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Clara in Guatemala Nella giungla con i tacchi a spillo: Collana : Le avventuriere ai confini del mondo, #1
Clara in Guatemala Nella giungla con i tacchi a spillo: Collana : Le avventuriere ai confini del mondo, #1
Clara in Guatemala Nella giungla con i tacchi a spillo: Collana : Le avventuriere ai confini del mondo, #1
E-book295 pagine4 ore

Clara in Guatemala Nella giungla con i tacchi a spillo: Collana : Le avventuriere ai confini del mondo, #1

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Info su questo ebook

Una promessa? Evasione dal grigiore quotidiano garantita con questa frizzante commedia romantica!

Come?

Con un'eroina un po’ particolare ma molto tenera che sogna di incontrare il grande Amore...

Con degli uomini tra cui un bel tenebroso, un genero ideale e un simpatico ragazzo che le faranno vivere molte avventure...

Con un segreto di famiglia ben custodito che spinge la nostra eroina a partire inaspettatamente per il Guatemala...

"Clara, Clara, Clara, cosa dobbiamo fare con te?” Questa frase Clara l’ha già sentita milioni di volte, sia dal suo capo che dai suoi genitori o perfino dai suoi amici. Non sa cosa fare della sua vita. Un giorno è una scrittrice freelance per una rivista femminile, il giorno successivo una cameriera in un bar. Quando troverà la sua strada? Qual è il suo destino? Da quando sua zia Flor le ha raccontato delle sue origini guatemalteche Clara ha solo una cosa in mente: andare in Guatemala per scoprire la storia della sua famiglia! Un evento inquietante ha costretto i suoi nonni a fuggire dal loro paese. Perché sua madre rifiuta tutto ciò che riguarda le sue origini? Perché nessuno si è preso la briga di insegnarle lo spagnolo? Accompagnata dai suoi due amici Matthew e Clay, condurrà un'indagine che li porterà a Guatemala City, nella giungla di El Mirador ma anche nella bellissima città coloniale di Antigua. Tra segreti di famiglia e storie d'amore, bagni di sole ed escursioni, nuova cultura e scoperta di sé, Clara vivrà molte avventure, senza perdere il suo lato glamour!

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita25 feb 2021
ISBN9781071590089
Clara in Guatemala Nella giungla con i tacchi a spillo: Collana : Le avventuriere ai confini del mondo, #1

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    Clara in Guatemala Nella giungla con i tacchi a spillo - Sophie Rouzier

    Clara in Guatemala

    Nella giungla con i tacchi a spillo

    Sophie Rouzier

    Collana: Le avventuriere ai confini del mondo

    A Brice,

    Papà e Mamma

    Julien, Xavier e Pierre

    Biografia dell’autrice

    Sophie Rouzier, 37 anni, è una straordinaria giramondo. Preferendo i lunghi viaggi alla routine quotidiana, è stata in oltre cinquanta paesi. Accampandosi sul ghiaccio in mezzo ai pinguini imperatori, facendo trekking su un fiume ghiacciato nel Ladakh in India o, ancora, andando in kayak a Spitsbergen nelle Isole Svalbard tra gli iceberg, i suoi diari di viaggio abbondano di mille ricordi e aneddoti. Li condivide con i lettori attraverso le sue eroine.

    Nel 2017 ha pubblicato il suo romanzo Clara au Guatemala : l’odyssée glamour d’une apprentie globetrotteuse, primo volume della collana Les aventurières du bout du monde. La sua seconda commedia romantica Tremblement de cœur: Chantal au Népal è stata pubblicata nel 2018. Con il suo secondo racconto Happy road trip to you pubblicato nel 2019, offre ai suoi lettori una tappa negli Stati Uniti.

    Al momento, Sophie sta lavorando al suo quarto libro, che avrà per destinazione il Botswana e la Namibia.

    ♥  Facebook : SophieRouzierauteur

    ♥  Twitter : @SophieRouzier

    ♥  Instagram : @sophierouzierauteure

    ♥  Email : sophierouzier.auteur@gmail.com

    ♥  www.sophierouzier.com

    « Il più bel viaggio è quello che non è stato ancora fatto.»

    Loïck Peyron

    Capitolo 1: Incontro con Clara

    «Clara, Clara, Clara, cosa dobbiamo fare con te?»

    Questa frase l'ho sentita milioni di volte, sia dalla bocca della signora Pinson, la mia insegnante delle medie che da quella del prof di storia del liceo che pensava che, visti i miei voti nella sua materia, non sarei mai riuscita ad ottenere il diploma. La mia maestra di danza mi diceva che avevo la grazia di un elefante e che avrei dovuto pensare ad iscrivermi alla squadra di calcio. Questa frase l'ho sentita quando sono stata licenziata dal mio lavoro estivo, in un ristorante, dopo aver lasciato cadere un piatto su un cliente che stavo servendo. Va bene, devo ammettere che non era la prima volta e che, ovviamente, non era un lavoro per me.

    Questa frase la sento oggi dalla bocca del mio attuale capo. Lavoro come freelance per una rivista per ragazze adolescenti e scrivo articoli per tappare i buchi. Non ho una rubrica tutta mia e guadagno una miseria. Quando hanno bisogno di un articolo sulla salute o di qualche riga per le pagine di moda, io ci provo.

    «Clara, Clara, Clara, cosa dobbiamo fare con te? Sei qui da più di sei mesi, dovresti iniziare a sapere chi è il nostro pubblico target! Francamente, il tuo paragrafo sulle emorroidi per degli adolescenti dai dodici ai quindici anni non è un granché.»

    Ok, ho davvero esagerato. A volte mi diverto a piazzare argomenti o parole leggermente insoliti. Per il momento, ero abbastanza orgogliosa dei miei articoli su «Le spalline sono tornate di moda» o anche su «Il tip tap è l'ultima tendenza». Non avevo idea che, effettivamente, le spalline avrebbero davvero rivissuto il loro periodo di massimo splendore e che, con tutti questi musical, il tip tap era tornato alla ribalta. Tanto meglio, altrimenti sarei stata licenziata prima! Ma è vero che questi argomenti non erano ancora abbastanza audaci rispetto all’argomento delle emorroidi. Ammetto di aver avuto l'idea mentre guardavo una pubblicità alla tele e che non avevo nient'altro da proporre. Ok, avrei dovuto scavare più a fondo nella mia testa. Al suo «Clara, Clara, Clara, cosa dobbiamo fare con te?» ho risposto che avrei potuto scrivere un altro articolo, ma lui mi ha ribattuto che avrebbe potuto prendere un altro freelance. Ho capito che quella stessa sera, durante la nostra cena settimanale, avrei dovuto dire ai miei genitori che non avevo più il lavoro. Sapevo anche che avrei sentito per l'ennesima volta un «Clara, Clara, Clara, cosa dobbiamo fare con te?»

    Penso che dopo queste poche righe abbiate già capito con chi avete a che fare. Vi darò comunque ancora qualche dettaglio sulla mia vita in modo che voi possiate formarvi un'opinione (un po’ più positiva) di me.

    Allora, effettivamente, sono una persona caotica al lavoro, ma è perché non ho ancora trovato il lavoro dei miei sogni, quello in cui potrei realizzarmi completamente. Quindi, cambio lavoro abbastanza spesso. Punto positivo: ho esperienza in molti campi. Punto negativo: per i datori di lavoro, non dovrei mettere tutto nel mio CV. Sono stata una donna delle pulizie, una cameriera, ho lavorato come segretaria in un'agenzia pubblicitaria, come commessa in un negozio di dischi e anche come selezionatrice di noccioline. Poi ho studiato per diventare contabile e questo è stato il mio primo vero lavoro. Ma non ero a mio agio. Ero troppo sorridente, troppo aperta, un po' troppo sexy, troppo loquace e probabilmente non abbastanza seria per quel lavoro. Non si scherza con i numeri, anche se si indossa bene il tailleur. Sono stata abbastanza brava all'inizio, ma poi ho lasciato troppo spazio alla mia creatività e, siccome da cosa nasce cosa, «sono tornata la vera Clara». Anche questa è un'espressione che spesso emerge dalla bocca di coloro che mi circondano. A quanto pare significa che ho lasciato perdere tutto per pigrizia e/o mancanza di interesse.

    Quello che voglio più di ogni altra cosa è guadagnarmi da vivere attraverso un lavoro interessante, dove succedano tante cose e che non mi annoi. È per questo motivo che ho provato a scrivere sulle riviste. Ma non è il modo migliore per iniziare, se non si ha esperienza e non si esce da una scuola di giornalismo. Ho avuto la fortuna di aver trovato un principale che si è fidato di me e mi ha messo alla prova. Avevo intenzione di iniziare in questa rivista per adolescenti, per poi lavorare per un quotidiano nazionale e infine provare a entrare nella televisione. Mi vedevo come un’inviata di guerra. In tutta onestà, ho anche un lato che la gente chiama «viziatella», che preferisco descrivere come segue: faccio attenzione al mio aspetto e mi piace avere i miei comfort. Non mi si vedrà mai fare del campeggio e sono appassionata degli hotel con un certo numero di stelle. Comunque, tutti intorno a me sapevano che non avrei fatto carriera nei reportage di guerra e che era ancora una delle mie fissazioni passeggere. All'epoca ci credevo davvero. Questa è anche una delle mie caratteristiche che rendono la mia vita un po' meno monotona. Non resisto neanche sei mesi a fare la stessa cosa e ogni volta mi impegno a fondo (all'inizio) e poi mi arrendo facendo la vera Clara, come dicono.

    Da un punto di vista lavorativo, non si può contare su di me. D’altra parte, la mia famiglia e i miei amici sanno che possono chiamarmi in qualsiasi momento del giorno o della notte. Rispondo sempre presente. Le mie amiche lo sanno bene, ho un orecchio attento per tutte le delusioni d’amore. Non è perché mi piacciano i pettegolezzi, ma ci sono passata io stessa, più spesso di quanto mi sarebbe piaciuto. Ho accumulato molta esperienza in questo settore e so come confortare.

    Va bene, affronto l’argomento perché vi sento trepidare d’impazienza: non solo sono dipendente dagli uomini, ma li spavento anche. Sono il tipo che si attacca troppo velocemente e soprattutto troppo presto. Diciamo che grazie al mio fisico da sogno (e non sto esagerando, sono ore di palestra, Pilates e dieta che mi rendono ciò che sono oggi), attiro molti uomini. Credono che io sia una preda difficile da catturare, perché ho molti pretendenti. Sfortunatamente, si rendono presto conto che ho un «crescente bisogno di amore e divento appiccicosa e insopportabile». Ho appena citato le parole del mio ultimo compagno in ordine di tempo. Mi ha gentilmente dato buca una mattina, quando mi avrebbe dovuto accompagnare al matrimonio di mia cugina. Siamo stati insieme per due mesi. Per me, tutto andava bene. Non l'avevo costretto a venire a questo matrimonio, avrebbe potuto rifiutare. Lui aveva pensato che io avrei approfittato di quest’occasione per passare alle presentazioni ufficiali. Io volevo solo dimostrare ai miei cari che ero in grado di tenere un uomo.

    Così all'improvviso sono di nuovo single e cerco il grande amore. I miei genitori diranno che ho bisogno di stabilità. Continuano a ripetermi: «Una volta trovato il lavoro giusto, un bravo ragazzo busserà alla tua porta; e se invece prima trovi l'uomo perfetto, troverai il lavoro dei tuoi sogni perché respirerai benessere e serenità durante i tuoi colloqui di lavoro». Bella teoria, ma finora non ha ancora funzionato.

    Bella come sono, naturalmente incontro molte persone, ma è anche perché mi piace uscire. Preferisco locali notturni e bar a musei e degustazioni di vini. Penso di essere ancora giovane. A ventinove anni, non mi sento comunque pronta a sistemarmi, quindi preferisco pensare che il mio futuro marito potrebbe essere tra i nottambuli, piuttosto che tra gli amanti dei buoni vini.

    Per uscire e vestirmi, non esito a spendere soldi. Mi piacciono le cose belle, ma riesco a controllarmi. Diciamo che alcune persone spendono il loro stipendio in viaggi o in attrezzatura informatica, io preferisco spendere per scarpe e borse. Sto attenta, visto che sono regolarmente disoccupata e che sono stata una contabile nella mia «vita precedente». Mi considero piuttosto ragionevole. È anche uno dei miei tratti caratteriali. Non spenderò mai cinquemila euro per una borsa, in primo luogo perché non li ho, e in secondo luogo... perché spesso perdo le mie cose. Ecco fatto, l’ho confessato. La mia banca realizza tutto il suo fatturato grazie a me quando perdo la mia carta di credito. Il mio operatore telefonico non sa quante volte ha dovuto bloccare la mia carta SIM. La cosa peggiore è che, quando chiamo, semplicemente sentendo il mio nome, il mio interlocutore sa perché sono al telefono. La mia carta d'identità è stata rifatta almeno cinque volte negli ultimi due anni. Non ho più carte fedeltà dei miei negozi preferiti, sono già esausta solo alla vista dei moduli per rinnovarle. Per lo meno, la cosa bella delle scarpe è che le hai ai piedi... non puoi perderle!

    Ho dovuto descrivere la mia personalità, in modo che voi abbiate stima di me. Adesso, spazio alla mia storia! (Attenzione spoiler: ci saranno bei ragazzi, paesaggi splendidi, amore, avventura e persino tacchini ocellati!)

    Capitolo 2: Ma chi è zia Flor?

    Questo fine settimana sono andata a trovare mia zia Flor. È la sorella di mia madre. Dato che non ha mai avuto figli e non ha altri nipoti, io sono un po', in un certo senso, la sua protetta. Mi piace questo status perché zia Flor si schiera sempre dalla mia parte nei confronti dei miei genitori e crede nel mio potenziale. È l'unica persona che mi supporta quando dico che voglio fare l'attrice o quando decido, più o meno, di andare ad aiutare gli orfani in Nepal. Lei crede in me più quanto ci creda io. È convinta che ci sia una via tracciata per me, devo solo lasciarmi guidare dal tempo.

    Ho già tentato di fare molte cose, questo l’avete capito. Ho dimostrato di avere un dono per la scrittura. La carriera di scrittrice mi aveva tentata per un breve periodo, ma non riesco a rimanere concentrata sullo stesso progetto a lungo. Ecco perché il giornalismo mi si adattava perfettamente. Un articolo al giorno e hop! Il gioco è fatto! Non so se mi conviene inviare candidature ad altri giornali... L'ho detto ai miei genitori quando abbiamo cenato insieme l'ultima volta. Immediatamente, mi hanno consigliato di muovere il culo per non rimanere disoccupata per troppo tempo. Penso che abbiano paura che io torni a installarmi a casa loro, a mangiare a sbafo e a dormire davanti alla tele per ore e ore. Non posso biasimarli, l'ho già fatto due volte in passato. Basti dire che l'ultima volta mia madre ha finito per inviare dei CV per me. È grazie a lei che ho ottenuto questo lavoro alla rivista. Lei direbbe che non è vero. Non ho ottenuto questo lavoro grazie a lei, ma grazie alle mie capacità, che apparentemente sottovaluto...

    Ho annunciato la notizia della settimana a zia Flor, alla presenza dei miei genitori. Era addolorata per me e non ha fatto la faccia di chi sapeva che sarebbe finita così. Mia madre non ha potuto fare a meno di intromettersi, dicendo la sua opinione... io la conosco già e volevo sentire quella di zia Flor. A volte mi dico che dovremmo stabilire la durata degli interventi come durante i dibattiti televisivi per le elezioni presidenziali. Farei la presentatrice. Non sarei per nulla imparziale e potrei indossare dei tailleur ben fatti. Stopperei mia madre se dicesse cose che mi danno sui nervi e lascerei parlare Flor per molto tempo.

    Certo, non è così facile. Vi farò indovinare quale idea geniale ha avuto mia madre... E se andassi a scusarmi con il mio capo? E perché non tirare in ballo una zia malata, per esempio? Flor ha decretato che quest’idea avrebbe portato sfortuna. Ha aggiunto che se avessi dovuto mentire, avrei potuto dire che mia madre era in cattive condizioni di salute, visto che era stata una sua idea. Allora mia madre non ha trovato carino che Flor volesse che si ammalasse. Le ho lasciate discutere su questi due affascinanti argomenti: chi delle due avrebbe dovuto essere ammalata e se il licenziamento era giusto o no, poiché l'articolo sulle emorroidi non era nemmeno stato pubblicato. Intanto io e mio padre siamo andati in cucina a mangiare gli avanzi della torta di mezzogiorno.

    E poi tra due bocconi di foresta nera, ho avuto il diritto di sapere l'opinione di mio padre, che ha sempre un'opinione contraria a quella di mia madre, ma non osa dirla di fronte a lei. Mi ha detto che se avessi avuto un minimo di orgoglio, non avrei dovuto strisciare ai piedi del mio capo. Sono totalmente d'accordo con lui, ma sono debole. Faccio sempre ciò che mia madre mi ordina...

    Quando mia madre e mia zia litigano, lo fanno sempre in francese. È abbastanza divertente, perché hanno tutte e due un forte accento spagnolo. Sono nate entrambe in Guatemala, in una città coloniale chiamata Antigua. Io non so quasi nulla di questo paese. Mia madre continua a ripetere che è stata molto fortunata quando mio nonno ha trovato lavoro in Francia, così che hanno potuto andarsene tutti da lì. Lei aveva sei anni e Flor sedici.

    Le informazioni che ho sul Guatemala si possono contare sulle dita di una mano. So solo che il paese è colpito da terremoti e uragani e che non si dovrebbe mettere piede nella capitale, con un nome facile da ricordare, Guatemala City.

    Mia madre non mi ha mai insegnato lo spagnolo. Ci teneva che parlassi in francese, quindi mi ha sempre parlato in questa lingua con più o meno errori. Ma c’era papà che la correggeva.

    Anche se Flor aveva insistito molto perché la mia seconda lingua alle superiori fosse lo spagnolo, ho dovuto imparare il tedesco perché così aveva deciso mia madre. Rimane un enigma per me. Perché rifiuta la sua lingua, la sua cultura, le sue radici? Immagino che sia successo qualcosa di terribile, anche per questo non insisto troppo per saperne di più. La mamma ha sempre avuto un rapporto difficile con la sua famiglia e si è gradualmente allontanata da Flor. Ma mia zia è rientrata nella sua vita dopo la morte dei miei nonni e in quel periodo si è infiltrata nella mia, ma non tanto quanto lei ed io avremmo voluto. Mia madre è un po' gelosa della nostra relazione.

    Zia Flor non si è mai sposata, si è sempre concentrata sul suo lavoro e vive solo per questo. Avermi come nipote le basta. Non ha mai avuto il desiderio di avere figli. Ama ripetere che almeno con me può comportarsi come una zia che vizia, che non ha mai avuto notti insonni e capricci al supermercato, che ha goduto dei miei sorrisi davanti ai regali di Babbo Natale e delle mie labbra piene di gelato al cioccolato. Non ho mai visto zia Flor con un uomo. So che ce n'è stato uno nella sua vita. Tiene una sua foto nel portafoglio, ma non ne parla mai. Ho provato molte volte a sollevare l'argomento. Ho capito che era l'amore della sua vita, ma è tutto ciò che sono riuscita a sapere. Penso che si chiamasse Miguel. Devo ammettere che era un bell'uomo. Questo mi rende triste per Flor, perché non riesco a immaginare una vita senza un uomo o addirittura senza bambini, ma lei sembra felice. Il suo lavoro di fiorista (bisogna dire che era predestinata a questo lavoro, il suo nome significa «fiore» in spagnolo), le porta via molto tempo. Tiene aperto anche nei fine settimana. Durante la stagione dei matrimoni, è stress a gogò. Ho lavorato con lei durante le vacanze. In seguito abbiamo concordato che per il nostro benessere personale e le relazioni future, era meglio evitare la collaborazione professionale. Avevo rotto due vasi e ci stavo provando con il suo dipendente, che alla fine si era rivelato gay.

    Curiosoni, probabilmente vi starete chiedendo che aspetto ho con tali origini! Nessuno vede in me una bellezza latina, i miei capelli sono neri come l'ebano, ma la mia pelle è di un bianco splendente, che arrossisce al sole. Non torno mai da una vacanza abbronzata, ma piuttosto diciamo... «vaniglia/fragola». Ho ereditato la pelle delicata di mio padre. Assomiglio un po' a Biancaneve e ci gioco molto con questa somiglianza, mi metto solo del rossetto rosso! Sono piuttosto alta, supero mia madre di quasi venti centimetri, lei e il suo metro e cinquantadue. Anche Flor è bassa. Tutte e due hanno ereditato il fisico tipico dei nativi del Guatemala. Anche se tutti chiedono loro se non vengano dal Perù o addirittura dall'Ecuador. Bisogna dire che, in realtà, il Guatemala non è un paese di cui si parla molto. Suona come qualcosa di esotico alle orecchie delle persone. Fa pensare all’avventura, ai pappagalli e alle cascate. Nessuno sa situare questo paese su una carta geografica! Tutti credono che sia in Sud America, mentre è in America Centrale, tra Messico, Honduras, El Salvador e Belize. Questo per quanto riguarda la piccola lezione di geografia! Approfondiamo ancora un po’... Tutti sanno che ci sono Indiani lì, ma quali? Gli Incas, i Maya o gli Aztechi? Ebbene, sono i Maya, ho dovuto fare una relazione su questo paese una volta a scuola e allora me lo ricordo!

    Mi sento francese, non ho alcun legame con il Guatemala, tranne che per Flor che mi racconta alcuni aneddoti della sua infanzia. Lei ha più ricordi della mamma che ha invece cercato di cancellare questo periodo dalla sua memoria.

    Non ho avuto la fortuna di conoscere i miei nonni materni, sono morti poco prima che io nascessi in un incidente d'auto. Mia madre aveva quasi vent'anni ed era sposata con mio padre. Flor conserva preziosamente alcune foto dei miei nonni e del Guatemala. Per me sono come personaggi di un romanzo e trovo difficile immaginare che appartenessero alla mia famiglia. Potrei avere cugini di secondo grado laggiù, ma Flor non ha alcun contatto con loro, o almeno non ne parla mai. Avrete notato che le relazioni nella mia famiglia non sono delle migliori, ma se questo mi dà l'opportunità di mangiare una torta in cucina con mio padre...

    — Claraaaaaaaaa! —grida mia madre.

    Bene, la pausa non è durata così a lungo, dovrò sentire la conclusione di tutte queste discussioni, il cui tono è variato e aumentato soprattutto negli acuti! È pazzesco come due piccole brave donne possano avere una gabbia toracica così sviluppata.

    — Claraaaaaaaaa! —grida ancora mia madre—. Io e tua zia abbiamo avuto un'idea geniale. Che ne dici di scusarti con il tuo capo?

    Vista la faccia di zia Flor, è chiaro che non è d'accordo. Ma dopo tutto, posso sempre provare. Chi non risica non rosica. Ma si dice anche che chi osa vince. E poi, se posso avere un po’ di pace alla prossima cena di famiglia...

    Capitolo 3: Clara di fronte al suo futuro

    Chi osa vince, dicono. Ma chi osa si fa ridere in faccia, questa non la conoscevamo! Ecco la risposta del mio capo: «Clara, Clara, Clara». Attenzione lettori, è mio dovere, come narratrice, informarvi che chiunque si rivolga a me e mi dovrà dire qualcosa di spiacevole, inizia sempre la frase con tre Clara.

    «Clara, Clara, Clara, se mai avrò bisogno di un articolo su come si devono scrivere le candidature per ottenere un nuovo posto di lavoro, ti chiamerò. Ti potresti fare molta esperienza nei prossimi mesi.» No, ma chi si crede di essere?!

    «La qualità dei tuoi articoli, nel tempo, è diventata sempre più scadente. Ho dovuto trovare un motivo valido per licenziarti, dopo averti dato diverse possibilità. Conosci il lavoro, qui nessuno rimane, nessuno è insostituibile ...»

    Bene, ha il merito di essere chiaro. Non posso biasimarlo per essere stato onesto. So che ha ragione. Non mi sono impegnata a sufficienza, avrei potuto parlare di acne

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