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Antica Magia del Mondo Mediterraneo
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E-book452 pagine5 ore

Antica Magia del Mondo Mediterraneo

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Info su questo ebook

Divinità, Streghe e Maghi
 
 
Lo sguardo che si posa
sulle acque tranquille
del Mare Nostrum
cercando placide conferme
alle parole di poeti  e antichi scrittori
verrà travolto dall' inaspettato prorompere
di inconcepibili giganti e
indaffaratissimi nani, smisurati titani
e complicati olimpici, potentissime dee,
strepitose maghe e affascinanti ninfe
come mai nessuno li aveva visti prima d'ora.
Neppure Troia vi sembrerà
più la stessa...Ieri come oggi,
sono ancora tutti qui.
 
 
Alcuni titoli delle autrici pubblicate da CdL:
 
· Il Sacro della Luna—Chiarelli
· All’Antitesi dell’Alba—Chiarelli
· Il Risveglio del Sacro femminile—Chiarelli
· Visioni di una Sciamana—Bellini
 
 
LinguaItaliano
Data di uscita27 ago 2019
ISBN9788869374661
Antica Magia del Mondo Mediterraneo

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    Anteprima del libro

    Antica Magia del Mondo Mediterraneo - Michela Chiarelli

    AUTRICI

    ​INTRODUZIONE

    So’ na strolleca! sbotta allegramente mia mamma marchigiana quando azzecca qualche previsione. E cercando fra le varie regioni italiane l’ equivalente di strega ovvero di esperta di magia e incantesimi troviamo masca in Piemonte e striga in Veneto; magara in Calabria, Basilicata e Salento e strolleca in Umbria e Marche.

    L’etimo del latino striga e stryx, importato dal greco stryx, strygòs, fa capo a " strige , barbagianni, uccello notturno".

    Con la scopa o con le ali, le streghe hanno percorso millenni di storia magica. Ma cos'è questa magia?

    « Veramente la magia non esiste: tutto è naturale », esordisce lo Spirito che insegna nella Scuola del Cerchio di Firenze « In genere si chiamano normali i fenomeni ricorrenti e invece eccezionali quelli rari e anomali. E quindi si dice in modo convenzionale che questa è magia e quella no. Ci sono cose che accadono con la metodicità della natura, del susseguirsi stagionale, e perciò non fanno alcun effetto. Altre, invece, che non avvengono se non sono provocate in un certo modo, che hanno qualcosa di misterioso e di inusitato, l’uomo le ha chiamate magiche ».

    Concorda con questa opinione anche Nicola Serafini: «...ciò che normalmente si intende con il termine magia, vale a dire l'utilizzo di maledizioni e cerimonie simili, nel mondo antico era una parte normale e onnipresente della vita quotidiana. E se i classicisti hanno spesso dimenticato questo importane presupposto, gli antropologi non hanno mai smesso di rivendicare l’importanza e la quotidianità della magia nelle società primitive. Per numerosi decenni il rapporto Magia vs Religione ha avuto i contorni di una netta e insormontabile antinomia ».

    Una decina di anni fa – durante un corso di medicina e chirurgia tropicale – ebbi la fortuna di conoscere un medico piemontese che operava nel Sud Sudan : innamorato perso di una ragazza indigena – che sposò ben presto - e prossimo padre, ci raccontò di sua moglie che fino all’ultimo minuto della sua gravidanza non volle mai rendere nota la sua condizione e cercò di effettuare in gran segreto anche il parto, avvenuto quasi in silenzio per non attirare gli spiriti..... Ancor oggi dunque in Africa tale presenza è non solo creduta, ma anche molto temuta!

    Un biografo di Pitagora, Diogene Laerzio, riporta questa sua dottrina: « L'aria nella sua totalità, è piena di anime e queste sono considerate come demoni ed eroi. Da costoro sono inviati agli uomini i sogni, ma anche i segni della malattia, e non solo agli uomini bensì anche al bestiame. Contro di loro esistono le purificazioni, le pratiche apotropaiche, e la mantica nella sua totalità attraverso i presagi e cose simili ».

    E, secondo i popoli africani, soprattutto efficace è il segreto: non farsi sentire né scoprire!

    Il titolo di questo libro Antiche streghe del mondo mediterraneo potrebbe sembrare una limitazione, un recintare l’inconfinabile. Come ha efficacemente espresso S.I. Johnston nella sua Religions of the Ancient World: « Il mar Mediterraneo non fu una barriera fra culture disparate, bensì piuttosto un filo conduttore, un tramite, attraverso il quale sia i beni materiali sia le idee erano facilmente trasportati. Nessuna cultura antica fu lasciata intatta dal contatto con i suoi vicini ».

    Senza contare ciò che – anche da molto lontano - riusciva ad arrivare sino al Mediterraneo: « Lo sciamanesimo strictu sensu è per eccellenza un fenomeno religioso siberiano e centro-asiatico. Il vocabolo ci viene attraverso il russo dal tunguso shaman; copre un’area vastissima che comprende il centro e il nord dell’Asia, ma potrebbe aver subito influssi genetici dalle culture pali dell’India, estendendosi in forma spesso attenuata nell’Europa: forse attraverso Sciti e Traci, agì fin sulla Grecia . J. Wiesner parla di un’ondata di cavalieri-sciamani spinta dalla pressione dei popoli più orientali delle steppe sino a raggiungere il Mare Euxino, l’Asia Minore e il Mediterraneo, mentre un’altra corrente si sarebbe spinta fino alla regione danubiana » riporta Anita Seppilli.

    E – come fa notare Serafini - serpeggia una presenza costante: « (...) l’importanza e la diffusione del culto di Ecate, di cui sinora non si era forse intuita l’estensione e di cui restano tracce in località disseminate lungo tutto il bacino del Mediterraneo, dall’età arcaica a quella tardo imperiale ».

    Non possiamo non iniziare con la Grande Madre Mediterranea magistralmente offerta dal sito Imperium Romanum:

    Come in tutte le civiltà mediterranee il Paleolitico e il Neolitico furono dominati dal culto della Grande Madre Terra. Ne fanno riscontro numerose dee a cominciare dalla dea Dia, da cui prese il termine Dio, volto al maschile. Fu un’antichissima divinità romana protettrice della fecondità della terra, venerata in particolare dal collegio degli Arvalescol nome di Bona Dea. Le cerimonie si svolgevano nel tempio della dea sito al quinto miglio della via Campana. Come tutti i culti della Grande Madre, avevano un aspetto misterico, segreto, riservato ai soli iniziati, e uno pubblico.Ovunque poi regnò la mater Matuta, detta in alcune zone Mamma Mammosa. O Mammona, termine che dalla Chiesa Cristiana fu trasferito al demonio, interpretando le parole del Cristo: Non puoi servire due padroni tra Dio e il diavolo definito appunto Mammona che era il termine popolare per indicare la Mater Matuta. Nel museo campano ve ne sono conservate numerosissime statue accumulate nei vari secoli.

    Altra divinità primigenia fu Giunone, da Iuno Sospes Mater Regina, Giunone Salvatrice Madre Regina, divinità proveniente da Lanuvio. Il culto venne importato a Roma nel 338 a.C. quando venne concessa la cittadinanza ai Lanuvini.

    Con l’avvento del patriarcato subentrò una triade tutta maschile: Giove, Marte e Quirino. A Iupiter Feretrius, protettore dei giuramenti, fu intitolato il santuario più antico della città fatto erigere da Romolo sul colle Capitolino.

    Le divinità femminili non scomparvero perché la popolazione era ancora abituata a rivolgersi a divinità femminili di protezione e clemenza, ma diventarono divinità di secondo piano. Così Giunone, da madre di Giove ( ce n’è testimonianza in uno specchio etrusco dove allatta Giove bambino) diventa sua moglie a lui asservita. Anticamente era dea di ogni inizio, madre di Giano, dio della vegetazione che ogni anno sorgeva e moriva, per cui rappresentava anche il primo e l’ultimo dell’anno ed era bifronte per questo. All’inizio dell’anno infatti Giunone velata veniva festeggiata accanto a Giano suo figlio. Non a caso il nome di Giunone era Iuno, da Ianua la porta.

    Bando alle ciance: le antiche strollache sono ora letteralmente nelle vostre mani!

    Titti Bellini

    ​ECATE

    A chi essa vuole, largo favore concede

    (Esiodo)

    Si, a chi essa vuole largo favore concede: come giungere al suo cuore? Come rendersi partecipi di tale favore? Il mondo della Grecia classica conosceva e venerava Ecate, una Dea delle streghe. Come Dea delle streghe, queste temuta figura incarna l’elemento principale della magia: la VOLONTÀ. La volontà nei suoi adepti e nei Maghi che si rispettino, ancora oggi, è il primo Insegnamento che è tramandato da Maestra ad Allieva. La volontà dev’essere manifestata nella rettitudine morale e appoggiata alle solide basi della personalità. Lo studio e l’applicazione della parola, del pensiero e delle proprie opere od omissioni doveva essere chiaro e pulito nella vita comune per poter essere Manifestato poi nella propria realtà.

    Il poeta Esiodo scrive che questa Dea elargisce ricchezze, fa crescere o deperire gli armenti, concede la vittoria nelle pubbliche discussioni, in guerra e nelle gare, unicamente in base alla sua volontà.

    A Chi Essa Vuole, Largo Favore Concede.

    Fa Brillare Colui Che Lei Vuole.

    Assiste Colui Che Lei Vuole.

    Una Preda La Nobile Dea Fornisce Copiosa,

    Se Così Vuole Il Suo Cuore.

    Le Greggi Fa Crescere E I Branchi Di Lanose Pecore,

    Se Così Vuole Il Suo Cuore.

    Questa è la chiave di lettura della Dea: « come lei vuole », « se così vuole il suo cuore ». La volontà è il potere della magia, tanto di quella personale che di quella universale.

    Inoltre, la volontà è molto antica. Quando gli dèi olimpici iniziano il loro ciclo di esistenza, il re degli dèi non solo non la scaccia, ma la onora e le lascia i suoi poteri:

    Zeus Cronide La Onorò, E A Lei Diede Illustri Doni:

    Che Avesse Potere Sulla Terra E Sul Mare Agitato.

    Anche Nel Cielo Stellato Ha Una Parte D’onore,

    E Dagli Dèi Immortali È Sommamente Onorata.

    Terra, mare e cielo: l’ambito della magia naturale. Più il mondo sotterraneo dove vive, come vedremo tra breve.

    Un giudizio sulla volontà della dea ce lo offre il Serafini : « La capricciosa Ecate esiodea, che aiuta fra i mortali solo chi vuole, e lo fa solo quando ne ha voglia passando per la terribile ( ma rassicurante) protettrice dei trivi, sino a giungere alla dea dei papiri magici, benevola per alcuni e pericolosissima per altri, questa dea appare sempre come una figura versatile, imprevedibile e sensibilmente ambigua . Come una protettrice dalla quale proteggersi. Dea benevola e protettrice in età arcaica, dea spaventosa dalla quale proteggersi in età ellenistica e imperiale ».

    Permettetemi questa riflessione: passando gli anni dall’età arcaica a quella imperiale anche l’umanità era cambiata: i valori morali, l’onestà e l’etica erano stati soppiantati dall’egoismo, dalla corruzione a tutti i livelli e dall’avidità. ...Anche la Madonna in alcune sue recenti apparizioni è stata descritta seria, rabbuiata e profetessa di sventure se l'uomo non muta il suo cuore!

    « Già. L’umanità era cambiata anche e soprattutto in ciò che voleva e in ciò che temeva... ».

    Il suo nome è Ecate (Ekáte), « Colei che colpisce (raggiunge) a suo piacimento ».

    Questa antica Dea, « dagli dèi immortali sommamente onorata », ha genitori altrettanto antichi. Sua madre è appartenente alla stirpe dei Titani di nome Asteria, Stellata . È quindi figlia della volta celeste. Suo padre è un altro Titano di nome Perse, probabilmente una personificazione dell’ardore del Sole (e a Helios il Sole si unirà Ecate per generare una stirpe di maghi). Da qui nasce, secondo la lettura Popolare, il suo potere sugli elementi del nostro mondo poiché i Titani Manifestavano sulla terra, la forza e il potere sia benevolo, che distruttivo degli elementi stessi.

    Secondo altri mitografi, suoi genitori sono Demetra, un’importante variante della Grande Madre, e il Tartaro, l’oscuro abisso del mondo sotterraneo. Oppure è la Notte a generarla, senza concorso maschile.

    Da questo si generano l’idea di onniscienza e il potere dell’Essere Donna.

    Che i suoi genitori più accreditati siano due titani (Asteria e Perse), potenti creature generate da Gea la Terra e da Urano il Cielo molto prima che gli Olimpici si impossessassero della Creazione, e che tra le sue madri figuri l’antica Notte, attesta l’antichità di questa Dea e ne chiarifica i poteri straordinari sul giorno e sulla notte.

    Alcuni fanno derivare la sua figura da una Dea dell’abbondanza della Tracia, la terra a nord-est della Grecia da cui i Greci presero molte figure e divinità di carattere magico-sciamanico, tra cui Dioniso. Secondo altri deriverebbe da una Grande Madre cretese chiamata Maza, parola che significa Mammella ma che indicava anche la focaccia di farina d’orzo, condita con olio e spesso insaporita con vino, che costituiva il pane quotidiano di quel tempo.

    Era uso tra le popolazioni del sud offrire tale cibo agli ospiti, la tradizione tramandata da Nonna Malva dice che: « solo chi avesse mangiato giocosamente tale offerta avrebbe potuto entrare nel cerchio, godendo del favore delle streghe ».

    Tale pane con sale, così com’era chiamato dalla gente rurale, era anche definito il pane delle streghe, forniva unione e salute eterna.

    Maza era quindi una divinità nutritiva: concedeva prosperità agli uomini, rigoglio al mondo vegetale e fecondità al mondo animale. Da lei derivavano felicità, fortuna e vittoria. Negli Oracoli Caldaici, Ecate viene infatti cantata come la fonte della vita, il ventre del cosmo . Sempre in questo testo magico si dice che, oltre a dare vita al cosmo, ha il potere di resuscitare i morti, cioè di riportarli a nuova vita.

    « Qui ricorderei l’Angelo della buona nuova, rito descritto in All’Antitesi dell’Alba: Nei momenti di incertezza possiamo chiedere aiuto alla dea attraverso questo rito, molto diffuso in tempi di guerra, ma che può essere usato per ricevere messaggi e intuizioni importanti. Una o più donne si recano in un crocevia o al centro di una piazza che abbia tre o quattro vie di uscita, pronunciando tre volte lo scongiuro:

    Crescente, Piena, Calante e Nera per nove volte

    Madre che conosci ogni cosa,

    della buona nuova sei custode generosa,

    apri il tuo cuore fammi sapere

    notizie di colui che sto ad aspettare

    poi attendono in silenzio il messaggio richiesto.

    Sono segni nefasti un rumore inconsueto, il verso lamentoso di un animale, il rintocco lugubre di una campana, la luce fioca di una stella. Saranno favorevoli: un canto melodioso, una musica dolce, il mormorio di una preghiera, il tintinnio festoso di un campanello. Quando ero bambina, al mio paese sul mar Ionio, vivo questo rituale ».

    Nella sua interessante opera monografica, Romina Carboni scrive di Ecate: « Viene associata a Ermes come una specie di Potnia Theron, che vigila sulle greggi e le fa moltiplicare con la sua benevolenza. La dea risponde alle preghiere degli uomini che la invocano e le offrono sacrifici e protegge i giovani in qualità di kourotrophos che è una manifestazione della madre o principio di accudimento esercitato sia verso bambini-fanciulli che verso le giovani donne, comuni mortali o eroine, con la funzione di protettrice della sfera femminile; (...) La dea presiede fasi di varia natura: nascite, morti e riti d’iniziazione ».

    Interessante osservazione della Seppilli sulle donne che si sposano: « Il velo accomuna la cerimonia nuziale e il rito iniziatico e misterico al rito funebre. Se la morte infatti è come una nube che cala sul capo e rende invisibili e ciechi, - e al morto si vela il capo – anche chi si sposa si vela il capo: nubere è sposare. E questo perchè il rito matrimoniale è anch’esso un discendere nella morte, come ci insegnano i riti delle culture più arcaiche » e su questa discesa agli inferi delle donne che si sposavano vegliava Ecate. Anche Robert Graves non lascia illusioni sulla situazione delle donne in Grecia, considerate personale statale ausiliario di cui poter disporre a piacimento.

    Ecate può manifestarsi sulla terra in forma umana o animale.

    Se assume forma umana, ha tre corpi femminili uniti per la schiena, con sei braccia e tre teste come diceva Nonna Malva:

    « Le Donne son figlie di Ecate Trivia e potente» , « Donna capace sa fare ogni cosa, anche più d’una per ben prosperare e nel frattempo sa ridere, piangere e cantare ».

    Se assume aspetto animale, si manifesta sotto forma di cagna o di lupa.

    Ma può anche apparire in una mescolanza di tratti umani e animali: in questo caso le tre teste che sormontano i tre corpi femminili uniti per la schiena sono una testa di cane, una di cinghiale e una di cavallo. Vengono citate anche teste di leone e di serpente.

    « Quando si è creato un rapporto con Ecate, essa si mostrerà come le tre cose che la persona teme di più, soprattutto di se stessa o per se stessa: lati oscuri personali, timori, paure, attaccamenti...Tutti i demoni interiori. Se si teme la morte si mostrerà come la Signora con la falce... »

    Riporto la precisazione di Serafini : « La statua tricorpore di Alcamene colei che sta sulla torre è l’ unico caso di trimorfismo: tutte le altre statue sono monomorfe. (...) la statua cultuale raffigurava la forma originaria della divinità con un solo corpo, e non trimorfa come nelle raffigurazioni classiche ed ellenistiche diffusesi sulla scia di Epipyrgidia di Alcamene ».

    La sua triplice forma (Ecate riceve infatti l’appellativo di «triforme», e il suo corrispondente latino di trivia a Roma) ha indotto a considerarla una rappresentazione della luna. In questo caso i tre corpi di donna che formano la sua figura antropomorfa sono i corpi di tre dèe del mondo classico: Persefone (la luna nuova), Artemide (la luna crescente) e Demetra (la luna piena). Ecate sarebbe così l’antichissima Dea della luna, sostituita in questa funzione nel successivo mondo classico da Artemide. Ecate e Artemide si ripartiscono la sacra funzione di proteggere i bambini fino alla pubertà. Demetra figura tra le sue madri. A Persefone, Ecate fa da guida quando la regina degli Inferi lascia il suo invisibile regno per risalire ogni anno sulla Terra a ritrovare la madre Demetra. Accomunate da questa stessa madre, Ecate e Persefone sono in questa occasione sorelle.

    Nella tradizione popolare rappresenta l’archetipo primo della dea madre che nel corso della sua vita, seguendo i cicli Naturali, è giovane, adulta e anziana.

    Secondo Karoly Kerènyi: « Nei nostri racconti sulle origini del mondo tre grandi dee sostengono la parte di madre universale: la dea marina Teti, la dea Notte e la Madre Terra. (...) Nella nostra mitologia si incontrano a ogni passo tre dee insieme che non sempre costituiscono soltanto casualmente un gruppo di tre persone,per lo più tre sorelle, ma sono triadi effettive, anzi sono quasi sempre una dea triforme(...) ».

    « Perfetto! ».

    Sembra che l’identificazione della triplice forma di Ecate con le tre fasi lunari derivasse dai Misteri Orfici, dove Ecate compariva come divinità detentrice del mistero della morte e della rinascita, secondo la simbologia del perenne nascere, morire e rinascere dell’astro notturno. La Luna è « possesso dell’infera e insieme della celeste Ecate ». Pare che Ecate avesse anche dei Misteri specifici, dedicati a lei sola, ma non ne abbiamo testimonianza. Nella figura successiva di questo libro, MeDea, incontreremo un rito in onore di Ecate, ma il poeta che ne parla dice così:

    « Ciò che ella fece apprestando la cerimonia mai nessuno lo sappia, e il mio cuore non mi spinga a cantarlo: ho ritegno a dirlo ».

    Come figura di collegamento tra il mondo dei morti e la rinascita, ha in mano una fiaccola che illumina le tenebre oppure un serpente, animale che si rinnova deponendo la vecchia pelle e rivestendosi di una nuova (abbiamo visto che Ecate può avere anche una testa serpentina).

    Ecate è invocata come daidofòros, portatrice di una o più fiaccole in mano, ma è anche definita Phosphòros, che si presenta con le torce.

    Ne LE RANE di Aristofane leggiamo:

    E tu, figlia di Zeus, sollevando la duplice

    Fiamma nelle mani, le fiaccole lucentissime,

    Ecate. Illumina la casa di Glice,

    così che la possa perlustrare

    Il testo parla di un fuoco duplice costituito dalle fiaccole lucentissime: « l’uso del duale e del plurale, lampàdas, dimostrano in maniera inequivocabile – continua Serafini - che la dea è immaginata con due fiaccole, una in ogni mano. (...) le torce,essendo utilizzate sia dalle divinità sia dai mortali, fanno congiungere il mondo divino con quello umano, divenendo un importante strumento rituale».

    « Esatto. Poi modernamente sostituite da candele ».

    Perdona la mia ignoranza, ma non ricordo la differenza tra torce e fiaccole ...e se abbia un significato ben preciso.

    « Nell’immaginario collettivo, no...L’unica differenza sta nel modo di prepararle e nella sostanza che le alimenta. La torcia è fatta per star ferma, mentre la fiaccola è fatta per poter correre...quindi deve avere una maggior presenza di liquido infiammabile- combustibile rispetto alla torcia.. ».

    La sem pre rinnovata freschezza della Luna compare in un suo epiteto: « Che ha giovane la mente », e la luce lunare si ritrova in un altro astro: il Sole, perché lei ha una luce riflessa...La luna crescente è fatta per iniziare nuovi progetti, ricordando che riflette il sole e il sole è simbolo del pensiero umano, della mente, del desiderio, ecc... ».

    In quanto triplice rappresentazione delle tre fasi lunari o di tre divinità, può apparire in forma umana sotto tre aspetti cronologici diversi: fanciulla, donna matura e anziana.

    « In realtà sono quattro ricordando la bambina che però è considerata come Ebe...Ecate è la luna nera , la donna anziana ».

    In che campi esercita i suoi poteri questa antichissima figura? Praticamente in tutti: e per di più Ecate era anche la divinità sul cui nome si era soliti prestare giuramento. Vero?

    « Sì ».

    Come abbiamo visto in Esiodo, concede la vittoria nelle discussioni, in guerra e nelle gare.

    Protegge le puerpere e i bambini, maschi e femmine, fino alla pubertà.

    Protegge i trivi, i luoghi dove tre strade si incrociano, la cui sacralità era segnalata da tre maschere appese a un palo.

    La Carboni presenta una distinzione nei campi d’azione: « Apollo ed Ecate, imparentati per parte materna, sono accomunati dal ruolo di protettori delle strade e degli ingressi con i rispettivi epiteti:

    Apollo Aguieùs Propùlaios ed Ecate E(i)n(n)odìa Propulaìa.

    Entrambi vigilano sul cammino dei viandanti e prendono sotto la loro protezione, alternandosi o associandosi, gli ingressi privati e quelli pubblici davanti ai quali venivano loro dedicati simboli e altari.

    Apollo sorveglia le strade cittadine, sulle quali spesso si affacciano le case, dove si tengono feste e riunioni, e il sagrato del tempio.

    Ecate invece presidia i crocicchi, punti caotici e popolati da creature mostruose e fantasmi: per tenere sotto controllo il pericolo di contaminazione finisce con l’incarnare l’impuro ».

    « Non sono daccordo: in realtà non ha mai incarnato l’impuro, ma è quella che fa un gran lavoro là, dove altri si defilano ».

    Protegge la porta della casa, davanti alla quale veniva posta una sua statuetta. Gli abitanti della casa offrivano fiori alla statuetta l’ultimo giorno di ogni mese. Era così potente che una sua raffigurazione proteggeva l’ingresso del Partenone sull’acropoli di Atene. Le sue statuette collocate ai crocicchi erano nere.

    Se il Serafini dichiara Ecate « Garante degli ingressi, questa dea - presente come statua o piccola edicola a lei dedicata - svolgeva funzione apotropaica, mantenendo all’esterno gli influssi negativi e proteggendo la casa dagli assalti degli spiriti » allora mi domando se ai giorni nostri possiamo ancora avvalerci di questo suo potere difensivo e se quelle nicchie scavate nei muri delle cascine e delle case di una volta, recanti la statua della Madonna, avessero o meglio hanno lo stesso ...incarico!

    «Tendenzialmente potrebbe essere un’iconografia ripetuta, passata di generazione in generazione...Bisogna però tenere conto di una cosa, forse più importante: che era l’antica traspozione delle nicchie sacre per i Lari degli antichi romani ».

    Avendo il potere di dispensare ricchezze « come lei vuole », pensa anche ai poveri, che dalle ricchezze sono esclusi. Durante le feste in suo onore, che si celebravano a ogni novilunio, veniva offerto un pasto ai più indigenti. Si chiamava appunto « cena di Ecate », e pare che fosse composto di avanzi e di cibi di poco valore, ma era comunque cibo. Può darsi che questo cibo di poco valore fosse carne di cane. Durante le feste Ecatesie, accompagnate da libagioni di latte e miele, si sacrificavano infatti pecore nere e cani; e sappiamo che, dopo aver offerto agli dèi il grasso delle vittime facendolo colare sul fuoco sacrificale, la carne veniva distribuita tra i partecipanti al rito. Cibo per i più poveri veniva lasciato nel nome di Ecate, in giorni diversi delle feste, accanto alla sua statuetta sulla porta di casa. I filosofi Cinici, che rifiutavano in blocco la società, si procuravano il cibo in questo modo.

    Dea dei crocicchi, l’epiteto di Enodia, i pasti di Ecate, le offerte di cibo depositate nei trivi ogni trentesimo di ogni mese, il sacrificio di cuccioli neri offerti alla dea, lo scarico nelle trìodoi dei rifiuti rimanenti dei riti di purificazione domestica ... Credo che approfittare delle offerte deposte all’interno di un tempio sarebbe stato percepito come un sacrilegio, mentre sulla strada sembra davvero una condivisione con i meno fortunati.

    « Esatto ».

    Concordi con il biografo sulla periodicità che ha fornita?

    «In realtà dovrebbe essere il trentesimo giorno di ogni ciclo lunare o lunazione ovvero la luna nera ».

    E qui Michela introduce un inciso sull’argomento del trivio, del crocicchio che si immagina sempre costituito dall’incrocio di tre strade. In realtà è a quattro vie, è una croce a quattro bracci su ognuno dei quali collocare una fase del ciclo lunare: crescente – piena - decrescente – nera.

    Ecate è la luna nera.

    « Ecate è la vecchia, ma la vecchia per noi è la luna che si compie ovvero la piena...che viene anche nella norma chiamata luna vecchia perché tutta bianca come la chioma di una donna anziana...La luna di Ecatwe dovrebbe essere bianca..poi avendola relegata sempre di più nel mondo oscuro, degli spirtiti, ha assunto la connotazione di luna nera, guardiana dei cimiteri, ecc...nella magia pratica è stata associata alla nera... e quindi si commette questo errore...ma la luna nera è un INIZIO non una fine...Dea dei crocicchi che si posiziona nel centro rappresentando così la fine di una via e l’inizio di un’altra... ».

    In epoche pre-storiche, al posto delle pecore e dei cani la Dea riceveva forse sacrifici umani, che sembra fossero ancora in vigore a Sparta in epoca storica.

    I suoi animali, i cani, ululavano per salutarla al suo notturno apparire. Perciò, se si odono i cani ululare di notte è segno della presenza della Dea.

    Oggi il cane, mangiato dai cinesi e disprezzato dagli arabi, è simbolo di fedeltà. Lo era anche nel Medioevo, dove veniva scolpito sui sepolcri delle dame, famosissimo quello di Ilaria del Carretto. Sempre nel Medioevo gli veniva vietato però l’ingresso nelle chiese, che era invece consentito agli animali da fatica, asini e buoi. Nella Grecia antica il cane, come il cavallo, era soprattutto un animale psicopompo : l’animale che accompagnava lo spirito del defunto nell’Ade. Cani venivano sacrificati assieme ai defunti perché li accompagnassero e li guidassero nel viaggio ultraterreno fino al celebre cane-guardiano delle porte degli inferi, Cerbero « che con tre gole caninamente latra », dirà ancora Dante. Anche in Egitto l’animale psicopompo era la variante selvatica del cane: lo sciacallo Anubi.

    « Esatto. Però io in Cerbero ci vedo Ecate a tre teste...anche perchè se ognuno di noi non supera le proprie paure, non passa!».

    In uno dei libri de LE METAMORFOSI di Apuleio leggiamo la storia di Iside che dopo la morte di Osiride va alla ricerca dello sposo ucciso accompagnata da Anubis che ne aveva fiutato il corpo nell’ acqua sacra del Nilo.

    E questo è il primo gruppo cinofilo ricerca dispersi che io abbia finora rintracciato nel mito! Scienza, non magia. Cani e gatti posseggono una rete neuronale sensoriale ben superiore a quella dell’essere umano: svista divina dolosa o colposa?

    « Colposa! ».

    Credo che tutti noi ci siamo accorti del prodigioso olfatto dei nostri amici a quattro zampe, di come riescano a fiutare gli odori meglio di noi – e a soffrire per il nostro abuso di profumi e deodoranti! Dobbiamo inoltre tener presente che l' orecchio del cane percepisce le onde sonore fino a 40 mila Hertz, mentre un giovane uomo arriva a stento a 20 mila hertz. Potete immaginare la quantità infinita di esseri che possono annidarsi in quel surplus ultrasonico di 20 mila herz che ci mancano? Lo credo bene che i cani ululino quando individuano quelle strane presenze così diverse dal loro padroncino!

    I gatti arrivano a percepire frequenze sonore fino a 100.000 hertz al secondo: con un micino in casa nessuno spirito maligno o anche solo burlone passerebbe inosservato!

    Inoltre cani e gatti riescono anche a vedere nell’ultravioletto, abilità preclusa agli umani il cui intervallo definito spettro visibile è limitatissimo: dal violetto al rosso, da 380 a 750 nm: tutto ciò che è infra e ultra a noi è precluso, ma a loro no!

    « È vero! ».

    Nel culto di Ogun , Loa e divinità Orishas del pantheon Yoruba , vengono descritti riti in cui si sacrificano dei cani. Equivalente del dio fabbro romano Vulcano , Ogun scese dal cielo su una ragnatela già prima che il processo di creazione fosse concluso, per cercare l'ambiente adatto alla vita umana o aracno-umana. Il mito di Ecuba trasformata in cane crea un’importante connessione fra la dea, l’animale e la regina troiana, quando nell’Iliade dichiara di voler affondare i suoi denti nel fegato di Achille – uccisore di suo figlio Ettore – e divorarglielo.

    « OK ».

    Il simbolo per eccellenza del suo aspetto infero era il trivio, l’incrocio di tre strade. Oltre ai trivi, i suoi luoghi preferiti erano le tombe e i luoghi in cui rimaneva il sangue degli uccisi.

    « Come Oya , dea Orishas del pantheon Yoruba...».

    Ripetendo le parole di S.I. Johnston: « Non bisogna dimenticare che gli incroci sono punti liminali o spazi di transizione fra aree delimitate ovvero tra strade o porzioni di territorio definite da strade. (...) Ogni punto liminale - che sia la soglia della casa, un crocicchio o le frontiere vere e proprie – è connotato dalla dimensione dell’ alterità rispetto a ciò che lo circonda. L’incrocio presuppone la valutazione e la seguente decisione di chi vi giunge, la cui scelta in alcuni casi può determinarne il destino: basti pensare alle istruzioni riservate alle anime dei defunti, contenute nelle lamine auree cosiddette orfiche o in alcuni passi platonici. Da Pindaro a Platone il trivio è considerato sinonimo di incertezza, come rottura rispetto alla sicurezza della semplice strada percorsa fino a poco tempo prima. Il LIMEN elude non solo le categorizzazioni dei territori, ma anche dei controlli e le leggi a essi applicati. Finendo per avere regole proprie i luoghi liminali soprattutto i crocicchi, divennero il regno degli spiriti e dei fantasmi cioè di tutte quelle divinità oscure contro le quali era necessario cercare protezione ».

    « OK ».

    Ai trivi la Dea si fermava per cogliere erbe magiche, conducendo le streghe in cerca come lei delle erbe da cogliersi appunto col buio, con o senza luce lunare.

    « Utilizzando i fuochi fatui...o emanazioni spirituali ».

    La Carboni fa una precisazione: « E’ una dea lunare, ma possiede la chiave dell’Ade. Signora del cosmo, Divinità liminare che controlla, in qualità di mediatrice, i punti di incontro delle sfere spazio-temporali, tra il modo umano e quello divino: legame che il titano Prometeo aveva interrotto ».

    « Lei è più antica dell’Ade...Già esisteva prima di quello che è un concetto moderno rispetto a lei stessa...Lei è la luna nera, la Guiaritrice, colei che allontana... ».

    Guardiana degli stargate disseminati sul pianeta, cosa ha dovuto fare per riparare il danno provocato da Prometeo e in cosa consisteva?

    « Il fuoco di Prometeo è l’intelligenza...è il salvatore dell’umanità che gli ha portata la scintilla dell’ingegno, della riflessione, del Libero arbitrio...Non c’è nessun danno! Un essere luciferino ovvero portatore di luce».

    Ma Ecate ha anche un giardino segreto sotterraneo, dove crescono erbe che lei sola conosce. Sue erbe sono l’aconito (detto specificamente erba di Ecate , nato dalla bava di Cerbero o dal sangue di Prometeo)...

    « Ecco il collegamento tra Ecate e Cerbero...».

    ... il ciclamino (fiore legato ai morti e potente contravveleno), il croco e la mandragora (la radice a forma umana ampiamente nota nelle operazioni magiche). Nelle raffigurazioni pittoriche non tiene però in mano queste erbe, ma un ramo d’ulivo, simbolo di vittoria e di pace, fiori di papavero (fiore collegato al sonno e al sonno della morte) e un cesto di spighe (il nutrimento, l’abbondanza).

    « Questi simboli sono rappresentativi delle quattro età della dea...La vecchia è stata giovane, adulta e anziana. Quindi solo la vecchia può tenere in mano tutti i simboli legati alle età precedenti. Una bambina non può comprerndere appieno il valoroe della spiga di grano... ».

    Ecco: quando si presenta una divinità così – o anche minore – e si rende noto un certo elenco di erbe e piante a lei sacre o dedicate, in che modo possiamo avvalerci di questa rivelazione? Cosa senti di dover/poter usare se si vuol onorare oppure consultare Ecate?

    « Offerte di cibo nei trivi oppure costruire un trivio anche in stoffa sul quale sedersi, meditare e invocare..Sicuramente mettere Ecate davanti alla porta di casa, darle il suo spazio dove portare fiorni in luna nera, offrivo vino scuro, bacche di mirtillo, indossare un mantello avvolgente, salutare la dea quando latrano i cani, procurarsi un pugnale di osso e uno specchio di ossidiana nera...».

    È nato davvero dalla bava di Cerbero o è solo un modo per esprimerne in modo pittoresco l’origene e il carattere della pianta?

    « Se osserviamo le sue caratteristiche a partire dal nome Aconitum luparia pianta anti lupi mannari ...la bava è saliva, è un digestivo, ma la ipersalivazione è anche sintomo di ira di cui mima gli effetti pressori e cardiaci...la forma deiscente dei suoi frutti ha l’aspetto di fauci dentate... ».

    Il suo giardino segreto sotterraneo esiste davvero? Dove si trova? Questa antica struttura ortobotanica può essere paragonata allo Svalbard Global Seed Vault , un deposito sotterraneo creato nel 2008, protetto da due camere stagne, poste alla fine di un tunnel scavato a 160 metri di profondità nei pressi della cittadina di Longyearbyen,vicino al Polo Nord, dove i semi di 870.000 varietà vegetali provenienti da ogni parte della Terra sono custoditi a una

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