L' enneagramma: per comprendere i differenti tipi di personalità
Di David Hey
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L'enneagramma individua nove tipi di personalità, nove profili psicologici specifici. Al centro di ogni tipo di personalità dell'enneagramma c'è una qualità essenziale, un aspetto importante del nostro essere che è stato sminuito, distorto o disconosciuto durante la crescita. David Hey individua e spiega le caratteristiche dei vari tipi di personalità, con l'invito all'approfondimento, all'uso del modello per conoscere se stessi, per prendere coscienza di processi profondi e inconsci.
ENNEAGRAMMA TIPI DI PERSONALITA' E L'ESSENZA, dalla prefazione di David Hey
Il mio primo incontro con l’enneagramma avvenne in Iran, dove molti dei miei amici a quell’epoca erano coinvolti nel lavoro di George Gurdjieff, il mistico russo che per primo introdusse l’enneagramma in Occidente. Lessi un libro dell’allievo di Gurdjieff, P.D. Ouspensky, che ebbe su di me un effetto profondo. Ma l’interpretazione dell’enneagramma di Gurdjieff mi sembrò misteriosa e incomprensibile. Capii che l’enneagramma integrale era un sistema di nove tipi di personalità e che aveva a che fare con la crescita spirituale, ma al di là di questo non arrivai a rendermi conto di cosa effettivamente si trattasse.
Molti anni dopo incontrai nuovamente l’enneagramma, questa volta in India, ed era molto diverso. Per un verso ogni tipo di personalità era ora un profilo psicologico specifico, come dipendente, narcisista e così via. Questo mi sembrò un gradito miglioramento rispetto all’impronta cristiana delle caratteristiche dei precedenti enneagramma tipi, dominate da peccati o carenze caratteriali come la lussuria, l’invidia, l’orgoglio, la gola e l’avarizia. Inoltre si cominciava a vedere la personalità come dotata di aspetti sani e malsani, il che perlomeno mi permise di ammorbidire i giudizi che mi ero formato su alcuni tipi di carattere. E potevo ora chiaramente riconoscere il mio nel Romantico, il tipo numero quattro. Dapprima la precisione di questa descrizione della mia personalità francamente mi lasciò allibito. Come poteva un sistema di profili psicologici contenere tutte queste informazioni dettagliate su di me? Come poteva sapere tante cose della mia vita interiore, delle mie emozioni, delle mie credenze e delle mie motivazioni?
Pur essendo colpito da questa più matura versione di enneagramma e personalità, ancora non vedevo l'uso pratico di questo sistema. Fu solo quando cominciai a capire il ruolo dell’essenza nell’enneagramma che cominciai ad apprezzarne il vero valore e significato. Al centro di ogni enneagramma della personalità c’è una qualità essenziale, un importante aspetto del nostro essere che è stato sminuito, distorto o disconosciuto durante la crescita.
E' una sorta di specchio cosmico che riflette non solo la nostra personalità, ma tutte le dimensioni del nostro essere, la nostra vera natura.
David Hey
David Hey laureato in Scienze Sociali all'Università del Michigan, Master in Programmazione Neuro Linguistica (PNL) presso l'Università della California e Master in Ipnosi Eriksoniana conduce gruppi e seminari su: essenza, enneagramma e meditazione. Terapista esperto di problemi di co-dipendenza, il suo lavoro è orientato principalmente allo sviluppo della maturità psicologica e spirituale. Ha pubblicato libri di poesia e saggi sulla crescita personale e spirituale.
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L' enneagramma - David Hey
Prefazione
Cercando la via del cielo
Già durante la prima infanzia ho cominciato a rendermi conto di avere un mio progetto che nessun altro sembrava condividere: scoprire chi fossi. Sapevo di cercare qualcosa, ma non sapevo né cosa fosse né come fare per trovarla. Vicino a casa c’era un prato dove andavo spesso l’estate. Mi sdraiavo nell’erba e guardavo passare le nubi nel cielo blu. Sentivo di essere entrato in un’altra dimensione, così vasta e così lontana dalla mia famiglia e dai miei amici che mi sembrava strana e proibita. Era come se non fosse permesso vedere quest’altra dimensione della vita, questa presenza così potente. Mi sembrava di sparire nel movimento del mio respiro, nella mutevole forma delle nubi, era come rotolare insieme alle nubi lassù nel cielo. L’esperienza del momento mi assorbiva totalmente e quando ne uscivo la mia vita di ogni giorno mi sembrava stretta e piccola. Chi sono io? E qual è il vero senso di questa vita? Era tutto un grande mistero e le domande mi hanno seguito fino nell’età adulta.
Molti anni dopo mi sono ritrovato a guardare le nuvole in un contesto molto diverso. Ero su una collina vicino a un monastero tibetano fuori Kathmandu. Il cielo blu aveva la stessa vastità e l’esperienza era così intensa che tutta la mia energia era impegnata per contenerla, per restare presente con ogni estatico respiro. I falchi che roteavano sopra gli alberi sembravano muoversi al rallentatore, come in un sogno. Il flusso del tempo era rallentato e il movimento dei miei pensieri assomigliava al lento movimento delle nubi che continuavano a cambiar forma in cielo. Potevo osservare i miei pensieri da una tremenda distanza, vederli lentamente entrare nello spazio della consapevolezza e uscirne. Mi sentivo l’uccello da preda librato sulla calda brezza del mezzogiorno. Mi sentivo le nuvole bianche che attraversavano il cielo. Mi sentivo una presenza estatica che non apparteneva ad alcun tempo o luogo, che non apparteneva ad alcuna forma.
In quel periodo della mia vita mi sembrava di aver trovato la risposta a tutte le domande, o di averle dissolte in una realtà al di là delle domande. Sapevo chi ero. O piuttosto, sapevo chi non ero: non ero il mio corpo, la mia mente, i miei condizionamenti, le mie credenze, la mia personalità. Questo stato mi ricordava la risposta di Gautama il Buddha, quando uno dei discepoli gli aveva chiesto: Come facciamo a sapere che tu sei illuminato?
. Il maestro aveva toccato il terreno con una mano e aveva detto: La terra è il mio testimone. Il mondo è così com’è, io sono così come sono ed è giusto così
. Era un tempo in cui meditavo molte ore al giorno e ricevevo insegnamenti da lama tibetani. Era un tempo di estasi e di meraviglia. La vita sembrava un miracolo e ogni cosa aveva un significato che andava molto al di là della cosa stessa. Ogni cosa era così viva, anche i cosiddetti oggetti inanimati. Il mio spirito e il mio corpo mi sembravano traslucidi, permeabili, era come avere un corpo di luce. Mi sentivo più sensibile a tutto ciò che mi circondava, anche agli strani insetti che venivano a farmi visita nella mia capanna. Mi sembrava di essere entrato in un’altra dimensione, come nell’infanzia, solo che ora vi stavo accedendo consapevolmente. Era come scoprire la realtà al di là di tutte le forme. Era come entrare in paradiso.
Arrivo all’inferno
Quel paradiso si dimostrò fragile. Alcuni anni dopo mi ritrovavo solo, perso ogni senso di direzione nella vita, coinvolto in un brutto divorzio da mia moglie, con la sensazione di essere in esilio in un luogo desolato. Ogni giorno era un incubo di odio per me stesso, angoscia e disperazione. Ero arrivato all’inferno e non vedevo via d’uscita, salvo forse il suicidio. Non riuscivo a conciliare le mie passate esperienze di estasi e di luce con quelle attuali di buio, depressione, impotenza e vergogna. A cosa serviva cercare di vivere nella luce, se poi c’era anche l’oscura notte dell’anima? Come avrei mai potuto capire queste due esperienze, diverse l’una dall’altra come la notte e il giorno? Sono domande che mi bruciarono dentro per molti anni. Le risposte alla fine vennero tramite l’enneagramma, questo antico sistema per capire la personalità.
Primi incontri con l’enneagramma
Il mio primo incontro con l’enneagramma avvenne in Iran, dove molti dei miei amici a quell’epoca erano coinvolti nel lavoro di George Gurdjieff, il mistico russo che per primo introdusse l’enneagramma in Occidente. Su indicazione dei miei amici lessi un libro dell’allievo di Gurdjieff, P.D. Ouspensky, che ebbe su di me un effetto profondo. Ma l’interpretazione dell’enneagramma di Gurdjieff mi sembrò misteriosa e incomprensibile. Capii che l’enneagramma era un sistema di nove tipi di personalità e che aveva a che fare con la crescita spirituale, ma al di là di questo non arrivai a rendermi conto di cosa effettivamente si trattasse.
Molti anni dopo incontrai nuovamente l’enneagramma, questa volta in India, ed era molto diverso. Per un verso ogni tipo di personalità era ora un profilo psicologico specifico, come dipendente, narcisista e così via. Questo mi sembrò un gradito miglioramento rispetto all’impronta cristiana delle tipologie del precedente enneagramma, dominate da peccati o carenze caratteriali come la lussuria, l’invidia, l’orgoglio, la gola e l’avarizia – una caratterizzazione che per me apparteneva piuttosto all’Inferno dantesco o ai Racconti di Canterbury di Chaucer che al mondo moderno. Inoltre si cominciava a vedere la personalità come dotata di aspetti sani e malsani, il che perlomeno mi permise di ammorbidire i giudizi che mi ero formato su alcuni tipi di personalità. E potevo ora chiaramente riconoscere il mio tipo nel Romantico, il numero Quattro. Dapprima la precisione di questa descrizione della mia personalità francamente mi lasciò allibito. Come poteva un sistema di profili psicologici contenere tutte queste informazioni dettagliate su di me? Come poteva sapere tante cose della mia vita interiore, delle mie emozioni, delle mie credenze e delle mie motivazioni? Ma, pur essendo colpito da questa più matura versione dell’enneagramma, ancora non vedevo alcun uso pratico per questo sistema di tipologia della personalità.
L’essenza e l’enneagramma
Fu solo quando cominciai a capire il ruolo dell’essenza nell’enneagramma che cominciai ad apprezzarne il vero valore e significato. Al centro di ogni tipo di personalità dell’enneagramma c’è una qualità essenziale, un importante aspetto del nostro essere che è stato sminuito, distorto o disconosciuto durante la crescita. L’enneagramma è una sorta di specchio cosmico che riflette non solo la nostra personalità, ma tutte le dimensioni del nostro essere, la nostra vera natura. Per me l’enneagramma è stata la porta per capire finalmente sia l’ombra sia la luce in me, tanto l’agonia quanto l’estasi. Lavorando con l’essenza e l’enneagramma ho sperimentato che nel nucleo di ogni problema o difficoltà che ci troviamo a dovere affrontare c’è essenza. Questo lavoro è diventato una parte importante del cammino verso il recupero delle qualità essenziali con cui avevo perso il contatto. Inoltre l’essenza e l’enneagramma mi hanno fornito le chiavi per capire pienamente sia le limitazioni della mia personalità sia le esperienze transpersonali che la trascendono. Questa comprensione ha risposto ai desideri più profondi del mio cuore.
Introduzione e idee centrali
Storia dell’enneagramma
La storia scritta dell’enneagramma è frammentaria e limitata. Tutto ciò che sappiamo di questo antico simbolo è che nel corso di molti secoli ha rappresentato un modo per comprendere l’evoluzione spirituale dell’uomo. Indubbiamente esso ha avuto un ruolo nella saggezza dell’antico Egitto, nel misticismo ebraico e cristiano e nel cammino spirituale dei Sufi, i mistici dell’Islam. Ma non sappiamo esattamente quale funzione l’enneagramma abbia svolto storicamente.
Le tradizioni orali dei Sufi probabilmente contengono il nucleo della saggezza spirituale dell’enneagramma. E i Sufi certamente sono al centro della moderna comprensione dell’enneagramma. Gurdjieff sosteneva di aver ricevuto il proprio insegnamento riguardo all’enneagramma dalla fraternità Sarmoung, dervisci Sufi che vivevano nella regione di Bukhara, nell’Uzbekistan. Faisal Muqaddam e A.H. Almaas, due mistici originari del Kuwait che hanno sviluppato la comprensione delle diverse qualità dell’essenza, hanno ricevuto gran parte del loro insegnamento in proposito dai Sufi della Persia occidentale.
La tradizione moderna dell’enneagramma comincia con Gurdjieff, che introdusse l’enneagramma in Occidente e accese l’interesse nei suoi confronti. Oscar Ichazo, psicoterapeuta boliviano, dispose i tipi e i sottotipi nel loro ordine corretto. Assegnò loro dei profili chiari e per primo definì il rapporto fra l’essere e la personalità. Claudio Naranjo, psichiatra cileno, diede ai tipi profili psicologici precisi. Gli autori che maggiormente hanno contribuito alla popolarità dell’enneagramma in Occidente, come Claudio Naranjo, Don Riso e Helen Palmer, provengono soprattutto dalla scuola di Oscar Ichazo. Il moderno approccio all’essenza è stato sviluppato da coloro che hanno lavorato con Claudio Naranjo in California, fra cui A.H. Almaas, Faisal Muqaddam e Sandra Maitri. La comprensione del rapporto fra l’essenza e l’enneagramma è fortemente influenzata da Faisal Muqaddam e dai molti anni di lavoro con lui. Per quanto riguarda la psicologia degli enneatipi e dei sottotipi, troviamo importante sottolineare nuovamente che essa viene da Oscar Ichazo e ci è stata trasmessa in questi ultimi decenni da Claudio Naranjo.
Che cos’è l’essenza?
L’essenza si riferisce alle diverse qualità dell’essere, che è la nostra vera natura. L’essenza definisce i diversi aspetti della nostra vera natura, qualità essenziali come la gioia, la forza o la volontà. Queste qualità hanno dei significati molto specifici. Ciascuno dei nove punti nel cerchio dell’enneagramma (vedi Diagramma A) rappresenta non solo un tipo di personalità, ma anche una qualità essenziale. L’enneagramma può essere rappresentato anche come un cerchio diviso in nove settori, come una torta divisa in nove fette uguali (vedi Diagramma B). Ciascun numero dell’enneagramma rappresenta un tipo di personalità e una qualità essenziale che costituisce una tematica centrale per quel tipo.
Diagramma A - L’enneagramma
Diagramma B - L’essenza e L’enneagramma
Benché solo una qualità sia la qualità primaria che coinvolge la nostra personalità, siamo connessi con tutte le diverse qualità dell’essenza. Il punto centrale del lavoro con l’enneagramma è l’essenza e la separazione dall’essenza, l’essere e la separazione dall’essere. L’enneagramma è uno specchio che riflette le nostre molteplici dimensioni. Le varie qualità dell’essenza sono specifiche dimensioni dell’essere. L’essenza è intimamente connessa sia con il nostro essere, la nostra vera natura, sia con ciò che ci separa dall’essere, vale a dire le nostre limitazioni, le nostre carenze, ciò che abbiamo bisogno di guarire o di integrare in noi stessi.
Che cos’è una fissazione?
Ciascuno dei nove tipi di personalità dell’enneagramma e dei rispettivi sottotipi rappresenta un atteggiamento fisso, una posizione fissa. Perciò i tipi di personalità vengono anche chiamati fissazioni
. Le fissazioni dell’enneagramma sono gli atteggiamenti ripetitivi dei diversi tipi di personalità. Sono schemi mentali ed emotivi molto diversi, diversi stili psicologici di protezione e difesa. La nostra fissazione è una forma specifica di separazione dall’essenza. Ogni fissazione è simile a un profondo programma genetico che si manifesta nel funzionamento del nostro sistema nervoso, nella nostra postura e nella nostra disposizione mentale ed emotiva.
Parlando di fissazione
ci riferiamo generalmente a tutta quanta la personalità, non solo alla fissazione primaria indicata all’inizio di ciascun capitolo. Cercare di contrastare gli schemi della nostra fissazione non fa che rafforzarli e conferire loro più energia. Cercare di liberarci del nostro tipo di personalità o di negare la nostra fissazione è una scommessa perdente. Combattere il nostro ego è combattere una battaglia perdente. Le fissazioni si oppongono direttamente alle qualità dell’essenza e tendono a nasconderle o oscurarle. È mediante la comprensione dell’essenza che possiamo cominciare a comprendere correttamente la nostra fissazione e ad allentare la presa che ha su di noi.
L’infanzia e la perdita dell’essenza
A ogni stadio dello sviluppo infantile corrisponde un’esperienza dell’essenza. Per esempio, l’enneatipo Otto, il Capo, esperisce intensamente l’essenza rossa (la forza) nella fase infantile della separazione (fra i sei e i dodici mesi d’età). Questo è lo stadio in cui il bambino comincia a separarsi dalla madre e a esplorare il mondo che sta al di là di essa. Il bambino Otto non solo incontra l’essenza rossa, ma incontra anche delle limitazioni della sua libertà di esplorare. Queste limitazioni generano rabbia e coinvolgimento nelle tematiche legate al controllo. Gli Otto esperiscono intensamente la forza come qualità dell’essenza. Si sentono carenti di questa qualità dell’essenza, che diventa la loro principale preoccupazione. Diventa il nucleo della loro fissazione.
Attraversando i vari stadi dell’infanzia, generalmente non riusciamo a integrarli in noi completamente. A ogni stadio corrispondono cose che dobbiamo imparare, compiti dello sviluppo che dobbiamo portare a termine e cose che dobbiamo lasciare andare. Incontriamo l’essenza in un certo stadio e solitamente troviamo delle difficoltà nell’integrare quello stadio e la qualità dell’essenza corrispondente. Questo può indurci di conseguenza a seppellire una particolare qualità dell’essenza perché la perdita dell’essenza è stata tanto dolorosa. Oppure il bambino, sentendo la perdita di una particolare qualità dell’essenza, può cominciare a imitare quella qualità per compensarne la perdita. Le difficoltà incontrate in ciascuno stadio dell’infanzia influiscono sulla nostra capacità di affrontare con successo gli stadi successivi. Nella misura in cui i compiti dello sviluppo corrispondenti a un certo stadio non sono portati a termine, c’è una corrispondente perdita di essenza e una regressione a uno stadio precedente. Abbiamo a disposizione alcune qualità più di altre, a seconda di quale sia stata la nostra esperienza in ciascuna fase. Maggiori sono le difficoltà incontrate, maggiore è la perdita di essenza. Di solito lo stadio dello sviluppo infantile che è stato per noi più difficile è quello in cui la nostra fissazione ha cominciato a formarsi.
Alla nascita siamo pienamente in contatto con l’essere. La luce che si irradia dagli occhi di un bambino ce lo comunica. Siamo del tutto vulnerabili e permeabili. Maturando, attraversando i vari stadi dell’infanzia, il nostro ego si definisce, ma perdiamo gradualmente il contatto con l’essere o con l’essenza. L’essenza che è in noi non può essere pienamente sostenuta dall’ambiente circostante, si formano delle ferite e alcuni stadi dello sviluppo non possono essere pienamente integrati. La luce che emana dagli occhi del bambino gradualmente si appanna. Con la perdita di essenza si producono delle contrazioni energetiche nel corpo fisico, emozionale e mentale. Qualcosa si chiude. L’ego cerca di compensare questa perdita di essenza, spesso imitando una particolare qualità. Il problema è che l’ego è incapace di generare essenza. La sua attività contribuisce invece a sviluppare la fissazione. Da stelle splendenti ci trasformiamo in stelle oscure che cercano di recuperare la luce perduta. Abbiamo la sensazione di aver perso qualcosa o che qualcosa ci manchi, ma non sappiamo cosa. L’essenza è ciò che abbiamo perduto e che dobbiamo recuperare.
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