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Il diavolo nella mia libreria
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E-book104 pagine1 ora

Il diavolo nella mia libreria

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Info su questo ebook

Il diavolo nella mia libreria è indubbiamente uno dei migliori romanzi di Alfredo Panzini, uno dei grandi protagonisti della cultura italiana del ‘900.
La storia ruota attorno alla morte di una vecchia zia e a un’insolita eredità: un gatto di nome Tombolino e «un cassone di abete pieno di vecchia cartaccia e libri». Dapprima il protagonista è determinato a disfarsi di quegli ingombranti volumi ammuffiti, ma non trova nessuno disposto ad acquistarli. Si lascia allora vincere dalla tentazione di improvvisarsi bibliofilo e si immerge a capofitto tra le loro pagine ingiallite, scoprendo classici greci e latini, testi di filosofia e, soprattutto, di teologia e di questioni religiose.
Un raffinato e divertente capolavoro intellettuale, un sorprendente viaggio negli archetipi del mito, una irriverente satira del dogmatismo religioso e del moralismo, degli orrori dell’inquisizione e delle ipocrisie del perbenismo borghese, attraverso i mutamenti politici e sociali della civiltà moderna. Il tutto attraverso un serrato e costante dialogo con il diavolo, quel diavolo che si diverte delle miserie umane, ma che spesso non altro è che lo specchio della nostra stessa coscienza.
LinguaItaliano
Data di uscita24 dic 2022
ISBN9791255041320
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    Il diavolo nella mia libreria - Alfredo Panzini

    SIMBOLI & MITI

    ALFREDO PANZINI

    IL DIAVOLO

    NELLA MIA LIBRERIA

    LOGO EDIZIONI AURORA BOREALE
    Edizioni Aurora Boreale

    Titolo: Il Diavolo nella mia libreria

    Autore: Alfredo Panzini

    Collana: Simboli & Miti

    Con prefazione di Nicola Bizzi

    Editing a cura di Nicola Bizzi

    ISBN versione e-book: 979-12-5504-132-0

    LOGO EDIZIONI AURORA BOREALE
    Edizioni Aurora Boreale

    © 2022 Edizioni Aurora Boreale

    Via del Fiordaliso 14 - 59100 Prato - Italia

    edizioniauroraboreale@gmail.com

    www.auroraboreale-edizioni.com

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    ALFREDO PANZINI E LA CULTURA ITALIANA DEL NOVECENTO

    di Nicola Bizzi

    Alfredo Panzini (Senigallia, 1863 - Roma, 1939), scrittore poliedrico, saggista, critico letterario, accademico e lessicografo, autore di manuali, dizionari e grammatiche, è stato uno dei grandi protagonisti della cultura italiana nella prima metà del Novecento. Ingiustamente considerato oggi uno scrittore minore, ha goduto di grande stima e di importanti riconoscimenti internazionali, tanto che la critica statunitense lo celebrò, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta, come il miglior scrittore di prose italiane. Dal 1928 al 1934 i racconti i Panzini apparvero in almeno quattro antologie pensate per gli studenti americani impegnati a prepararsi nella lingua italiana.

    Nacque a Senigallia il 31 Dicembre 1863 da Emilio, medico condotto a Rimini, e da Filomena Santini.

    Trascorse l’infanzia a Rimini, per poi trasferirsi per studiare a Venezia, avendo ottenuto un posto gratuito presso il convitto Marco Foscarini, dove conseguì il diploma nel 1882. Iscrittosi alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, fu allievo di Giosue Carducci e Francesco Acri. Nel primo vedeva e ammirava l'«ultimo dei classici». A Bologna conobbe anche Giovanni Pascoli. Il poeta sammaurese pubblicò nel 1902 La bicicletta di Ninì (nell’antologia Sul limitare), «dovuta all’ingegno schiettissimo di un giovane», «un romagnolo bravo sul serio», dirà Pascoli di Alfredo Panzini scrivendo all’amico Giuseppe Gori.

    Dopo la morte prematura del padre (2 Maggio 1883), conseguì la laurea nel 1886 discutendo una tesi su Teofilo Folengo, che divenne la sua prima pubblicazione (Saggio critico sulla poesia maccheronica, Castellammare di Stabia 1887), e iniziò a insegnare: dapprima nei ginnasi di Castellammare di Stabia e Imola e poi, a partire dal 1888, a Milano al ginnasio Parini e infine, dal 1897, al Politecnico.

    Il 28 Luglio 1890, a Parma, si unì in matrimonio a Clelia Gabrielli, pittrice e insegnante di disegno, da cui ebbe quattro figli: Emilio (1892), Pietro (1896), Umberto (1900) e Matilde (1908).

    Dopo essersi cimentato con diversi lavori di saggistica storica e traduzioni, nel 1883 esordì nella narrativa con il suo primo romanzo Il libro dei morti, cui seguirono il volume di racconti Gli ingenui (Milano, 1896) e il romanzo Moglie nuova (Milano, 1899).

    Legato alla narrativa realistica del secondo Ottocento, nelle sue prime opere Panzini descrisse vicende della vita quotidiana che vedono protagonisti piccoli borghesi, manifestando il suo pessimismo nei confronti dell’Italia postunitaria e rimanendo fedele a un ideale di vita agreste.

    Con la fine del secolo iniziarono le sue collaborazioni con riviste e giornali, fra cui l’Illustrazione Italiana, Nuova Antologia, e la Rivista d’Italia, che si andarono sempre più intensificando negli anni.

    Nei primi anni del Novecento Panzini si dedicò a un’intensa produzione novellistica, dedicandosi a storie di vita quotidiana, il più delle volte ambientate a Milano, affievolendo gradualmente la sua pessimistica visione del mondo, propria degli esordi. Dopo i dieci racconti riuniti in Piccole storie del mondo grande (Milano, 1901), fu la volta di Lepida et tristia (Milano, 1901-1902), raccolta pubblicata come strenna di un istituto di beneficenza, e quindi dei Trionfi di donne (Milano, 1903).

    Nel 1905 curò il Dizionario moderno. Supplemento ai dizionari tradizionali, il cui obiettivo intendeva essere quello di proporre «parole che non si trovano negli altri dizionari», in particolare neologismi e forestierismi penetrati nella lingua Italiana. Il Dizionario includeva voci di uso comune tipiche dell’italiano medio contemporaneo e per questo ebbe un notevole successo, a tal punto che Panzini lavorò per tutta la vita alle sue numerose riedizioni. Sempre al 1905 risale anche l’unico tentativo teatrale di Panzini, La giovinezza di Giacomo Leopardi, azione drammatica in tre atti che non andò però mai in scena (venne pubblicata nel 1937 nella Nuova Antologia).

    Nel 1910, a soli dieci anni, morì prematuramente suo figlio Umberto, al quale dedicò le Fiabe della virtù (Milano, 1911).

    Alfredo Panzini nel 1905

    Panzini riprese la produzione novellistica con Che cosa è l’amore? (Milano, 1912) e Donne, madonne e bimbi (Milano, 1914). Quindi fu la volta di Santippe. Piccolo romanzo fra l’antico e il moderno (Milano, 1914), pubblicato l’anno precedente nella Nuova Antologia, considerato dalla critica la prima prova di quella scrittura rievocativa di periodi e personaggi storico-letterari che caratterizzò tanta parte della sua attività, soprattutto nell’ultimo periodo.

    Nell’Italia in procinto di entrare nel dramma della Grande Guerra, Panzini assunse una posizione neutralista sul conflitto bellico, che si riverberò variamente nella sua produzione di quegli anni a partire da Il romanzo della guerra nell’anno 1914 (Milano, 1914). L’inquietudine generata dall’avvicinarsi della realtà di un conflitto ormai ineludibile emerge chiaramente in Il viaggio di un povero letterato, la cronaca di un viaggio in treno da Milano a San Mauro, rimasta fra le sue prove più celebrate, apparso nella Nuova Antologia nei primi mesi del 1915 e quindi in volume nel 1919. Nel 1923 uscì il Diario sentimentale della guerra, diviso nei due volumi intitolati Dal Luglio 1914 al Maggio 1915 e Dal Maggio 1915 al Novembre 1918.

    Nell’adottare la tecnica diaristica, Panzini seppe esprimere in maniera incisiva le sue impressioni di fronte a un conflitto di cui sottolinea tutta la tragicità, assumendo al tempo stesso un atteggiamento parodico verso le idee bellicistiche del coetaneo Gabriele D’Annunzio, come accadde, ad esempio, nella sua opera La Madonna di Mamà. Romanzo del tempo della guerra (Milano, 1916). Più disimpegnate invece appaiono le sue due opere pubblicate rispettivamente nel 1918 e nel 1920: Novelle d’ambo i sessi e Io cerco moglie!, romanzo quest’ultimo già apparso a puntate in La Lettura tra il 1918 e il 1919.

    Nel 1918, con la fine della guerra, Panzini si trasferì a Roma, dove insegnò dapprima all’Istituto tecnico Leonardo da Vinci, poi al liceo Terenzio Mamiani dal 1924 al 1927, anno del suo pensionamento. Contemporaneamente si accrebbe la sua notorietà e incrementò notevolmente la sua collaborazione con le più importanti riviste letterarie del tempo e con alcuni quotidiani. Oltre che sulle pagine di Nuova Antologia e della Lettura, iniziò infatti a scrivere su La Voce, Il Marzocco, L’Italia che scrive, La

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