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Tra il sogno e la realtà
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E-book467 pagine7 ore

Tra il sogno e la realtà

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Info su questo ebook

Avete presente quando siete in cammino verso una meta e non vedete l'ora di arrivare, ma il viaggio sembra non finire mai? Quando sembra che manchi poco, ma poi dietro la curva vi accorgete che la strada è ancora lunga, e allora continuate a camminare, ancora e ancora, e poi scoprite che c'è un intoppo, che bisogna deviare direzione, e la strada si allunga ancora, e quella meta sembra sempre più irraggiungibile?
Ecco, questo è un po' quello che succede ad Alice, che dopo essersi impegnata per anni continua ad arrancare per raggiungere i suoi obiettivi, che però sembra non conquistare mai. Ma Alice è una ragazza molto determinata, ed è anche una sognatrice, non molla, non si da mai per vinta, perchè ormai ha fatto troppa strada per tornare indietro.
Solo che non sempre la destinazione è come la si era immaginata, e allora Alice si accorge che per raggiungere quella stupida meta si è persa tutto il resto, si è persa tutte le parti più belle del viaggio, e ora non potrà più riviverle. Ha vissuto una vita a faticare e ora, a 29 anni compiuti, si ritrova con una manciata di sogni infranti, troppe emozioni non vissute e tanto tempo perso. Ha passato una vita a pensare al dovere e ora non ne può più.
Durante il percorso però conosce Samuel, un suo collega, nonchè attraente instagramer di viaggi, che le fa capire che tutto quello di cui ha bisogno è solo un po' di leggerezza, un pizzico di follia e soprattutto tanto divertimento. Così, in un momento di crisi esistenziale, Alice decide di dargli retta, di abbandonare il rigore delle sue solite giornate e gettarsi in un'avventura insieme a lui, vivendo con quella spensieratezza che le è sempre mancata. Insieme, tra risate, battibecchi, sguardi bollenti e un'inaspettata sintonia, sperimenteranno nuove emozioni e nuove avventure, e chissà se Alice riuscirà a raggiungere quella meta tanto ambita o deciderà di fare invece un altro viaggio, chissà se ritornerà a casa con qualche emozione in più o con ancora più confusione di prima.
LinguaItaliano
Data di uscita1 set 2019
ISBN9788834178522
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    Anteprima del libro

    Tra il sogno e la realtà - Francesca Bertagna

    sognarli.

    CAPITOLO 1

    Amo il mio lavoro, amo il mio lavoro, amo il mio lavoro. Devo solo tenerlo sempre a mente.

    Mi strofino il viso con le mani e osservo sconfortata la mia scrivania... o quel che ne rimane... è ancora qui, da qualche parte, è solo sotterrata da un ammasso di pratiche, stampe di e-mail e una marea di appunti con le cose che devo ancora fare.

    Ma io amo il mio lavoro. Davvero! Il mio lavoro è fantastico! È così interessante! Anche se Ester, la mia capa, mi ha appena riferito che vuole modificare degli articoli su cui ho lavorato nelle ultime quattro ore, e ha deciso che devo rifare tutta l'impaginazione. Ora. Alle 16:15. Mi ci vorranno minimo due ore! E devo anche finire tutto il resto! Non che non sia abituata a fare straordinari, non ricordo nemmeno l'ultima volta in cui sia riuscita a uscire alle 17:00, ma stasera dovevo vedere le mie amiche per un aperitivo e per una volta volevo uscire a un'ora decente. Ho anche saltato la pausa pranzo per finire prima.

    Mi mancano, non ci vediamo più dal matrimonio di Cristina, un mese fa, e ci deve raccontare del suo viaggio di nozze! E Laura era riuscita a ritagliarsi un po' di tempo per vederci. È sempre molto impegnata, è mamma di due bambine, ed è dura per lei avere del tempo libero. Ma cosa posso fare? Non posso rifiutarmi, tra qualche giorno dobbiamo andare in stampa e devo finire il lavoro.

    Per fare carriera bisogna fare dei sacrifici no? In ogni mestiere ci sono i pro e i contro, giusto? E questo è il prezzo da pagare per lavorare in una rivista di successo.

    Dai, andiamo... lavoro per una rivista di moda! I pro sono molti di più! Quanti altri possono dire di fare il lavoro dei propri sogni? Migliaia di ragazze vorrebbero essere al mio posto. È davvero entusiasmante essere qui, è un lavoro così creativo! Ed è il lavoro per cui ho studiato così tanto. Sono contentissima di far parte del team di questa rivista. Veramente! Se ai tempi dell'università mi avessero detto che un giorno avrei lavorato per New Style non ci avrei mai creduto, e invece, eccomi qui! Non bisogna mai mollare. Sono solo un po' stanca per il troppo lavoro, ma non mi lascio abbattere.

    Ho sempre sognato di lavorare in uno di quei posti caotici e creativi come quelli che si vedono nei film; dove i colleghi sono i tuoi migliori amici con cui scambi pettegolezzi nelle pause caffè, con cui fai tardi la sera per finire una riunione o per concludere un progetto, magari mangiando cibo da asporto tutti insieme. Per non parlare delle feste aziendali. Oh, quanto mi piacciono le feste aziendali!

    Ed in effetti a New Style siamo molto caotici e dinamici, il nostro ufficio è molto moderno, le nostre scrivanie sono collocate in un grande open space, luminoso, colorato e all'avanguardia. Alle pareti sono appese le nostre migliori copertine e ci sono delle grosse lavagne dove ciascuno può scrivere le proprie impressioni e appuntarsi le idee; io scrivo qualcosa ogni settimana, a volte ho delle intuizioni davvero geniali e sono sicura che prima o poi verranno usate.

    Inoltre facciamo spesso tardi, beh... non spesso, sempre. Si fanno anche tante riunioni, solo che... io non partecipo, non ancora... e non ordiniamo cibo da asporto, mangiamo poi a casa, ognuno per sè, in fondo ognuno ha la sua vita privata e non siamo così affiatati. Non facciamo neanche pettegolezzi, né pause caffè... non abbiamo molto tempo per fare le pause a dire la verità. Siamo in pochi e siamo sempre di corsa.

    Però in compenso spesso organizziamo ricevimenti ed eventi per ottenere nuove collaborazioni, e partecipano modelle, fotografi, stilisti, giornalisti... ed è tutto magnifico! Almeno credo. Io non ci sono mai andata, ci vanno solo i nostri capi e qualche altro collega. Ma ci andrò prima o poi. Farò carriera, me lo sento!

    È per questo che mi piace così tanto lavorare qui. È il posto che ho sempre sognato! Davvero! È così stimolante! Far parte di questo team comporta tanti sacrifici ma anche tantissime soddisfazioni. Certo, ogni tanto avrei proprio voglia di mandare a stendere qualcuno, spesso in realtà, ma poi mi basta guardare il risultato finale del mio lavoro per dimenticare tutto. Per esempio, io provo sempre una fitta di orgoglio quando vedo la rivista completata. Mi piace sfogliarla, ammirare le pagine, e dire: questa l'ho fatta io! È così gratificante! Sì okay, non è che la faccia proprio io... non prendo decisioni, non scrivo gli articoli e non mi occupo della redazione, non ancora almeno, però partecipo al lavoro.

    Per di più svolgo la parte amministrativa e organizzativa, ma mi occupo anche dell'editing, delle impaginazioni... e dei dettagli. La gente non immagina nemmeno quanto lavoro danno anche i più piccoli dettagli. Tutti pensano che siano insignificanti, ma invece sono fondamentali. Sono i dettagli che fanno la differenza!

    Ecco, in sostanza metto in pratica le idee dei miei superiori. Faccio un po' di tutto in realtà. Siamo in pochi qui dentro e io sono un po' il jolly, e a me piace, mi fa sentire importante e insostituibile. Anche se, a dire la verità, a volte vorrei fare un po' meno e poter uscire a un'ora normale, almeno ogni tanto. Mi piace lavorare ma... vorrei anche poter fare altro, che ne so, tipo godermi un po' la vita.

    Mi guardo intorno. I miei colleghi sono tutti assorti nel loro lavoro. Magari se mi sbrigo farò solo un po' di ritardo.

    Cerco di riordinare la mia scrivania. Non riesco a lavorare con tutto questo caos. Raggruppo i fogli scarabocchiati che Ester ci ha gettato sopra e cerco di interpretare la sua calligrafia. Dovrei capirla ormai, sono più di quattro anni che lavoro qui, eppure mi sembra ancora incomprensibile, e io devo ricopiare tutto per correggere l'articolo.

    Okay, calma! Sono solo un po' stanca. Devo solo organizzarmi e fare una lista di priorità, come faccio sempre. Ritiro le cose meno urgenti nella cartellina e metto penne e matite sparse nella mia tazza portafortuna. Me l'ha regalata mia mamma per il primo giorno di lavoro qui. È una semplice tazza bianca con una frase stampata: L'impegno è la base del tuo successo.

    È un po' il mio mantra. Beh... in realtà è il mantra di mia madre, ma ora l'ho fatto mio.

    In fondo è un buon mantra, io mi sono impegnata tanto per arrivare fino a qui, tantissimo, ho studiato tanto, ho faticato e ho fatto molti sacrifici, ma tra poco tutti i miei sforzi saranno ricompensati! Quasi non riesco a crederci! Tra qualche settimana mi scade il contratto di apprendistato e avrò un nuovo contratto a tempo determinato! Ci pensate? È un sogno che si avvera!

    Sì, lo so a cosa state pensando, non dovrei essere così elettrizzata per un contratto a tempo determinato, ma io lo sono invece! Come potrei non esserlo? Significa stipendio pieno! E dopo un contratto a progetto, due stage e tre anni di apprendistato sottopagato... avere finalmente uno stipendio decente per me è veramente un sogno. E poi mi farebbero un contratto a tempo pieno! Non come adesso, ho un contratto part-time... anche se in realtà non penso di aver mai lavorato meno di 45 ore a settimana, e sì che i soldi li prendo lo stesso, ma con tutti gli straordinari che faccio sono super tassata, e spesso mi pagano in nero, quindi poter finalmente versare pienamente i contributi è un traguardo importante. Anche perchè ho 29 anni ormai... sarebbe anche ora di cominciare.

    Okay, se proprio devo dirla tutta... non è ancora sicuro al 100% che otterrò questo contratto.

    Nell'ultimo anno abbiamo avuto un discreto successo, ma ci sono solo otto persone a tempo indeterminato e qualche mese fa hanno deciso di assumere alcuni nuovi stagisti, sei per la precisione. Ed esattamente due mesi fa il signor Brendo, il nostro direttore, ha deciso che tra tutti i dipendenti con contratti flessibili, per cui anche io, tre saranno selezionati per poter proseguire il percorso lavorativo con un contratto a tempo determinato di due anni, e probabilmente poi ci sarà l'assunzione a tempo indeterminato!

    Quindi, come dicevo, non è proprio sicuro al 100%, perchè siamo in sette ad avere contratti atipici. Già... non è sicuro al 100%, ma al 99% sì però. Su, andiamo... mi dispiace per i miei colleghi ma non c'è gara. Nessuno ha l'esperienza e le competenze che ho io. Nessuno di loro ha una laurea triennale in scienze della comunicazione, una laurea specialistica in comunicazione e culture dei media e un master in marketing management. Nessuno di loro lavora qui dentro da quattro anni e tre mesi. Nessuno di loro sa usare tutti i programmi come li so usare io, alcuni non sanno nemmeno usare office! Nessuno di loro si ferma mai oltre le 18:00 di sera e non vedo mai nessuno venire il sabato mattina. Inoltre, nessuno di loro si è offerto volontario per iscriversi ad un corso di inglese per poter facilitare le comunicazioni con i marchi esteri quando si è presentata la necessità, io invece non ho esitato a farlo. È un anno che seguo questo corso, e ci tengo a sottolineare che è tutto a mie spese, e si sa che i corsi sono alquanto costosi. Voglio dire, lo terranno ben a mente no?

    Ma non finisce qui, perchè oltre ad essere giudicati per le nostre competenze e i nostri meriti ci hanno chiesto di presentare una specie di progetto che possa in qualche modo migliorare la rivista, quindi verremo valutati anche per questo, e il progetto migliore verrà sviluppato! Io ho delle idee grandiose. A dire la verità ne ho sempre di idee grandiose... fino ad ora non sono mai stata ascoltata, ma ora sono sicura che le prenderanno in considerazione.

    Era da un po' di mesi che ci pensavo... ormai siamo nell'era dei media digitali, qualsiasi cosa si trova on-line, e sono tutti talmente ossessionati dai social, dalla condivisione e dal voler apparire, che nessuno si interessa più a quello che c'è scritto su un pezzo di carta. Guardiamo in faccia la realtà, i giornali stanno scomparendo. Perchè spendere soldi per comprarsi una rivista quando puoi avere subito le stesse informazioni gratis su internet? In più la concorrenza è sempre più spietata, bisogna interfacciarsi con i nostri lettori attraverso altri mezzi!

    Per questo secondo me dovremmo sviluppare un nuovo sito internet e creare una piattaforma dove le stesse nostre lettrici possano non solo esprimere ciò che pensano, ma anche condividere consigli, pareri, idee... tutto ciò che vogliono. Insomma, diventerebbero le vere protagoniste della rivista. Potremmo selezionare la migliore ogni mese e decidere di pubblicarle, inserendo l'articolo sulla rivista cartacea. Inoltre dovremmo assolutamente creare un'app, in modo che le nostre lettrici possano avere la rivista a portata di dito. In effetti non capisco perchè ne siamo ancora sprovvisti.

    Sì, è un'idea ancora da sviluppare, ma secondo me ha del potenziale. Ci sto ancora lavorando, ma sarà pronta per quando dovrò presentarla.

    L'altro giorno ho sentito Manuela, una delle stagiste, che parlava a una sua amica del suo progetto. Sapete qual è la sua grande idea? I campioncini. Sì, mettere i campioncini regalo dei prodotti nella rivista. Okay, è vero, i campioncini regalo piacciano a tutti, ma si può fare di meglio, non trovate? Se lei offre campioncini regalo io rilancio e offro buoni sconto, così i brand a cui facciamo pubblicità ne verrebbero beneficiati, si creerebbe una collaborazione più consolidata, e poi, ehi, meno campioncini significa anche meno plastica in giro, e noi siamo una rivista di moda, sì, ma dovremmo anche dimostrare di seguire i giusti valori, e il rispetto dell'ambiente è un tema parecchio scottante. Abbiamo pur sempre una notevole visibilità. Devo ricordarmi di scriverlo nel mio progetto.

    Comunque il contratto mi scade tra 18 giorni esatti, dovrei essere preoccupata, ma non lo sono affatto in realtà. É praticamente sicuro che io sia fra i tre che avranno il contratto. Conosco uno per uno tutti gli stagisti, e nonostante siano quasi tutti in gamba nessuno mi preoccupa. E poi non possono fare a meno di me, nessun altro sa fare quello che faccio io, sono l'unica ad essere in grado di fare un po' di tutto.

    Sono davvero euforica! Non vedo l'ora che arrivi quel giorno! Dopo oltre quattro interminabili, faticosi e malpagati anni, finalmente avrò un contratto quasi decente!

    Mi desto dai miei pensieri quando vedo Ester venire verso la mia scrivania. Oh no, che vorrà ancora?

    «Alice senti, dovresti inviare queste e-mail ai giornalisti. È per il ricevimento di venerdì prossimo. È urgente, fallo entro stasera okay?» mi ordina.

    Prendo i fogli che mi sta porgendo e noto subito che sono dei testi lunghissimi, scritti a penna. Mio dio, ci vorrà almeno un'altra mezz'ora! È tipico di lei, invece di scrivere direttamente le e-mail le scarabocchia su un foglio e io poi le devo battere. «Va bene. Lo faccio subito» le rispondo gentilmente come al solito.

    «E non ti dimenticare di correggere gli articoli, e di chiamare quella ditta per il servizio fotografico. Ah, e fissa un incontro con i fornitori che ti dicevo prima per dopo domani».

    «Ma certo» annuisco.

    «Io ora devo andare, vado a prendere i bambini. Ci vediamo domani» mi saluta.

    Non mi sorprende. Non è di certo la prima volta che lei esce alle 16:20 dall'ufficio mentre tutti gli altri dipendenti sono costretti a fare le ore piccole. Ma cosa ci posso fare? Il capo è lei.

    Quasi contemporaneamente esce anche Luca. Luca è lo stagista personale di Ester, ed è uno scansafatiche. Ultimamente ho il sospetto che tra loro ci sia qualcosa. Una volta sono entrata nel suo ufficio senza bussare e gli ho sorpresi mentre parlavano a due dita di distanza l'una dall'altro, e avevano uno strano sguardo, sembravano... ammiccanti. Un'altra volta invece li ho visti in sala relax nascosti dalla macchinetta del caffè, erano praticamente appiccicati e lui le stava accarezzando il braccio.

    Non è niente di compromettente, intendiamoci, ma comunque non è il tipo di comportamento per una normale relazione capo-dipendente. In più lei è sposata. Non che siano fatti miei, ma sono quasi sicura che ci sia qualcosa sotto. Poi lui non fa mai niente, non si impegna minimamente per imparare. Probabilmente è stato assunto per altre doti. Ora che ci penso... è stata proprio lei a fare le selezioni.

    Io ho fatto due stage qui, e se avessi fatto come Luca non mi avrebbero mai rinnovato. Ma devo solo aspettare 18 giorni, e poi ognuno avrà quel che si merita.

    Non voglio sembrare antipatica, ma io ho dovuto faticare tanto per ottenere questo lavoro, ho studiato così tanti anni, ho fatto così tanti straordinari gratis, sono venuta a lavorare spesso anche da malata, ho rinunciato alle ferie e a così tante cose... e vedere gente che ti passa avanti senza fare il minimo sforzo.... beh... è davvero fastidioso.

    Sono le 18:54 quando timbro l'uscita. Non sono riuscita a finire proprio tutto, ma sono fusa e non riesco più a lavorare. Sono stanchissima, come ogni giorno. Ho dovuto scrivere a Cristina e a Laura che non potevo raggiungerle. Laura deve ritornare a casa presto e io non sarei riuscita a raggiungerle in tempo, vorrei almeno farmi una doccia prima, e Parma è così tanto trafficata che mi ci sarebbe voluta una mezz'ora buona per arrivare da loro.

    Ci sono rimaste un po' male, ma sanno che non è colpa mia. Chissà quando riusciremo a trovare un altro giorno in cui siamo libere tutte e tre. Sta diventando sempre più un'impresa impossibile.

    Mi sono anche dimenticata di avvisare Gaia ed Alessandro che mangiavo a casa, mi toccherà pure prepararmi la cena. Spero che sia rimasto qualcosa in frigo.

    Gaia ed Alessandro sono gemelli, e sono miei fratelli. Okay, non proprio fratelli, fratellastri. Sono i figli di mia madre e di Roberto. Hanno 9 anni in meno di me, ma ci vogliamo bene. Io li adoro.

    É quasi un anno che conviviamo noi tre soli in un piccolo appartamento. Hanno iniziato entrambi l'università qui a Parma e io lavoro qui vicino, per cui abbiamo deciso di dividerci le spese e stare insieme. Non ci sono molti cambiamenti rispetto a prima in realtà, anche quando stavamo con mamma e Roberto alla fine eravamo quasi sempre da soli. I nostri genitori lavorano molto e spesso vanno in trasferta, per cui rimanevamo in casa noi tre, e io ero la più grande quindi cercavo di badare a loro.

    Non che mi abbiano mai causato problemi. Sono dei ragazzi con la testa sulle spalle. Soprattutto Alessandro. Adoro il mio fratellino. Lui è così simpatico e intelligente, ed è così carismatico! Quando parla tutti pendono dalle sue labbra e riesce sempre a farsi volere bene da tutti! Del resto come si potrebbe non volergli bene? È un ragazzo su cui si può contare, è buono e riesce sempre a farti sentire meglio. Quest'anno ha iniziato la facoltà di veterinaria, è entrato al primo colpo e ha già preso un sacco di 30, ma ci avrei giurato che ce l'avrebbe fatta. Lui è così... è sempre il migliore. Del resto ha i geni di Roberto. Il dna vorrà pur dire qualcosa, e Alessandro assomiglia molto a Roberto di carattere.

    Roberto non è il mio vero padre, ma è come se lo fosse, in fondo è lui che mi ha cresciuto negli ultimi 22 anni. È lui che mi ha insegnato a nuotare, è lui che mi portava a scuola, è lui che mi aiutava a fare i compiti, ed è sempre lui che mi accudiva quando stavo male. È un uomo affidabile, di quelli su cui si può sempre contare, è serio e amorevole. Del tutto diverso dal mio vero padre. Non che mio padre biologico sia una cattiva persona, ma non è mai stato molto presente. È un po' una testa calda. Negli ultimi anni però abbiamo ricucito i rapporti, ci sentiamo spesso, però non ho lo stesso legame che ho con Roberto. Roberto non ci ha mai abbandonate, per questo io e mia mamma lo amiamo così tanto.

    Gaia invece assomiglia più a nostra madre. Lei è così determinata e spigliata, è così sicura di sè. Quando si mette in testa qualcosa niente la ferma, è molto intraprendente. Al contrario di mia mamma però ama le feste e i divertimenti, fosse per lei organizzerebbe una festa ogni sera; e infatti quando torno da lavoro la sera spesso trovo la musica a tutto volume e i suoi amici che ballano per l'appartamento. E disordine, tanto disordine.

    Ogni tanto bisticciamo, ma le ho detto mille volte che non deve rubare le mie cose, e invece lei continua imperterrita a fregarmele. Io gliele presterei anche, ma poi so già che non mi tornerebbero più indietro, è già successo tante di quelle volte. E poi le ho anche detto mille volte di non invitare tutte quelle persone a casa, ogni volta lasciano sporco ovunque e fanno un chiasso infernale. Io la sera sono stanca e devo concentrarmi per studiare inglese, ho anche degli esami da superare per ottenere il certificato del corso e non riesco a farlo con tutto il rumore che fanno! Ma lei tanto non mi ascolta, e anche se invita solo quattro o cinque amici alla fine arrivano in venti!

    Nessun ragazzo riesce a resisterle e alla fine questo appartamento si trasforma in un ritrovo di tutti i suoi pretendenti. Ma è ovvio, lei è così bella! Ha dei capelli lunghi, dorati e ondulati come quelli che si vedono nella pubblicità degli shampoo, occhi azzurri, pelle che sembra naturalmente abbronzata, un sorriso perfetto e smagliante, una quarta naturale di seno, ed è magrissima, nonostante mangi schifezze tutto il giorno. E non fa nemmeno palestra! Infatti fa già la fotomodella. La pagano anche un sacco, per delle foto prende quello che io guadagno in due settimane di lavoro.

    Nostro padre non era molto d'accordo sul fatto che lei facesse la modella, avrebbe preferito che si concentrasse solo sull'università, ma mia madre poi lo ha ammonito dicendogli che dovrebbero essere orgogliosi di lei, che a soli 20 anni riesce già a mantenersi da sola.

    Già, non come me... che praticamente ho fatto la mantenuta fino all'altro ieri, visti i miei lauti stipendi.

    Comunque anche io sono orgogliosa di lei. Lei è davvero fantastica. È perfetta in tutto, non è solo bellissima e simpaticissima, ma prende anche ottimi voti all'università, anche se non so come fa, visto che da quando l'ha iniziata penso di averla vista con i libri in mano circa cinque volte. Ma buon per lei, probabilmente è talmente intelligente che le basta aprire i libri per sapere tutto a memoria! Sono davvero felice che sia mia sorella! Davvero! Non mi sento affatto surclassata da lei. E poi tutti la amano, tutti la stimano, tutti la ammirano. Sono contenta.

    Lo so cosa state pensando, ma no, non è così. Non sono invidiosa, come potrei? È la mia sorellina! Beh... forse solo un pochino... ogni tanto. Sì okay, lo ammetto. Sono invidiosa da morire.

    È solo che per lei sembra sempre tutto così facile. Ha tutto! È bellissima, ha un sacco di ragazzi che le vanno dietro, ha un profilo instagram con più di 3.000 followers, è intelligente, guadagna bene, è ha già la strada spianata per il futuro.

    Io invece... beh, per cominciare la mia vita sentimentale fa pena, non ho nemmeno uno straccio di pretendente; anche se ho un fisico abbastanza minuto e longilineo devo fare due ore di zumba e una di pilates alla settimana per mantenere la linea, e poi mi basta mangiare una fetta di torta per ingrassare! Non ho una quarta di seno come lei, ma solo una seconda scarsa, i miei capelli non sono dorati e ondulati come i suoi, ma castani, con dei riflessi ramati che non so proprio da chi abbia preso, e sono di una forma inconsistente, a volte lisci, a volte mossi, vanno per conto loro, e mi arrivano solo poco sotto alle spalle perchè non mi crescono mai. Ho la pelle chiarissima, dei banali occhi castani e poi ho questa spruzzata di lentiggini sul naso che odio.

    Non ho nemmeno 3.000 followers su instagram. A dire la verità non ho proprio un profilo instagram, ho solo facebook, dove ho la bellezza di 129 amici, ma non ci vado spesso, preferisco rimanere nell'anonimato. Lo so che può sembrare paradossale per una laureata in comunicazione e cultura dei media, ma a me piace pensare con la mia testa, non voglio seguire la massa.

    E poi a differenza dei miei fratelli che sembrano mietere 30 e lode senza alcuna fatica, io per superare l'università e il master ho dovuto studiare tantissimo, praticamente ho vissuto sette anni sui libri senza quasi mai alzare la testa. Ho passato anni chiusa in casa, e nonostante mi sia impegnata al massimo ho preso anche dei brutti voti. Evidentemente non sono così intelligente come loro. E ora, a 29 anni suonati, sono ancora qui a studiare. Che tristezza.

    In più, nonostante ormai sia abbastanza cresciuta e oberata di lavoro, mia madre mi riprende in continuazione perchè dice che devo dare il massimo e impegnarmi di più, perchè solo così raggiungerò la felicità, e lei per felicità intende una buona carriera. Mia madre è un po' fissata con la carriera. Sarà anche come dice lei, ma io mi impegno tanto, sempre, ma i risultati sembra che non arrivino mai.

    Quando arrivo finalmente a casa, come sospettavo, trovo il caos totale. Ci sono ragazzi mai visti sul nostro divano e alcuni sono addirittura seduti sul tavolo, ci sono bicchieri vuoti rovesciati un po' ovunque e cartoni della pizza aperti sul ripiano della cucina.

    «Oh... ciao» mi corre incontro Gaia. «Credevo che andassi a cena con le tue amiche».

    «Sì dovevo, ma non sono più potuta andare, ho fatto tardi al lavoro». Poso la borsa e guardandomi intorno le lancio un'occhiata sinistra a causa del disordine.

    «Giuro che poi metto tutto a posto. Non fare un'altra scenata, ti pregooo!» mi implora giungendo le mani.

    «Va bene... ma abbassa un po' la musica prima che ci suonino i vicini» la rimprovero.

    «Non ti preoccupare, ho invitato anche loro» esclama con quel suo sorriso beffardo.

    Mi metto a ridere, è tipico di lei. «Ale dov'è?» le chiedo.

    «È in camera, con Angela, meglio non disturbarli» mi dice con veemenza facendomi l'occhiolino.

    Angela è la ragazza di Alessandro, stanno insieme da quasi due anni. Sono molto carini insieme, si vede che sono molto innamorati.

    «Va bene. Volevo solo salutarlo prima di rinchiudermi in camera. C'è qualcosa da mangiare? Sto morendo di fame».

    «C'è ancora della pizza da qualche parte» mi dice frugando nei cartoni. «Perchè devi rinchiuderti in camera? Stai un po' con noi... ci sono dei ragazzi carini» continua facendomi uno sguardo eloquente. «Ce ne sono alcuni della tua età, credo».

    «Gaia quando la finirai di dire quella frase? Ho solo 29 anni, mi fai sentire vecchia!» le rispondo oltraggiata, agguantando un pezzo di pizza. È fredda, ma ho talmente fame che la divoro in un secondo.

    «Hai già 29 anni! E sei single, dovresti divertirti un po', stai sempre a pensare al lavoro. Dai... chi ti piace di più tra quelli? Te lo presento» continua, ormai partita in quarta.

    Cerco di non fare caso ai suoi commenti. Osservo i ragazzi che mi sta indicando senza farmi notare, sono carini in effetti, se tralasciamo il fatto che sono molto più piccoli di me, e loro di sicuro stanno sbavando per Gaia. «Magari un'altra volta eh? Quando finirò il corso di inglese ti incaricherò di trovarmi un fidanzato» scherzo.

    «Se dopo il corso di inglese non comincerai qualcos'altro. Non smetti mai! Dai troppo ascolto a mamma. E comunque ormai l'hai detto, peggio per te... ho già in mente qualcuno» mi avverte con uno sguardo pericoloso.

    «Stavo scherzando Gaia» la freno. «Non osare combinarmi un incontro con qualcuno dei tuoi conoscenti eh!» la avviso.

    Ma lei non ascolta già più, fa quel sorrisetto che fa sempre quando sta architettando qualcosa.

    Scuoto la testa e mi infilo in camera mia, chiudendo la porta a chiave. Sprofondo nel letto e fisso il soffitto. Avrei guardato volentieri un po' di televisione per staccare la testa, ma è in salotto e non posso visto che è già occupato. Ne approfitto per chiamare mia madre, si lamenta sempre che non le telefono mai.

    Dopo qualche squillo risponde. «Ciao mamma, come stai?» le chiedo.

    «Ciao tesoro, bene. Siamo appena ritornati da Berlino. A te come è andata a lavoro? Ci sono novità?» mi domanda.

    È tipico di mia madre, la prima frase che dice non è mai come stai, ma come va a lavoro? Ve l'ho detto che è fissata con la carriera. «Come sempre, sono uscita di nuovo tardi... e no, non ci sono novità».

    «Ancora no? Ma quando ti diranno qualcosa sul contratto nuovo? Stai facendo tutto quello che ti dicono vero?»

    «Sì mamma, più di così, sto facendo almeno dieci ore al giorno! E penso che fino all'ultimo giorno di contratto non ci dicano niente».

    «Bene. Tu impegnati sempre eh! Non devi dargli modo di potersi lamentare di te» dice per l'ennesima volta.

    «Certo, come sempre» le rispondo.

    «Brava. Quando finisci il corso di inglese?»

    «Tra due settimane, e poi c'è l'ultimo esame per avere il certificato. Finalmente!» esclamo.

    «Stai studiando tutto? Hai letto le slide di grammatica che ti ho inviato via e-mail? Perchè quella è fondamentale».

    «No mamma, ho già il libro che ci hanno fatto comprare al corso, non ho tempo di leggere anche le tue slide, tanto la grammatica è sempre la stessa!» le rinfaccio.

    «Scommetto che non hai nemmeno aperto tutte le e-mail che ti ho inviato! Guardale! Ti ho mandato anche il modulo per partecipare a quel concorso letterario che ti dicevo. L'hai guardato almeno?»

    «Mamma basta con i concorsi letterari! Ho già partecipato almeno a dieci concorsi e non ho mai vinto niente! E poi non ho tempo di mettermi a scrivere ora. Lavoro tutto il giorno e sono stanca» le faccio presente.

    «Ma tesoro a te piace scrivere. Non devi mollare, si possono vincere dei bei premi, e sarebbe una buona occasione per la tua carriera!» mi esorta. «Potresti scrivere la domenica» mi suggerisce.

    Sospiro profondamente affondando la testa nel cuscino. Voglio bene a mia mamma, ma lei ha sempre la capacità di riuscire ad appesantirmi la vita. Quando parlo con lei ho sempre questa sensazione di non essere mai abbastanza, di non fare mai abbastanza. Per lei si può sempre fare di più, si può sempre migliorare, e sicuramente è così, ma io sono stanca. Vorrei passare un giorno intero senza sentire questa costante pressione addosso e senza sentire l'ansia di un imminente esame. Ma per lei non basta mai. Ogni abilità deve essere sfruttata e potenziata al massimo, l'ozio non è assolutamente contemplato.

    Per esempio questa fissa dei concorsi letterari le è venuta quando le ho detto che volevo iscrivermi a scienze della comunicazione. Lei non era contenta di questa facoltà perchè tutti pensano che sia una facoltà che non porti a nulla, ma a me è sempre piaciuto scrivere, ho sempre tenuto un diario da piccola e alle superiori ho cominciato a scrivere un romanzo. Ho sempre sognato di fare la scrittrice o la giornalista e scrivere un giorno per un giornale importate, così quando mia madre lo ha saputo ha cominciato ad opprimermi, ha voluto farmi partecipare a tutti i concorsi che c'erano, in modo da farmi ottenere qualche titolo per una mia futura carriera, e io ho obbedito perchè in fondo aveva ragione, lo faceva per me, ma tutta questa pressione, la delusione che provano ogni volta che i miei testi venivano scartati, l'angoscia e il timore che provavo quando venivo giudicata e criticata. Ecco ho cominciato ad odiarlo, così ho smesso, e se lo faccio è solo per accontentare lei, anzi, per zittirla, visto che fino a che non le dico di sì non la smette di ricordarmi che è importante per la mia carriera.

    «Mamma la domenica studio già per l'esame di inglese! E devo anche fare le pulizie. Non posso fare tutto! Come faccio? Dovrei drogarmi per rimanere sveglia e farlo di notte forse?» comincio a imprecare in ansia.

    «Va bene, va bene» mi concede. «Almeno ricordati di iscriverti al corso di inglese di livello C1» prosegue.

    «Oh mio dio! Devo ancora finire questo e già vuoi farmi fare un altro corso? Per il lavoro basta e avanza il livello B2!» rispondo scocciata.

    «Ma pensa a quante opportunità avresti in più! Con un certificato di livello C1 potresti fare qualsiasi lavoro vorresti, e potresti anche andare a lavorare all'estero!»

    «Non voglio andare a lavorare all'estero! Voglio solo vivere la mia vita e smettere di studiare!» sbraito esasperata.

    La sento sospirare. «Sei proprio uguale a tuo padre. Non hai un minimo di ambizione» osserva con sdegno.

    Me lo dice sempre quando faccio qualcosa che non vuole, dice che ho preso da lui, dal mio padre biologico. Per lei è un'offesa. «Mamma...» comincio alterata, ma poi mi mordo la lingua e mi zittisco. Non ho voglia di litigare, non di nuovo, e ho già mal di testa. «Mi passi Roberto?»

    «Va bene! Ma poi ne riparliamo!» risponde prima di passarmelo.

    «Ciao tesoro! Come stai?» mi chiede lui.

    «Ciao, bene, solo stanca, mamma mi sta sgridando perchè non faccio abbastanza».

    «Oh, non fare caso a tua madre, sai che noi siamo orgogliosi di te!» mi dice amorevole.

    «Davvero?» gli chiedo commossa.

    «Certo, sempre! Come non potremmo esserlo? Sei una figlia eccezionale!»

    «Grazie Roberto. Ti voglio bene!» gli dico sincera. Ed è vero. Lui è sempre stato così affettuoso con me. Vorrei che lo fosse stato anche il mio vero padre. Alessandro e Gaia sono fortunati ad avere un papà come lui.

    «Anche io tesoro. Tantissimo! Ma smettila di chiamarmi così, te l'ho detto mille volte di chiamarmi papà. Quando venite qua a trovarci?»

    «Presto, appena finirò l'esame vengo. Promesso».

    «Alice...» comincia abbassando il tono di voce. «Senti, sappiamo tutti e due com'è fatta tua madre, ma so che ti stai impegnando molto e il tuo lavoro sta andando bene. Sei ancora giovane. Non stancarti troppo, che il tempo non torna più indietro».

    Le sue parole mi fanno riflettere. «Sì, lo so» ammetto prima di salutarlo.

    Adoro Roberto, riesce sempre a confortarmi, qualunque cosa succeda. Anche se mia madre diventa sempre più pesante. Non è cattiva, però è ossessionata dal lavoro. Ma non la biasimo, lei si è sacrificata per me e ha dovuto lottare così duramente per farmi avere la vita che ho avuto.

    È rimasta incinta di me che aveva solo 18 anni, faceva ancora le superiori e mio padre ha solo un anno in più. Quando sono nata sono andati ad abitare per un po' a casa dei miei nonni paterni e poi sono riusciti a trovare una piccolissima casetta in affitto. Mia madre non lavorava perchè con ancora gli studi da completare e con una bambina appena nata non riusciva, e mio padre... beh mio padre non è mai stato un gran lavoratore. Faceva il minimo indispensabile, lui aveva altri programmi per la vita, avrebbe voluto viversi la sua età, divertirsi, fare nuove esperienze, non aveva voglia di trovarsi un lavoro e occuparsi di una figlia o della casa, preferiva di gran lunga uscire con gli amici, così erano costantemente senza soldi.

    Non andavano nemmeno d'accordo ma mia mamma all'epoca era totalmente dipendente da mio papà e ha dovuto adattarsi. Ma lui non ha retto quella vita più di tanto e ben presto ha deciso di lasciarci. Io avevo solo 5 anni.

    Io e mia madre siamo rimaste sole e così lei si è rimboccata le maniche per mantenerci entrambe, ha cominciato a lavorare duramente, si è presa il diploma e poi si è iscritta all'università, lavorava di giorno e studiava la sera. Si è impegnata fino a che non ha ottenuto un buon lavoro e ha cominciato a fare carriera.

    É lì che ha conosciuto Roberto. Lui ha 10 anni in più di lei, ma già all'epoca era un uomo affidabile, buono, gentile, premuroso, e ci amava incondizionatamente. Dopo un pò si sono sposati e poi sono arrivati Alessandro e Gaia. Siamo diventati una famiglia, e anche se con Roberto le cose andavano decisamente meglio mia madre non si è mai fermata sino a quando non ha ottenuto da sola una stabile sicurezza economica, forse è rimasta traumatizzata, credo abbia il terrore di essere dipendente da qualcuno, non so, ma non ha mai voluto che Roberto pagasse qualcosa di mio. Mi ha sempre ricordato l'importanza di essere indipendenti economicamente. Forse è per questo che ora insiste così tanto per farmi avere un buon lavoro. Lei ha faticato molto, ma negli anni è riuscita a conquistare un'occupazione di tutto rispetto e ora si può permettere tutto quello che vuole.

    A volte mi sento un'ingrata quando le rispondo male. Intendiamoci, quando ci si mette è davvero pesante, ma ne ha passate così tante, lei si è sacrificata per me, non mi ha mai fatto mancare nulla. Io cerco sempre di seguire i suoi consigli, perchè in fondo ha ragione, ma non capisce che non è più come vent'anni fa, non capisce che al giorno d'oggi non esiste più il lavoro a tempo indeterminato e che non sempre il merito viene premiato.

    Comunque da quando c'è Roberto nella sua vita si è rilassata un po'. Si amano ancora molto, si vede lontano un miglio. È così bello vederla felice. Anche se ero molto piccola quando mio padre se n'è andato riuscivo comunque a percepire la sua infelicità, e l'amore di Roberto l'ha fatta rifiorire.

    Spero anche io un giorno di avere un amore come il loro. Sarebbe bello trovare l'uomo giusto e diventare una coppia dolce come quelle che si vedono nei film d'amore, innamorati e complici. Lo vorrei tanto, è il mio sogno romantico... andare ad abitare in una bella casetta in periferia, con un bel giardino in cui piantare i fiori, la sera preparare la cena mentre lui mi bacia teneramente il collo, raccontarci le nostre reciproche giornate e confortarci a vicenda, la domenica alzarci pigramente per fare una ricca colazione e poi insieme fare le pulizie di casa cantando insieme una canzone e ballando mentre spolveriamo. E magari nel pomeriggio potremmo andare nei grandi magazzini a cercare cose per decorare la nostra casa! Deve essere bello... sì, riesco già a visualizzarlo!

    Fino ad ora non sono stata molto fortunata in amore. Ho conosciuto Dario che avevo solo 17 anni, ci siamo innamorati tra

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