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Radici giudaico-cristiane d'Europa: un falso storico
Radici giudaico-cristiane d'Europa: un falso storico
Radici giudaico-cristiane d'Europa: un falso storico
E-book196 pagine2 ore

Radici giudaico-cristiane d'Europa: un falso storico

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Qualcuno pensa che nei millenni l'Europa abbia rispettato i valori cristiani e giudaici? Se lo pensa non può non leggere questo saggio, dove Giovanni Panunzio esamina le vicende che hanno reso il vecchio Continente il più sanguinario di tutti, alla faccia della trascendenza e del misticismo, e dunque il meno giudaico e il meno cristiano. Continente che ha fatto l'impossibile per impedire alle radici giudaico-cristiane di attecchire, nei rari casi in cui hanno azzardato a svilupparsi oltre i confini d'origine. Dall'Impero romano ai giorni nostri, in Europa si è rafforzato un susseguirsi di guerre, genocidi, colonizzazioni e "disegni", perfino in altri Continenti, finalizzati all'arricchimento di potentati e potenti e al contrasto di qualsiasi iniziativa tra il religioso e il temporale che compromettesse la laicità degli Stati e la loro operatività egoistica e violenta. E la conclusione a cui giunge l'autore (che ovviamente non riveliamo) mette in discussione secoli di credenze e luoghi comuni, cavalcati anche dai media contemporanei. Il potere logora chi ce l'ha, afferma Panunzio, facendo intendere che la dipendenza dal denaro e dalla vanità è una patologia incurabile: per chiunque.
LinguaItaliano
Data di uscita24 dic 2019
ISBN9788831652810
Radici giudaico-cristiane d'Europa: un falso storico

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    Anteprima del libro

    Radici giudaico-cristiane d'Europa - Giovanni Panunzio

    Giovanni Panunzio

    Radici giudaico-cristiane d'Europa: un falso storico – Il potere logora chi ce l'ha

    Edizioni Qui pro Quo

    Il crocifisso non può rappresentare le nostre radici, la nostra estrazione umana, né la nostra cultura: laica o sacra che sia.  Avremmo mai inchiodato a morte un giovane profeta? Per i credenti, l'eredità cristiana non è un'eredità tombale, ma di resurrezione. Per tutti gli altri, il vecchio Continente ha compiuto solo la prima parte del viaggio. E qui si è fermato. Ne sa qualcosa il popolo più martoriato d'Europa: il popolo ebraico.

    Senza fondamenta una pianta si rivolta. Ma nell'aere le radici non penetrano, il cielo si ribella. E le dissolve in sé. Sovvertimento della realtà.

    (anonimo)

    Introduzione

    I politici, la Chiesa cattolica, i cronisti, gli storici, gli opinionisti, i contemporaneisti (parola orrenda!), i teologi, i tuttologi, i nientologi, ecc. non fanno altro che parlare di radici cristiane d'Europa, unendo a cristiane il termine giudaico e preferendo l'accoppiata giudaico-cristiane a cristiano-giudaiche. Sembrerebbero questioni di lana caprina, se non fossero asserzioni che non trovano riscontro nei fatti, in quanto basate, in realtà, sul tradimento degli insegnamenti originari del giudaismo e del cristianesimo.

    Il tema è stato oggetto di discussione anche durante la stesura della Carta costitutiva europea, o meglio del Trattato di Lisbona, dove l'espressione non è stata inserita: raro esempio di coerenza UE. Qualcuno pensa forse che l'Europa, nel corso dei secoli e dei millenni – sia prima di Cristo (a.C.), che dopo Cristo (d.C.) – abbia espresso e rispettato i valori cristiani e quelli giudaici? Ecco, se lo pensa non può non leggere questo saggio, dove verranno esaminate le vicende storiche che hanno fatto e fanno dell'Europa il Continente più sanguinario di tutti e di tutti i tempi, in barba alla trascendenza e al misticismo; e dunque il Continente meno giudaico e meno cristiano in assoluto.

    Dopo di che vorrei sentire quanti sarebbero disposti ad incaponirsi nella loro malsana idea giudaico-cristiana, imposta dall'opinione pubblica e dai media (parola latina che si pronuncia media, non midia). E altresì sarei curioso di vedere quanti insisterebbero, pappagallescamente, nella diffusione della più fake delle fake-news della storia, senza riflettere almeno il tempo di un caffè.

    Apro una parentesi.

    Come si scova una notizia falsa?

    Se vogliamo omettere determinati siti internet (non tutti li conoscono) che riprendono e etichettano proprio le fake news, omettiamoli pure. Rivolgiamoci allora ai classici portali di notizie online (Ansa, Google news, Agi, ecc.) e nella loro barra di ricerca digitiamo tre parole-chiave della notizia inventata. Se la fonte non compare, è una fake.

    E dire che per esporre tale procedura si organizzano convegni, conferenze, dibattiti: dove quattro righe vengono illustrate in quattro ore. Vi pare normale?

    Il problema si fa più serio quando la news mendace nasce e cresce grazie ai passaparola secolari; perché in questo caso le agenzie di stampa attendibili la riportano.

    Dunque, che fare?

    La soluzione è a portata di mano: bisogna leggere o scrivere un libro (come questo). Parentesi chiusa.

    Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Ben sapendo che il cristianesimo nasce dall'ebraismo e che la composizione giudaico-cristiane rispecchia la cronologia, ma non, evidentemente, la priorità (l'ebraismo è l'unica minoranza religiosa alla quale è stato permesso di vivere nell'Europa cristiana, con limitazioni e restrizioni incivili), vedremo innanzitutto quanto di giudaico esisteva nel cosiddetto vecchio Continente, prima della nascita di Gesù Cristo, e quanto è stato osservato, o è rimasto dei due credi nei secoli seguenti.

    La prima parte del nostro percorso storico finisce subito, ora. Prima dell'anno zero, infatti, non si rinvengono tracce rilevanti della fede e della cultura ebraiche in Europa; tanto meno nei territori della Provincia romana che, pur essendo a stretto contatto con il mondo giudaico (avendolo occupato), non avrebbe mai potuto assimilarne le dottrine: a detta dei romani così retrograde e lontane dal loro evoluto paganesimo.

    Si trovano solo notizie frammentarie di comunità ebraiche che dal IV secolo a.C., dopo le deportazioni dei conquistatori assiro-babilonesi (avvenute tra l'VIII e il VI secolo), si stabilirono in Francia, in Spagna, nello stesso Medio Oriente, in Cina e in India.

    Poi dimostrerò che il vecchio Continente ha fatto il possibile e l'impossibile per impedire alle radici giudaico-cristiane di attecchire, o per reciderle, sradicarle e seccarle nei rari casi in cui hanno azzardato a svilupparsi oltre i rispettivi confini d'origine. Gli unici riferimenti cooperativi e collaborativi sono stati il mondo militare e quello finanziario: temi che non ci riguardano. Mi rifiuto di pensare che, nel momento in cui si parla di radici giudaico-cristiane, ci si riferisca alle armi e al consunto dio quattrino.

    In pratica i vari governanti che nei 20 secoli trascorsi hanno accolto con benevolenza ebrei e cristiani, lo hanno fatto strumentalizzandoli e assimilandoli al loro potere e alla loro ingordigia. Di certo, però, il mondo giudaico-cristiano non è stato costretto.

    Dall'Impero romano ai giorni nostri, in Europa, si è rafforzato un susseguirsi di persecuzioni, guerre, genocidi, colonizzazioni e disegni, perfino in trasferta, cioè in altri Continenti, finalizzati all'arricchimento di potentati e potenti e a scongiurare e contrastare qualsiasi iniziativa tra il religioso e il temporale che potesse compromettere la decantata laicità degli Stati e la loro operatività egoistica, incosciente, violenta.

    Di per sé la finalità della separazione dei ruoli sarà stata giusta, visto che potere temporale e potere spirituale non avrebbero dovuto sovrapporsi. Ma, come al solito, non è stata fatta alcuna distinzione tra fini e mezzi, tra merito e metodo; con la conseguenza che dei precetti religiosi e delle loro applicazioni e implicazioni se ne sono infischiati anche i più democristiani della politica, relegando i valori giudaico-cristiani in angoli remoti, o dimenticandosene, sottomettendoli ai loro fini propagandistici e annientandoli: per riusarli farisaicamente nelle ricorrenze e nei summit.

    Dall'Impero romano di Occidente alle monarchie, dall'invasione araba al Sacro Romano Impero, dal feudalesimo alle realtà comunali, dai primi Stati nazionali ai tentativi di espansioni cruente (vedi le crociate), dalle epidemie e carestie alla scoperta delle Americhe, dalle colonizzazioni alle guerre mondiali, in Europa in due millenni non si è fatto altro che il contrario di quanto predicato dalla Bibbia, dalla Torah, dai Vangeli e dai loro modelli genuini (vedi ascetismo ebraico e monachesimo cristiano), non sempre in linea con il cattolicesimo e l'ebraismo istituzionali: impegnati a gestire i propri affari, agganci e incontri al vertice. Poco importa se, nel frattempo, certe realtà veraci siano state istituzionalmente esaltate o riconosciute, perché è sembrato più un rifugiarsi nell'altrui dedizione, che vivere la condivisione con gli ultimi. Come dire che siamo peccatori, ma la redenzione e il sacrificio delle mosche bianche ci salveranno l'anima, risparmiandola dalle fiamme dell'inferno.

    Niente di più sbagliato, considerato che la prassi ha aumentato la confusione tra ebraismo ortodosso, o etico, ed ebraismo mercantile; come l'ha dilatata tra cristianesimo e cattolicesimo, rendendo noto al mondo che la coscienza collettiva non esiste, se non per certi grandi temi (ecologia, pace nel mondo, giustizia sociale, ecc.). E dunque non può essere lavata con ipocriti contentini.

    Tra l'altro l'ebraismo si è affacciato in Europa, meno timidamente, solo nel II secolo a.C. Qui ha conosciuto e patito offese degradanti e atroci, culminate nella Shoah: alla faccia della carità ai bisognosi, della benevolenza, della compassione per chi soffre e della giustizia, della verità e della pace, professate dal Rabbi Simeon ben Gamliel (10 a.C. - 70 d.C.). Mi riferisco a Israele in quanto Stato, aperto all'immigrazione ebraica da altri Paesi, che allo stesso tempo promuove il proprio sviluppo, a beneficio del popolo, fondato sul valore della libertà: come annunciato dai profeti. Ma non basta. Israele assicura completa uguaglianza dei diritti sociali e politici di tutti i suoi abitanti, indipendentemente da religione, razza o sesso; garantisce libertà di coscienza, lingua, cultura, educazione; e tutela i luoghi sacri di tutte le religioni.

    A proposito della Shoah vedremo che, al contrario, le responsabilità dell'Olocausto non sono un'esclusiva, un monopolio del nazi-fascismo, ma anche di chi, in Europa e fuori di essa, con buone dosi di connivenza, accidia e indolenza, ha fatto proliferare anti-semitismo e razzismo.

    Il mio invito alla lettura, dunque, non può che essere rivolto a tutti; ma in particolare a chi, su questo argomento, parla e scrive senza approfondire, prendendo per buone le tesi di quelli che hanno qualche scheletro nell'armadio e lo camuffano dietro il paravento del bene comune (a tutt'oggi non si sa esattamente cosa sia) e, soprattutto, di un luogo comune. Luogo comune che, a furia di essere ripetuto, è divenuto verità: per coloro che probabilmente sentono e vedono, ma evitano di ascoltare e guardare negli occhi la realtà. Gli amministratori della cosa pubblica hanno parlato e parlano sempre come se non avessero mai amministrato. E i tribunali, nientemeno, sono stati costretti a intervenire per coprire le falle della classe politica e della politica classista, e difendere la dignità dei popoli violata, insieme a quel unicuique suum tribuere (dare a ciascuno il suo) bellamente calpestato.

    Il Continente Europeo ha compiuto molte più bestialità delle atrocità rispolverate qui: sarebbero servite altre 200 pagine, se non il doppio, il triplo, per menzionarle tutte. Una delle ultime è stata la promessa alla Turchia di entrare a far parte dell'UE: come se in passato fossero state accettate e sdoganate insufficienti atrocità.

    In questa direzione lo scrittore e filosofo sardo Antonio Gramsci (1891-1937) nel 1916 scriveva:

    È un gran torto non essere conosciuti. Vuol dire rimanere isolati, chiusi nel proprio dolore, senza possibilità di aiuti, di conforto. Per un popolo significa il lento dissolvimento, l'annientarsi progressivo di ogni vincolo internazionale, l'abbandono a sé stessi, inermi e miseri di fronte a chi non ha altra ragione che la spada e la coscienza d'obbedire a un dovere religioso, distruggendo gli infedeli. Così l'Armenia non ebbe mai, nei suoi peggiori momenti, che qualche affermazione platonica di pietà per sé o sdegno per i suoi carnefici; le stragi armene divennero proverbiali, ma erano parole che suonavano solo, che non riuscivano a creare dei fantasmi, delle immagini vive di uomini di carne e ossa. Sarebbe stato possibile costringere la Turchia, legata da tanti interessi a tutte le nazioni europee, a non straziare in tal modo chi non domandava altro, in fondo, che di essere lasciato in pace. Niente mai fu fatto, o almeno niente che desse risultati concreti. La guerra europea ha messo di nuovo sul tappeto la questione armena. Ma senza molta convinzione. Alla caduta di Erzerum in mano dei russi, alla probabile ritirata dei turchi in tutto il paese armeno non è stato dato nei giornali lo stesso spazio che all'atterramento di uno 'Zeppelin' in Francia. Gli armeni che sono disseminati in Europa dovrebbero far conoscere la loro patria, la loro storia, la loro letteratura. È avvenuto in piccolo per l'Armenia ciò che è avvenuto in grande per la Persia. Chi sa che i più grandi arabi (Averroè, Avicenna) sono invece persiani? Chi sa che quella che si è soliti chiamare civiltà araba è invece in gran parte persiana? E così quanti sanno che gli ultimi tentativi di rinnovare la Turchia furono dovuti agli armeni e agli ebrei? Gli armeni dovrebbero far conoscere l'Armenia, renderla viva nella coscienza di chi ignora, non sa, non sente.

    Sono sicuro che comprenderete il mio limite sulla scelta parziale (non di parte) delle traversie europee. È un limite legato alle caratteristiche della mia disamina: ondeggiante tra teologia e filosofia, infettate da spericolate falsificazioni.

    Infine preciso che:

    1) L'uso delle sigle a.C., al posto di a.e.v. (prima dell'era volgare), e d.C., al posto di e.v. (era volgare), è dettato dall'ottica storico-religiosa di questo libro: a.e.v. e e.v. sono state introdotte solo nel '600.

    2) L'utilizzo indifferenziato che farò dei termini ebraico e giudaico non è mancanza di rispetto e di alterità, ma praticità ai fini dell'esposizione, considerato che intendo trattare solo il tema della discrepanza tra una diceria intellettualoide e la sua corrispondenza al vero. So bene che l'ebraismo è l'intera tradizione ebraica e che il giudaismo inizia dalla caduta del Regno di Israele (a nord) e dalla sopravvivenza del Regno di Giuda (a sud). I fratelli ebrei non me ne vorranno se accomunerò le voci.

    3) Radici giudaico-cristiane d'Europa non equivale  a tradizioni giudaico-cristiane d'Europa, concepite nel '600 dai protestanti meno conformisti che dall'Inghilterra fuggirono in America e fondarono il New England, la Nuova Inghilterra (a nord-est del Paese). Erano cristiani, sì; ma secondo loro gli ebrei meritavano rispetto perché l'Antico Testamento corrispondeva alla Bibbia ebraica.

    D'altra parte radici non è sinonimo di tradizioni.

    Vi sono due cose durevoli che possiamo sperare di lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e

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