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Il mistero del grande pioppo
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Il mistero del grande pioppo
E-book107 pagine1 ora

Il mistero del grande pioppo

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Info su questo ebook

Vivo in una vecchia cascina dalle parti del torrente, mi chiamo Tappo e sono un cane piccoletto e sempre indaffarato. Passo le mie giornate di guardia al cortile e controllo i campi che arrivano fino al grande pioppo, il punto più lontano da casa. Nella fattoria abitano altri animali, ma io sono un po’ scontroso e mi sono simpatiche solo Lucy, la gatta della padrona, e Rosina, la civetta con il nido nella legnaia. 
Tutto sommato non avrei di che lamentarmi. Un giorno però le cose sono cambiate: in cortile è arrivata una brutta notizia che ci ha messo tutti in pericolo. Ma secondo me in questa storia c’è qualcosa che non quadra, niente è come sembra, e per scoprire chi si muove nell’ombra prima di tutto dovrò fare i conti con me stesso…

Giovanni Volpi è un giornalista che vive con la sua famiglia nelle campagne del Piacentino; ama le storie dedicate agli animali, come La collina dei conigli, Il libro della giungla e La fattoria degli animali. Il giallo Il mistero del Grande Pioppo è il suo primo racconto.
Davide Volpi è l’autore della copertina e delle illustrazioni. 
LinguaItaliano
EditoreFox
Data di uscita25 dic 2018
ISBN9788829583096
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    Anteprima del libro

    Il mistero del grande pioppo - Giovanni Volpi

    Racconto di Giovanni Volpi

    A mio padre, che amava gli animali

    Copertina e illustrazioni di

    Davide Volpi

    © COPYRIGHT 2013 GIOVANNI VOLPI/DAVIDE VOLPI, TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    Diritti e permessi: gvolpi2016@libero.it

    Che corsa! Ho il fiatone! Mi hanno appena liberato e ci voleva proprio una bella scorribanda. Quelle stupidotte delle galline neanche le ho viste, ci sono passato in mezzo e zuff! Tutto uno starnazzare e svolazzare di piume. Un ovetto però mi farebbe comodo. Più tardi vado a fare la pace. Do un’occhiata nel pollaio e se hanno depositato nella cassetta bassa, forse riesco a prenderne uno. Piano piano, con garbo, così la mia padrona non se ne accorge. Se non lo avete ancora capito, sono un cagnolino. Mi chiamo Tappo, sono bianco e nero e vivo in una vecchia cascina. La notte devo fare la guardia nel giardino di casa, ma di giorno giro libero per il cortile. Un vero spasso. Non è che non ci sia niente da fare, anzi. Se arriva qualche estraneo, abbaio a più non posso per avvisare chi è in casa. Per il resto ho tutto il tempo per fare le mie cose, che, vi assicuro, sono tante e impegnative.

    Da dove partiamo? Be', direi da quella truppa di felini che devo tenere sotto controllo, se no combinano disastri uno dietro l’altro. E la padrona, che stravede per loro, dà poi la colpa sempre a me. Gira così da quasi un paio d’anni. Fino ad allora il cortile era abbastanza tranquillo. Con il vecchio Rocky, un bestione cinque volte me (dal mio nome è chiaro che sono un piccoletto), avevamo il compito di controllare che in giro non ci fossero brutti ceffi. Come i topi del torrente, che cercano di accasarsi nella stalla con l’arrivo dell’autunno, o i leprotti del campo lungo, dei veri strafottenti, che appena giri l’occhio vengono a far razzia nell’orto. A volte in cortile capitava anche qualche randagio con l’intento di rubacchiare qualcosa; ma insomma, a parte questi problemi di ordinaria amministrazione per chi ha le mie responsabilità, la vita scorreva abbastanza tranquilla. Poi c’è stato l’arrivo di quella gattina striata di tanti colori e dai grandi occhi verdi che hanno chiamato Lucy. Lei mi è anche simpatica, una cagnolina così mi piacerebbe proprio, ma dopo che ha messo le tende qui, tutto è cambiato. Di notte fare la guardia è diventato un tormento, con quel via vai di gatti che la vengono a trovare. Altro che dormire con un occhio aperto! Per me poi che ne ho uno solo, la cosa si è fatta davvero complicata. Il vecchio Rocky, ormai quasi sordo, non è mai stato di alcun aiuto. Men che meno Saetta e Lampo, i due cani che restano sempre di guardia in giardino. Saetta è la mamma di Lampo e fa tutto lei: abbaia appena serve, rincorre e caccia gli intrusi che provano a entrare in giardino. Tra gazze, tortorelle, topolini e ricci, ha il suo bel daffare. Lampo così passa il tempo nell’ozio, un vero scansafatiche. Oltretutto è diventato anche un fifone: appena succede qualcosa di nuovo, si rintana dietro la coda di sua madre. Grande e grosso com’è, fa proprio ridere.

    L’ho detto tante volte a Saetta: Se Lampo va avanti così, diventa un vero disastro!.

    Ma lei lo difende: Tappo, porta pazienza, è ancora un cucciolone, vedrai che si farà.

    Si farà, si farà. Per adesso sa solo scodinzolare e riempirsi la pancia quando arriva la zuppa. Aspetta che i padroni se ne accorgano e vedrai come cambia la musica!

    Ma lasciamo perdere Lampo e torniamo a Lucy, o Lucinda, come a volte la chiamano i miei padroni. Subito dopo il suo arrivo, Neropece, il capo dei gatti del quartiere alla periferia della città, ha iniziato a presentarsi tutte le notti, menando botte a quelli che provavano ad avvicinarla e cercando di convincerla ad andare con lui.

    Lucy però non ne voleva sapere: Sto bene qui gli rispondeva sgranando gli occhioni e alzando la bella coda, mi piace questo posto e anche la mia padrona.

    Non poteva metterle le zampe addosso e trascinarla via. Era chiaro che aveva un debole per lei. Così Neropece ha abbandonato le sue pretese, iniziando a frequentare il cortile anche di giorno. Una vera scocciatura. Lei però si sentiva importante ed era felice per tutte quelle attenzioni. Neropece era sempre stato un prepotente; poi gli bastava vedere qualche bocconcino saporito e dimenticava le buone maniere, sempre che le avesse mai conosciute. Invece con Lucy era molto attento. Le lasciava sempre la prima scelta, anche se si vedeva lontano un miglio che faceva una gran fatica a resistere. A volte Lucy lo accontentava e spariva per qualche tempo, accompagnandolo in una battuta di caccia o per un giro in città, ma poi tornava sempre a casa, prendendosi una bella sgridata dalla padrona, preoccupata per la sua assenza. Intanto cresceva e diventava una gatta sempre più bella.

    Fosse andata ogni volta così, si poteva anche campare. Un paio di ringhiate in più per tenere Neropece fuori dal cortile non erano un grosso problema. Le cose però peggiorarono ancora, e non solo perché di notte arrivavano

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