Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

I senza nome
I senza nome
I senza nome
E-book162 pagine2 ore

I senza nome

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Un uomo ha distrutto la propria famiglia a causa del gioco, arrivando a separarsi dalla moglie e ad incrinare i rapporti con la figlia adolescente.

Nonostante abbia smesso di giocare e stia tentando di rimettersi in piedi, i debiti lo tengono costantemente ancorato al passato.

A malincuore, prende la decisione di chiedere aiuto al nonno materno, un uomo ricco e potente.

Dopo un barlume di speranza per quell'aiuto inaspettato, si accorge ben presto che nulla è gratuito, nemmeno nell'ambito famigliare.

Un'organizzazione molto pericolosa e di origini antiche, irrompe così nella sua vita.

Non hanno nome, non li si può chiamare e vogliono qualcosa da lui.

Solo un incubo ricorrente, che disturba le sue notti rendendogliele insonni, nasconde un messaggio che arriva dal passato, qualcosa di irrazionale che potrebbe aiutarlo.
LinguaItaliano
Data di uscita15 lug 2022
ISBN9791221410952
I senza nome

Correlato a I senza nome

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su I senza nome

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    I senza nome - Daniele Bronzin

    CAPITOLO 1

    IL NONNO

    - Non oso pensare a come si ridurrebbe la casa dopo un mese di assenza di Cristina, è la miglior governante che ci sia mai capitata!

    A quell’osservazione una delle folte sopracciglia del nonno si inarcò, quasi a formare una punta verso l’alto. Quella era la massima espressione di disappunto di cui lui era capace.

    La nonna, che sapeva leggere bene quei segnali, non aggiunse parola e distolse lo sguardo per appoggiarlo su di me e il domestico che mi aveva accompagnato.

    Per evitare di interromperla non ero stato ancora annunciato, diventando mio malgrado spettatore di quel diverbio.

    - Ma chi abbiamo qui, il nostro adorato nipote?

    Disse la nonna abbozzando un falso benevolo sorriso rivolto al nonno.

    - Ciao nonna, ciao nonno, spero tanto di non disturbare! Passavo da queste parti e son venuto a farvi un saluto. Risposi con un visibile nervosismo.

    Il nonno accennò un sorriso mentre nonna mi scrutava con aria interrogativa, poi, con un cenno del capo congedò il domestico rimasto per tutto il tempo al mio fianco.

    - Pensi di fermarti per cena?

    Chiese senza staccarmi gli occhi di dosso. Essendo soltanto le tre del pomeriggio, lo considerai un diversivo per intuire le mie intenzioni.

    - Se non è troppo disturbo cenerei con voi molto volentieri.

    Risposi cercando di non incrociare il suo sguardo.

    - Bene! Vado a dare disposizioni.

    Dopo quell’affermazione, nonna uscì dal salone portandosi via gran parte della tensione che si respirava nell’aria.

    Guardai il nonno che ora mi osservava divertito. A causa del carattere di nonna non ricevevano molte visite e probabilmente ero una piacevole distrazione; senza la mia presenza immaginai che per lui sarebbe stata una giornata noiosa come tante altre.

    Restammo ancora un minuto in silenzio ad osservarci, aspettando che nonna fosse fuori dalla zona di ascolto.

    Fu il nonno a rompere gli indugi:

    - Mi fa un immenso piacere averti ospite, da quanto tempo non ci si vede? Saranno minimo cinque o sei mesi.

    Lo disse con aria assorta, alla ricerca di fantomatiche date che potessero in qualche modo aiutarlo.

    - Penso sia passato almeno un anno.

    Risposi sicuro di me stesso. Sicuro come non lo ero mai stato.

    - Perdonami, ma ad una certa età il tempo lo si percepisce diversamente. Quando si è vicini al traguardo si tende a perdere di vista la strada che si percorre nel quotidiano e i ricordi si fissano su attimi precisi, momenti impressi inesorabilmente nella memoria, che spesso si trasformano in emozioni. Ma non voglio annoiarti con questi discorsi da vecchio, tu sei ancora giovane e hai tutta la vita davanti. Ho ricevuto la tua lettera.

    Lo disse fissando il vuoto, poi abbassò lo sguardo sulla scrivania e, dopo aver aperto il cassetto in basso alla sua sinistra, la prese. Sfilato il foglio dalla busta, iniziò a leggere. Quel gesto mi procurò un pizzico d’ansia, forse non era stata una buona idea chiedere il suo aiuto, ma non avrei saputo a chi altro rivolgermi. Avevo gli strozzini alle calcagna a causa di vecchi debiti di gioco.

    Attesi in silenzio, cercando di scorgere nel suo sguardo, parzialmente nascosto da un riflesso di luce che rimbalzava sulle lenti degli occhiali, un verdetto riguardo alla mia richiesta.

    Avrebbe capito che per me era questione di vita o di morte? Quale era il motivo per cui stava rileggendo la lettera? Forse era il suo modo per riflettere un ultimo istante prima di darmi una risposta? Forse non ne ricordava il contenuto? Forse non l’aveva letta, nonostante la busta fosse comunque aperta?

    Iniziai ad avere la vista annebbiata.

    Lesse fino all’ultima parola. Poi, mentre teneva ancora la lettera stretta nella mano sinistra, con la destra si tolse gli occhiali e li appoggiò sulla scrivania.

    Sospirò ed alzò lo sguardo fissandomi intensamente.

    Il mio deglutire provocò uno schiocco, quasi che il mio pomo d’Adamo fosse poco lubrificato. Quello fu l’unico rumore a riecheggiare nella stanza, almeno fino al momento in cui il nonno si inumidì le labbra con la lingua prima di iniziare a parlare.

    - La cifra che mi chiedi non è di poco conto.

    Disse con tono serio.

    - Ti restituirò tutto compresi gli interessi, questi soldi mi servono per un affare che ho in corso e che in breve tempo darà i suoi frutti.

    Risposi mentendo e con la consapevolezza che lui avesse già intuito che quella non era la verità.

    Ero abituato a mentire, mentivo anche a me stesso, sapevo riconoscere dall’espressione del mio interlocutore se credeva oppure no alle mie parole.

    Rimanemmo in silenzio a fissarci mentre una goccia di sudore si faceva largo tra i miei capelli scendendo a lato della fronte, poi il nonno prese una seconda busta dal cassetto e la appoggiò sulla scrivania.

    Abbassai lo sguardo. Speravo ci fosse del contante, ma dallo spessore si intuiva che non poteva essere, probabilmente conteneva un assegno. Iniziai a pensare che depositandolo in banca parte di quei soldi sarebbero serviti per sistemare il conto corrente, problema a cui non avevo più pensato da tempo; se invece lo avessi cambiato tramite alcune conoscenze poco raccomandabili, avrei perso comunque il dieci percento dell’intera somma, quel dieci percento che mi avrebbe dato un poco di respiro dopo aver pagato gli aguzzini. Come stesse arrivando da molto lontano, la voce del nonno mi distolse da quei pensieri:

    - Ho bisogno che tu faccia una cosa per me ed io in cambio sistemerò i tuoi problemi. Al tuo ritorno provvederò a farti avere un extra per la tua discrezione. Disse con un tono che non ammetteva repliche.

    - Nonno, tu non ti rendi conto, io non posso dedicarmi ad altro in questo momento, ci sono persone…

    Notando il suo nervosismo mi bloccai, lasciando la frase a metà.

    - Conosco bene la tua situazione, ho delle persone che se ne occuperanno e risolveranno il problema. Non devi preoccupartene, tutto sarà sistemato. Fai quello che ti chiedo, è tutto scritto sulla lettera all’interno di questa busta.

    Disse senza scomporsi.

    Non sapevo se essere sollevato o preoccupato dalla situazione, anche perché non avevo la minima idea di quale incarico volesse affidarmi il nonno.

    Chiamò il ragazzo che mi aveva fatto entrare e capii che era il momento di andarmene. Mi porse la busta e mi disse che l’indomani il suo autista sarebbe passato a prendermi direttamente a casa. Lo salutai con un cenno del capo e me ne andai. Proprio quando stavo per uscire dalla porta principale, udii la voce della nonna irrompere nel salone:

    - Ma se n’è andato?

    Disse in tono alterato.

    - Si è ricordato di avere un impegno urgente, mi ha detto di salutarti.

    Rispose il nonno.

    - Ma per la cena?

    Rispose infastidita, probabilmente più dalla mia mancanza di rispetto che non per la mia assenza.

    Il resto della conversazione svanì con il chiudersi della porta alle mie spalle. Una boccata d’aria fresca inspirata a pieni polmoni in un istante mi riportò nel mondo reale, fu quasi una rinascita.

    Camminando con difficoltà sul ghiaino del lungo viale d’entrata, raggiunsi l’auto, gettai la busta sul sedile a fianco, e partii in direzione di casa. Il nonno mi aveva disorientato, mi sarei aspettato altri tipi di risposte alla mia richiesta d’aiuto, ma non quella. L’evolversi degli eventi stava minando l’immagine che mi ero fatto di lui.

    Lungo la strada del ritorno iniziai a pensare alla mia vita, a come mi ero ridotto, al fatto che stavo precipitando in un abisso senza fine. L’ultimo anno era letteralmente volato, il tempo mi era sfuggito dalle mani senza che riuscissi ad afferrarlo. Ero talmente concentrato nel cercare di risolvere i problemi, che mi ero dimenticato cosa volesse dire vivere. Mentre guidavo osservavo dal finestrino lo scorrere del paesaggio, vedevo persone immerse nel proprio quotidiano: un vecchio che gettava la spazzatura, una madre che giocava con il suo bimbo su un giardino, due innamorati seduti su una panchina che si baciavano; e fantasticavo sul fatto che tutte quelle persone fossero felici e spensierate. Provai un forte senso di invidia.

    Iniziai a fare mentalmente un bilancio della mia vita, in questo modo avrei diviso le cose negative da quelle positive, catalogandole. Anche se gli eventi positivi fossero stati di lieve entità, li avrei comunque fissati nella mia memoria traendone beneficio. Questa era una tecnica che mi avevano insegnato agli incontri per malati di Ludopatia, a cui avevo partecipato.

    Il gioco – la bestia come la chiamavo io – si era divorata il mio matrimonio, la mia casa ed il mio lavoro con una voracità di cui non mi resi conto fino a fatto avvenuto.

    Era da un anno che non giocavo, e grazie ad alcuni lavori saltuari ero riuscito a saldare qualche debito, ma non meno di un mese fa il conto più grosso aveva bussato alla mia porta con le sembianze di due brutti ceffi.

    Dopo avermi malmenato, dissero che avevo un mese di tempo per saldare il tizio che aveva comperato il mio debito. Pensai di darmi alla fuga, ma prima di andarsene aggiunsero che se non mi fossi fatto più sentire ne vedere, le conseguenze sarebbero ricadute sulle persone a me più care. Il pensiero andò immediatamente alla mia ex moglie e a mia figlia Lisa. Dopo tutto quello che avevo tolto loro, non potevo minimamente pensare che potesse succedergli qualcosa di brutto a causa mia. Neppure il suicidio sarebbe servito, dovevo per forza sistemare quei debiti.

    Senza accorgermene percorsi gran parte del tragitto, oramai mancavano pochi chilometri, e mentre ero fermo ad un semaforo il mio sguardo cadde sulla busta sopra al sedile. Durante quelle due ore di guida, non avevo più pensato al nonno e nemmeno alla sua proposta. Era come se il mio cervello, staccatosi dal presente, si fosse messo a giocare con le mie più recondite paure.

    Un chilometro più avanti mi fermai ad un piccolo bar semi deserto, entrai con la busta in mano ed ordinai un caffè. Mi sedetti ad un tavolino adiacente alla porta d’entrata, con vista sulla strada.

    Lessi per tre volte consecutive quella lettera senza mai distogliere lo sguardo dal foglio, facendo raffreddare pure il caffè. Poi guardai fuori, fissando il vuoto, assorto, nel cercare di afferrarne il contenuto.

    L’indomani sarei dovuto andare a Roma, alloggiare in un bed & breakfast vicino alla stazione centrale e farmi fare un ritratto da un artista di strada che stazionava nei dintorni del Colosseo. Dovevo cercare di diventarle amico presentandomi come una specie di ricercatore di talenti, elogiando le sue opere, i suoi disegni.

    La ragazza in questione si chiamava Elena ed aveva trenta tre anni, la descrizione parlava di un grosso anello sul labbro inferiore della bocca ed una farfalla dalle sfumature azzurre tatuata sul collo, molto vistosa.

    Ulteriori istruzioni mi sarebbero pervenute dall’autista, e sarei comunque stato ricontattato nei giorni avvenire. Per tutte le spese avrei avuto a disposizione una carta di credito ricaricabile; giornalmente avrei dovuto fare un rendiconto dettagliato delle spese.

    Mille pensieri affollarono la mia mente. Una figlia illegittima, una giovane amante, una parente in difficoltà di qualche amico di famiglia, una spia ingaggiata per qualche losco affare in cui il nonno era

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1