Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Dark Lady
Dark Lady
Dark Lady
E-book177 pagine2 ore

Dark Lady

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Chi è la misteriosa Dark Lady che ha praticamente rovinato la vita dell’Ingegnere? O meglio, chi sono le donne in cui l’uomo ha riconosciuto la reincarnazione della stessa entità malefica? 
Il Prof ascolta attentamente il racconto del suo paziente, lui che non è né un medico né uno psicoterapeuta, ma un pedagogista in grado di indirizzare le persone verso la soluzione dei propri problemi. L’ingegnere, un uomo di quarantotto anni afflitto da una grave mancanza di stima per se stesso e da un tormento interiore che lo divora, dovrà in una serie di incontri di durata variabile mettere a nudo i passaggi essenziali della sua vita, quelli in cui ha intravisto l’influenza nefasta della Dark Lady. 
Al Prof il compito di portare avanti questa interlocuzione pedagogica con domande mirate, senza interrompere quel flusso di coscienza. La Dark Lady esiste davvero? È un’entità reale, o è frutto della fantasia dell’autore e della sua interpretazione degli eventi della vita?

Franco Blezza, ordinario di Pedagogia presso l’Università di Chieti, con esperienza di ricerca scientifica in ambito fisico e sanitario e di insegnamento nella scuola secondaria, è approdato da circa trent’anni alla Pedagogia come professione, studiando e praticando una particolare forma di dialogo d’aiuto su problemi di coppia, famiglia e genitorialità. Diversi volumi riportano i casi da lui trattati (Pedagogia della vita quotidiana, 2011; Il debito coniugale, 2016; Pedagogia professionale, 2018). Da questa esperienza trae ispirazione per una narrazione di argomento pedagogico, non scolastica e non a sfondo moralistico e didascalico.
LinguaItaliano
Data di uscita4 mar 2019
ISBN9788830601437
Dark Lady

Correlato a Dark Lady

Ebook correlati

Narrativa psicologica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Dark Lady

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Dark Lady - Franco Blezza

    Dark Lady

    I

    Il Prof, l’Ingegnere.

    Il dialogo

    «Posso esserle di qualche aiuto, Ingegnere? Vogliamo parlarne?».

    Il protagonista, Ingegnere chimico di 48 anni, ha chiesto di avere con il Professionista una serie di colloqui. Li seguiremo nel loro svolgimento, che ha avuto inizio dalla fine di settembre 1999.

    La cadenza degli incontri, usualmente, sarebbe settimanale; ma è stata intensificata e resa bisettimanale su richiesta pressante dell’interlocutore, che esprimeva di avvertirne un bisogno acuto e urgente. Il Professionista, quindi, ha ritenuto di accogliere una tale richiesta, considerato tutto.

    Questo professionista non è un Medico né uno Psicologo; esercita nel suo studio di Padova. Essendo anche docente universitario, conoscendolo per tale, l’interlocutore lo chiamerà Prof per tutta la durata del loro dialogo. Non indossa il camice, anche all’apparenza vuole essere preso per quello che è: un professionista intellettuale, della cultura, che fornisce una particolare forma di aiuto a chi glielo chiede. Ha superato di poco i sessant’anni, la sua professionalità è il risultato di decenni di ricerche e di esperienze ¹ .

    La prima cosa che il Prof tenne a dimostrare al suo interlocutore fu la propria massima attenzione nei suoi confronti e, insieme, la piena disponibilità a discutere di qualsiasi cosa. E questo, prima ancora che fosse chiaro di che cosa avrebbero discusso.

    L’Ingegnere, da parte sua, non ha tardato a comprenderlo: «Mi auguro proprio che possa fare qualche cosa per me. Perché sono disperato! Sono venuto qui da lei proprio per parlare. Certe sue allieve mi hanno detto di lei e del suo modo di esercitare professionalmente, sono state dettagliatissime; e me ne ha parlato anche qualcuno che lei ha avuto in trattamento. Me ne hanno parlato tutti bene, molto bene. Ma non mi è chiaro di che cosa si tratti. La sua è una terapia della parola, oppure ho capito male?».

    L’interlocutore aveva 48 anni, era un professionista d’alto livello, forse con una sistemazione eccellente nell’industria petrolifera; almeno, questo era ciò che ne sapeva il Prof a quel momento. Per tutto il dialogo sarà l’Ingegnere, e questo basterà.

    Il Prof rispose con un cenno di sorriso, l’argomento non gli era certo nuovo: «Useremo la parola, ma non sarà una terapia. Capisco, Ingegnere, ha sentito parlare di me e della mia particolare professione, ma non ne ha un’idea molto precisa. Non può averla: fossi un Medico, uno Psicoterapeuta, ma anche un Avvocato o un Commercialista, o un Ingegnere come lei, almeno le grandi linee di che cosa faccio e di come io lo faccia le avrebbe presenti, e sarebbero di pubblico dominio. Il fatto che si sia rivolto a me nonostante tutto questo depone a suo favore: lei è una persona aperta e disponibile a rimettere in discussione anche le idee più consolidate, e perfino sé stesso: e questo è il requisito essenziale perché io possa efficacemente aiutarla. L’apertura, appunto. Così noi chiamiamo questa disponibilità».

    «Su questo non dubiti, Prof. Sono talmente disperato, che rimetterei in discussione anche come mi chiamo. Ma che mai avrò, che non vada rimesso in discussione? Tutto, tutto da rifare, mi creda!».

    L’Ingegnere era effettivamente disperato e confuso; ma il Prof sapeva di dover avviare subito e continuare il dialogo, che era esattamente quello di cui l’interlocutore aveva assoluto bisogno: «Vedremo, vedremo. Tornando a noi, esercito con la parola, e questo può anche far pensare a uno Psicoterapeuta: ma non faccio terapia! La mia si chiama propriamente relazione d’aiuto, ma non credo che sia utile annoiarla fin dal principio spiegandole la differenza. Basta che non si attenda da me quello che io non posso e non debbo darle».

    «E sarebbe? Che cosa non mi potrebbe dare?». L’Ingegnere aveva avuto una specie di sobbalzo, temeva di doversene andare prima ancora di aver cominciato, prima ancora di aver esperito il tentativo del quale aveva necessità. Da un lato, qualcosa gli diceva che ciò di cui aveva bisogno lo doveva trovare proprio dal Prof; dall’altro, non avrebbe saputo dire che cosa fosse, di che cosa avesse effettivamente bisogno, né perché l’avrebbe trovato nel Prof, proprio in lui. Temeva di essersi ingannato, di aver avuto un’indicazione sbagliata, anche se le persone che aveva ascoltato gli erano sembrate assolutamente attendibili. Temeva di aver confuso la realtà con i suoi desideri e le sue necessità.

    Era, insomma, piuttosto interdetto, smarrito, e la cosa non era per lui consueta. Doveva, per caso, lasciare questo tentativo e questa speranza, e tentare qualcos’altro? Non avrebbe saputo neppure ipotizzare quali alternative avesse disponibili.

    Ma, forse, non sobbalzò solo per questo.

    A quel punto, il Prof riuscì facilmente a diradare quella possibile nebbia: «Non posso darle una cura! E non dobbiamo pensare in quel modo, né io né lei stesso. Cioè, non avrà mai una prescrizione secondo la quale io pretenda di risolvere i suoi problemi. Io una simile prescrizione non gliela posso dare, perché ai problemi per i quali lei si è rivolto a me deve trovare da sé la soluzione, che può essere diversa da quella cui penserei io personalmente, o da quella alla quale potrebbe pensare chiunque altro si trovasse nelle sue stesse condizioni. La soluzione, o le soluzioni, le deve proporre ed esperire lei, ovviamente, con il mio aiuto. Sono qui per aiutarla».

    «Ma ci sono queste soluzioni? Esistono? Ha, avrà mai soluzione il problema della mia vita?». L’Ingegnere era venuto con il suo pesante carico di preoccupazioni, e di tutto aveva bisogno tranne che di aggravarlo. D’altra parte, aveva sentito parlare di questo particolare esercizio professionale, di questa possibilità di avere un aiuto, e ne aveva avuto ottime referenze; ma non aveva la minima idea di ciò di cui si sarebbe potuto trattare. Si accorse subito che il parlare del Prof era condivisibile.

    «Probabilmente, tutti i problemi hanno soluzione; anzi, hanno più di una soluzione. Ma, prima di tutto, occorre porli, questi problemi. Vogliamo cominciare?».

    L’Ingegnere non avrebbe saputo dire fino a che punto quelle parole del Prof l’avessero convinto. Certo, il ricorso a un professionista l’avrebbe associato anche lui all’idea di avere da questi una soluzione; pensava prima di tutto a sé stesso, se un’azienda lo interpellava lui avrebbe dovuto offrire una soluzione, anzi solo la sua alta competenza sarebbe servita allo scopo. Certo, non avrebbe potuto rispondere all’azienda che l’avrebbe aiutata a risolversi il problema da sola. E tuttavia, aveva avvertito chiaramente come le ultime parole del Prof, quell’invito a parlare, fossero esattamente quello di cui aveva bisogno: desiderava ardentemente cominciare quel dialogo, il suo racconto, non sapeva neppure lui che cosa. Certo, gli erano accaduti fatti drammaticamente pesanti, e al Prof non ne aveva ancora raccontato neppure uno, per cui poteva immaginare che non ne avesse la minima idea. Ma voleva cominciare a parlare di quello che aveva dentro e che avvertiva come il suo problema esistenziale da lungo tempo, forse da sempre, non altrettanto a parlare dei guai nei quali si era trovato di recente e che pure dovevano aver rivestito una gravità enorme. Quelli, semmai, sarebbero stati il punto d’arrivo, ma la narrazione avrebbe dovuto essere lunga, molto lunga. Senza essere un esperto del settore, comprendeva che sarebbe stato in grado di affrontare e risolvere positivamente i problemi esterni a lui, pur nella loro oggettiva gravità, solo se avesse messo un po’ d’ordine dentro di sé.

    Il Prof, da parte sua, preferì non introdurre restrizioni o paletti, per lo meno in quel momento, sull’avvio del dialogo, che in molti casi è difficile. Era essenziale che l’interlocutore cominciasse a parlare, che il dialogo avesse inizio.

    «Noi non abbiamo una tempistica rigida, ogni colloquio durerà il necessario, a cominciare da questo. Non di rado, il primo colloquio è più breve dei successivi, lo tenga presente per le prossime volte. Tolti di mezzo problemi di tempistica che non ci sono, sappia fin d’ora che non ha nessuna importanza da dove cominceremo: lei inizierà il suo racconto da dove preferisce, e non si ponga limiti perché nel corso del nostro dialogo finiremo per poter parlare di tutto: di tutto quello che le è avvenuto, di tutto quello che l’ha ferita, di tutto quello che ha dentro, e di tutto quello che le sta a cuore».

    E così, l’Ingegnere, incoraggiato nel modo giusto, cominciò:

    «Se lei stesso mi dice di far così, io riterrei di cominciare dal 1970. Tanti anni fa, certo… Era l’agosto esattamente di ventinove anni fa, ventinove, una sera al mare, a Jesolo. Avevo da poco superato brillantemente l’esame di maturità. Crede che stia andando troppo indietro con il tempo?».

    Il Prof, in effetti, pensò immediatamente che per un quasi cinquantenne con problemi immediati e di notevole gravità, andare di colpo a una trentina d’anni prima fosse un po’ azzardato, o per lo meno, se la cosa aveva un senso, questo senso non gli era per nulla chiaro. Con tutto ciò, aveva facilmente capito il bisogno acutissimo che l’interlocutore aveva di parlare, e che doveva solo assecondarlo, almeno per le prime fasi. Così, lo rassicurò:

    «No, non c’è nessun limite nella narrazione della propria vita passata. In fin dei conti, le ripeto che da dove si cominci a narrare non ha nessuna importanza e non deve costituire per lei alcun problema ma semmai un’opportunità in più. Piuttosto, prima che cominci, le chiederei solo se è davvero sicuro che sia il caso d’iniziare da lì. I suoi problemi attuali, che io ancora non conosco e ai quali, finora, mi ha solo accennato in modo molto vago, sono pesanti e spaziano in ogni dominio: problemi con sua moglie, con i figli, una situazione matrimoniale e familiare in piena crisi, e anche gravi problemi professionali, anzi gravissimi, e su tutti questi non ha voluto finora anticiparmi praticamente nulla. Con tutto ciò, le chiedo: ha qualche particolare ragione per pensare che questa complessa e pesantissima situazione critica di oggi risalga a quella vicenda così lontana e che ancora non conosciamo? Per caso, ad esempio, lei ha incontrato sua moglie quella volta?».

    L’interlocutore ebbe una reazione come avesse avvertito una ferita, quasi di sofferenza:

    «Ma no, Prof! Mia moglie l’avrei conosciuta parecchi anni dopo, circa sette, un’enormità se pensa che allora ero appena uscito dal Liceo, poi ho avuto gli anni universitari, cinque di corso, e tutta la trafila per sistemarmi professionalmente». Il Prof stava per interloquire, ma l’Ingegnere continuò, aveva bisogno di continuare e il Prof lo lasciò fare: «Quella donna, la donna di quella sera, è la donna che a più riprese mi ha funestato la vita, e anche il rapporto con mia moglie».

    «Anche il lavoro?».

    «Sì. Mi ha rovinato anche una posizione professionale di grande prestigio, frutto di decenni d’impegno. Dobbiamo partire da lei, dalla prima volta che si è manifestata facendo irruzione nella mia vita».

    Il Prof avrebbe voluto afferrare almeno qualche cosa di quello strano guazzabuglio di riferimenti nell’arco di tanti anni, non voleva credere che una determinata donna avesse perseguitato il suo interlocutore per una trentina d’anni, forse tornando più volte all’attacco, con tanta capacità di devastazione, e senza che lui maturasse la capacità di difendersene; ma comprese senza difficoltà che prima di tutto doveva lasciare che seguisse il suo percorso, il percorso che si era scelto, e attorno al quale aveva maturato una determinazione evidentemente molto forte:

    «Non dico quella donna, Prof: quella donna di persona non l’avrei vista mai più in vita mia dopo quelle poche ore, e non avrei avuto alcun modo di ritrovarla, come le spiegherò. È lei, proprio lei, che è tornata presso di me, più e più volte, incarnandosi in altre donne, sotto forme molto simili, con lo scopo determinato di distruggermi la vita affettiva e sessuale, e persino la mia sistemazione professionale, fino a condurmi sull’orlo del baratro dove mi trovo ora. Io non credo nella reincarnazione, Prof. Ma lei è stata la prima incarnazione di quella che io chiamo la mia Dark Lady cioè la donna che ha portato nella mia vita distruzione e morte, a più riprese, e fino alla fine, fino a questi ultimissimi accadimenti, sotto apparenze bellissime».

    Il Prof provò a interloquire con un accorgimento, prendendola alla larga, partendo da quello che, in fondo, era un dettaglio, e con questo cercando di entrare nella parte più sostanziale:

    «Mi è chiaro l’aggettivo dark; ma perché Lady, cioè signora, nobildonna, padrona? Era una ragazza, giovane, e non so che cosa mi racconterà circa gli episodi successivi. Semmai dovremmo chiamarla Dark Girl, allora…».

    Così provava a fargli almeno prefigurare il nesso tra quell’episodio lontano e qualche evento successivo, dandogli il senso di uno sviluppo temporale lunghissimo. Ma l’Ingegnere aveva le idee piuttosto chiare a questo specifico proposito, e aveva bisogno di portare avanti il discorso per le linee che aveva ben presenti, dolorosamente chiare:

    «No, Prof, proprio signora, Lady, padrona e tiranna, perché già quello che successe allora, e indubbiamente eravamo giovani e lei si manifestava come una ragazza, o se preferisce come una Girl, precorreva eventi da persone adulte, da signora e da donna nel senso di nobildonna, femminile di don, da padrona. In latino, domina! Dominatrice, appunto, sicuramente».

    Il Prof lasciò passare un brevissimo intervallo di silenzio, come è spesso necessario fare in questa forma di dialogo o interlocuzione, fino a quando l’Ingegnere riprese spontaneamente la sua narrazione, senza bisogno di alcun incoraggiamento.

    «E quella donna era bellissima. Capelli neri di media lunghezza e ondulati, ben curati, carnagione scura, corpo perfetto, un parlare sorridente e persuasivo, una voce calda e sensuale. Ebbene, sono state tutte uguali, sono venute da me tutte per distruggermi l’esistenza, e poi sparire».

    Il Prof, in tutta la sua esperienza professionale e

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1