Lyn: L'origine della colonia
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Anteprima del libro
Lyn - Vincenzo Guido
Ringraziamenti
Prologo
Erano passati decenni da quando le sonde Mariner 3 e 4 erano state lanciate verso Marte dando il via all'esplorazione del pianeta abitabile più vicino alla Terra, ma fu solo quando iniziarono ad arrivare dati rilevanti, che l’interesse pubblico per il pianeta rosso crebbe a dismisura per qualche tempo salvo poi sgonfiarsi come ogni altra notizia sensazionale che sbiadisce nel grigiore della normalità.
La ricerca aveva comunque continuato a fare il suo corso, permettendo ai ricercatori di inviare diversi tipi di rover robotizzati e satelliti sempre più sofisticati per studiare l’atmosfera e la superficie dell’unico pianeta che poteva considerarsi a portata di mano per la tecnologia sviluppata. Le spedizioni a volte avevano avuto successo riuscendo a fornire i risultati sperati, mentre altre erano miseramente fracassate perché una delle migliaia di variabili in gioco non si era incastrata bene nel delicato quadro del puzzle generale.
Nonostante gli insuccessi, la tecnologia del settore aveva continuato a crescere e con lei anche l’interesse pubblico che negli ultimi anni era in totale stato di fermento grazie soprattutto alle nuove scoperte che avevano stimolato le fantasie di massa circa una possibile colonizzazione del pianeta rosso. L’interesse per un possibile insediamento umano dovuta alla crescente preoccupazione mondiale per l’esponenziale crescita della popolazione, aveva spinto le principali agenzie aerospaziali governative come la NASA e l’Agenzia Spaziale Russa (a cui si erano successivamente uniti anche altri enti privati gestiti da facoltosi visionari) in una folle e soprattutto costosa corsa.
Inizialmente le singole nazioni avevano avanzato per conto proprio riversando ingenti quantità di denaro ai centri di ricerca e snellendo la burocrazia per concedere praticamente carta bianca pur di arrivare per primi alla conquista di Marte, presto però fu chiaro a tutti che la competizione non avrebbe portato a nulla e che la collaborazione sarebbe stata l’unica opzione adottabile per la sopravvivenza del genere umano. I leader delle nazioni, sotto consiglio dei ricercatori, decisero di accantonare almeno formalmente le diversità ideologiche e culturali per coalizzarsi in un unico interesse comune.
La stretta di mano tra il presidente americano e quello russo venne seguito da miliardi di persone e passò alla storia come il primo vero passo verso l’evoluzione umana, simbolo del superamento delle differenze di credo e pensiero per il conseguimento di qualcosa di superiore. Negli anni successivi le due superpotenze si riunirono cercando di istituire bozze di statuti per regolare l’ente che avrebbe gestito le operazioni, ed a quelle riunioni presto si aggiunsero quasi tutti i paesi del mondo contribuendo ognuno con i propri mezzi e le proprie possibilità, fino a concretizzare la collaborazione sotto l’ala di un’unica gigantesca organizzazione mondialmente riconosciuta con il nome di Domus Corporation.
Le proposte per differenti approcci alla colonizzazione furono discusse attentamente dalla comunità di ricercatori ed alla fine tutti furono concordi sul fatto che i rischi ed i costi per inviare direttamente una squadra di esseri umani, considerando il sostanzioso carico di beni primari quali cibo, acqua, ossigeno, medicinali ed i materiali da costruzione che avrebbero dovuto inviare periodicamente, sarebbe stato troppo alto soprattutto pensando ad un progetto su larga scala e non a eventi unici o tutt’al più sporadici. L’alternativa migliore risultò essere quella di rendere la prima colonia il più possibile autosufficiente prima dell’invio di personale umano e come quasi mai succede, tutti i rappresentanti delle varie nazioni concordarono su questo punto fondamentale: i primi coloni umani avrebbero dovuto trovare un insediamento già pronto, funzionante e dotato dei macchinari adeguati per produrre autonomamente le risorse primarie in attesa delle navi cargo che li avrebbero riforniti con cadenza biennale.
L'14 Novembre del 2087 la Axiom, una tanto rudimentale quanto gigantesca astronave cargo, era finalmente pronta per la partenza e venne mostrata al mondo con un evento planetario seguito e documentato da una calca di giornalisti che a debita distanza sciorinavano parole e dati su tutte le piattaforme disponibili. Le connessioni ai canali di streaming dedicati al tema avevano messo a dura prova la tenuta dei server che in alcuni casi erano crollati causando l’ira degli utenti e la felicità degli haters che si erano sfogati per settimane inveendo sull’inefficienza degli strumenti messi a disposizione. I social network erano letteralmente esplosi saturando la rete di commenti più o meno scientifici, meme, immagini photoshoppate e frasi bibliche delle quali quelle prese dall’apocalisse erano tra le più ricorrenti.
Tralasciando la spazzatura che fomentava il mondo di internet, i canali prettamente scientifici si concentrarono sugli aspetti tecnici. L’inquadratura passò dai tre quarti del giornalista che con il microfono in mano descriveva ogni dettaglio della nave ad una carrellata della fiancata della Axiom, percorse i 110 metri di lunghezza soffermandosi sui dettagli prima di muoversi in larghezza per 80 metri. Il peso complessivo era stimato in circa 500 tonnellate e la propulsione, come spiegano gli esperti, veniva assicurata da 42 propulsori al plasma alimentati ad Argon compresso, qualcosa di rivoluzionario per quell’epoca.
Il carico, come riportato dettagliatamente dai giornalisti, era composto da una squadra di sette rover identificati con i nomi degli altrettanti arcangeli, che sarebbero stati pilotati da Terra tramite comandi remoti e da un ingente quantità di materiali da costruzione e prefabbricati per l’assemblaggio di strutture, laboratori e macchinari utili. Il lavoro dell’intelligence della Domus compì un lavoro certosino per occultare anche la presenza di una discreta quantità di campioni di ovuli e spermatozoi umani con cui si sarebbe studiata la possibilità di creare la prima vita marziana autoctona, ed i pochi giornalisti che sapevano, glissarono l’argomento soddisfatti dai lauti compensi ricevuti.
Alle 13:05 ora locale, ci fu un lungo momento di attesa in cui sembrava che la nave non sarebbe mai partita. Solo quando un boato, alle 13:28 esatte esplose illuminando la rampa di partenza di una luce azzurra, gli spettatori rimasero senza parole contemplando quell’immensa mole che si alzava lentamente prendendo quota. I cappelli, fogli di giornali e acconciature elaborate delle avvenenti inviate fasciate nei taller, volarono dallo spostamento d’aria nonostante la notevole distanza di sicurezza che erano obbligati a tenere.
La Axiom impiegò qualche minuto per raggiungere circa 500 metri di altezza salendo in orizzontale, poi i propulsori sembrarono deformare lo spazio attorno e la nave sparì in pochi istanti lasciando fogli e lattine a rotolare nella silenziosa incredulità della gente ancora con il naso all’insù.
Il viaggio durò in tutto circa 8 mesi ed il 4 Luglio del 2087 alle 16:32 U.T. (Universal Time), la nave atterrò come programmato alle coordinate 5°38′10″S, 241°15′32″E nell'altopiano