Cronache semiserie di città
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Anteprima del libro
Cronache semiserie di città - Irene Càrastro Mosino
Irene Càrastro Mosino
CRONACHE SEMISERIE DI CITTÀ
www.altrimediaedizioni.com
facebook.com/altrimediaedizioni
@Altrimediaediz
Copertina: Enzo Epifania /Altrimedia
ph: Enzo Epifania
Titolo dell’opera:
Cronache semiserie di città
© 2014 by Irene Càrastro Mosino
ISBN: 978-88-96171-43-1
© Altrimedia Edizioni è un marchio di
Diòtima srl - servizi e progetti per l’editoria
www.altrimediaedizioni.com
Prima edizione digitale: 2015
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Di notte nella grande città
Di notte la grande città. Di notte la paura.
Entrare nella propria casa di notte, e guardarsi alle spalle. I rumori amplificati dalla paura. L’ascensore che sale, di notte, chi porta, chi bussa alla porta, sempre di notte.
Alzarsi, verificare che l’allarme dell’antifurto sia inserito, ci sono tante lucette rosse, anche sinistre, nella notte.
Un fruscio sospetto, forse il vento, o il ladro che s’arrampica sui pluviali. Ecco! Si è fermato. Forse era il vento, una porta che sbatte; peccato, peccato proprio che i vicini molesti siano via stanotte.
A volte potrebbero riuscire anche simpatici, darti una mano, chissà.
E se il rumore viene dalla loro casa incustodita, chi può saperlo.
Affacciarsi al balcone, conviene? Nella notte non conviene niente, si sentono le sirene delle macchine della polizia, delle ambulanze, dei pompieri, di notte sono più laceranti, e ti coinvolgono. Dove andranno stanotte, che è successo? A volte si fermano qua vicino e corri alla finestra per capire, per sincerarti di una sola cosa: che non siano qui per te, per il palazzo che va in fumo, per qualcuno che scappa sparando.
La città della mia infanzia era una città silente. Ci s’ammazzava anche allora per le strade, ma c’erano solo gli urli disperati delle donne a spiegare, a raccontare. Si correva in strada ad aiutare, a confortare, e poi erano sempre gli altri a sparare, erano i soliti, iddi
, che aggiustavano con la lupara le loro divergenze. Se sentissi sparare ora di notte, chissà, verrebbe voglia di nascondersi perché non sai chi sono iddi
e ti vien voglia di far finta di niente. Anzi di gniente
, come si usa dire in linguaggio coatto.
Il sonno ti ghermisce tra incubi e ombre, ti svegli che è giorno. Non c’è stata effrazione stanotte. Che bella la città di giorno, che vita, che movimento.
I vicini sono tornati, anche i rumori molesti sono una botta di vita.
Che notte, la notte nella grande città.
I gatti di città
Una volta ai gatti si diceva: kissi kissi
.
E quelli scappavano.
Entravano poi fiduciosi, in cucina, quando sentivano affilare i coltelli perché capivano che lì in quel momento c’era per loro possibilità di mangiare qualcosa. Vagavano sotto i tavoli all’ora di pranzo, si acciambellavano vicino al camino, durante l’inverno. Ma era un susseguirsi di kissi kissi
, loro, i gatti, erano accettati solo come cacciatori di topi poi, kissi, via
. Nei cortili, sui tetti, nell’orto.
Ora i gatti sono diventati i veri padroni della casa e dei suoi abitanti. Per loro cibi raffinati, abitudini umane. Accarezzati, presi in braccio; si castrano, si riducono a oggetti di compagnia.
Eppure loro tenderebbero ancora a essere autonomi, vorrebbero una loro vita di relazione, ma in città sono padroni di persone, che li preferiscono ai loro consimili.
Col tempo e con le abitudini umane anche i gatti sono diventati aggressivi, hanno pure loro antipatie e simpatie. I malcapitati visitatori che non godono della loro simpatia sono allontanati. Sai, Tigruccio non ti vuole, se non ti dispiace…
.
Si portano da simpatici veterinari che li spulciano, li puliscono, tagliano loro le unghie, decidono la loro dieta alimentare.
Una volta si diceva: Cacciate ‘sta gatta, ‘ssicutatela fuori
. Cioè si chiedeva di allontanare dalla vita domestica la gatta di casa, quando si doveva ricevere qualcuno, quando si stava un po’ in ghingheri. La gatta sapeva di topo. Era utile, ma come una pentola, non era il caso di farla vedere in giro.
Nelle città ora ci sono le gattare, quelle signore fissate col bene dei gatti. Li accudiscono nelle piazze, lungo i marciapiedi, si fanno carico delle loro gravidanze, si commuovono per i nuovi nati, mettono le vitamine nella minestra, che ammanniscono loro nella pubblica via.
Ai miei tempi, vedere una signora seguita da nugoli di gatti in vena di feste non era una scena abituale. Anzi, non si vedeva affatto; allora le signore avevano altri obiettivi e altre abitudini, superati dalle mode attuali.
Mi viene istintivo sussurrare kissi kissi
, quando vedo un gatto. Ma sottovoce, mi dispiacerebbe dover affrontare qualche animalista appostato nelle vicinanze.
I cani
Per ora combatto con tre tipi di cani. Il destino me li ha posti sul