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Cicatrizzare le ferite della vita: Trasformarsi in guaritori feriti
Cicatrizzare le ferite della vita: Trasformarsi in guaritori feriti
Cicatrizzare le ferite della vita: Trasformarsi in guaritori feriti
E-book274 pagine4 ore

Cicatrizzare le ferite della vita: Trasformarsi in guaritori feriti

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Info su questo ebook

Siamo tutti figli della fragilità, e ogni giorno impariamo nuove lezioni sull’instabilità di ogni bene e sulla provvisorietà di ogni certezza. All’ombra di ogni amore veglia il dolore e ogni storia è segnata da ferite, disappunti, inadeguatezze, incomprensioni. Ognuno è chiamato ad apprendere a cicatrizzare le proprie ferite per accompagnare altri nella guarigione delle loro diverse sofferenze.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2018
ISBN9788893780865
Cicatrizzare le ferite della vita: Trasformarsi in guaritori feriti

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    Anteprima del libro

    Cicatrizzare le ferite della vita - Arnaldo Pangrazzi

    intenzionale.

    PRESENTAZIONE

    Siamo tutti fragili. Nessuno è esente da questa eredità.

    Siamo tutti appesi a sottili fili di seta e non legati a funi di acciaio.

    Siamo figli della natura. Figli della provvisorietà. Ogni giorno impariamo nuove lezioni sull’instabilità di ogni bene, sulla precarietà di ogni certezza.

    Ogni speranza si traduce spesso in disappunto, ogni relazione finisce in distacco. I nostri ricordi come i nostri legami sono segnati dal rigagnolo rosso del dolore. Eppure i ricordi che restano più impressi sono quelli del nostro patire. I legami che ci danno più gioia saranno quelli più carichi di cordoglio. All’ombra di ogni amore veglia il dolore. Ma dietro ogni problema è nascosto anche un dono.

    La fragilità è inscritta nel nostro corpo, nella nostra mente, nei nostri affetti, nel nostro spirito. La fragilità ci rende umili. La fragilità ci rende umani. La fragilità assunta e trasformata conduce alla saggezza, all’interiorità. La presenza della fragilità e delle ferite invita a fare tesoro di ogni momento:

    Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo coricare, ti abbraccerei forte per essere il guardiano della tua anima.

    Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti darei un grande bacio e poi ti richiamerei per dartene altri.

    Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ascolto la tua voce, registrerei ogni tua parola, per riascoltarla un’infinità di volte.

    Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo, ti direi ti voglio bene, senza raccontarmi che non c’è bisogno di ripeterlo.

    Se oggi è tutto ciò che rimane, vorrei dirti quanto ti amo e che mai mi dimenticherò di te¹.

    Nessuno, né giovane né vecchio, ha la garanzia del domani. L’invito è di non rimandare a domani quei gesti o quelle parole che occorre pronunciare oggi. Per non rammaricarsi. Per non lasciare alla colpa il governo della tua vita. A causa di opportunità perdute.

    Ogni storia è cosparsa di ferite. Alcune fisiche. Altre affettive. Altre morali. Ognuna con le sue ripercussioni. Non sono le ferite che salvano, ma il modo in cui si vivono.

    Alcuni individui si trascinano dietro il pus di ferite mai guarite. Altri sono trasformati dalle ferite cicatrizzate: Spesso le personalità più forti sono cosparse di cicatrici (Gibran).

    Ogni ferita produce pensieri e sentimenti diversi. Ripone al centro della scena la presenza della sofferenza. La sofferenza spesso sconvolge. Per tutti è una sfida. Nel senso più profondo diventa missione.

    Vincenzo Sansone scrive: "Abbiate il coraggio di essere fragili. È l’unico modo che ha la vita di rendervi forti."

    La speranza consiste nel trasformare il dolore in amore. Attraverso la guarigione della mente e del cuore. Attraverso la fede. Attraverso gesti di solidarietà. Attraverso il perdono.

    P. Arnaldo Pangrazzi M.I.

    L’uomo passa la prima metà della sua vita a rovinarsi la salute e la seconda metà alla ricerca di guarire

    Leonardo da Vinci

    FRAGILITÀ E SALUTE: UN BINOMIO INSCINDIBILE

    L’esistenza umana non la si può concepire senza legarla indissolubilmente alla presenza della fragilità, della sofferenza e della morte.

    Un simbolo inequivocabile di vulnerabilità è il malato, documento del mistero del patire e dello sperare umano.

    Ogni persona segnata dalla malattia diventa una scuola, un’università per i sani; lo è per quanti sono disposti a visitare chi vive la stagione della sofferenza e ad ascoltare la sua storia, le sue pene, le sue ansie e i suoi aneliti più profondi. La prima lezione che ci impartisce chi è debole è di educarci a fare tesoro del bene prezioso della salute.

    Dal riscontro di molte interviste condotte in vari paesi, la salute primeggia spesso come il bene più importante da custodire e salvaguardare.

    In realtà, la pace è un valore ancora più significativo della salute, in quanto ci potrebbe essere chi gode di buona salute fisica, ma non è in pace con se stesso, con Dio o con gli altri. Del resto anche Gesù risorto appare ai discepoli e offre loro il dono della pace (Pace a voi), non quello della salute.

    D’altro canto ci potrebbe essere chi è confinato a un letto a causa di una malattia invalidante e, dal punto di vista fisico, appare estremamente limitato, ma sul versante globale, vale a dire dal punto di vista mentale, psicologico e spirituale, risulta una persona sana, matura e profondamente integrata.

    Il criterio di salute, quindi, non si limita alla condizione biologica, ma abbraccia le dimensioni biografiche della persona.

    Il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha offerto questa definizione di salute:

    La salute è una qualità della vita che comporta una dimensione sociale, mentale, morale e affettiva, oltre che fisica. È un bene instabile che bisogna acquisire, difendere e ricostruire costantemente, lungo il corso della vita [18 aprile 1988].

    Questa definizione onora la globalità e il dinamismo della salute e, allo stesso tempo, ne riconosce la precarietà e invita a custodirla e a difenderla.

    La salute può essere considerata da tre prospettive diverse:

    Nel primo modello la salute è concepita come star bene nella prospettiva biologica, vale a dire come assenza di malattia, salute del corpo, efficienza fisica.

    Ciò che minaccia questo concetto di salute è l’avvento di malesseri o patologie che la medicina cerca di contrastare attraverso esami diagnostici, interventi chirurgici o farmacologici, terapie salvavita.

    Il secondo concetto è la salute intesa come sentirsi bene in senso psicologico, vale a dire come equilibrio psico-fisico basato su una positiva immagine di sé e uno stile di vita appagante e felice.

    Per sostenere una vita sana si pratica lo sport, gli hobby, la dieta, le medicine alternative, lo yoga in modo da mantenersi giovani e in forma fisicamente, mentalmente e psicologicamente.

    Ciò che minaccia questa condizione di salute sono le problematiche interne, i conflitti con gli altri, le dinamiche irrisolte, un’immagine di sé negativa e così via.

    Per contrastare il pericolo di non sentirsi bene dentro e l’avvento di malattie psicosomatiche, si ricorre alle consulenze psicologiche e psicoterapeutiche, per comprendere e sciogliere i nodi che possono complicare l’equilibrio interno o i rapporti con il mondo esterno.

    Il terzo concetto è la salute come ben-essere in una prospettiva globale che coltiva la dimensione etica e spirituale della vita.

    Il ben-essere ha a che fare con lo scopo e la qualità della vita, con i valori di riferimento, ma anche con l’integrazione del limite e della condizione di fragilità. Questa prospettiva presta attenzione alla condizione interiore della persona, per cui il soggetto potrebbe essere anche fisicamente molto debilitato, ma capace di trasmettere serenità e gioia intorno a sé. Ciò che impedisce di coltivare la salute interiore è il clima di materialismo, edonismo e relativismo che predomina nella cultura odierna e condiziona molte persone, mortificando i loro aneliti più profondi, quali la sete di Dio e del trascendente.

    Considerazioni

    Nella società odierna il primo modello è quello predominante e la medicina è la padrona di casa; a lei è affidato il compito di identificare e debellare le cause delle diverse malattie.

    Il rischio nel privilegiare questo modello è quello di idolatrare la salute fisica e, di conseguenza, di attribuire un valore di onnipotenza alla scienza, illudendosi che essa possa risolvere qualsiasi problema. Questa visione rende l’essere umano estremamente fragile e incapace di far fronte alla condizione di precarietà dell’esistenza.

    Nel corso delle ultime decadi il secondo modello, basato sulla soggettività e sulla responsabilità personale, ha acquisito un numero sempre più consistente di aderenti impegnati a salvaguardare la propria salute attraverso scelte di vita responsabili e comportamenti salutari.

    Il terzo modello è il riferimento di un numero più ristretto di persone, motivate non solo a lottare contro la malattia e a conservare al meglio le proprie condizioni, ma disposte ad accogliere il limite e a scoprire i messaggi e i significati nascosti dietro una malattia, perché potrebbero rappresentare un dono nel proprio cammino di maturazione umana e spirituale.

    San Paolo, scrivendo ai Romani (Rm 8, 20-22), ricorda la legge inscritta nel codice della natura umana: La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità […]. Sappiamo infatti che tutta la creazione geme e soffre nelle doglie del parto e propone un nuovo criterio di saggezza umana: Quando sono debole, è allora che sono forte (2 Cor 12, 10). Al centro della tradizione cristiana non ci sono i successi di Gesù, ma la sua croce dal momento che dalle sue piaghe siamo stati guariti (Is 53, 5).

    Per il credente, come per ogni vivente, del resto, la sofferenza è percorso ineludibile da affrontare, territorio in cui si gioca il significato della propria esistenza, nel senso che il dolore può migliorare o peggiorare le persone; la differenza dipende dagli atteggiamenti assunti.

    VERITÀ ILLUMINATE DALLA FRAGILITÀ DELLA MALATTIA

    L’impatto con una malattia, specie se grave, costringe l’uomo a fermarsi, a interrogarsi e a ricercare un senso in ciò che vive. Il travaglio prodotto per un progetto di vita interrotto, cambiato o sconvolto, genera in chi vive questa esperienza riflessioni e considerazioni maturate, spesso, nel silenzio di notti insonni o nel dialogo silenzioso con Dio.

    Alcune verità e consapevolezze che emergono all’ombra della sofferenza, includono:

    1. La provvisorietà di ogni bene e sicurezza

    L’essere umano tende a coltivare l’illusione che ciò che è, ha o possiede (dalla giovinezza alla sicurezza finanziaria, dagli affetti alla salute) sia per sempre. Non si vuole pensare alla possibilità che tutto possa finire in un attimo; per gli altri, forse, ma non per sé o per i propri cari. Poi basta un minuscolo virus, un errore o una banale distrazione, propria o altrui, per stroncare una miriade di sogni.

    Talvolta è un tradimento che lacera un rapporto affettivo e scatena una marea di accuse e amarezze, o può essere la necessità di iniziare la dialisi, che

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