Voli incrociati
Di Ave Moretti
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Info su questo ebook
Ave Moretti, nata a Magliano in Toscana nel 1958, vive e lavora vicino a Viareggio, dove insegna nella scuola primaria. Ha sempre amato scrivere e, nel corso degli anni, ha composto filastrocche e storie per bambini e poesie per adulti, partecipando a vari concorsi. Voli incrociati è la sua prima pubblicazione.
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Anteprima del libro
Voli incrociati - Ave Moretti
Premessa
Voli incrociati
è nato dall’esigenza di lasciare ai miei alunni, che abbandonavano la Scuola Primaria, una testimonianza del percorso fatto assieme. L’idea originaria era quella di scrivere una breve favola moderna, ironica e scanzonata, che nascondesse piccole briciole etiche
che, rintracciate e decodificate, potessero rendere il cammino dell’adolescenza, un po’ meno arduo.
Man mano che scrivevo, mi sono resa conto che le cose da dire erano veramente tante ed i personaggi, piano piano, si rivelavano sempre più invadenti. Difficile far tacere un coro così desideroso di farsi sentire, così la breve favola è diventato un libro.
Sullo sfondo del lockdown, un ragazzo ed una giovanissima colomba, muovono i primi passi alla scoperta di un mondo complesso ed ostile. Dall’incontro fra questi esseri di specie diverse, nascerà lo stimolo che li porterà ad una crescita parallela, dove la costruzione dell’uno, risuonerà immancabilmente nell’altro.
Coghella, piccola pennuta vitale e screanzata, regalerà all’adolescente, la curiosità, la saggezza e l’istintività del mondo animale, mentre Edoardo, ragazzo introverso in cerca di conferme e di valori, troverà nella colomba, una voce narrante capace di dare senso alle sue angosce esistenziali.
La colomba, nel tentativo di aiutare l’amico umano ad avere notizie della madre ammalata di Covid, intraprenderà un viaggio (reale e metaforico) che fornirà sollecitazioni per acquisire strumenti utili alla vita di entrambi.
Attorno ai due personaggi principali, orbitano una serie di figure, che faranno da specchio e da guida in questa evoluzione affettiva e intellettiva.
Non mi spennacchio
Quante volte devo dirti di non sbattere le ali quando sei a terra? Così ti spennacchi tutta!
Mamma Loredana spesso perdeva la pazienza. Quella nuova piccola non era affatto come Loriano che, appena planato a terra, si metteva in silenzio ad osservare l’orizzonte e chissà dove se ne andava con quella testolina bianca...
Non mi spennacchio, non mi spennacchio, non mi spennacchio! Diciamo che... mi esercito... lo ripeti sempre tu che dobbiamo stare sempre pronti e in azione!
Coghella, ogni azione, per andare a buon fine, ha bisogno di intenzione, sai cosa vuol dire? Significa riflettere prima di agire, solo così possiamo dare energia e direzione a ciò che stiamo facendo. Se non ti fermi mai per raccogliere le forze farai solo cose sconsiderate|
Sconsiderate? Io non faccio mai cose sconsiderate... e poi che significa?
Sconsiderate! Così, a casaccio, che non portano a niente! Quello che stai facendo adesso, porta solo a spiumarti tutte le alucce!
Riscaldo i muscoli, mamma! Loriano non lo fa mai e resta sempre indietro nel volo, non te ne sei accorta?
Loriano si girò pigramente e le dette uno sguardo torvo, senza rispondere. Intraprendere una discussione con la sorella sarebbe stato estenuante e, del resto, avrebbe vinto lei... come al solito.
Il colombo riprese la sua meditazione e continuò, come incantato, ad osservare il movimento ipnotico dell’altalena che cigolava nel giardino sotto di loro.
Ma il vagabondare sonnolento della sua mente fu interrotto dalla voce agitata della piccola peste
:
GRI-GRI-GRI-GRI... guarda, anche lui si allena! Tutti i santi giorni! Però allena una gamba sola. Vedi che mette sempre in terra quella per spingersi, forse è un po’ stupido o forse quell’altra è ferita, perché, se non sbaglio, gli umani dovrebbero allenarle tutte e due! Vero Lori? Vero?
Forse si allena per volare
Rispose svogliatamente lui.
Non ce la farà mai con quelle buffe ali nude che si ritrova! Sicuramente si allena per qualche gara. Da un po’ di tempo lo vedo sempre fuori dalla sua scatola bianca... corre, saltella, urla, Lori hai sentito che parla anche da solo? Hai sentito Lori?
Ho sentito Coghi! Non ho mica le piume nelle orecchie!
E allora come lo spieghi che parla da solo?
Ma cosa ne so io... la mamma dice che tutto è cambiato da un pezzo a questa parte! Gli umani sono strani ultimamente e non si vedono più in giro
Rispose il fratello animandosi un po’.
Non si vede quasi nessuno sono tutti rintanati dentro alle loro scatolette con le ruote e la cosa buffa è che quelli che vanno a giro liberi, si fanno portare fuori dai cani. Il cane tira e loro muovono le gambe... umani da soli non ce ne sono quasi più, forse sono rintontiti e senza cani perderebbero la strada!
Fece Coghi allargando le ali per spiegare meglio.
Ci sono anche umani senza cani, sciocchina, ieri volavo con papà e li ho visti. Sembravano un lungo serpente, se ne stavano quasi immobili davanti ad una di quelle grandi case dove vanno a comprare il cibo e dove noi la sera andiamo a mangiare ciò che avanza! Né io né papà abbiamo capito perché non entravano come fanno di solito!
Coghella, come sua consuetudine, lasciò cadere il discorso per occuparsi di qualcosa di più interessante.
A proposito di cibo, stai a filosofeggiare Lori ma non hai visto cosa ha in mano il piccolo? Dentro a quei sacchetti luccicanti ci sono sempre quelle deliziose cose gialle... quelle croccantissime!
Patatine sorella, si chiamano patatine fritte, così come quelle che chiami scatole, si chiamano case... e quelle che chiami scatole con le ruote, si chiamano macchine!
Patatine… allora! Ma vorrei sapere che senso ha, per te, sapere come si chiamano se non sai come procurartele e resti tutto il santo giorno a pancia vuota a ripeterti il nome con l’acquolina in bocca! Guarda, guarda se va e le dimentica sulla panchina... ecco l’umano grande che lo chiama!
I gatti non sono più quelli di una volta
Edoardo si incamminò lentamente verso casa. L’odore del minestrone di verdure aveva già fatto il giro dell’aia e il ragazzo si fermò a riflettere che, negli ultimi tempi, l’ora del pranzo era diventata una vera e propria tortura. Da quando il padre aveva smesso di lavorare, non solo lui non poteva guardare i cartoni tutto il pomeriggio, né giocare con la play station, ma doveva pure sorbirsi la cucina sana, equilibrata e vitaminica
che tutti i santi giorni il vecchio gli propinava.
Tirò un ultimo calcio alla palla sgonfia e fangosa abbandonata vicino alla siepe e, finalmente, scomparve nella grande scatola bianca
.
Hai visto? Hai visto che ti dicevo! Lascia sempre tutto fuori, guarda!
Coghella non stava più nelle piume, immaginava già il suo primo volo di caccia al cibo.
Non puoi andare, stupida, mamma e papà sono appena volati via! Vuoi finire fra le zampe di Gatto Pezzato? Non lo vedi? Quella belvaccia sembra addormentata, ma tiene sempre un occhio aperto... ti sbranerà in un secondo!
Lori! I gatti non sono più quelli di una volta, lo dice perfino Madame Cocoricò! Mangiano sassetti marroni puzzolenti e se ne fregano di lucertole topi e anche di noi! Hanno un accordo con gli umani: loro procurano i sassetti, così i gatti non vanno a giro a fare danni, mangiano quelle porcherie e dormono... ti faccio vedere, è solo uno stupido pelouche!
Prima di buttarsi in picchiata, la piccola colomba, batté freneticamente le ali come vedeva fare alla madre e poi... giù, verso l’oro luccicante del sacchetto che se ne stava in bella mostra sul prato.
Velocissima infilò la testolina e zac, un secondo dopo già era al sicuro sul tetto con la preziosa refurtiva nel becco.
Devi dire che sono stata brava! Anzi, bravissima! E poi nessun’ altra sorella avrebbe fatto a metà con te!
Gorgogliò Coghella con l’ultima briciola in bocca. Poi, non soddisfatta, continuò:
E pensare che dovresti essere tu a procurarmi il cibo! Da quando in qua sono i piccoli a nutrire i fratelli maggiori... soprattutto se quelli sono anche cicciotti!
Lori ebbe un moto di stizza, quella sorella era decisamente nata per complicargli la vita: Controlla Coghi, ascolta Coghi, sii paziente con Coghi.
Le era permesso tutto, persino prenderlo in giro sul suo giropancia
, come lo chiamava lei. Un’ondata di orgoglio gli fece prendere un’incredibile decisione: era ora di ristabilire le giuste gerarchie:
La tua è stata solo una sciocca esercitazione da lattante! Vuoi vedere che io ne porto su due?
Esclamò con rabbia Lori.
Il colombo allargò la coda come fosse un pavone e, con l’aria più disinvolta possibile, si gettò giù planando malamente sul prato, ma si accorse che il sacchetto risultava più lontano di quanto previsto, così dovette procedere a piccoli balzi. Non si rese conto di come potesse essere accaduto, ma all’improvviso (orrore degli orrori) l’erba sparì dal suo campo visivo che fu interamente occupato da un grande occhio verdastro.
Gatto pezzato aveva lasciato correre la prima invasione di campo ma una seconda sarebbe stata veramente troppo! Cosa si credevano, quei pennuti, che il fatto di aprire un occhio alla volta volesse dire che lui, per metà, dormiva?
Il gatto aveva appena agganciato con la zampona pelosa l’ala del povero colombo quando, senza neppure sapere come, una fitta dolorosissima all’orecchio sinistro lo fece quasi svenire. Il felino si accucciò cercando di non tirare la testa, una morsa tenace lo stava ancora stringendo.
Gluglù... maledetto apri quel becco, lasciami! Sei forse impazzito?
Riuscì a dire fra le vibrisse tremolanti.
Gluglù, il vecchio tacchino, non mollava, voleva dare a Lori il tempo per scappare. Lori invece, come inebetito, restava immobile e continuava a fissare gli enormi occhi verdi, stavolta aperti tutti e due. Coghella intanto sembrava non avere più fiato:
Assassino assassino di pennuti innocenti! Beccalo Lori! Sul naso, sul naso! Intenzione e azione! Azione e intenzione!
L’unica intenzione che aveva il fratello, in realtà, era quella di fuggire al più presto in un posto sicuro e, con uno svolazzare frenetico e sgraziato, riuscì a mettersi in salvo sul palo traverso dell’altalena.
Non lo mollare, non lo mollare quell’assassino, fagli vedere di che stoffa siamo fatti noi pennuti!
Gridava Coghella al tacchino.
Nonostante Lori fosse già al sicuro accanto a lei, la piccola, continuava a starnazzare come un’invasata e a tifare per il pennuto che adesso stava ingaggiando una vera e propria baruffa con il gatto.
Cosa succede qua fuori?
Edoardo, contento che gli schiamazzi avessero interrotto il temuto pasto, si era precipitato in giardino e chiamava i due animali a squarciagola. Possibile che Gatto Pezzato e Gluglù litigassero così? Mai successo! Da quando il gatto era nato, il tacchino lo aveva cresciuto come se fosse il suo