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Poesie del disamore: e altre poesie disperse
Poesie del disamore: e altre poesie disperse
Poesie del disamore: e altre poesie disperse
E-book61 pagine31 minuti

Poesie del disamore: e altre poesie disperse

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Info su questo ebook

Contrariamente a Lavorare stanca, questa miscellanea di liriche di Pavese, uscita postuma nel 1962, ebbe notevole successo anche a seguito della tragica fine dell’autore, suicida nel 1950.
I componimenti di Poesie del disamore sono chiaramente eterogenei. Le Poesie del disamore vere e proprie aprono la prima sezione, un gruppo di liriche degli anni 1934-1938 e quindi coeve a Lavorare stanca, dove assistiamo a una perpetua danza fra il maschile e il femminile, fra scontri, incontri e sconforti.
A questo primo gruppo segue un corpus più ricco di Altre poesie (1931-1940), in cui Pavese recupera i temi cari già visti in molti suoi romanzi: le colline, il tempo, lo stupore della natura.
Nelle poesie de La terra e la morte (1945-1946), poi, Pavese riduce il verso a pochi vocaboli, accrescendone la musicalità. Son tutti componimenti senza titolo quasi a far intendere che un titolo presagisca sempre una piccola morte.
Chiude la raccolta la sezione Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, forse la più nota e già pubblicata autonomamente a pochi mesi dalla fine di Pavese. Rileggere a mente fredda questi versi, senza la tragedia di un suicidio a incombere fra le righe, può restituire al lettore il senso più puro delle poesie di Pavese.
LinguaItaliano
Data di uscita28 lug 2021
ISBN9791220830362
Poesie del disamore: e altre poesie disperse

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    Poesie del disamore - Cesare Pavese

    Cesare Pavese

    POESIE DEL DISAMORE (e altre poesie disperse)

    © 2021 Sinapsi Editore

    INDICE

    Poesie del disamore (1934-1938)

    Il vino triste [2°]

    Creazione

    Ritorno di Deola

    Abitudini

    Estate [1°]

    Sogno

    L’amico che dorme

    Indifferenza

    Gelosia [2°]

    Risveglio

    Due

    Altre poesie degli anni 1931-1940

    Canzone

    Il vino triste [1°]

    Tradimento

    Il ragazzo che era in me

    Ozio

    Estate di San Martino

    Canzone di strada

    Proprietari

    Pensieri di Dina

    Lavorare stanca [l°]

    Gente non convinta

    Fine della fantasia

    Cattive compagnie

    Disciplina antica

    Gelosia [1°]

    La pace che regna

    Altri tempi

    Poetica

    Alter ego

    Paesaggio [1938]

    La casa

    La terra e la morte (1945-1946)

    Terra rossa terra nera

    Tu sei come una terra

    Anche tu sei collina

    Hai viso di pietra scolpita

    Tu non sai le colline

    Di salmastro e di terra

    Sempre vieni dal mare

    E allora noi vili

    Sei la terra e la morte

    Due poesie del 1946

    Le piante del lago

    Anche tu sei l’amore.

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

    To C. from C.

    In the morning you always come back

    Hai un sangue, un respiro

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

    You, wind of March

    Passerò per Piazza di Spagna

    I mattini passano chiari

    The night you slept

    The cats will know

    Last blues, to be read some day

    Poesie del disamore (1934-1938)

    Il vino triste      [2°]

    La fatica è sedersi senza farsi notare.

    Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate

    e ritorna la voglia di pensarci da solo.

    Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,

    ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo

    esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro

    (l’uomo solo non può non pensare al lavoro)

    ridiventa l’antico destino che è bello soffrire

    per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano

    a mezz’aria, dolenti, come fossero ciechi.

    Se quest’uomo si rialza e va a casa a dormire,

    pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque

    può sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.

    Può sbucare una donna e distendersi in strada,

    bella e giovane, sotto un altr’uomo, gemendo

    come un tempo una donna gemeva con lui.

    Ma quest’uomo non vede. Va a casa a dormire

    e la vita non è che un ronzio di silenzio.

    A spogliarlo, quest’uomo, si trovano membra sfinite

    e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe

    che in quest’uomo trascorrono tiepide vene

    dove un tempo la vita bruciava? Nessuno

    crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze

    su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,

    e bagnato di lacrime, adesso che l’uomo,

    giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.

    Creazione

    Sono vivo e ho sorpreso nell’alba le stelle.

    La compagna continua a dormire e non sa.

    Dormon tutti, i compagni. La chiara giornata

    mi sta innanzi piú netta dei volti sommersi.

    Passa un vecchio in distanza, che va a lavorare

    o a godere il mattino. Non siamo diversi,

    tutti e due respiriamo lo stesso chiarore

    e fumiamo tranquilli a ingannare la fame.

    Anche il corpo

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