Il mio e il vostro Sacrificio: Il liturgista risponde
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Anteprima del libro
Il mio e il vostro Sacrificio - Enrico Finotti
Confermazione
Prefazione
Troppo spesso si ritiene che il dibattito liturgico sia questione di competenti in ambiente accademico, ma in realtà la liturgia è vita quotidiana dell’intero popolo di Dio e soprattutto dei fedeli semplici che vi si accostano con stupore di fede e umiltà di cuore. Proprio da loro vengono fatte le domande più impensate, non prive di profondità spirituale, che rivelano l’azione misteriosa dello Spirito Santo nelle membra del Corpo mistico di Cristo. A queste domande la nostra rivista Liturgia: culmen et fons ha sempre riservato una attenzione particolare nella rubrica: Domande del lettore . Un grazie cordiale al maestro prof. Aurelio Porfiri, che ha voluto raccogliere una parte di tali interventi per offrirli ad un pubblico più vasto interessato all’approfondimento della liturgia in vista di una più cosciente e fruttuosa partecipazione. La raccolta rispetta il carattere di occasionalità ed immediatezza delle domande/risposte pubblicate nei vari numeri a tema monografico della rivista Liturgia: culmen et fons . Si dovrà quindi tener presente la loro non organicità tematica e la diversa estensione delle risposte a seconda degli argomenti. Si noterà la spontaneità di interventi che vanno da una semplice informazione funzionale per lo svolgimento decoroso di un qualche servizio liturgico, alla richiesta di sorprendenti chiarificazioni di natura teologica e spirituale espresse dai normali fedeli delle nostre comuni parrocchie. Una maggiore comprensione del senso e del contesto delle singole domande/risposte, qui raccolte, si potrebbe avere leggendole nel contesto del tema monografico trattato nel numero specifico della nostra Rivista in cui furono originariamente pubblicate. Auguro che questo strumento susciti sempre più l’interesse per una vera ed autentica conoscenza della liturgia della Chiesa nell’umile popolo di Dio.
Un vero Natale
Le nostre liturgie e le tradizioni cristiane sono oggi disturbate da tante distrazioni commerciali e da tanto clamore. E’ ancora possibile vivere un vero Natale?
Il Natale è diventato cultura mondiale. Anche i popoli non cristiani hanno inconsciamente assunto, nell’attuale fenomeno della globalizzazione, mentalità e costumi propri del Natale cristiano. Questo fatto in sé è buono ed è in qualche modo profezia del giorno in cui il Vangelo sarà annunziato a tutto il mondo. Anche la nostra società, ormai secolarizzata, non rinuncia a impostare il Natale su simboli e tradizioni che sono di origine cristiana. Le luci, i regali, i pasti, l’albero, i canti, ecc. sono tutte tradizioni che storicamente nascono sul ceppo della cultura cristiana. Vi è tuttavia un singolare attrito nell’odierna cultura: da un lato l’impiego delle tradizioni natalizie come fatto ormai diffuso della cultura occidentale e opulenta, dall’altro un rifiuto della loro anima, che si manifesta nella eliminazione, almeno pubblica, di quei segni natalizi che direttamente e inequivocabilmente rimandano all’evento cristiano, come il presepio. Si vuole il Natale, ma lo si vuole addomesticato ai valori dominanti dell’ateismo pratico. Si direbbe un natale ‘politicamente corretto’. Di qui un subdolo tentativo di cambiare i contenuti e mutare l’origine storica della stessa festa, ricondotta a festa cosmologico-stagionale del solstizio d’inverno. Come agire da cristiani in questo contesto? Occorre innanzitutto evitare una contestazione radicale del natale consumistico-commerciale, fino al punto anche di invocare da parte della Chiesa un mutamento di data. Sarebbe incorrere nel medesimo errore, che si fece negli scorsi decenni, quando in ambienti cristiani si invocava la caduta della societas christiana in nome di un cristianesimo minoritario ed ininfluente nelle istituzioni pubbliche ed educative. Il movimento ha provocato grandi danni all’evangelizzazione, ha incrinato il concetto di missione ed ha privato le giovani generazioni di un proficuo incontro col vangelo nelle istituzioni scolastiche e pubbliche in genere. Si è teorizzato inoltre il principio erroneo dello Stato agnostico, o comunque estraneo alla dimensione religiosa dei cittadini.
La strada da percorrere è invece un’altra. Si tratta di ridare al Natale e ai suoi simboli la loro idealità cristiana, ossia ricondurli alle sorgenti da cui sono scaturiti e all’evento evangelico che li ha generati. Tale operazione non si compie cancellandoli o abbandonandoli alla corruzione del mondo, senza più speranza, ma piuttosto animandoli dall’interno con una coraggiosa, motivata e capillare testimonianza di fede. Ecco allora la missione, umile e tenace, che attende i cristiani. Sacerdoti, genitori, insegnanti, politici, giornalisti, operatori dei mezzi di comunicazione, commercianti, ecc. devono manifestare la loro fede intervenendo da cristiani nell’educazione, nel folclore, nelle manifestazioni culturali e commerciali, nella gestione dei ‘progetti natale’, facendo scelte mirate negli addobbi urbani, negli spettacoli natalizi, nei concerti, nei dibattiti televisivi, in modo che il Natale parli di Cristo e non lo emargini con stratagemmi inconsistenti e contrari alla verità storica. Pur dovendo riconoscere che il mysterium iniquitatis è sempre all’opera fino alla fine e insidia senza tregua l’opera della Chiesa, tuttavia, se i cristiani non sono in grado di realizzare una simile opera, significa anche che la crisi del Natale non sta nel mondo, che ne distorce il significato, ma nei cristiani stessi che non sono più l’anima della società e della cultura. Assicurare la celebrazione della notte di Natale con la fedeltà all’ora di mezzanotte è un mezzo idoneo ed efficace per non concedere ulteriormente alle lusinghe e falsificazioni del natale mondano e così immettere in esso l’ossigeno vitale della sua vera identità.
La nascita di Cristo a mezzanotte
L’ora di mezzanotte come ora della nascita di Cristo è indicata anche in alcuni mistici. E’ vero?
Non sono da escludere alcune testimonianze mistiche, che dichiarano la ‘mezzanotte’ come l’ora della nascita del Salvatore.
* Teresa Neumann. La visione della notte di Natale avveniva sempre per Teresa in tempi reali, cioè verso la mezzanotte del 24 dicembre. « Verso le undici di sera Maria entra in estasi. Si solleva in ginocchio e incrocia le braccia sul petto. Il bambino divino lascia verso mezzanotte il grembo materno, che si richiude subito intatto e incontaminato; non ci sono dolori né prima né dopo…». La visione dell’annunzio ai pastori della nascita di Cristo iniziava una mezz’ora circa dopo la mezzanotte (GIOVETTI, PAOLA, Teresa Neumann, Una grande mistica del nostro tempo, ed. San Paolo, 1994, p. 162-163). « Mezz’ora dopo la mezzanotte, dopo che Teresa ebbe assistito alla nascita del Redentore, si vide trasportata davanti ad una capanna che distava una ventina di minuti dalla stalla e si trovava su una collina. Lì otto pastori avevano il loro riparo notturno…. » (cfr. PENNA AURELIO, Gli Angeli, De Vecchi Editore, Mi, 1996, p. 80).
* Caterina Emmerick nelle sue visioni scrive: « Giuseppe ricondusse Maria al suo rifugio, poiché Ella gli diceva che la nascita del divin Bambino sarebbe avvenuta a mezzanotte, poiché si adempivano allora nove mesi trascorsi dall’annunciazione dell’Arcangelo Gabriele… A mezzanotte Maria era rapita in estasi…».
* Mediugorie nel messaggio del 23 dicembre 1981: La messa di Natale sia celebrata a mezzanotte e non alla sera.
* Anche il noto Renè Laurentin in I vangeli del Natale, Piemme, 1987, p. 180, afferma : «Il contrasto tra la notte dei pastori e la luce di gloria ha contribuito, con la stella di Matteo, a far celebrare il Natale con veglie notturne, e messa di mezzanotte (che la pigrizia moderna anticipa spesso), e a fissare la festa al solstizio di inverno».
L'albero di Natale
Ho letto che anche l’albero di Natale ha un’origine cristiana. Potrebbe essere proposto come un segno di fede accanto al presepio?
L’albero di Natale ha radici cristiane e può avere ancor oggi una adeguata interpretazione cristiana. Storicamente debbono essere considerati vari elementi: la festa dei Progenitori, celebrata nella liturgia orientale il 24 dicembre e il tenore di taluni testi liturgici orientali; nella liturgia latina