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Il fu Mattia Pascal
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E-book306 pagine4 ore

Il fu Mattia Pascal

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Il fu Mattia Pascal celebre romanzo di Luigi Pirandello, fu scritto nel 1903 e pubblicato nel 1904 dapprima a puntate sulla rivista La Nuova Antologia e successivamente, lo stesso anno, in volume. Fu scritto in seguito all’allagamento, e alla frana, della miniera di Aragona, un evento traumatico, che rappresent&ograv

LinguaItaliano
Data di uscita29 nov 2019
ISBN9791037800008
Autore

Luigi Pirandello

Luigi Pirandello (1867-1936) was an Italian playwright, novelist, and poet. Born to a wealthy Sicilian family in the village of Cobh, Pirandello was raised in a household dedicated to the Garibaldian cause of Risorgimento. Educated at home as a child, he wrote his first tragedy at twelve before entering high school in Palermo, where he excelled in his studies and read the poets of nineteenth century Italy. After a tumultuous period at the University of Rome, Pirandello transferred to Bonn, where he immersed himself in the works of the German romantics. He began publishing his poems, plays, novels, and stories in earnest, appearing in some of Italy’s leading literary magazines and having his works staged in Rome. Six Characters in Search of an Author (1921), an experimental absurdist drama, was viciously opposed by an outraged audience on its opening night, but has since been recognized as an essential text of Italian modernist literature. During this time, Pirandello was struggling to care for his wife Antonietta, whose deteriorating mental health forced him to place her in an asylum by 1919. In 1924, Pirandello joined the National Fascist Party, and was soon aided by Mussolini in becoming the owner and director of the Teatro d’Arte di Roma. Although his identity as a Fascist was always tenuous, he never outright abandoned the party. Despite this, he maintained the admiration of readers and critics worldwide, and was awarded the 1934 Nobel Prize for Literature.

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    Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello

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    Questa edizione è stata prodotta da

    RSMEDIAITALIA

    www.rsmediaitalia.com

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    IL FU MATTIA PASCAL

    LUIGI PIRANDELLO

    nasce nel 1867 nei pressi di Girgenti, in Sicilia, figlio di un ricco possidente e commerciante di zolfo. Nonostante lo scontento paterno, che lo vorrebbe a capo della miniera di zolfo di famiglia, Luigi riesce a proseguire gli studi umanistici iscrivendosi al ginnasio e dopo all’Università di Palermo, ma insoddisfatto dell’Università palermitana e poi romana, nel 1889 si trasferisce in Germania all’Università di Bonn. Qui rimane per due anni fino al 1891, ottenendo la laurea in Filologia Romanza. Nel 1892 ritorna a Roma e si dedica alla letteratura, sempre grazie alle rendite della miniera di zolfo del padre, iniziando a scrivere le sue prime opere, tra cui ricordiamo il primo romanzo L’Esclusa del 1983. Nel 1897 diventa professore presso l’Istituto Superiore di Magistero di Roma. Nel 1903, le notti passate insonni vicino alla moglie malata lo portano a scrivere l’opera che lo farà diventare famoso, Il Fu Mattia Pascal. Seguono altre opere e nuove collaborazioni come nel 1909 con il Corriere della Sera su cui scriverà fino al 1936. Nel 1919 Luigi è obbligato a mettere in clinica la moglie, luogo in cui ella, purtroppo, rimarrà fino alla fine dei suoi giorni. Il 1922 per Pirandello è l’anno della fama, decide di lasciare l’insegnamento; le sue opere teatrali vengono rappresentate, ormai, nei maggiori teatri sia in Italia che in Europa, e Pirandello ha la fortuna di scritturare e conoscere una giovanissima prima attrice per il suo teatro romano, Marta Abba. Scrive per lei quasi tutte le parti femminili delle sue opere, e intrattiene con lei un intenso rapporto epistolare, tanto da scatenare le gelosie di figli e collaboratori. Nel 1925 inizia a pubblicare a puntate Uno, nessuno e centomila, romanzo che era già stato iniziato nel 1909, ma che ancora non era stato pubblicato. Nel 1929 viene nominato Accademico d’Italia e decide di lasciare la casa editrice Treves per passare a Mondadori, con cui rimarrà fino alla fine della sua carriera letteraria. Il suo ingegno lo porta a continuare la pubblicazione costante di opere teatrali e romanzi e a meritare nel 1934 il premio Nobel per la letteratura. Muore nel 1936.

    SILVIA LICCIARDELLO MILLEPIED

    è una scrittrice e imprenditrice italiana nata a Teramo, da genitori siciliani. In passato si è distinta come cantautrice: ha partecipato al Festival di Castrocaro e vinto il Lennon Festival per la canzone inedita Diversa. Dopo alcuni anni di studio al DAMS Musica di Bologna, si è laureata in Cinema al DASS della Sapienza di Roma. Ha inoltre frequentato un corso online di Letteratura Mondiale all’Università di Harvard, tenuto da David Damrosch e Martin Puchner. Nel 2014 ha fondato la RSMediaItalia e ha lavorato come editor e copywriter per più di ottanta libri, inclusi tre libri per bambini e la rivista Astrid Magazine. Considerata un piccolo prodigio, scrisse, diresse e recitò la sua prima commedia Gli dei, quando aveva solo undici anni, ma già scriveva canzoni, storie e brevi favole; la sua prima canzone venne registrata dalla madre quando Silvia aveva solo sei anni. Nel gennaio 2019, ha fondato Res Stupenda, inaugurata ufficialmente il 25 novembre 2019, un nuovo marchio editoriale che integra tutte le conoscenze del passato e sviluppa il marchio sul mercato internazionale. Nel 2014 ha pubblicato due libri sul cinema: Il curioso caso Fincher e Tempo Labirinto. Nel 2019 ha pubblicato la traduzione di Sylvie. Ricordi del Valois di Gérard de Nerval (RSMediaItalia 2019).

    IL FU MATTIA PASCAL

    LUIGI PIRANDELLO

    ROMANZO

    Introduzione e cura di SILVIA LICCIARDELLO MILLEPIED

    RSMediaItalia

    Pubblicato per la prima volta nel 2019 da

    RSMediaItalia

    Silvia Licciardello Millepied, 40 rue Jacob, 75006, Paris France

    SIRET:829 135 300 00020

    rsmediaitalia.com

    Pubblicato per la prima volta nel 1904

    Copyright del testo © gli esecutori letterari e gli eredi di Luigi Pirandello

    Copyright di Nota Biografica e Introduzione © Silvia Licciardello Millepied, 2019

    Autore del libro: Luigi Pirandello

    Nome del libro: Il fu Mattia Pascal

    Tutti di diritti riservati. Nessuna parte della presenta pubblicazione può essere riprodotta, archiviata in un sistema di ricerca o trasmessa sotto qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico, fotocopie, registrazioni o altro senza previa autorizzazione dell’editore o in conformità alle disposizioni del Copyright, Designs e Patents Act 1988 o alle condizioni previste da eventuali licenze che ne permettono la duplicazione rilasciate dalla Copyright Licensing Agency.

    Pubblicato da: RSMediaItalia

    Grafica del testo di: Silvia Licciardello Millepied

    Foto di copertina di: Luigi Pirandello nel 1932 (Agence de presse Meurisse, 1932), foto di Pubblico Dominio. Grafica Silvia Licciardello Millepied.

    ISBN-10: 10-378-0000-8

    ISBN-13: 979-10-378-0000-8

    Distribuito da: Ingram Inc.

    A cura di Silvia Licciardello Millepied

    Questo libro è

    dedicato a Benjamin

    INDICE

    Editore/Curatore

    Frontespizio

    Copyright

    Dedica

    Indice

    Nota Biografica

    Introduzione

    IL FU MATTIA PASCAL

    1. Premessa

    2. Premessa seconda (filosofica) a mo’ di scusa

    3. La casa e la talpa

    4. Fu così

    5. Maturazione

    6. Tac tac tac

    7. Cambio treno

    8. Adriano Meis

    9. Un po’ di nebbia

    10. Acquasantiera e portacenere

    11. Di sera, guardando il fiume

    12. L’occhio e Papiano

    13. Il lanternino

    14. Le prodezze di Max

    15. Io e l’ombra mia

    16. Il ritratto di Minerva

    17. Rincarnazione

    18. Il fu Mattia Pascal

    Avvertenza sugli scrupoli della fantasia (1921)

    Nota Biografica

    LUIGI PIRANDELLO nasce nel 1867 nei pressi di Girgenti, la moderna Agrigento, in una cascina in contrada Càvusu, il Caos, tenuta di campagna del padre Stefano, e della madre Caterina Ricci Gramitto, entrambi appartenenti a ricche famiglie borghesi, molto legate ai fatti del Risorgimento, perché in prima linea avevano combattuto con Garibaldi, e ancor prima avevano preso parte alla rivoluzione siciliana del 1848-49, poi stroncata dal ritorno dei Borbone, col nonno materno condannato all’esilio a Malta. Il bisnonno paterno era stato un ricco armatore e uomo d’affari genovese e Stefano, il padre, era un ricco possidente e commerciante di zolfo. La madre, nell’imminenza del parto, si era rifugiata nella tenuta di campagna per sfuggire al colera che infestava la Sicilia in quel periodo. Infatti, non a caso, Pirandello scherzando diceva di essere nato dal Caos. Girgenti, situata nella costa sud della Sicilia, era una città di periferia di tradizione latifondista, che continuava a mescolare la tradizione della Magna Grecia a l’influenza araba, e che aveva visto pochissimi anni prima, uno stravolgimento politico dato dalla spedizione dei Mille, alla quale tutta la famiglia Ricci Gramitto aveva partecipato, e che addirittura aveva creato l’occasione per l’incontro tra Stefano Pirandello, carabiniere genovese, garibaldino anch’egli, e Caterina.

    Luigi Pirandello riceve la sua prima educazione a casa da maestri privati e il giovane autore già a undici anni, rivela la sua passione e naturale propensione per la letteratura, con la composizione di una prima opera, Barbaro, che pare sia andata perduta.

    Nel 1880 la famiglia si trasferisce per motivi economici a Palermo dove il padre vorrebbe che il giovane Luigi s’iscrivesse alle scuole tecniche per proseguire poi con l’attività di famiglia, e così avviene. In questi anni il rapporto con il padre s’inasprisce, ma lo stesso, durante le vacanze del 1886, il giovane Pirandello lo segue nelle zolfare, conoscendo quel mondo delle miniere descritto da Verga e dagli autori veristi. Bisogna dire che Luigi ebbe modo di osservare questo mondo da una posizione molto privilegiata, malgrado la sua difficoltà ad interagire con i suoi genitori, e nei suoi viaggi con il padre nelle miniere non entrò mai veramente a contatto con la miseria delle condizioni dei contadini che lavoravano nelle miniere di zolfo, e neppure con i facchini delle banchine del porto mercantile. Inoltre la sua insonnia cronica lo rendeva troppo fragile per un lavoro pesante ed impegnativo, che avrebbe richiesto ben più ore di riposo notturno. Luigi quindi prosegue con gli studi umanistici iscrivendosi al ginnasio e poi all’Università di Palermo, ma non contento di un mondo rimasto fermo in una sorta di realtà risorgimentale in pieno decadimento, decide di trasferirsi alla Facoltà di lettere di Roma. Un insanabile contrasto con il rettore lo condusse poco dopo, nauseato dall’ignoranza dei docenti, a varcare le Alpi e a recarsi, nel 1889 in Germania a completare gli studi all’Università di Bonn. Qui rimase per due anni fino al 1891, ottenendo la laurea in Filologia Romanza con una tesi sul dialetto agrigentino. In questi anni in Germania, Pirandello comincia a scrivere poesie, tra cui Pasqua di Gea, scritta nel 1890.

    Nel 1892 Luigi ritorna a Roma mantenendosi grazie alle rendite della miniera di zolfo del padre, e si dedica alla letteratura iniziando a scrivere le sue prime opere: il primo romanzo L’Esclusa venne scritto infatti l’anno seguente, nel 1893. A Roma inoltre ebbe modo di conoscere Luigi Capuana, che gli aprì le porte del mondo letterario romano, presentandogli scrittori, giornalisti e artisti di successo della capitale. L’anno seguente Pirandello sposò Maria Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio d’affari del padre; un matrimonio in parte combinato e ben voluto dalle rispettive famiglie. La moglie verrà poi descritta dall’autore come una ragazza timida, chiusa e di buona famiglia, affetta però da un grave disturbo psicologico. Il matrimonio si rivela da subito segnato, malgrado l’amore che lega i due coniugi, dal forte risentimento immotivato di Maria Antonietta per la sua carriera letteraria, a cui si aggiungono scatti di gelosia non solo in privato ma anche in pubblico. Pirandello descrisse più di una volta come la malattia della moglie fosse ormai divenuta parte della sua vita; e addirittura per alcuni biografi l’arte di Pirandello non sarebbe stata tale se non ci fosse stata di mezzo anche la pazzia della moglie, e i sentimenti d’angoscia e oppressione determinati da questo rapporto, malgrado tutti gli agi e la ricchezza. Ma anche i suoi studi, e l’influenza della nascente psicologia di Freud e Jung, sono aspetti importanti di cui dobbiamo tener presente, che ritroviamo anche in altri scrittori vissuti in quel frangente, questa volta tedeschi, primo fra tutti, Hermann Hesse, spesso consacrati alla definizione delle psicologie dei personaggi. Hesse, Nobel per la letteratura come Pirandello, ebbe un rapporto coniugale devastato dalle psicosi della prima moglie, ed ebbe modo di studiare su se stesso gli effetti della nascente psicoterapia. Pirandello interessato com’era alla cultura mitteleuropea, tanto da tradurre dal tedesco, non poteva non conoscerne profondamente la letteratura e restare sempre legato alla sua esperienza di vita a Bonn, anche dopo il rientro nella capitale.

    I primi anni della sua vita matrimoniale, sono legati alla nascita dei suoi figli: nel 1895 nasce Stefano; nel 1897 Rosalia, e nel 1899 Fausto Calogero. Grazie alle rendite della miniera di zolfo e alla dote della moglie, Pirandello si dedica alla sua carriera professionale, non solo con la pubblicazione dei primi romanzi e novelle, ma anche con la collaborazione con giornali e riviste che lo porteranno lentamente verso quel lavoro d’insegnante che decide d’intraprendere per sostenere la sua passione letteraria. Rompe completamente i rapporti col padre, quando scopre che egli ha una relazione extraconiugale, e comincia sempre di più ad occuparsi dell’insegnamento per trovare un’emancipazione dalla famiglia e dalle continue gelosie morbose della moglie, e questo alla fine si rivelerà la sua fortuna. Nel 1897 diventa dunque professore presso l’Istituto Superiore di Magistero di Roma, malgrado questa professione non fosse il suo ideale, forse anche a causa della sua insonnia cronica. Solo qualche anno dopo, nel 1903, la miniera di zolfo del padre ad Aragona si allaga, con la perdita di tutti gli investimenti effettuati, compresa la dote di Maria Antonietta. Come diretta conseguenza del disastro economico, la moglie resta afflitta da una depressione che la porterà lentamente alla paranoia e a crisi isteriche tali da rendere impossibile e penosa la convivenza. Luigi Pirandello, che si era già emancipato dalla sua famiglia d’origine, si adatta meglio a tale situazione concentrandosi ancora di più sulle sue lezioni, impartendo anche lezioni d’italiano e di tedesco e pubblicando sempre più opere, ma la moglie non si riprende più da quel colpo durissimo. Quell’anno, durante le notti passate insonni vicino alla moglie malata, scrive l’opera che lo farà diventare famoso, Il Fu Mattia Pascal. Seguiranno diverse opere teatrali e nuove collaborazioni come nel 1909 con il Corriere della Sera su cui scriverà fino al 1936.

    Gli anni seguenti vedono una condizione familiare in continuo peggioramento, situazione inversamente proporzionale al successo che invece Luigi Pirandello acquisisce sia dal punto di vista letterario, che soprattutto dal consenso di massa che gli proviene dalle rappresentazioni teatrali delle sue opere. Il vero successo per Pirandello arriva infatti con il teatro, a partire dal 1910, anno in cui l’amico Nino Martoglio, gli chiede di mandare in scena nel suo Teatro Minimo a Roma Lumie di Sicilia. Anche Angelo Musco volle cimentarsi nella produzione pirandelliana, e Luigi Pirandello fece per lui una traduzione in siciliano della stessa opera teatrale. La Grande Guerra fu una delle esperienze più dure per l’autore, provato non solo dall’imprigionamento del figlio Stefano, arruolato volontario e ferito in guerra, ma anche dalle conseguenze di quest’imprigionamento in un campo di concentramento in Boemia, sulla salute mentale della moglie Antonietta. Al punto che nel 1919 Luigi è obbligato, per la disperazione, a ricoverare la moglie in un ospedale psichiatrico, luogo in cui ella, purtroppo, rimarrà fino alla fine dei suoi giorni.

    Qualche anno dopo, nel 1921, Luigi Pirandello comincia ad avere una fama internazionale che lo porta finalmente alla tanto sospirata celebrità e Sei personaggi in cerca d’autore diventa un successo planetario che consacra la notorietà di Luigi Pirandello anche oltreoceano, con rappresentazioni in lingua inglese a Londra e New York, per non parlare della celebre rappresentazione che se ne fece in francese a Parigi, con gli attori calati sul palcoscenico. Ma la vera svolta per Pirandello arriva nel 1922 con l’Enrico IV, un’opera teatrale rappresentata nel febbraio di quell’anno al Teatro Manzoni di Milano, che arriva ad avere un grande successo di botteghino già dalla prima rappresentazione, cosa che rende Pirandello finalmente libero di lasciare l’insegnamento. Le sue opere teatrali vengono rappresentate, ormai, nei maggiori teatri sia in Italia che in Europa, e Pirandello nel 1924 fonda la Compagnia del Teatro d’Arte di Roma e ha la fortuna di scritturare e conoscere una giovanissima prima attrice per il suo teatro romano, Marta Abba, e si lega a lei nell’arte e la tratta quasi come una figlia, anche se dalle lettere potrebbe intravedersi una certa passione tra i due, tanto da lasciarle in eredità i diritti delle opere letterarie scritte da quel momento in poi. Scrive per lei quasi tutte le parti femminili delle sue opere, e intrattiene con lei un intenso rapporto epistolare, tanto da scatenare le gelosie di figli e collaboratori. I figli infatti successivamente intenteranno contro di lei anche una causa, per i diritti d’autore del padre, e vinceranno. Nel 1925 Pirandello inizia a pubblicare a puntate Uno, nessuno e centomila, romanzo che era già stato iniziato nel 1909, ma che non era mai stato pubblicato. Lo stesso anno, insieme ad altri intellettuali, firma il Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile, rafforzando ancora di più la sua adesione al Fascismo, avvenuta l’anno prima con un telegramma a Mussolini.

    Con Marta Abba e Ruggero Ruggeri, Pirandello sbarca a Broadway, arrivando ad essere il drammaturgo di maggior fama al mondo. Nel 1929 viene nominato Accademico d’Italia e decide di lasciare la casa editrice Treves per passare a Mondadori, con cui rimarrà fino alla fine della sua carriera letteraria. La pubblicazione costante di opere teatrali e romanzi gli fanno anche meritare il premio Nobel per la letteratura del 1934, per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale. Molte delle sue opere vennero trasposte al cinema, dove ad Hollywood Greta Garbo divenne una delle sue interpreti principali, e Pirandello si trovò spesso ad andare negli Stati Uniti, e a visitare i set cinematografici dei film tratti dalle sue opere. Pirandello muore improvvisamente di polmonite nel 1936, dopo una di queste visite appunto su uno dei set cinematografici, e nel suo testamento esplicita la sua intrinseca forma di ribellione verso la società a lui contemporanea, chiedendo una cerimonia povera e di essere fatto cenere e seppellito presso Agrigento, nella cascina dov’è nato.

    L’opera di Luigi Pirandello è molto vasta e si compone di centinaia di novelle, un numero impressionante di opere teatrali e romanzi. Attraverso le centinaia di migliaia di parole, si stenta a tracciare un filo conduttore che ci riporta a un’energia indomabile, e a una vitalità ed espressione artistica costruttiva e distruttiva al tempo stesso, presente in tutte le sue opere. Punto di partenza di questa visione è la sua vicenda personale di uomo e la sua storia, pubblica e privata. Per comprendere la vastità dell’opera di Luigi Pirandello e il suo successo letterario, si devono considerare anche l’influenza che hanno avuto sulla sua formazione culturale la Sicilia, ed in particolare la città di Agrigento; e i riferimenti letterari dell’epoca: Verga, Capuana e De Roberto, ma anche Nino Martoglio, e il teatro dialettale. Oltre ai romanzi, il genio letterario di Pirandello ha prodotto tantissime novelle e opere teatrali, per non parlare delle poesie già citate. Dato che una nota biografica che si rispetti, non può non includere anche un accenno alle opere, cercherò di farne un elenco estremamente abbreviato in ordine temporale, per chiunque voglia approfondire le più importanti, ma non posso per ovvi motivi citare tutte le cose importanti che ci sarebbero da dire a riguardo e che rimando ad altra sede, per il momento ho deciso di soffermarmi brevemente sui romanzi, visto che questo libro si basa sull’edizione de Il fu Mattia Pascal di Treves, dal quale ho cercato il più fedelmente possibile, di editare il testo, di modo che restasse quello più genuinamente accettato da Pirandello.

    Per maggiori dettagli sul libro vi consiglio di leggere anche l’Introduzione che segue la Nota Biografica. Veniamo al nostro elenco, di cui spero perdonerete la brevità.

    L’Esclusa è il romanzo che ha segnato l’inizio della sua carriera letteraria. Fu scritto nel 1893 ma pubblicato solo nel 1901 grazie anche all’incoraggiamento di Luigi Capuana. In esso si ritrova molto dell’influenza del verismo ma con un’impronta particolarmente ricca di novità che Pirandello andrà a sviluppare anche nelle sue opere successive. Il romanzo è quasi completamente al femminile, al centro la storia di Marta Ajala, una donna sposata, accusata ingiustamente di aver tradito il marito. Nel racconto Luigi Pirandello racchiude tutta la cultura arcaica di estrazione mediorientale della sua terra natale, in cui il sospetto si trasforma in verità, una verità ufficializzata malgrado non ci siano aderenze con la realtà dei fatti, e che alla fine della vicenda trova gli spunti per quell’"umorismo" che poi diventerà parte fondamentale delle sue opere successive.

    Il Turno è il secondo romanzo pubblicato, e sancisce in qualche modo la maturità di Pirandello come autore che delinea la sua arte. Per certi versi si tratta di un romanzo breve, attraverso il quale l’autore inizia a sottolineare l’aspetto non programmabile della vita e di come il caos (quello da cui è nato lui) regni indiscusso nel corso dell’esistenza umana. Nella poetica di Pirandello ritroviamo una visione della vita che è quella di una realtà in continuo divenire, soggetta a una serie di cambiamenti e colpi di scena. Nell’esistenza umana l’autore identifica due elementi che portano l’uomo ad essere limitato. Da un lato abbiamo la forma che ogni individuo assume in rapporto al proprio io e che lo porta a crearsi una sua identità, che in sostanza è solo un’illusione formale; dall’altro lato non è solo l’individuo a limitare se stesso nella sua manifestazione, ma anche gli altri, le persone che lo circondano e che vivono all’interno della società. Ogni singolo soggetto crea quindi una situazione parallela alla realtà vista attraverso i propri occhi, creando quindi una vera e propria maschera della vita. In questa combinazione tra forma e società, l’individuo soffre inevitabilmente dato che si sente costretto in una trappola senza la vera possibilità di liberare il proprio animo. La realtà viene osservata da Pirandello con una visione che rispecchia i principi di un relativismo conoscitivo. Se la realtà è in continuo divenire, non può essere fissata a schemi e moduli precisi, quindi resta sempre parziale, e mai assoluta ed oggettiva, pertanto da essa non se ne ricava una vera sicurezza per l’animo umano.

    Nel 1904 inizia la pubblicazione a puntate de Il Fu Mattia Pascal sulla rivista Nuova Antologia. L’autore con questo romanzo acquisisce la notorietà ed il consenso del pubblico, con una storia che ha del paradossale ma anche del poetico. Al centro della vicenda vi è un bibliotecario, Mattia Pascal, il quale a causa di un evento bizzarro, dopo una sua fuga di qualche giorno a Montecarlo, riesce a lasciarsi dietro le spalle un matrimonio fallito in partenza e una situazione familiare dolorosa, almeno per qualche tempo. Scopre ben presto che quella sua fuga ha un prezzo che nemmeno la sua grossa vincita alla roulette può ripagare; infatti la moglie, e la tanto odiata suocera, lo hanno riconosciuto in un morto suicida e lo considerano ormai defunto. Mattia Pascal, che non ha più famiglia, a parte il fratello Berto, decide dunque di dare una svolta alla sua vita, approfittando del pregiudizio del paese nei suoi confronti, ma ben presto si rende conto che fingersi morto, non lo rende a tutti gli effetti legalmente e ufficialmente parte della società, e quindi vivo. Per non restare schiacciato nella morsa degli eventi è costretto a ritornare sui suoi passi, anche se quello che trova al suo ritorno è ormai cambiato per sempre.

    L’umorismo, molto criticato da Croce, viene pubblicato nel 1908, e parla della poetica che si concretizza nel sentimento del contrario che nasce dalla capacità dell’autore di combinare forze contrapposte come il sentimento e la ragione. Il sentimento crea la realtà della vita, mentre la ragione scompone ogni elemento facendo capire il meccanismo che vi è alle spalle. In un certo senso come spiega Pirandello, la ragione è come una pozza d’acqua ghiacciata in cui il sentimento si tuffa perdendo gran parte della sua intensità. Nell’umorismo pirandelliano, la contingenza di due opposti, mescolata alla verosimiglianza delle situazioni e dei personaggi, produce nel lettore, o nello spettatore, la risata. Strumento letterario che Pirandello definisce con il termine sentimento del contrario.

    Nel 1909 Pirandello scrive la famosissima novella La Giara, e poco dopo Pensaci, Giacomino!, una delle opere teatrali più importanti di Pirandello, uscita poi nel 1910. Ne I Vecchi e i Giovani, il romanzo pubblicato nel 1909, Pirandello pone un occhio critico sulla cultura siciliana del Risorgimento, e scrive un romanzo sociale molto diverso dal successivo Suo Marito, 1911, in cui ritorna a parlare della solitudine che si cela in famiglia, tra le mura di casa, tra due coniugi divisi tra il successo pubblico e la vita coniugale. Il libro in qualche modo ricorda la vicenda familiare di Grazia Deledda, anch’ella Nobel per la letteratura, quindi per evitare di offenderla, il romanzo viene in parte riscritto da Pirandello, e ripubblicato postumo da suo figlio Stefano col titolo ironico Giustino Roccella nato Boggiolo, nel 1941. Il relativismo porta inevitabilmente a una forma di critica che è presente in tutta la poetica pirandelliana nei riguardi della società e in particolare nei confronti della famiglia. Pirandello vede l’ambito familiare come limitativo, una struttura che porta l’essere umano a situazioni di sofferenza e di difficoltà, con inevitabili rancori e ipocrisie. La famiglia si rispecchia nella società, la quale non solo spinge l’uomo a cercare una

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