Con la coda dell'occhio
Di Andrea Toni
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Info su questo ebook
Weird - racconto lungo (41 pagine) - Una mutazione inaspettata e mostruosa che mette il personaggio di questo racconto in stretta connessione con le visioni inspiegabili che vede da sempre...
Massimo è un uomo che ha perso tutto, dedito all'alcool, ormai giunto al capolinea della propria tormentata esistenza. Da sempre accompagnato da visioni inquietanti, è seguito da uno psicologo che prende a cuore il suo caso, e decide di avvalersi della collaborazione di un collega esperto di ipnosi per aiutarlo. Mentre la vita del protagonista continua a percorrere il declivio per la rovina, l'uso di una nuova tecnica terapeutica, la vasca di deprivazione sensoriale, innesca un cambiamento che avrà conseguenze drammatiche
Andrea Toni (Modena,1971), lavora come operaio specializzato metalmeccanico e nel tempo libero compone canzoni e canta in una band, legge molto e, naturalmente, scrive. I suoi autori di riferimento sono H.P. Lovecraft, S. King, C. Barker e, tra gli italiani, Evangelisti e Di Orazio. È appassionato di storia delle religioni antiche, demonologia e fenomenologia del sovrannaturale. Ha esordito con il racconto Il Seme degli Antichi, contenuto nella raccolta Il Ritorno dei Grandi Antichi curata da G. De Turris, e ha da poco terminato il suo primo romanzo, Barron, pensato per essere il primo di una trilogia.
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Anteprima del libro
Con la coda dell'occhio - Andrea Toni
1
– Avrò avuto si e no sei anni, ero sulla battigia e giocavo con la sabbia mentre mia madre, poco distante, leggeva una rivista e chiacchierava con un'amica.
Quel giorno il mare era molto mosso e l'uomo era andato a largo per cercare un'onda propizia.
Ricordo quell'episodio in modo distinto, come pochi altri della mia vita.
Non si trattava di un nuotatore comune, le sue capacità erano molto al di sopra della norma e spesso era capitato che incuriosisse e intrattenesse i bagnanti esibendosi vicino alla riva, nuotando a delfino con una forza e una fluidità impressionanti.
Quella volta era lontano forse un centinaio di metri, ma riuscivo a vederlo distintamente mentre, con bracciate potenti, agganciava un cavallone enorme e diventava tutt'uno con esso, nuotando in modo da farsi trasportare a grande velocità. In pochi istanti planava di fianco a me, si rialzava sorridendo e mi scompigliava i capelli affettuosamente con una mano.
– Hai visto? Quella era bella grande! – mi diceva.
Io annuivo e pensavo che fosse una sorta di dio del mare, nessun altro nella spiaggia era in grado di fare una cosa come quella. Nel corso degli anni non mi è mai capitato di assistere nuovamente ad una scena simile, perciò ai miei occhi rimane tuttora un'impresa notevole.
L'uomo era mio padre. Penso che quello fu il periodo della mia vita in cui fui più in errore.
La luce filtrava nello studio dalle fessure delle persiane e creava un'atmosfera come di sospensione.
Il vecchio psicologo sedeva alla scrivania e prendeva appunti mentre Massimo raccontava, sdraiato sul lettino, di spalle rispetto a lui. Il dottor Poli aveva molti anni di esperienza, ma quello era un paziente molto particolare, capace di destare in lui il massimo interesse.
– Perché in errore? Era un bambino di sei anni, in fondo, cosa avrebbe dovuto sbagliare?
Lui scosse la testa, quasi spazientito.
– Non avevo capito nulla, credevo che quel tempo sarebbe durato per sempre, che niente avrebbe potuto cambiare, che la mia famiglia sarebbe rimasta tale e quale e avrebbe attraversato i decenni senza danni. Ero convinto che avremmo tutti avuto una vita felice: non è andata precisamente così, lei già lo sa. Mio padre non era il dio del mare, fu lasciato da mia madre perché cadde nelle spire della depressione e non trovò la forza di reagire. Il loro matrimonio si sfasciò e niente fu come prima.
Successivamente si ammalò e rimase completamente solo, io ero troppo occupato a salvare me stesso per potergli dare una mano, e me ne vergogno. Ebbe una emorragia, staccò il telefono e
scelse di rimanere lì a non far nulla, mentre il suo sangue gocciolava e iniziava ad intridere il pavimento. Aveva capito una cosa che io sto cominciando a comprendere solo ora: al mondo si è soli e, oltre un certo punto, nessuno ti verrà a salvare se precipiti.
– Abbiamo già parlato dei suoi complessi di colpa, credevo avesse compreso come sia necessario
interromperne i processi distruttivi.
– Ed è così, la tranquillizzo, non mi tiro più martellate sulle dita da solo. Ho preso coscienza di
essere semplicemente un povero egoista che non riesce a voler bene abbastanza alle
persone, però provo un'enorme tristezza pensando che, nell'ultima parte della propria vita, si era messo a girare per la provincia in cerca dei luoghi che lo avevano visto giovane e, spero, felice: me lo immagino di fronte ad edifici dismessi o irriconoscibili, pensando ad un tempo che non avrebbe riavuto indietro mai più. Basta, tornando a noi, quello è stato soltanto l'inizio: purtroppo, e anche questo è a sua conoscenza, ho provato nuovamente il fallimento e l'abbandono anche nel mio matrimonio e nei rapporti con i miei amici, stretti e non. Di loro non voglio nemmeno parlare.
Mia moglie mi ha regalato un libro, Il Signore degli Anelli, mi ha ringraziato per gli anni passati insieme e mi ha detto che era finita. Nessun tentativo di ricucire lo strappo, nessun ripensamento.
All'inizio mi sono colpevolizzato, ma alla fine ho ripiegato su di una teoria che mi fa sentire meglio:
la vita, con le sue gioie e i suoi dolori, è una faccenda ampiamente sopravvalutata.
– Comprendo e mi sta bene che lei stia facendo un riassunto, contiene comunque qualche elemento nuovo ed interessante. Poi,