispondeva, a sua volta scomunicando Umberto e gli altri legati papali. Anche i legati papali e i rappresentanti del patriarcato si scagliarono l’anatema gli uni contro gli altri. Eppure, la ricezione dello scisma in Oriente richiese tempo [2] , talmente tanto tempo che, ad esempio, nei documenti storici georgiani del XII e, in parte anche del XIII secolo, la cattedra di Roma è menzionata all’interno della Pentarchia [3] . In risposta alla missiva della regina Rusudan (†1245), in cui la sovrana chiede alla Chiesa cattolica di difendere la Georgia da mali homines Tartari [4] , papa Gregorio IX (†1241) che il 20 aprile 1233 con la bolla Licet ad capiendos aveva fondato l’Inquisizione contro gli eretici, nel 1240 formula chiaramente la propria posizione circa il primato della cattedra di Roma e altrettanto chiaramente richiede ai georgiani di riconoscere il Vescovo di Roma, Christi vicarius et beati Petri successor, come Padre e Pastore [5] ; eppure non riesce a promettere ai georgiani aiuto, benché i crociati georgiani combattessero a fianco di altri cristiani per liberare la Terra Santa dagli infedeli.

    Sarebbe interessante stabilire per quale motivo si sottolinea nel XII-XIII secolo la cattolicità della Chiesa, come d’altronde emerge dalla corrispondenza scambiata tra i sovrani georgiani e la cattedra di Roma. Si trattò del tentativo diplomatico dei georgiani di ricorrere alla formula del Credo Niceno-Costantinopolitano Chiesa santa, cattolica, apostolica per non riconoscere la separazione? Oppure, come ritiene Tamarašvili, non c’erano argomenti sufficienti per riconoscere lo scisma e quindi il tema della separazione tra Oriente e Occidente era solo di carattere politico? È probabile che si trattò sia dell’uno sia dell’altro (si vedano i contributi di Zurab Kiknaze e di Merab Ghaghanidze, infra, rispettivamente pp. 142-162 e pp. 232-242).

    Nella monografia di Tamarašvili Storia del cattolicesimo presso i georgiani è analizzata la corrispondenza scambiata tra i re e notabili georgiani e i vescovi di Roma nel XIII-XVIII secolo. I destinatari delle epistole inviate dalla Georgia erano i papi: Onorio III (1216-1227), Gregorio IX (1227-1241), Innocenzo IV (1243-1254), Alessandro IV (1254-1261), Niccolò IV (1288-1292), Giovanni XXII (1316-1334), Clemente VI (1342-1352), Innocenzo VI (1352-1362), Urbano VI (1378-1389), Martino V (1417-1431), Calisto III (1455-1458), Pio II (1458-1464), Alessandro VI (1492-1503), Paolo III (1534-1549), Gregorio XV (1621-1623), Urbano VIII (1623-1644), Clemente XI (1700-1721), Benedetto XIV (1740-1758), Clemente XIII (1758-1769).

    A giudicare dalle fonti o documenti d’archivio finora rinvenuti relativi ai rapporti diplomatici georgiano-romani, merita una particolare attenzione la personalità di Sulxan-Saba Orbeliani (1658-1725), dotto scrittore e statista. Per i georgiani egli è annoverato nella pleiade delle più insigni e stimate personalità. Fu autore del Dizionario georgiano, ancora oggi metro e misura per laconicità e precisione delle definizioni. Scrisse una raccolta di favole Libro della saggezza della menzogna, strutturata su uno schema classico.

    Riconosciuto come scrittore dotato di particolare talento e istruzione, gli fu affidato una missione diplomatica in Europa occidentale. Fu ricevuto presso le corti di Luigi XIV (†1715) e di papa Clemente XI (1700-1721). Descrisse il viaggio compiuto nel 1714-1715 in un diario, ricordando tutte le importanti personalità politiche e religiose con cui era venuto a contatto e alle quali aveva esposto la grave situazione in cui versava il Paese, chiedendo aiuto. Nel diario egli esprime più volte l’ammirazione per la bellezza delle città e delle cattedrali europee. In età avanzata, probabilmente durante il viaggio in Europa divenne cattolico.

    Benché non fosse stata coronata da successo, l’ambasceria di Sulxan-Saba Orbeliani, i suoi incontri con il Pontefice e altri gerarchi cattolici costituisce una pagina essenziale nella storia della Georgia, che ancora oggi attende di essere adeguatamente approfondita e valutata. Lo stesso vale anche per le informazioni conservate presso gli archivi della Santa Sede circa sacerdoti e vescovi missionari in Georgia, o per la corrispondenza scambiata tra i pontefici e i re e dignitari georgiani. Occorre non solo cercare nuovi documenti, ma anche riesaminare quelli già noti in un contesto storico più ampio. Una simile indagine potrà cambiare molte realtà nella visione della storia dei rapporti dei georgiani con Roma o, con Europa, in generale. È questione che sicuramente sarà analizzata e dibattuta in un prossimo futuro.


    [1] Sotto questo profilo va segnalata la monografia in sette volumi del prof. Ǯuanšer Vateišvili La Georgia e i Paesi europei, di cui mi sono stati accessibili solo i primi due, pubblicati a Tbilisi nel 2014-2017.

    [2] Naturalmente, ben si conoscono i motivi principali alla base della divisione ecclesiologica tra Oriente e Occidente – ad esempio, la clausola Filioque, la celebrazione dell’eucaristia con il pane azzimo –, ma va detto che, pur noti alla Chiesa ancora prima dell’XI secolo, essi non ne avevano compromesso l’unità. Pertanto, la mia opinione si avvicina a quella di storici e teologi che ritengono tale divisione scaturita dalle crescenti differenze, culturale e politica, tra Oriente e Occidente piuttosto che dalle suddette differenze ecclesiologiche.

    [3] M. Tamarašvili, Ist’oria k’atolik’obisa kartvelta šoris, namdvil sabutebis šemot’anita da ganmart’ebit XIII sauk’unidan vidre XX sauk’unemde [ Storia del cattolicesimo presso i georgiani, con i documenti autentici dal XIII secolo fino alla fine del XX], Tbilisi 1902, p. 5. Per Pentarchia va intesa la teoria ecclesiologica, sancita con la Novella 131 dell’imperatore Giustiniano (527-565) del 545 e in vigore fino allo scisma del 1054, secondo la quale la cristianità è guidata dalle cinque più antiche sedi episcopali: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Nell’Oriente cristiano, le Chiese ortodosse formalmente riconoscono questa gerarchia delle sedi, escludendo, naturalmente, Roma.

    [4] M. Tamarašvili, op. cit., pp. 7, 563.

    [5] M. Tamarašvili, op. cit., pp. 16, 571.

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