Leggende e fiabe della Sardegna
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Nel volume è proposta una scelta di leggende e novelle raccontate dalla famosa scrittrice nuorese in diversi periodi della sua vita.
Grazia Deledda
Grazia Deledda (Nuoro, Cerdeña, 1871 - Roma, 1936). Novelista italiana perteneciente al movimiento naturalista. Después de haber realizado sus estudios de educación primaria, recibió clases particulares de un profesor huésped de un familiar suyo, ya que las costumbres de la época no permitían que las jóvenes recibieran una instrucción que fuera más allá de la escuela primaria. Posteriormente, profundizó como autodidacta sus estudios literarios. Desde su matrimonio, vivió en Roma. Escritora prolífica, produjo muchas novelas y narraciones cortas que evocan la dureza de la vida y los conflictos emocionales de los habitantes de su isla natal. La narrativa de Grazia Deledda se basa en vivencias poderosas de amor, de dolor y de muerte sobre las que planea el sentido del pecado, de la culpa, y la conciencia de una inevitable fatalidad. Sus principales obras son Elías Portolu, La madre y Cósima. En 1926 recibió el Premio Nobel de Literatura.
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Anteprima del libro
Leggende e fiabe della Sardegna - Grazia Deledda
Grazia Deledda
Leggende e fiabe
della Sardegna
a cura di Chiara Livretti
illustrazioni di Eva Rasano
ISBN 978-88-7356-909-1
Condaghes
Indice
«sulle dolci leggende sarde»
Prologo
Leggende e fiabe della Sardegna
I doni delle Janas
La processione di Dorgali
La leggenda delle leoneddas
Nostra Signora del Buon Consiglio
La maledizione di Castel Doria
Il barone di Galtellì
La dama bianca
Il diavolo di Oliena
La maledizione di Aggius
I monaci di Ollolai
Il Santuario di Gonare
La misteriosa tessitrice di Sorres
Fiaba
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L'Autrice
L'Illustratrice
La collana Il Trenino verde
Colophon
«sulle dolci leggende sarde»
Oggi tutto si scrive e niente si ricorda. Leggiamo in fretta, senza soffermarci troppo, sapendo che tutto ciò di cui abbiamo bisogno lo troveremo dove e quando vorremo. E così dimentichiamo.
Ma proviamo a immaginare la Sardegna di fine Ottocento in cui trascorse la sua giovinezza Grazia Deledda. Vie di comunicazione difficili, la noia di lunghi inverni, poche distrazioni. È così che si sono tramandati, per generazioni, i contos de foghìle, le leggende che si narravano in sardo attorno al focolare con cui la Deledda, in un centro come Nuoro, era cresciuta. Una cultura che si tramandava oralmente, di padre in figlio, e in cui la memoria si esercitava perché niente andasse perduto.
Castelli, santuari, nuraghi, pozzi sacri, persino le rocce, ognuno di questi luoghi sembra custodire una leggenda. I protagonisti sono altrettanto vari: fantasmi, fate che dimorano nelle domus de gianas (o janas), diavoli che si celano nelle nurras, uomini trasformati in bestie.
La Deledda tanto amò queste storie che divenne una delle prime studiose del folclore sardo. Ma non solo: molte di queste leggende si ritrovano nei suoi romanzi e nelle sue novelle.
Le leggende e le fiabe che proponiamo in questa raccolta furono pubblicate, spesso senza un titolo specifico, in diversi contesti e in differenti periodi. La scelta è stata fatta per dare un’idea non solo della varietà di fiabe e leggende, ma anche della vastità delle collaborazioni a cui la Deledda si dedicò con passione.
Poco più che ventenne, quando ormai aveva sconfitto il divieto di scrivere impostole dalla sua famiglia, collaborava già con numerose riviste e aveva pubblicato diversi racconti e i primi romanzi.
Importante è il lavoro per la rivista «Vita Sarda», un periodico che veniva pubblicato a Cagliari e a cui collaboravano intellettuali e studiosi delle tradizioni popolari. Su questa rivista la Deledda pubblicò nel 1893 un articolo su due leggende sarde (le prime che riportiamo e a cui abbiamo dato un titolo), interessante anche per la premessa sul ruolo della leggenda nella cultura sarda.
Consapevole sempre più del patrimonio della sua cultura, la giovane autrice contattò Angelo De Gubernatis, professore dell’università di Roma che si stava occupando di raccogliere le tradizioni folcloristiche italiane. L’Unità d’Italia era fresca di pochi decenni, e la volontà era quella di favorire la conoscenza fra le diverse regioni, di unire cittadini che erano diversi per lingua e tradizioni.
Gli propose una: «causerie sulle dolci leggende sarde»¹. E proprio di conversazione con i lettori si tratta: la Deledda riporta otto racconti, senza distinzione di titolo (abbiamo scelto noi quelli che leggerete), uno di seguito all’altro². Venne pubblicata nella rivista «Natura ed Arte» nell’aprile del 1894 con il titolo Leggende Sarde.
La Deledda continuò la collaborazione con De Gubernatis con la pubblicazione di importanti documenti sulle tradizioni popolari della Sardegna. E per fare questo dovette vincere la diffidenza dei nuoresi alla cui porta doveva bussare per chiedere di leggende e tradizioni. Questa ragazza, che non solo aveva voluto studiare, ma che stava diventando una scrittrice, era una vera novità per quei tempi.
Alle novelle pubblicate nelle riviste, ne abbiamo voluto aggiungere cinque provenienti da diverse raccolte. La Deledda, infatti, non relegò le leggende in settori specifici, ma le amalgamò per intero nella sua opera, dagli esordi fino al culmine del successo, coronato con l’assegnazione del Nobel per la letteratura nel 1926.
Le leggende, come già detto, sono state per la maggior parte raccolte dalla Deledda stessa, altre le sono state riferite da alcuni studiosi, per altre ancora ha un debito nei confronti di autori sardi che non manca mai di citare. Provengono soprattutto dalla Sardegna centrale, ma importanti e belle sono anche quelle della Gallura.
La prima leggenda, I doni delle Janas, ci porta in una grotta naturale nei monti di Nurri. Tre misteriose fanciulle decidono di ricompensare per la loro gentilezza tre poveri fratelli che qui si sono rifugiati per riposare dopo la fatica del lavoro nei campi. Daranno loro magici doni, che i ragazzi decideranno di non tenere per sé ma di condividere con le genti di tutta l’isola.
La Sardegna, si sa, è stata oggetto in diversi periodi di incursioni di numerosi popoli. Queste scorrerie sono diventate materia di leggende.
In La processione di Dorgali gli invasori sono i saraceni, che più volte, tra l’VIII e il IX secolo, approdarono nell’isola e che puntualmente furono respinti. In questo racconto i dorgalesi possono contare su armi insolite: un loro aspetto tutto particolare, la fede e la fedeltà alle proprie tradizioni.
I fenici sono i protagonisti della seconda incursione che vi proponiamo. Ne La leggenda delle leoneddas³ siamo in un tempo ancora più remoto, tra il IX e l’VIII secolo a.C. Il vecchio pastore Sadur viene sfidato dal capo della spedizione fenicia a suonare contemporaneamente i suoi flauti di canna. Se non ci riuscirà, verrà bastonato.
Seguono due leggende sul tema dell’amore respinto e della conseguente vendetta, un argomento molto diffuso in Sardegna con diverse varianti.
In Nostra Signora del Buon Consiglio (pubblicata per la prima volta in «Il Paradiso dei Bambini» nel 1892), Mariedda, di appena quindici anni, riesce a sfuggire al matrimonio con lo zio Juanne Perrez, un uomo malvagio, grazie all’aiuto di Nostra Signora del Buon Consiglio che le dona un rosario con un grande potere. In cambio le chiede di non dimenticarsi di lei e di pregare sempre. Ma, giunta a Othoca, e ottenuta finalmente la felicità con un principe, Mariedda scorda le sue promesse. Così Jaunne Perrez potrà mettere in atto la sua terribile vendetta.
Andrea Doria, il protagonista de La maledizione di Castel Doria, dovrà invece pagare per non aver ricambiato l’amore di una donna che si farà trasformare in una coga pur di vendicarsi. Il giorno in cui vedrà comparire dei cavalli verdi nella valle del Coghinas, il principe sarà perduto. E perduto sarà anche il tesoro del suo castello.
Come molte altre storie, quella che riguarda Il barone di Galtellì e la sua famiglia nasce per trovare una giustificazione all’improvvisa ricchezza che inizia a circondare umili persone.
Una