Peaches e la Regina
Di Edith Layton
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Il Natale sta arrivando nella Londra vittoriana. Un povero ragazzo che vive con la sorella modista nella periferia della città scopre che il suo gatto è scomparso e il suo vecchio cane non può vivere senza il gatto. Disperato, si mette a cercare e scopre che anche la Regina Vittoria ha smarrito la sua gatta preferita e i suoi tirapiedi stanno setacciando la città per trovarla in tempo, prima che la sovrana parta per trascorrere le vacanze natalizie a Balmoral.
Questa novella di Natale, dal sapore e dalle atmosfere dickensiane, racconta di come una giovane e seria guardia al servizio di Sua Maestà, il suo superiore stanco del mondo e uno dei criminali più astuti di Londra cercano, ciascuno a suo modo, di trovare il gatto giusto per restituirlo ai giusti proprietari, tutti, più o meno, con lo stesso scopo…
Dalla servitù a palazzo alle stanze della Regina, da Billingsgate alle taverne più malfamate, le avventure e le peripezie dei personaggi sono molte e c’è molto da imparare dall’amore di un gatto per un cane, di una sorella per il fratello, di un popolo per la sua sovrana e della sovrana per il suo popolo.
«Aveva rischiato tutto per un miracolo, perchè il Natale stava arrivando e se mai c'era un tempo per i miracoli era quello»
Edith Layton
Edith Layton loved to write. She wrote articles and opinion pieces for the New York Times and Newsday, as well as for local papers, and freelanced writing publicity before she began writing novels. Publisher’s Weekly called her “one of romance’s most gifted authors.” She received many awards, including a Lifetime Achievement Award from the Romantic Times, and excellent reviews and commendations from Library Journal, Romance Readers Anonymous, and Romance Writers of America. She also wrote historical novels under the name Edith Felber. Mother of three grown children, she lived on Long Island with her devoted dog, Miss Daisy; her half feral parakeet, Little Richard; and various nameless pond fish in the fishness protection program.
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Recensioni su Peaches e la Regina
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Anteprima del libro
Peaches e la Regina - Edith Layton
Edith Layton dedica questo libro a:
Liz Martin
Liz Montgomery
@Meoskop
#DogNamedLucky
Lettrice, recensore, fan, amica.
Edith Layton
Peaches e la Regina
(una novella natalizia)
Traduzione a cura di
Sara Minervini
Nota del traduttore
Lo stile di Edith Layton è davvero peculiare così come la storia che vi apprestate a leggere. Usa l’ironia per raccontare la miseria ed è capace di descrivere il comico con una serietà quasi solenne. Questi effetti si ottengono anche grazie al frequente ricorso all’ accumulazione e alla reiterazione interpretate, soprattutto la seconda, come figure retoriche adoperate per enfatizzare descrizioni e concetti. Allo stesso modo, mescola personaggi di rango a personaggi di strada, Lord e ladruncoli, affidando a ciascuno un bagaglio linguistico del tutto personale. Il cockney usato da molti dei personaggi è affiancato da intercalari ed espressioni che rendono ogni individuo unico non solo nel carattere.
La sfida, in questa traduzione, è stata quella di rendere il miscuglio di registri restando fedeli all’intenzione dell’autrice. Troverete un Theo sgrammaticato, una banda di ragazzini che plasma la sintassi senza seguire le regole convenzionali, un maestro del canile con più affettazione che buon senso, e una Regina che parla... be’, che parla come una Regina.
Personalmente spero di essere riuscita a dare a ognuno la sua voce in modo da raccontare la sua storia con scorrevolezza e autenticità.
S.M.
§
Il Palazzo era in subbuglio, ma in un subbuglio discreto. In caso contrario, la Regina si sarebbe angustiata. C'erano una volta i monarchi di questo regno che prendevano d'assalto i corridoi reali ordinando di tagliare la testa alle persone, urlando comandi e inviando intere legioni in guerra. Solo una generazione prima, un re aveva assaltato quelle stesse sale in camicia da notte, fermandosi solo per inchinarsi ai ritratti sui muri e a chiacchierare con i fantasmi. Anche il defunto marito dell'attuale Regina amava fare chiasso, ma erano trascorsi molti anni da quando la sua cordiale risata era stata ascoltata per l’ultima volta. Ora le sale reali erano silenziose per espresso desiderio della sovrana regnante.
L’Augusta Regina Vittoria, monarca d'Inghilterra, Irlanda, Scozia, Galles e Imperatrice delle Indie, non amava le parole concitate, arrabbiate o il clamore inutile.
Pertanto, i suoi assistenti mostravano la loro angoscia con sussurri preoccupati, se avevano qualcosa di terribile di cui parlare.
E così era.
Il gatto della loro Regina era scomparso. Inoltre, il Natale stava arrivando.
§
––––––––
«Il punto è che non c'è più» disse il signor Squire al personale riunito con un mormorio strozzato. «Ha chiesto di nuovo di lei questa mattina. Abbiamo cercato ovunque, in tutti i suoi soliti nascondigli. Non c'è un segno, il che è molto insolito. È stato impiegato anche il personale domestico. Abbiamo mandato a chiedere informazioni a ogni angolo e oggi non l'hanno vista nemmeno nelle cucine. Quindi ora chiedo a tutti voi di unirvi nella ricerca.»
Il personale radunato era serio come un sol uomo, e ce n'erano una dozzina lì – il capo del canile, il capo delle stalle, il capo giardiniere, il capo maniscalco – tutti sotto il comando diretto del signor Squire; ogni membro anziano del personale esterno del palazzo e il suo assistente erano lì. Il signor Squire era un funzionario di palazzo di altissimo livello. Riferiva al suo superiore, e il superiore del suo superiore non aveva altro.
«Certo,» continuò il signor Squire, «un gatto arancione non dovrebbe essere difficile da trovare! Ricordate,» aggiunse, mentre molte teste annuivano in accordo, «il punto più importante è che la Regina non deve sapere che si presume che l'animale si sia perso. Non c'è bisogno di angosciarla. Trovatelo e tutto andrà bene. Ma trovatelo presto, perché desidera lasciare il palazzo il prima possibile.»
Questa non era una novità. La Regina raramente veniva a palazzo. La sua visita era stata straordinaria, la sua partenza prevista.
«Ma il gatto vive qui, signor Squire» osò dire il capo giardiniere. «Allora perché affrettarsi? Ci sono molti acri tra cui vagare e il gatto torna sempre, come si suol dire. Starà bene quando tornerà di nuovo a Buckingham.»
«Le piace vedere le cose al loro posto prima di andarsene» disse il signor Squire in tono repressivo. «La solleva dai suoi pensieri. Un favore abbastanza piccolo da concederle, non credete?»
Tutti si guardarono la punta degli stivali. La vecchia Regina aveva subìto troppi duri colpi nella vita, e questo diceva tutto. Li aveva condotti attraverso guerre, aveva dato loro pace e prosperità, li aveva resi padroni del mare, e dato loro un mondo su cui il sole non tramontava mai. Eppure durante il suo lungo regno aveva subìto una grande perdita personale: il suo caro marito. Tutti sapevano che lo aveva amato sopra ogni cosa. Adesso era vecchia e, a volte molto, triste. Il signor Squire aveva ragione. Trovare uno sciagurato gatto non era chiedere troppo a un suddito leale.
«Arancione, dite?» chiese un aiuto giardiniere.
«Color marmellata, è solita dire la regina» lo corresse il signor Squire. «Una specie di arancio tigrato, come denotano le strisce bianche. Non tartarugato, ma piuttosto arancione con motivi decorativi. Non un gatto domestico, comunque. Credo che porti ancora alcune cicatrici della sua vita precedente, prima che arrivasse a palazzo. È una bestia grossa, anche se la Regina rimprovera coloro che lo dicono, perché dice che la corpulenza dell'animale è dovuta principalmente alla pelliccia.»
Gli uomini sorrisero, qualcuno ridacchiò.
«Buon cacciatore di topi, immagino» intervenne schiettamente il padrone delle scuderie. «Ne abbiamo dozzine sul retro, ma nessuno così robusto.»
«Un bello scroccone, è più verosimile» disse un maniscalco da dietro la mano.
«E il suo nome?» chiese il maestro del canile con affettazione. «Qualsiasi animale risponde a un nome» disse agli altri quando lo guardarono in modo stranito. «Ora, il tuo cane, quando viene chiamato, verrà da te. Ma un gatto, spesso, non muove nemmeno un orecchio quando sente il suo nome.»
Alcuni degli uomini aggrottarono le sopracciglia, altri nascosero sogghigni. Il maestro del canile non era un favorito. Gli altri sentivano che si metteva in mostra perché vedeva la Regina più spesso di loro. Lo invitava a farle visita in modo da poter discutere con lui dei suoi cani.
Se c'era qualcosa che la loro Regina adorava, erano i cani. Aveva cani da palazzo e da canile, di tutte le taglie, dai grandi Terranova che il signor Landseer aveva reso famosi nei suoi dipinti, a terrier grandi come una tazza da tè e molte taglie intermedie. Alcuni dormivano sul suo letto, altri se ne stavano sui tappeti delle sue stanze. Mangiavano, dormivano e viaggiavano con lei. La sua predilezione per i cani aveva influenzato ogni forma d'arte nel regno. Il signor Landseer si era guadagnato il titolo di cavaliere per averli raffigurati così bene, in particolare la loro lealtà e devozione, poiché questo era evidentemente ciò che più mancava al loro sovrano dalla morte del suo caro Albert, avvenuta tanti anni prima. Qualsiasi romanzo che sperava di essere popolare nella sua Inghilterra presentava anche un nobile cane da qualche parte tra le sue pagine. Quella preferenza influenzava tutto nella vita di Vittoria; la maggior parte delle fotografie scattate negli ultimi anni la ritraevano con almeno un cane in braccio o in agguato nei dintorni.
Molti potevano non divertirla più, ma era dipendente dai cani. Era insolito che avesse sviluppato una simpatia per un gatto, ma non del tutto improbabile. Amava tutti gli animali.
«Il nome dell'animale è