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Viaggio in India
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E-book225 pagine3 ore

Viaggio in India

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Info su questo ebook

Anni '70 Viaggiare all'avventura negli anni dell'amore libero. Quattro amici, due ragazzi e due ragazze, decidono di partire verso la tanto agognata India via terra. In treno da Milano a Istanbul poi all'avventura con qualsiasi mezzo attraversando Iran (ancora con lo Scià), Afghanistan (ancora libero), Pakistan e poi India da nord a sud. Quindi ritorno avventuroso. Paesaggi incantevoli e incontri con personaggi indimenticabili. Una fotografia degli anni '70, della libertà di viaggiare e dei suoi personaggi.
LinguaItaliano
Data di uscita19 ago 2020
ISBN9788831689885
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    Anteprima del libro

    Viaggio in India - Sergio Albani

    1 UN SOGNO CHE DIVENTA REALTA’.

    La casa dove vivo da ‘Single’: Pareti e soffitti tutti in bianco. Entrata una semplice porta, un vetro smerigliato nella parte alta, nessuna paura di furti. Oltre la porta una grande stanza, un letto matrimoniale sulla destra, in un angolo sempre a destra un vaso con un ramo secco color arancio con varie diramazioni dove sono introdotti rotoli finiti di carta igienica. Sulla sinistra cubi vuoti in legno di vari colori sovrapposti in tre file riempiti di dischi long play, libri e oggetti vari. Sopra un giradischi con sempre la musica di un disco che suona.

    Pink Floyd, Genesis, Led Zeppelin, Huriah heep, Joe Cocker, The Who, Rolling Stones, Deep Purple, Santana, Creedence Clearwater Revival, Jethro Tull, Van Der Graaf Generator, David Bowie, Neil Young, Traffic, Joan Baez, Joni Mitchell, Area, Bob Dylan, Lucio Battisti e altri, una vera collezione anni ‘70. Niente radio e televisione, niente quadri solo un disegno fatto dall’amico Doriano su una parete ma per guardarlo si deve piegare la testa a sinistra, è disegnato in senso orizzontale non verticale.

    La finestra che si apre su un giardinetto incolto ha i vetri con incollata carta colorata semitrasparente.

    Poi oltre una porta, senza porta, la cucina semplice tavolo, 3 sedie, lavandino, fornello e armadietti pensili con piatti, pentole, bicchieri e stoviglie. Il minimo per cucinare. In un angolo un armadio con vestiario minimo. Più in là un’altra porta, senza porta, bagno con vasca e armadietto porta salviette ecc. e la lavatrice.

    All’esterno stenditoio e garage aperto, niente porta o basculante.

    L’appartamento, in paese, è chiamato la casa del diavolo sempre con ragazzi in festa e fumo che esce dalla finestra.

    Circondato da una decina di amici e amiche, si beve vino, si mangia pane e salame, si fuma, si ride e si parla di viaggi.

    Ci sono tutti i più intimi.

    Io, Deby e Romy annunciamo: Abbiamo deciso: Andiamo in India via terra.

    Al che Jack dice: Vengo anch’io con voi. Ok Accettiamo volentieri la sua compagnia. Gli amici ci guardano stupiti e forse invidiosi. Approvano, battendo le mani e ridendo, la decisione di vedere quell’India che altri amici hanno visitato e ci hanno descritto come unica e meravigliosa.

    Siamo verso la fine degli anni ‘70 quando ancora in Iran è al potere lo Scià (cadrà proprio alla fine del nostro viaggio) e l’Afganistan è ancora uno stato libero senza invasioni. Possiamo viaggiare via terra attraversando differenti Stati senza difficoltà e senza limiti di tempo. Saranno i soldi, non molti, che abbiamo che determineranno la durata del viaggio.

    Domani andremo a Milano, alla stazione treni per acquistare il biglietto per Istanbul, prima tappa del viaggio. Dico mentre festeggiamo.

    Quando saremo a Istanbul decideremo come continuare lasciandoci trasportare dall’avventura. Interviene Deby.

    La serata con gli amici si prolunga fino a tardi parlando di quell’India tanto lontana e tanto diversa dall’Italia. Tra musica, vino, patatine, noccioline e sigarette ci lasciamo trasportare nei ricordi di quello che ci hanno descritto alcuni viaggiatori, conosciuti occasionalmente di passaggio nelle nostre piazze, sulla vita, i paesaggi, gli usi e i costumi di quel popolo. La compagnia si scioglie a tarda notte.

    I miei sogni si riempiono di India e di avventura.

    2 MILANO

    Il mattino seguente, io, Jack, Deby e Romy siamo alla stazione treni di Milano. In questi anni le prenotazioni si fanno in stazione.

    Prenotiamo il treno Milano - Istanbul per il 25 novembre.

    Mancano 15 giorni alla partenza.

    In banca cambiamo le lire in dollari.

    A casa Deby e Romy decidono di ingannare l’attesa partendo per la Spagna naturalmente in autostop. Hanno già salutato i genitori e gli zaini sono pronti.

    Ci vediamo il 24, il treno per Istanbul non aspetta. Attente alle spese, con più soldi portiamo più a lungo viaggeremo. Ricordo loro.

    No problem, cercheremo di risparmiare il più possibile in Spagna.

    Si capisce che non navighiamo nell’oro ma vogliamo ugualmente che il tanto desiderato viaggio duri almeno qualche mese.

    Deby e Romy al momento sono disoccupate, Jack si è licenziato dal posto di lavoro (non gli piaceva) ed io sono in cassa integrazione per qualche mese.

    Sembra strano ma non siamo preoccupati di avere un posto fisso. Negli anni ‘70 non è poi così difficile trovare un lavoro nonostante ci sia per alcuni la cassa integrazione.

    Tutto sembra coincidere con il nostro progetto di viaggio affinché duri alcuni mesi.

    Deby 20 anni, occhi azzurri, bionda, carina, il carattere aperto e gioviale.

    Romy 20 anni, occhi azzurro-verdi, mora, carina, un poco introversa parla poco ma mai a vanvera.

    Jack 27 anni, occhi scuri, moro, bello e alto. Lo posso definire gioviale, di compagnia e bizzarro. Non credevo ai miei occhi quando quella sera ha deciso di venire in India con noi. Non lo pensavo così amante dell’avventura.

    Poi ci sono io Giò, 23 anni, occhi verdi, alto, moro con lunghi capelli mossi, bello (così dicono le ragazze).

    Mi piace la compagnia, viaggiare, conoscere il mondo, fare nuove amicizie.

    Spesso visito l’Italia in autostop e da solo. Dormo in piccola tenda canadese o sotto le stelle. Quando penso di andare verso una località facendo autostop, a volte mi lascio trasportare da chi mi offre un passaggio in auto e cambio destinazione.

    Mi è successo un giorno facendo autostop. Volevo dirigermi a Bologna ma a Parma, il mio passaggio esce dall’autostrada ed io scendo superato il casello.

    Mangio un poco di pane e formaggio poi rifaccio autostop poco prima del casello per rientrare in autostrada verso Bologna.

    Si fermano tre ragazze svizzere che tornano a casa in direzione contraria alla mia.

    Chiacchieriamo un po’ in italiano e poi all’improvviso mi chiedono: Viaggi con noi? Ok. Rispondo senza indugio.

    La mia meta cambia, andremo in Svizzera ma prima una sosta in Piemonte dove dormiremo in quattro in una tenda.

    Una giornata e una nottata indimenticabile.

    Alla frontiera Italia-Svizzera ci separiamo ed io torno a casa sempre in autostop. Un’altra avventura scritta nei miei ricordi.

    3 GIORNO PRIMA DELLA PARTENZA

    Puntuali, la sera prima della partenza, arrivano Deby e Romy. Sono andate in Spagna in autostop e cariche nell’animo sono tornate a casa mia. È stato un viaggetto bello e divertente. Ci dice Romy. A Barcellona abbiamo conosciuto alcuni ragazzi spagnoli molto simpatici che ci hanno ospitato. Giovani ‘fuori’ con cui abbiamo passato belle giornate e incredibili serate nella movida spagnola. Siamo molto cariche e pronte per l’India.

    Stanotte dormono qui a casa mia.

    Alcuni giorni prima della partenza io e Jack siamo al mercatino ‘Fiera di Senigallia’ (mercato delle pulci) di Milano, compriamo sacchi a pelo, zaini militari usati e altre cosucce che ci serviranno durante il viaggio.

    In questo mercatino delle pulci si vende di tutto, vecchi attrezzi, libri vecchi e nuovi, LP e dvd, articoli per collezionisti, abbigliamento e accessori, abiti di seconda mano anche importati dagli USA. Ci sono viaggiatori che espongono su tavolini merci comprate nei viaggi in vari Paesi del Mondo. Vendono per poter continuare a viaggiare. Un modo per finanziarsi.

    È sera. Gli amici di sempre, una decina, sono venuti a salutarci e augurarci buon viaggio. Piccola festicciola, si beve, si stuzzica qualcosa, si chiacchiera, si fuma, si ride: unico argomento l’India.

    4 SI PARTE

    Sveglia ragazze! -urlo- È arrivato Jack. Si parte. Gli zaini sono pronti preparati ieri.

    Dicendo ’si parte’ confesso di provare una piacevole sensazione di volo verso l’Avventura.

    Per di più se la meta è l’India si moltiplica per 1000.

    Chissà cosa faremo, chi conosceremo, cosa vedremo e come saremo cambiati nell’animo al ritorno.

    Arriva anche l’amico But che ci condurrà con la sua auto fino alla stazione treni di Milano. Sarebbe bello se anche lui fosse dei nostri in questo viaggio. Ma per lui al momento non è possibile:

    Forse nel prossimo viaggio, lo spero tanto. Ci dice.

    Ciao But ci sentiamo al ritorno, salutaci tutti gli amici. Dico mentre ci abbracciamo

    Buon viaggio e occhi aperti, mi raccomando.

    Presto al binario 18 tra poco il treno parte!

    Venite tutti qui -urla Deby dal finestrino di una carrozza a circa metà treno- ho trovato i nostri posti riservati. (seconda classe naturalmente).

    Piazziamo sulle reti porta valigie sopra le nostre teste gli zaini e aspettiamo in silenzio il fischio di partenza del capostazione. Un po’ pensierosi ma convinti che sarà un viaggio stupendo che ricorderemo per tutta la vita. Troppo Bello!!!

    Un fischio, il treno si muove, comincia l’Avventura. Ci guardiamo negli occhi tutti colmi di felicità, qualsiasi titubanza sparisce e ridiamo felici. Ci aspettano tre giorni e due notti su quei sedili di legno, il finestrino che si può abbassare per cambiare l’aria, il posacenere utilizzato, le reti porta valigie, nessun piccolo tavolino di appoggio sotto il finestrino.

    Questa carrozza del treno sicuramente ha percorso la tratta Milano-Istambul molte volte con tanti passeggeri in viaggio per differenti motivi ma sicuramente anche qualcuno come noi, all’Avventura.

    In Italia il treno si ferma per pochi minuti nelle grandi città, ma a Venezia il controllore ci avvisa che la sosta durerà due ore.

    Scendo dal treno per passeggiare un poco e sgranchirmi le gambe.

    5 LA COMPAGNIA AUMENTA

    Passeggiando lungo la pensilina del mio binario noto un ragazzo alto, capelli mossi, lunghi e neri, vicino ha un grosso zaino. Ho voglia di chiacchierare. Mi avvicino e gli chiedo: Ciao, dove stai andando? Mi risponde in francese…

    Ho studiato il Francese alla scuola media, ora i miei ricordi sono scarsi anche se in pagella avevo i voti più alti proprio in Francese con Geografia e Scienze, lo stesso voto che avevo in Condotta e non era 10.

    Nonostante siano passati una decina di anni dalla scuola e solo un viaggio a Parigi per alcuni giorni poco tempo fa, ugualmente cerco di imbastire un dialogo in francese col giovane.

    Con evidenti sforzi da parte mia di capire quello che dice e di farmi capire, lui l’Italiano neanche lontanamente, mi dice: Vado in India. Con questo treno fino a Istanbul, poi deciderò come continuare.

    Cavolo, il mio stesso viaggio, –esclamo– anch’io con alcuni amici siamo su questo treno. Vieni nel nostro scompartimento, c’è posto, ti presento agli altri. Tutti andiamo in India. Naturalmente lo dico in un francese intercalato con parole in italiano. OK, –mi risponde- io sono Mark, vengo dal Québec. Mi sono preso una pausa sabbatica. In aereo, con sconto studenti pagato la metà, sono arrivato a Parigi per visitare la città. Dopo la visita ho deciso di fare un giretto in India prima di tornare a casa.

    Ottima idea, penso, ma per capire tutto quello che mi ha detto deve ripeterlo dopo, con più calma, quando saremo saliti sul treno.

    Arriviamo allo scompartimento e vedo tra i miei amici un ragazzo che non conosco, non molto alto, occhi azzurri, capelli lisci biondo vivo, molto lunghi.

    Lui è Bill, inglese ma vive in Francia. Anche lui viene in India. Dice Deby.

    Lui è Mark, viene dal Québec e stesso viaggio. Dico.

    Ci presentiamo tutti dandoci una stretta di mano. Mark e Bill prendono posto mettendo gli zaini sopra le nostre teste.

    Bill ci racconta in francese: Vivo in una Comune vicino a Parigi. Molta gente di passaggio parlava spesso dell’India in modo meraviglioso. Così due giorni fa, riempito lo zaino e preso il sacco a pelo, sono partito in treno destinazione Istanbul e poi India.

    Anche nei pressi di casa mia, in mezzo ai campi c’è una Comune. Un grande cascinale dove vivono in comunità una ventina di giovani e meno giovani. Alcune sono coppie.

    Le stanze da letto sono al piano superiore, per coppie e per single. Mentre al piano inferiore si vive in comunità in una stanza cucina e in un grande salone ad uso comune.

    Si mangia tutti insieme si fanno piccoli lavoretti artigianali come orecchini, collane, piccole sculture in legno.

    Per lavori più ingombranti, impagliare sedie o creare mobili in bambù c’è un altro salone sempre a piano terra che ospita anche una batteria di musica completa di piatti e tamburi, talvolta qualcuno la suona accompagnando il lavoro di chi crea. Si passano le serate anche con amici che non vivono lì, molte volte io sono tra questi, discutendo, bevendo, fumando, parlando di viaggi anche con viaggiatori di altri Paesi, di passaggio, che vi sostano per un paio di giorni.

    Mi sono fatto dei buoni amici in quella Comune. Due di loro sono partiti per l’India con uno scuter Vespa 200. Arrivati alla frontiera con l’India avrebbero dovuto lasciare una grossa caparra come sicurezza che la moto, al ritorno, sarebbe uscita dal Paese con loro. Abbandonata la moto in una vicina capanna vuota hanno continuato il viaggio in bus. Al ritorno, dopo un paio di mesi se la sono ripresa, nessuno l’aveva toccata.

    Mentre il treno riparte Deby racconta, in un francese simile al mio, ai nuovi amici la nostra decisione di partire per l’India. Stiamo bene con i nuovi compagni di viaggio, si chiacchiera, ci si conosce, si ride. Nel nostro scompartimento aleggia un’euforia tranquilla: si va verso l’India.

    I visti per entrare nei Paesi che dovremo attraversare saranno un problema?

    Meglio non pensarci ora, li faremo direttamente in frontiera.

    6 IN TRENO FINO A ISTANBUL

    Confine Jugoslavia. Le guardie di confine salgono sul treno per controllo passaporti. Tutto in regola. Dopo un’ora il treno riparte. Jugoslavia: siamo all’estero. È il primo Stato che attraversiamo dopo l’uscita dall’Italia. Niente visti fino a Istambul perché siamo solo di passaggio.

    È già buio e facciamo un piccolo spuntino dividendoci tonno in scatola e pane che abbiamo nei nostri zaini.

    Sentiamo profumo di cipolla che arriva dallo scompartimento vicino al nostro. Vado a vedere, è occupato da Indiani (dell’India) che stanno mangiando pane, cipolle e aglio crudi.

    Compaiono anche alcuni peperoncini piccanti.

    Non sono abituato a veder mangiare cipolle e aglio crudi… Vedono il mio stupore dipinto sulla faccia e sorridendo mi invitano a mangiarne un poco. Cercando di farmi capire faccio presente che sono abituato a mangiare aglio e cipolle cotti e ben amalgamati con altro cibo.

    Chiamo Bill chiedendo di farmi da traduttore visto che al momento il mio inglese è pari a zero, salvo pochissime parole. Dicono – mi traduce Bill in francese – l’aglio e le cipolle tengono puliti gli intestini da eventuali vermicelli che vi si possono annidare dato che durante il viaggio si cambiano alimentazione e abitudini culinarie.

    Bene, accetto volentieri l’offerta di mezza cipolla e uno spicchio di aglio con pezzetto di pane e perché no un pezzetto di peperoncino.

    Inutile descrivere le espressioni del mio viso ad ogni piccolo morso…

    Piccolo problema durante la notte, scarico aria e non dalla bocca. Ma in compenso mi sento bene. Nessun altro problema collaterale anche se non capisco perché tutti nel mio scompartimento, quando parlo, si allontanano almeno mezzo metro. Si che lo capisco l’aglio si sente...

    Entriamo nei sacchi a pelo per dormire. Io mi distendo lungo il pavimento in legno del treno per meglio allungare le gambe durante il sonno (sono il più alto della compagnia), mi sento più comodo piuttosto che rannicchiato sul sedile.

    Durante la traversata della Jugoslavia il treno fa alcune soste più o meno lunghe nelle stazioni di alcune grandi città. A volte scendo per fare due passi e sgranchirmi facendo un po’ di ginnastica.

    Stazioni treni classiche con piccoli chioschi di bevande e cibo, niente di particolare.

    Durante il viaggio

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