Terzo Testamento - La Chiave Metafisica Dell'Antologia Universale
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Anteprima del libro
Terzo Testamento - La Chiave Metafisica Dell'Antologia Universale - Raffaele Lami
antigravitazionale
AUTOBIOGRAFIA
di Raffaele Lami
Sono nato il diciotto novembre del millenovecentoquarantadue in una famiglia colonica zootecnica, sono il più piccolo di sei fratelli.
La famiglia, diciamo di razza bianca. Io sono nato di carnagione particolarmente bianca, capelli bianchissimi, crescevano dritti come setole, mio papa me li tagliava a spazzola ed erano l’attrazione di tutti, con l’istinto di passarmi la mano sulla testa esprimendo quasi sempre che bello, è un porro bianco, associando il colore dei capelli alla radice del porro, il tocco ormai inevitabile da tutti era diventato il mio dilemma.
Sono cresciuto in quella famiglia modesta e tradizionalista come era solito a quei tempi, con una limitata scolarizzazione cioè quella elementare dell’obbligo, e questo è stato il mio grande limite, questa è stata la volontà di mio padre, perché nonostante una predisposizione, mio padre diceva agli amici e parenti che lo esultavano dicendogli questo figlio è intelligente lo devi fare studiare. La risposta di mio padre era sempre la solita, un padre non deve fare differenze tra i figli, gli altri figli non hanno studiato e lui non lo farò studiare. Nonostante l’epoca in evoluzione del dopoguerra così è stata fatta la sua volontà di grandi principi.
Sono cresciuto e ho lavorato nell’azienda famigliare fino a diciotto anni, esprimendo sempre la mia volontà di frequentare una scuola professionale che mi è stata sempre negata. Compiuti i diciotto anni, sempre contro la volontà di mio padre, mi sono prestato come apprendista in un’officina metalmeccanica, che dopo tre settimane, visto il mio impegno sul lavoro che dava i suoi frutti, il mio datore di lavoro incominciò a pagarmi la settimana con seicento lire, erano poche ma importanti, perché mi potevo permettere di comprarmi il panino la mattina da cento lire.
Il mestiere della mia vita è sempre stato quello, il metalmeccanico.
Da apprendista ho fatto la mia gavetta arrampicandomi gradualmente ma velocemente, da apprendista a operaio qualificato al mettermi in proprio e migliorare velocemente fino a costituire una società che ho presieduto per ben trent’anni, e una seconda per dieci anni, la quale fu travolta dalla politica economica dell’asterity.
Anche la scelta della mia compagna di vita, Giovanna, non è stata condivisa dalla mia famiglia, tanto che non ha partecipato al mio matrimonio. La ragione di ciò, a loro parere, è perché Giovanna è sorella della moglie di un mio fratello e, secondo tradizione, dall’albero si deve raccogliere un solo frutto.
Giovanna, mia moglie, una grande donna ideale per realizzare un uomo, perché un uomo può essere più o meno grande se alle spalle ha una grande donna. Grazie al suo modo di fare e al mio attaccamento alle radici, nel tempo la mia famiglia tutta si è ravveduta e i miei genitori a modo loro ci hanno dato la loro benedizione, benedizione importante soprattutto per sentirsi in pace con loro.
Con Giovanna abbiamo concepito tre figli, i quali a loro volta ci hanno gioito di sei nipoti, due ciascuno. Si può dire una famiglia modello, così ci dicono i nostri figli, voi siete il nostro modello di famiglia sul quale a oggi abbiamo costruito le nostre famiglie. Loro sono veramente dei grandi, Giovanna e io ne siamo fieri e loro sono fieri di noi, io sono fiero delle bontà di mia moglie e il bene che le voglio è indescrivibile, condiviso da lei appieno.
Ora, parlando più strettamente di me: posso dire di essere stato sempre protetto e aiutato da qualcosa soprannaturale, per dirla al modo della cultura convenzionale. Molte volte sono uscito illeso da eventi disastrosi gravi o estremi. Anche negli eventi di tutti i giorni ho avuto delle illuminazioni, le quali, fino a una certa età, le definivo soprannaturali, non trovando altre risposte convincenti. Potrei descriverne un lungo elenco ma alla fine sarebbero tutte definite casualità.
Incontro particolare, eccezionale.
All’età di cinquant’anni circa, ho avuto un incontro particolare, eccezionale. Nella gestione di amministratore della mia società, era usuale ricevere persone, quali clienti, fornitori e rappresentanti di forniture o servizi. Di solito molti di essi venivano instradati dalla reception ricezione tra i collaboratori di competenza, tranne casi particolari.
Una tarda mattinata si è verificato un caso particolare, si è presentato un signore alla reception chiedendo di voler parlare personalmente con il signor Raffaele Lami. Il Ragioniere mi annunciò c’è un signore che vuole parlare con il signor Raffaele Lami. Lo faccia passare io gli dissi. Lo accompagno nella mia stanza, era un signore che non conoscevo, io gli chiesi ci conosciamo, non mi rispose è la prima volta che ci vediamo, io mi feci l’idea che fosse un rappresentante di prodotti e mi aspettavo una qualche proposta, alle prime battute c’è stato uno scambio di opinioni di andamento, io affermai che c’era una crisi di lavoro, la sua risposta fu disinvolta, ah il lavoro (come dire il solito problema), lui a questo punto mi chiese che lavoro facesse la mia attività, gli ho descritto in linea di massima che cosa svolgevamo, qualche altra battuta disinteressata e il signore che nella presentazione mi aveva dato il suo nome e cognome che non ho memorizzato, si è alzato dicendomi ora la saluto la lascio con i suoi impegni e se ne andò. Senza espormi nessuna proposta o il motivo della sua visita. Io pensai che quando gli avevo esposto il lavoro che svolgevamo avesse capito che i suoi prodotti non erano di nostro interesse e nemmeno la proposta.
Ho detto dentro di me boh!!! Chiusa parentesi.
Ma così non fu. Dopo circa un mese il signore si ripresentò a visitarmi, questa volta non me la spiegavo, e d’istinto mi sono espresso nel seguente modo. Mi fa piacere di rivederla, capisco che mi viene a trovare per simpatia e non per interesse, in considerazione che nella sua prima visita non mi ha proposto niente, perché sicuramente ha capito che i suoi prodotti non erano d’interesse alla mia attività, la simpatia è ricambiata da parte mia. Il signore mi risponde, sì i miei prodotti non servono alla sua attività, la mia controrisposta fu e allora perché mi viene a trovare, sua risposta non pensi che io sono qui per caso, mia risposta e allora perché, sua risposta, perché lei è una persona particolare, speciale, mia risposta, perché lei chi è, risposta, io non le dico chi sono, lo capirà da solo con un poco di tempo. Io sono rimasto frastornato e non ho insistito. Il dialogo si è protratto in argomenti vaghi, a un certo punto lui mi chiese di cosa mi stavo occupando in quel momento, risposi mi sto occupando di un progetto che ho riscontrato una conoscenza che lo rende non valido, e ho colto l’occasione, se lui ne fosse a conoscenza, spiegandogli il risultato, sì lui mi ha risposto, mi ricordo che il vicino di casa dove abitavo a Melilli in una mia vita precedente che otteneva quel risultato, come se gli fosse sfuggito di bocca, ma credo di no perché nulla diceva per caso. Dopodiché mi salutò per la seconda volta, questa volta non con un semplice boh! Ma aggiungendo un dubbio ai tanti dubbi a cui non trovavo risposta. Ma non è finita così.
Passato un altro mese circa, forse più, il signore è tornato a trovarmi, questa volta di tardo pomeriggio, quando tutti i miei collaboratori erano andati via. L’ho ricevuto con la solita battuta, mi fa piacere che mi viene a trovare per simpatia.
Si è instaurato un dialogo con argomenti di poco interesse, io cercai di portare il discorso presso il suo vicino il quale otteneva quei risultati per saperne di più, lui prendendo la parola mi disse lei