Ho nuotato al largo

Di Simone Sagripanti

La poesia di Simone Sagripanti è un flusso di immagini, pensieri e sensazioni e come tale non risponde ad alcuna logica di rappresentazione formale. La poesia offre di per sé il ritmo, le giuste pause, senza obbligo di virgole, di punti, di maiuscole, senza bisogno di ridefinirsi nel corpus della pagina. Emozioni, da cui trarre epifanie essenziali e fulminee che comportano la distruzione della metrica tradizionale: i versi vengono spezzati e ridotti talvolta a pochi lemmi.
L’abolizione della punteggiatura e della metrica classica è viatico per una poesia che molto ha in comune con il flusso di coscienza: frammenti di storie vissute, ricordate, sognate.
Uomini e donne. Con le loro speranze e le loro debolezze. Ritratti nei peggiori momenti di rabbia, altre volte divorati silenziosamente dal passare degli anni. Oppure colti nei momenti in cui possono permettersi di vagare leggeri fra le pazzie del mondo che li circonda. Salvati da una canzone dimenticata, rapiti improvvisamente da un nuovo quadro appeso in casa. Fino a quando non torna troppo forte la nostalgia o tocca a qualche bicchiere di troppo intrappolarli, inchiodarli delusi in una vita senza amori. In una vita in cui tutto sfugge. E dove persino Dio sembra scappare via da loro, abbandonandoli in mezzo a battaglie quotidiane, grandi e piccole.
Una poesia che sa farsi ascoltare, e nell’ascolto sollecita una riflessione disincantata.

• Lingua: Italiano
• Editore: Giovane Holden Edizioni
• Data di uscita: 30 set 2020
• ISBN: 9788832927153

Anteprima del libro

piccolo

un pallido dio in uniforme

scende dal suo candido carro armato

un pallido dio in uniforme

si sfila i guanti e neppure si guarda intorno

non vuol più saperne di questa storia

troppe malinconie incagliate nel mare

troppe serrande abbassate sulla bellezza

dov’eri prima che stelle e musiche

si truccassero così male?

non trova misura la notizia grottesca

non c’è amore neanche allo Zenit

eppure tu sei bella

dentro e fuori la cornice

dipingiamo e scriviamo

il nostro attimo nel tempo

grossi drammi non vedo in giro

se non un paio di guanti abbandonati

due zanzare

e un’altra estate che muore

il telefono nero di bachelite

trillava per tre famiglie

ne è passato di tempo

ne è passata di fame

sfrecciano vicoli e panni stesi

si fa presto a diventar matti

di cieli azzurri e occhi e aquiloni

abbiamo tanto avuto bisogno

di uomini donne spigoli

di guai da sotterrare

di ovunque di altrove

e di giorni come questo

a sfogliare bei vecchi libri

e ad appender nuovi quadri

anche se questo agosto ci brucerà

in tutta la sua fiaba oscena

con questo piatto di ricordi in mano

cammino di giorno e di notte

sono freddi non li vuole nessuno

tranne me che li assaggio

e li servo al vento

leggo i giganti dei libri

nelle edizioni economiche

certi sfondati certi impiccati

d’improvviso senza tante parole

basta punti basta