Novembre
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Anteprima del libro
Novembre - Sandro De Nigris
Novembre
Da un grande dolore può nascere qualcosa di ancora più grande,
da questo è nato un romanzo.
Dedicato a tutti coloro che mi sono stati vicini in uno dei momenti più difficili della mia vita.
Ai miei figli che non mi hanno fatto mai mancare il loro sorriso.
Alla mia famiglia di origine che è stata presente come non mai, ed in particolare a mio padre che mi ha dato tutto il suo sostegno.
Ai colleghi del di lavoro che con estrema discrezione mi hanno supportato in momenti in cui non ero in possesso della lucidità necessaria per affrontare il mio impegnativo ruolo.
È dedicato a chi mi è stato vicino senza sapere nulla di me, senza riserve di sorta, senza chiedere niente, colmando con la sua presenza i battiti a vuoto del mio cuore.
Grazie davvero a tutti voi.
PROLOGO
È il mio quarto romanzo. In ognuno dei primi tre ho attinto a vicende personali ed anche in questo lo farò senza essere preciso su quanto sia autobiografico. Se dei miei lettori, qualcuno leggendolo si riconoscerà in uno dei personaggi, spero si piaccia nel ruolo in cui l’ho collocato; al contrario se pensa che quello che scrivo sia diffamatorio, lo prego di non citarmi in giudizio perché trovo sia stupido farlo per simili sciocchezze, usi piuttosto lo stesso mezzo per far conoscere la propria versione dei fatti.
Scriva un libro, se ne è capace.
Novembre non è soltanto il mese del brutto tempo, delle nebbie e delle piogge. È vero, le giornate sono più corte, il buio arriva prima e questo sembra portare con sé una certa dose di malinconia.
È vero anche che insieme alla luce, al giorno, all’estroversione, è vitale anche la fase del buio, della notte, della riflessione interiore. E il mese di Novembre offre anche questo. Il simbolo di questo mese sembra essere il seme che si trova nel buio della terra per preparare il prossimo ciclo di fioritura.
Con Ottobre la natura ha esaurito il suo ciclo vitale, gli alberi si stanno spogliando e, così facendo, si preparano ad una nuova rinascita.
Anche il nostro corpo e la nostra psiche, per sentirsi veramente bene, dovrebbero sintonizzarsi su questi cicli naturali e approfittare di Novembre per rivolgersi alla nostra parte più intima, affrontando magari anche quelle note di tristezza che possono accompagnare certe giornate particolarmente grigie e piovose, per poter invitare poi le forze di rinnovamento che ciclicamente si faranno sentire più forti. La malinconia autunnale giunge per lasciar andare vecchie parti di noi che stanno morendo, per partorire nuovi modi di essere.
(Cit.)
Uno
Era finalmente riuscito a raccogliere l’ultimo pezzo di vetro dal pavimento; la notte precedente, quel bicchiere gli era caduto dalla mano addormentata, andando in frantumi; centinaia di piccoli pezzi sparsi un po’ ovunque ed era troppo ubriaco e troppo triste e troppo stanco per poter anche solo pensare di farlo in quel momento. Le luci del giorno lo avevano poi svegliato dopo qualche ora, in quell’appartamento galera che ormai da molti giorni assomigliava sempre di più ad un accampamento. Puzza di alcool e fumo avevano impregnato ogni cosa avesse un potere assorbente, le tende, il divano, gli abiti abbandonati ovunque, la tovaglia sul tavolo con ancora il piatto di pasta preparato tre giorni prima e del quale era riuscito a mangiare appena un boccone, che non aveva superato la soglia della bocca dello stomaco.
Ora Giovanni si aggira nel soggiorno come un’ombra, un pitbull intento a sbranargli le budella ed un avvoltoio sulla testa che aspetta solo di materializzarsi per poterne consumare i resti. Per fortuna è domenica e non deve lavorare, il sabato aveva telefonato per avvisare che stava poco bene e non poteva esserci, senza parlare del venerdì, quando seduto nella sua sedia da impiegato aveva fissato per otto lunghissime ore il monitor, senza riuscire ad identificare nessuno di quelli che gli apparivano come dei geroglifici, simboli astratti disposti ordinatamente in righe e contenuti in cartelle e files.
Un campanellino lo informa che ha ricevuto un messaggio su Whatsapp. Apre la schermata e gli compare il volto di suo padre...
«Come stai?»
Non ha voglia di rispondere adesso, poi pensa a tutta l’impegno profuso e alla fatica patita nell’imparare ad usare quello strumento diabolico, così come lo chiamava lui prima che imparasse, ed adesso che lo aveva fatto, praticamente usava solo quello.
«Meglio pa’»…risponde. Pinocchio, pensa.
«Ti aspettiamo per il pranzo, che cazzo ci fai da solo in quella casa vuota di domenica, ti aspettiamo, dimmi di sì…»
Tre giorni prima lo aveva visto piangere abbracciato ai suoi figli, forse per la prima volta in vita sua, e si era commosso, consapevole che tutto quel dolore che accomunava generazioni così distanti tra loro fosse per causa sua, che - impotente - non poteva farci niente, solo constatarlo e rimanere in cucina a parlare a sua madre con un principio di Alzheimer, nel tentativo di tenerla fuori da questa brutta faccenda.
«No pa’ non vengo. Sto meglio, sta’ tranquillo, ci sentiamo domani.»
Suo padre, un uomo d’altri tempi, così solido nei suoi principi, pochi baci e abbracci, eppure sempre così vicino e presente nei momenti difficili, pronto a slanci di generosità, suo padre che prova ad infondergli sicurezza, ma che dentro muore un po’ anche lui, e che le debolezze di Giovanni sono anche le sue e che sa che questa è una situazione davvero difficile, e che venirne fuori sarà un percorso lungo e doloroso.
Bisognerà pur mangiare qualcosa, se non altro per poter prendere lo Xanax.
Il dottor De Angelis lo aveva accolto come al solito con una forte stretta di mano ed un sorriso stampato sul volto. Era il medico di famiglia e conosceva anche Simona. Aveva improvvisamente cambiato espressione una volta venuto a conoscenza dei fatti.
«Il tradimento e l’abbandono sono delle ferite molto dolorose, Giovanni, ma non sono delle offese» gli aveva detto «Devi sforzarti di vedere la situazione anche dal suo punto di vista» aveva aggiunto.
«Anche!» gli aveva risposto Giovanni. «E cos’altro dovrei fare poi?» Le parole del dottor De Angelis gli apparivano assurde e fuori luogo e per quanto stimasse quell’uomo, non riusciva a trovarci nessuna logica. Aveva preso la ricetta ed era andato via, Xanax a go go per una ventina di giorni.
Il tradimento e l’abbandono, questo era il punto.
«Com’è andata oggi?» le aveva chiesto.
«Così».
«Così come? Cos’hai fatto?».
«Niente, solito…»gli aveva risposto dandogli le spalle.
«Che c’è? È da ieri che sei un po’ schiva ed assente, sei arrabbiata con me? Ti ho fatto qualcosa di cui magari non mi sono accorto?»
«Non sono arrabbiata, ma in realtà qualcosa c’è.»
«Sentiamo» aveva risposto Giovanni, che così di primo acchito, non aveva intuito neanche lontanamente le parole che da lì a poco lei avrebbe pronunciato.
«Sai le cose di cui di tanto in tanto mi rimproveri, la scarsa passionalità, la mia proverbiale stanchezza quando è sera e bla bla bla…credo tu abbia ragione…Non so davvero cosa provo ancora per te, di che natura siano oggi i miei sentimenti...»
«Lo sai che è molto grave quello che stai dicendo, vero?»
«Lo so» aveva risposto sommessamente, ma con il chiaro intento di andare avanti.
«Dimmi la verità, c’è un altro uomo vero?»
«Ma come ti salta in mente…subito andiamo a cercare l’altro uomo…a te sembra normale la vita di coppia che facciamo?»
«Mi pare che a lamentarmi fino ad ora fossi io...tutte le volte che ti avevo chiesto se mi amassi ancora e se fossi felice, se la tua vita ti appagasse, e se ti attraessi ancora, tutte le volte, mi avevi sempre rassicurato, tutte le volte mi avevi tenuto il broncio anche solo per aver avanzato qualche dubbio o perplessità.»
«Oggi è diverso,