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Il Rospo Timido
Il Rospo Timido
Il Rospo Timido
E-book64 pagine42 minuti

Il Rospo Timido

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Il Rospo Timido di José Leon Machado

Questa raccolta di racconti per l’infanzia contiene sette storie: Il rospo timido, che dà il titolo all’opera; - Il gallo che voleva girare il mondo; - Colomba; - La strega e il calderone; - La venditrice di cipolle; - La principessa brutta; - e Il principe dello Strano Regno.

Questa raccolta di racconti per l’infanzia contiene sette storie: Il rospo timido, che dà il titolo all’opera; - Il gallo che voleva girare il mondo; - Colomba; - La strega e il calderone; - La venditrice di cipolle; - La principessa brutta; - e Il principe dello Strano Regno. Sono storie basate sui personaggi di racconti tradizionali, in cui fate, streghe, re, principi, princesse e animali si trovano coinvolti in mille pasticci che fanno la gioia dei bambini. La prima inizia così:

«C'era una volta un rospo che viveva nel suo stagno, felice e spensierato. Aveva la sua ninfea privata, su cui si posava per prendere il sole e mangiare mosche che distrattamente violavano il suo spazio aereo. Una volta ogni tanto condivideva la ninfea con una femmina. Gracchiava tutto il pomeriggio per lei e le offriva le varietà di mosca più succulente che riusciva a cacciare. La femmina rimaneva incantata e lo ringraziava con una strizzatina di occhi ed un gracchiare lento e seducente. Era una bella vita. Ma un giorno la pace finì».

LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2020
ISBN9781071574928
Il Rospo Timido

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    Il Rospo Timido - José Leon Machado

    Il Rospo Timido

    – e altre storie

    Racconti per l’infanzia

    José Leon Machado

    ––––––––

    Traduzione italiana de Michela Ghislieri

    ––––––––

    Illustrazioni de Susana Lima

    ––––––––

    Edições Vercial

    A Helena Sofia

    La cosa migliore del mondo sono i bambini

    Fernando Pessoa

    Indice

    Il rospo timido

    Il gallo che voleva girare il mondo

    Colomba

    La strega e il calderone

    La venditrice di cipolle

    La principessa brutta

    Il principe del Regno Strano

    Il rospo timido

    C'era una volta un rospo che viveva nel suo stagno, felice e spensierato. Aveva la sua ninfea privata, su cui si posava per prendere il sole e mangiare mosche che distrattamente violavano il suo spazio aereo. Una volta ogni tanto condivideva la ninfea con una femmina. Gracchiava tutto il pomeriggio per lei e le offriva le varietà di mosca più succulente che riusciva a cacciare. La femmina rimaneva incantata e lo ringraziava con una strizzatina di occhi ed un gracchiare lento e seducente. Era una bella vita.

    Ma un giorno la pace finì.

    Vicino allo stagno viveva una bambina che si chiamava Clarinda. La matrigna le rendeva la vita un inferno. Quando il padre, che era carbonaro, usciva per andare sui monti a raccogliere carbone, la matrigna la obbligava a lavorare duramente. Era lei a cucinare, pulire la casa, nutrire gli animali e curare il giardino. Passava il giorno a lavorare, mentre la matrigna stava seduta davanti al focolare a fare la calza.

    Il peggio non era il lavoro, che, peraltro, si sappia, non ha mai ucciso nessuno. Era il modo in cui la matrigna la trattava. Non faceva altro che chiamarla per mandarla a cercare questo e quello, diceva sempre che la bambina era una sciattona, una pigra e una buona a nulla.

    Arrivava persino a picchiarla con un battimosche che era solita tenere ai suoi piedi.

    Clarinda era disgustata e il padre, quando tornava a casa e la vedeva così, le chiedeva che cosa avesse. Ma lei, che era buona, non voleva parlare male della matrigna e per questo alzava le spalle e rimaneva in silenzio a lavare i piatti della cena.

    – Quello che devi trovarti è un principe – le diceva il padre. – Ci toglieresti tutti dalla miseria in cui viviamo e diventeresti una principessa. E, chissà, potresti persino diventare una regina. –

    La matrigna se la rideva e diceva:

    – Lei regina? Sarà regina quando io sarò imperatrice. –

    E rideva in un modo tale che Clarinda si aspettava di vederla trasformarsi in strega ed uscire dalla finestra a cavalcioni della scopa. Ma questo non accadeva mai e Clarinda guardava la sua vita e capiva che, a meno che non avesse fatto qualcosa, sarebbe stata sempre peggio.

    Fu allora che incominciò ad immaginare che un principe, in sella al suo cavallo bianco, si sarebbe perso nella foresta e avrebbe bussato alla sua porta. Si sarebbe innamorato di lei e l’avrebbe portata con sé a palazzo. Attese tanto che finì per pensare che la foresta in cui viveva era troppo lontana da qualunque palazzo in cui dimorasse un principe che vi si potesse perdere.

    Nel frattempo, si ricordò delle storie che la sua mamma le raccontava sui principi trasformati in rospi da streghe maligne. Chissà se, tra i rospi che popolavano gli stagni, non ce n’era forse uno che era principe?

    Un giorno, nel pomeriggio, dopo aver rigovernato i piatti del pranzo, disse alla matrigna che andava ad innaffiare l’orto. Afferrò la brocca d’argilla e si diresse verso lo stagno dove era solita prendere l’acqua per irrigare. Mentre si avvicinava, vide il rospo di

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