F come Festa: Omelie per anime liete
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I capitoli di questo libro non sono ottocento, ma l’invito dell’Autore a essere portatori di gioia è evidente. Leggere le sue omelie sarà una vera festa!
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Anteprima del libro
F come Festa - Andrea Rabassini
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Biografia dell’Autore
Andrea Rabassini (Angera, 1974) è un sacerdote della Diocesi di Milano.
Dopo la maturità scientifica, frequenta per qualche anno la facoltà di Giurisprudenza. Nel 1997 parte per il servizio militare e dopo due mesi approda alla Scuola Sottufficiali della Guardia di Finanza. Concluso il corso viene assegnato al Nucleo Regionale di Polizia Tributaria a Torino. Negli anni di servizio riprende gli studi universitari e si laurea in Economia e Commercio nel 2003.
La conclusione della Scuola Sottufficiali e l’inizio del servizio effettivo coincidono anche con la ripresa di una presenza attiva, anche se solo nel fine settimana, nella sua parrocchia di origine, San Lorenzo
in Gurone di Malnate. L’incontro con figure significative e la condivisione dell’impegno pastorale lo portano ben presto a misurarsi con un desiderio di felicità piena e a domandarsi se Qualcuno non lo stia chiamando a una diversa scelta di vita. Così, nel 2003 iniziano i contatti con il Seminario diocesano, dove entrerà nel settembre del 2004, all’età di trent’anni.
Durante il servizio come seminarista a Saronno, incontra don Silvio Andrian che gli propone un’esperienza missionaria a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, insieme a un gruppo di giovani della parrocchia.
In quell’occasione conosce Oscar e Laura Strazzi e la bella realtà dell’Associazione Aiuti Terzo Mondo, che continua tuttora a sostenere con i suoi viaggi missionari, per portare aiuto materiale e spirituale.
Ordinato sacerdote il 12 giugno 2010, don Andrea viene assegnato alle parrocchie Madonna Pellegrina
e Santi Nazaro e Celso
di Bareggio, dove si ferma quattro anni. Dopo un biennio presso la comunità dei Padri Oblati di Rho, è attualmente responsabile della pastorale giovanile nella Comunità Pastorale Madonna dell’Aiuto
di Gorgonzola.
Introduzione
Vi sarà sicuramente capitato di vedere il film Il segreto di Pollyanna (Walt Disney Production, USA 1960) e ricorderete, quindi, quel bellissimo dialogo in cui la protagonista afferma che nella Bibbia ci sono più di ottocento «passi della felicità
, come gridate di gioia
, o gioite nel Signore
, cose del genere.»
Li ho cercati anch’io e davvero superano le ottocento occorrenze! Quindi concordo con Pollyanna: «Se il buon Dio si è preso il disturbo di dirci ottocento volte di essere lieti, è ovvio che voleva proprio che lo fossimo!».
I capitoli di questo libro non sono ottocento, ma l’invito dell’Autore a essere portatori di gioia è evidente.
«Quando Gesù ha inventato
la Messa? Durante la cena di un giorno di festa.
E che cosa dice ai suoi amici? «Fate questo in memoria di me», cioè Vivete così come ho vissuto io. Amatevi come vi ho amato io. State insieme, vivete in comunione tra voi
.
Ecco cosa dovrebbe essere il nostro ritrovarci la domenica: una festa! Uno stare insieme per fare festa, prima ancora che un obbligo; un trovarsi tra fratelli, tra amici, piuttosto che una assurda tortura, quando si potrebbe dormire fino a mezzogiorno!
[…] Gesù è follemente innamorato dell’uomo. È follemente innamorato di noi. Per questo non misura, non calcola. Gesù è follemente innamorato della felicità dell’uomo. Vuole il nostro bene. Vuole la nostra felicità. Vuole la nostra gioia. A ogni costo. Senza badare a quanto questo possa costargli. Anzi, a costo di rimetterci. Di pagare di persona. Di pagare con la sua stessa vita.» (Omelia della II domenica dopo l’Epifania, Anno C-2019)
Gesù, dunque, desidera per noi la gioia piena, la felicità. E affinché il suo desiderio si avveri, cosa fa?
«Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». (Gv 15,11)
Ci dice queste cose
, cioè ci dona la sua Parola insieme a tutto se stesso. Ecco, quindi, il motivo per fare festa!
È festa ogni domenica, ogni giorno, ogni volta che partecipiamo alla Messa perché la celebrazione eucaristica (feriale o festiva) ci fa fare memoria del dono di Gesù per la nostra salvezza e questo non può che renderci felici.
Tranquilli, però! I capitoli non sono ottocento e neppure trecentosessantacinque. In questo libro sono state inserite solo le omelie di quelle festività dell’anno liturgico che hanno un titolo moltiplicativo della festa
. Non solo domenica, giorno del Signore (e già questo sarebbe motivo sufficiente per festeggiare), bensì celebrazione di un evento significativo per la storia della Salvezza che ritma il nostro cammino di conversione.
Non è stato facile scegliere i testi… ogni omelia ha una sua bellezza e andrebbero lette e meditate tutte quante! Ho cercato quelle non inserite negli altri libri, quelle più originali, quelle con più riferimenti alla gioia… di chi le leggerà, sicuramente!
***
I testi della Parola di Dio sono quelli propri del Rito Ambrosiano. Si fa riferimento all’anno liturgico che inizia con la prima domenica di Avvento e termina con la domenica di Cristo Re.
Con la riforma del Lezionario Ambrosiano (entrato in vigore la prima domenica di Avvento del 2008), l’anno liturgico è stato diviso in tre periodi, corrispondenti ai tre Misteri
della proclamazione annuale della Parola di Dio (Incarnazione, Pasqua e Pentecoste).
Per ognuno di essi viene data una breve descrizione nel capitolo corrispondente.
Cinzia Anedda
F come Festa
Mistero dell’Incarnazione del Signore
Il Mistero dell’Incarnazione del Signore comprende le celebrazioni che vanno dalla prima domenica di Avvento fino al sabato che precede la prima domenica di Quaresima.
È suddiviso nei tempi liturgici dell’Avvento, del Natale e del dopo l’Epifania. Quest’ultimo sostituisce il primo segmento del tempo ordinario
(così chiamato prima della riforma).
Il Lezionario Ambrosiano festivo riprende il criterio metodologico, ben rintracciabile nella sua lunga tradizione, della convergenza tematica delle tre letture bibliche. Il tema su cui convergono le letture è anzitutto il mistero
celebrato da una domenica, da una solennità o da una festa. Tale criterio viene esteso anche al tempo dopo l’Epifania.
Per questo periodo dell’anno liturgico si possono evidenziare i seguenti temi:
Avvento: l’attesa del compimento della salvezza alla luce dell’attesa d’Israele.
Natale-Epifania: il compimento dell’attesa d’Israele nel mistero dell’Incarnazione del Verbo.
Tempo dopo l’Epifania: la progressiva manifestazione del Messia, conclusa dall’annuncio della divina clemenza e dalla chiamata di tutti gli uomini alla conversione.
Come già indicato nell’Introduzione, le omelie qui presentate sono solo quelle più significative. Si rimanda il lettore ai volumi A come Avvento
, N come Natale
e E come Epifania
per una raccolta più completa.
I Domenica di Avvento
Anno 2014
Letture: Is 24,16b-23; 1Cor 15,22-28; Mc 13,1-27
Non so che impressione vi abbiano fatto le letture che la liturgia ambrosiana ha scelto per la prima domenica di Avvento. Personalmente, la mia prima impressione non è stata proprio positiva: mi mettono una certa angoscia. Mi sono scervellato dei giorni per cercare di capire come affrontarle, come interpretarle, come renderle predicabili.
Fino a quando mi è successa una cosa strana: la lampada che ho sulla scrivania e che solitamente tengo accesa quando scrivo al computer è crollata rovinosamente. Si è accasciata sulla scrivania.
Dopo un attimo di smarrimento, un momento in cui mi sono chiesto se interpretare il fatto come un segno divino o cos’altro, ho realizzato che all’origine di quel piccolo incidente c’era semplicemente una piccola vite che si era allentata.
E lì mi si sono aperti gli occhi!
Ma avete mai pensato a quanto siano meravigliosi questi piccoli pezzi di metallo? Avete mai pensato a quanti e quali insegnamenti è capace di racchiudere in sé un oggetto così piccolo e apparentemente insignificante?
Vedo visi smarriti. Tranquilli, non siete in fiera e tantomeno abbiamo deciso di aprire una ferramenta. È solo che proprio dalla vite raccolgo uno spunto interessante per interpretare le letture che abbiamo ascoltato e per capire perché ha senso che ci vengano proposte oggi, all’inizio dell’Avvento, all’inizio di un nuovo anno liturgico. Perché è appunto all’anno liturgico, e forse più in generale al cammino della storia che mi sento di poter paragonare la vite.
Innanzitutto: una definizione.
Cos’è una vite? Come possiamo descriverla?
Una vite è una barra cilindrica con un filetto elicoidale (o principio) inciso sulla superficie, utilizzata prevalentemente per fissare oggetti tra loro. È una macchina semplice in grado di trasformare il moto circolare in moto rettilineo.
Mi accontento di due semplici sottolineature.
La prima riguarda il principio di funzionamento della vite: la vite è in grado di trasformare il moto circolare in moto rettilineo.
Non c’è bisogno che lo spieghi: chiunque si sia trovato ad avvitare una vite ha potuto constatare da solo la verità di questo fatto. Mentre giro la vite per avvitare, la stessa avanza, scava, va in profondità. Se guardo la vite dall’alto vedo solo un girare in tondo, un continuo tornare su se stessa. Ma se mi pongo di fronte vedo come a questo moto circolare corrisponda anche un avanzare, un moto rettilineo, appunto.
Questo è il primo dato che possiamo fare nostro e applicare al nostro anno liturgico.
Che cosa succede ogni anno, nella prima domenica che segue la festa liturgica di San Martino? Inizia l’Avvento; e dopo l’Avvento arriva il Natale e il tempo natalizio; poi arriva la Quaresima, poi la Pasqua, poi la Pentecoste, poi la festa della dedicazione del Duomo e via di nuovo un altro Avvento… anno dopo anno… sempre le stesse feste, sempre le stesse celebrazioni, sempre le stesse cose…
A pensarci bene, non ci sembra che a volte sia un po’ così tutta la nostra vita? Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno: i soliti impegni, le solite cose, la solita routine… Sì, per carità, i capelli si fanno bianchi (quelli che non cadono), scopriamo dolori e acciacchi nuovi… invecchiamo… ma per il resto… Cosa cambia?
Se guardiamo bene la vite, ci accorgiamo che c’è qualcosa in più: la nostra vita, la nostra storia, non è solo un susseguirsi di giorni, una ripetizione monotona e meccanica di gesti e situazioni sempre identici.
La vite, mentre gira, avanza!
La vite, mentre gira, va in profondità!
La vite, mentre gira, si AV-VITA!
La liturgia, con queste strane letture di oggi, intende ricordarci questo: c’è un procedere della storia, c’è un senso, una direzione. La nostra vita, la nostra storia, non è e non può essere solo un susseguirsi senza senso di giorni, di mesi e di anni.
Il tempo che ci viene concesso di vivere, ci è dato perché ci sia da parte nostra la capacità, e anche la voglia, di procedere verso il termine, verso il fine, verso il senso della nostra vita, verso il senso della nostra storia, che è e rimane, perché così Dio l’ha pensata e l’ha voluta, una storia di salvezza.
Dice il Concilio Vaticano II a proposito dell’anno liturgico:
La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare l’opera salvifica del suo sposo divino mediante una commemorazione sacra, in giorni determinati nel corso dell’anno. […] Nel corso dell’anno poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo (Totum vero Christi mysterium per anni circulum explicat) dall’Incarnazione e dalla Natività fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste e all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore. Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza.
(SC 102)
Questo ci apre così alla seconda sottolineatura: il risultato, o l’effetto, di