Programma la tua realtà quantica: Come cambiare la mappa del cervello per modellare la tua realtà quantica
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Info su questo ebook
altrimenti sarà l’inconscio
a guidare la tua vita
e tu lo chiamerai destino.
Carl Gustav Jung
In questo secondo volume del metodo Zenix viene presentato un nuovo potente mezzo per creare la nostra personale realtà. Il MetaMind Modelling è lo strumento più avanzato che possiamo applicare nel cambiare la nostra vita attraverso la mente. In ogni capitolo viene dato un nuovo illuminante modello con cui osservare alcuni peculiari aspetti del nostro modo di pensare e di vedere la realtà di modo da permetterci di cambiare facilmente la mappa del nostro cervello.
Per cambiare la propria vita bisogna cambiare la propria mente e non esistono scorciatoie di nessun tipo, una volta che abbiamo compreso questo possiamo scegliere il percorso a noi più funzionale per farlo al meglio e in queste pagine hai la possibilità di realizzare tutto ciò con una vera e propria Scienza del cambiamento che può portarti ove non credevi fosse possibile.
Attraverso questo libro avrai accesso a uno dei metodi più completi, funzionali e scientifici in cui sono presenti alcune delle millenarie conoscenze e tecniche che andranno a integrare questo incredibile percorso di conoscenza frutto di oltre venti anni di ricerca acquisita in diverse scuole e parti del mondo.
In questo metodo che unisce scienza applicata alla mente e antica saggezza ti saranno date conoscenze come quali alimenti potenziano la tua ghiandola pineale, come utilizzare al meglio la luce del sole nel tuo funzionamento cerebrale ed emotivo, quali momenti nell’arco della giornata è più facile andare a lavorare nella realizzazione dei tuoi obiettivi, come proteggersi dalle numerose interferenze presenti nella vita di tutti i giorni che disturbano il tuo processo decisionale e la tua determinazione a far avverare i tuoi sogni. Ti saranno inoltre donate delle tecniche semplici e potenti per aiutarti a scrivere il tuo destino per come vuoi che diventi.
Scoprirai:
- come modificare la tua mappa mentale della realtà
- come proteggersi dalle interferenze presenti nella vita che disturbano il tuo processo decisionale
- l’alimentazione che potenzia la tua ghiandola pineale e il tuo cervello
- come utilizzare al meglio la luce e il buio nel funzionamento cerebrale ed emotivo
- e molto altro…
Ciò che vedete dipende dalle teorie che usate per interpretare le vostre osservazioni.
Albert Einstein
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Anteprima del libro
Programma la tua realtà quantica - Riccardo Tristano Tuis
PRIMA PARTE
1
MetaMind Modelling
«Ciò che vedete dipende dalle teorie che usate
per interpretare le vostre osservazioni».
ALBERT EINSTEIN
In questo secondo volume del metodo Zenix presentiamo il MetaMind Modelling, Modellamento MetaMentale
, strumento essenziale volto al modellamento della realtà attraverso la mente. La parola meta
è una proposizione greca che significa oltre
, al di là
e sta a indicare un cangiamento, una trasformazione, un innalzamento dello spettro di consapevolezza. La programmazione della realtà va di pari passo con il modellamento della mente nella direzione di un suo nuovo stato ove la coscienza inizia un processo d’integrazione con tutte le sue parti.
Chi realizza dentro di sé l’essenza della mente comprende che essa non è in realtà identificabile con i fenomeni che percepisce ed elabora poiché questi ultimi sono meri programmi virtuali contenuti in essa che funge da semplice contenitore con cui li elabora sotto forma di progressione di fotogrammi neurali, il nostro cinema 3D di realtà. La mente è uno stato del vuoto riempito di pensieri ma questi non sono la mente. La mente umana è un generatore di pensieri predefiniti che tende a riproporne costantemente alcuni come se fosse un sistema a circuito chiuso. Proprio come la nuvola contiene la pioggia, la mente contiene pensieri, ma come le gocce di pioggia non sono la nuvola così i pensieri non sono la mente.
Spesso si sostiene che la mente menta ma in realtà sono i pensieri predefiniti che mentono, ovvero non sono altro che elaborazioni erronee della realtà che crediamo siano attendibili. La mente non è qualcosa che dobbiamo abbandonare per illuminarci, semmai il contrario, ciò da cui dobbiamo andare oltre sono i pensieri limitanti che strutturano il pensiero predefinito (v.)¹ e la nostra prigione mentale è rappresentata da ciò che possiamo chiamare personalità o ego. Solo andando oltre il nostro pensiero predefinito possiamo realmente comprendere i codici della mente, craccarli e impiegarli efficacemente nel modellamento della realtà.
Il segreto per riuscire a modellare la realtà sta nel conoscere la propria mente e disattivare qualsiasi comando conscio o inconscio e sistema di credenza che limiti il nostro uso di questa. Per fare ciò in Zenix ci si serve del MetaMind Modelling che può essere ben rappresentato da questo profondo dialogo presente nel film Matrix:
«Non cercare di piegare il cucchiaio, è impossibile. Cerca invece di fare l’unica cosa saggia: giungere alla verità.
Quale verità?
Che il cucchiaio non esiste.
Il cucchiaio non esiste?
Allora ti accorgerai che non è il cucchiaio a piegarsi, ma sei tu stesso».
In quest’asserzione è contenuto l’implicito segreto di come la realtà sia flessibile quanto il bambù e si modelli ai nostri pensieri che, simili al vento, la piegano a specifiche funzioni d’onda che collassano in specifici avvenimenti legati a persone, luoghi, cose e situazioni su cui la nostra mente si è focalizzata. Non ci stancheremo mai di ripetere l’importanza di conoscere noi stessi e comprendere come il nostro cervello può essere associato a un computer e la nostra mente al software ove sono contenuti i programmi della nostra personalità con cui ci identifichiamo e operiamo. Questa nostra identificazione a software mentali obsoleti è il nostro problema di programmatori di realtà ignari di esserlo e di ciò che potremmo fare nella nostra vita. Per comprendere e craccare la nostra personalità che ingenuamente crediamo sia il nostro reale sé è necessario smettere di identificarsi in essa imparando a osservarla in terza persona, capire da dove si origina e codificarla in ogni sua parte. Per fare tutto ciò è necessario impiegare i metadati provenienti dall’osservazione e dallo studio di noi stessi.
Integrazione all’emisfero sinistro
In informatica si usa il termine metadato
, dal greco μετὰ, oltre
e dal latino datum, "informazione o
dato". Si tratta di un’informazione che descrive un insieme di dati. In informatica la funzione principale di un sistema di metadati è quella di consentire una veloce ricerca dell’esistenza di informazioni, localizzarle, filtrarle e coglierne il significato comune. I metadati sono importanti per studiare anche la nostra mente che è un oggetto digitale, proprio come un computer o un sistema, poiché si basa su un linguaggio binario e dualogico (logica ordinaria basata sulla dualità osservatore e osservato) per rappresentare l’informazione. La Metamodellazione in Ingegneria del Software e in Ingegneria dei Sistemi è l’analisi, l’assemblaggio e lo sviluppo di strutture, vincoli, regole, modelli e teorie applicabili per la modellazione di classi predefinite di problemi; tale approccio può essere applicato alla mente e ai suoi programmi mentali per indirizzarla a un nuovo stato ove ci si avvale di nuovi modelli più avanzati e con sempre meno vincoli e regole con cui limitarla.
La Metamodellazione applicata allo studio della mente investiga sulla struttura del pensiero all’interno del dominio che la società definisce genericamente con il termine di realtà fisica (ciò che nel nostro metodo definiamo Matrix 1). Zenix si serve di modelli, mappe riferenti i programmi mentali consci e inconsci che sono astrazioni di fenomeni nella Matrix umana e dei metamodelli che sono un’ulteriore astrazione per studiare i modelli stessi per non essere influenzati dai loro effetti oppure per aggiornarli con modelli più evoluti in grado di migliorare la nostra vita e darci un maggior grado di libertà e controllo nella nostra vita.
Se ci chiediamo perché diamo così tanta enfasi alla non identificazione alla nostra personalità e al non essere influenzati dai relativi programmi mentali è necessario sapere che lo studio della mente può potenzialmente essere difficile e pericoloso per i professionisti e, per certi versi, anche per le persone che approcciano lo studio di se stesse quando sono ancora completamente schiave dei propri programmi mentali. Questo perché tali programmi tendono a essere di difficile osservazione e in questo modo hanno la possibilità di lavorare occultamente ingannando le persone anche nel momento in cui, dopo aver iniziato a lavorare su di sé, pensano di essere giunte a qualche trascendente od oggettiva verità ove credono di essersi finalmente liberate da questi occulti programmi installati nel loro inconscio. Per chi è all’interno di un percorso di crescita tale credenza mina il buon proseguimento del proprio lavoro interiore, almeno finché non inizia a dubitare delle proprie credenze in merito all’aver raggiunto un qualche livello di verità oggettiva o comprensione della realtà.
Tornando ai temi propri del MetaMindModelling, un modello mentale è conforme al suo metamodello allo stesso modo in cui un programma per computer è conforme alla grammatica del linguaggio di programmazione in cui è scritto. Nel primo volume di Zenix abbiamo parlato di come nella nostra mente sono depositati modelli comportamentali che vanno contro la nostra sopravvivenza, la nostra felicità, la nostra capacità di modellare la realtà a nostro comando. Questi modelli sono perlopiù programmi inconsci e subconsci che ci limitano e ci fanno osservare la realtà con i loro
occhi e il nostro conscio troppo spesso si piega al comando di questi, la cui forza è dovuta solo al loro occultamento o al non sapere che si può fare qualcosa al riguardo.
Integrazione all’emisfero destro
Spesso le persone che s’indirizzano allo studio della psicologia e della psichiatria hanno acquisito consapevolezza che qualcosa in loro non va come dovrebbe, per questo sentono l’urgenza di approfondire l’argomento: principalmente il loro interesse è rivolto nella risoluzione dei loro problemi non di quelli dei loro futuri pazienti. Quando non si è in uno stato di equilibrio interiore esercitare la professione d’igienista mentale è molto pericolosa poiché la malattia mentale può divenire una sorta di virus informazionale che si propaga da mente a mente e il terapeuta non è completamente immune a esso. Cercare di risolvere patologie quali psicosi, nevrosi, ecc. inevitabilmente significa entrare nel campo mentale di chi è soggetto a questi squilibri e se non si è in uno stato di equilibrio interiore e serenità la professione può diventare pericolosa poiché si entra sempre di più in risonanza con la malattia e il disagio mentale.
Ora vi racconto una storia accadutami molti anni fa, quando feci l’esperienza di varcare la soglia di una casa di cura per aiutare una persona a me cara. In quell’esperienza formativa ho esperito vari livelli di disagio fisico e mentale, entrando in una sorta di empatia con i degenti che mi immetteva in risonanza con il loro campo mentale. Mi chiesi come i medici riuscissero a lavorare in quello che per me sembrava un girone dell’inferno, anche se ero conscio che fosse un paradiso rispetto ad altri istituti di cura i cui trattamenti disumani sono stati fonte d’imbarazzo nell’oscura storia della psichiatria.
Quando ebbi l’opportunità di parlare con uno degli psichiatri mi ripromisi di chiedere come facesse a schermarsi
da tutta quella sofferenza e alienazione per non subirne gli effetti. Non feci in tempo a formulare la mia domanda che il vice primario iniziò a salmodiarmi una lezione di vita basata sulla sua personale filosofia in ambito lavorativo il cui concetto base si riassumeva in: la vita è una valle di lacrime e non si può fare niente al riguardo
.
Nella mia lettura dello psichiatra notai come quel luogo carico di sofferenza avesse segnato il giovane e ambizioso professionista a una visione cupa e disincantata della realtà facendolo arroccare in una personalità cinica priva di qualunque moto empatico necessario per entrare in rapport con i suoi pazienti. Questo era il suo modo di schermarsi
dalla sofferenza dilagante di quel luogo. Tale approccio per me era l’antitesi di un vero professionista della mente poiché senza rapport, che può sublimarsi nella comunicazione da cuore-a-cuore come direbbero i maestri zen, non possiamo aiutare le persone perché queste sono trattate al pari di macchine senza una storia. Persino quando ripariamo una comune apparecchiatura il rapport e il nostro stato mentale sono importantissimi poiché entriamo in entanglement quantistico (v.) con essa e si ha una comunicazione sottile che facilita la riparazione o la risoluzione del problema. Purtroppo tale comprensione delle cose solo ora sta lentamente diventando pensiero comune nella medicina e nella psichiatria, pesantemente indottrinate a osservare la realtà solo nella sua superficie. Ebbene, in quella casa di cura i veri professionisti della mente sembravano essere alcuni infermieri poiché molti di loro, soprattutto le donne, entravano maggiormente in rapport e mostravano tratti compassionevoli e amorevoli senza apparentemente essere troppo influenzati dalla psiche sofferente e malata dei loro pazienti.
L’approccio cinico, fortunatamente non presente in tutti gli psicoterapeuti, l’ho riscontrato più spesso negli psichiatri rispetto agli psicologi. Questo perché la psichiatria lavora con i casi più estremi e oramai ha smesso di pensare di curare i pazienti, limitandosi a sedarli di modo che perdano coscienza del problema stesso anziché lavorare sulla sorgente di questo per risolverlo alla radice. Solitamente lo psicologo, avendo a che fare con casi meno gravi, a volte riesce realmente ad aiutare le persone perché riesce a portare il paziente alla radice del problema e ciò gli permette di tenere uno stato mentale in cui sente di avere un certo grado di controllo sull’ambiente e tale controllo è importante nella propria salute mentale, poiché questo è direttamente collegato alla stima di sé e al proprio modellamento della realtà.
La correlazione tra controllo, salute mentale e stima di sé non è una cosa che ho imparato sui banchi di scuola bensì in quella che è stata definita l’università della vita. Quando avevo diciotto anni fui chiamato al servizio di leva e sfortuna volle (in realtà ora dovrei dire fortuna) fui inviato in una caserma molto distante da casa che divenne nota per l’estrema durezza dell’addestramento e per pesanti atti di nonnismo. A quei tempi non sapevo nulla di quella caserma e visto la mia disistima per la figura del professionista della morte dal pensiero predefinito e dal fatto di essere costretto a compiere qualcosa che non volevo fare, mi presentai con i capelli lunghi e un atteggiamento di non sottomissione. Mi fu data l’uniforme e una volta indossata mi venne ordinato di raccogliere i miei capelli sciolti e fare la guardia notturna. Per due giorni ebbi facoltà di poche ore di sonno e in queste dormivo male perché la camerata era vicino a un portone che non si chiudeva bene, facendo entrare il freddo vento di dicembre al punto che tutti noi dormivamo contemporaneamente con la mimetica, la tuta militare e sotto strati di vestiti civili. Non solo, in caserma ci permisero di fare la doccia la prima volta dopo una settimana di addestramento e in tutto quel tempo mi sentivo un topo in trappola che doveva interagire con un severo caporale, uno sprezzante tenente e un bel po’ di ultras dello stadio dediti a risse e molestie nelle camerate. In quei primi giorni diversi ragazzi si fecero male per farsi congedare, uno addirittura lo vidi picchiare la propria testa su una grondaia; ferendosi, ebbe un congedo immediato ma con l’articolo 41.
Sentendo minare le mie libertà personali da parte di uno Stato che reputavo una dittatura rosa mascherata da democrazia, iniziai a dare qualche piccolo segno di squilibrio mentale correndo e urlando nei corridoi della caserma per scaricare tutta la mia frustrazione e mancanza di controllo. Fortunatamente in tutto quel periodo la mia autostima non s’intaccò e fui uno dei pochi che non ricevette alcun atto di nonnismo. Non solo: il caporale che inizialmente mi aveva preso di cattivo occhio iniziò a comportarsi con me come con tutti gli altri, mentre addirittura il sergente mi prese in simpatia. La sensazione di controllo lentamente la ripresi in mano in quell’ambiente piuttosto ostile ma ancora sentivo che la mia libertà era lesa. A quei tempi non possedevo le conoscenze che possiedo ora, ma inconsciamente sapevo della potenza del pensiero focalizzato. Il mio intento di tornare a casa fu tale che richiesi di parlare con un ufficiale e non so come riuscii a convincerlo, citando un articolo di una legge che non sempre veniva applicata sugli esoneri al servizio di leva. Fui spedito da un suo superiore che ufficializzò il tutto e il giorno prima del giuramento, cosa che non volevo fare perché trovavo assurdo giurare alle forze armate di uno Stato che imponeva regole che andavano contro il volere e il benessere dei propri cittadini, fui congedato senza alcun infamante articolo ma come forza ausiliaria in servizio non attivo.
Quest’esperienza mi fece capire quanto sia importante la stima di sé per riuscire a modellare la realtà e quanto il controllo del proprio ambiente attraverso la propria volontà sia non solo uno strumento necessario per la propria salute mentale e felicità ma un nostro diritto come esseri viventi.
Nelle prossime pagine il MetaMind Modelling sarà presentato per aiutarci a espandere la nostra mente attraverso nuove strategie con cui interagire e modelli con cui interpretare Matrix 1, accantonando così quelli vecchi che ci vincolavano a modellare la realtà dentro ciò che in Zenix definiamo factory preset (preimpostazioni di fabbrica) che limitavano i nostri potenziali di espressione.
Sia chiaro che l’informazione e la conoscenza che stiamo ricevendo da quest’opera non proviene dalle lettere che compongono le parole che in questo momento stiamo leggendo. Le lettere non contengono informazione bensì trasmettono informazione – o più esattamente risvegliano la conoscenza depositata dentro di noi – una volta messe in una sequenza che abbia un significato per noi. Le parole sono solo frammenti della mappa proprio come gli oggetti presenti nella nostra realtà… ma non sono la realtà. Le parole sono mezzi di espressione che creiamo proprio come gli oggetti fisici che esistono solo nel momento in cui abbiamo formato una mappa dandogli un significato. Le parole sono dei mezzi con cui parlare di un’esperienza o di come poterla vivere in un modo a cui non avevamo ancora pensato possibile, ma non sono mai l’esperienza in sé.
Non rimaniamo mai attaccati al dito puntato sulla luna, per usare una metafora buddhista che insegna a non porre l’attenzione sullo strumento che ci ha permesso di poter osservare qualcosa, bensì guardare direttamente l’essenza, la luna anziché il dito che la indica: nessuna parola, filosofia, pratica o religione, infatti, potrà portarci la verità in un vassoio d’argento
, giacché quest’ultima è semplicemente uno stato di esperienza viva senza alcun filtro datoci dai nostri condizionamenti.
Non ci saranno mai sufficienti parole per far capire l’importanza dell’esperienza diretta delle cose. Una volta Einstein ebbe modo di affermare che: «Una teoria può essere verificata dall’esperienza, ma questa non può essere verificata in alcun modo da una teoria». L’esperienza diretta senza filtri percettivi è il muro del fuoco ove dividere la filosofia, la religione e i condizionamenti sociali dalla verità personale esperita sulla propria pelle. Il problema di ciò che la società intende per esperienza è che essa a volte non ha necessariamente un valore oggettivo poiché due persone possono esperire un’identica cosa ma ognuno la interpreta in base ai filtri mentali della propria personalità. Questo è il grande limite della vita umana se vissuta con la maschera della personalità. Vivere con essa significa vivere a metà poiché la nostra essenza è a noi celata, la nostra comprensione degli insegnamenti sul banco di scuola della realtà è limitata e la vita diviene una trappola anziché un gioco ove esprimerci liberamente. Dunque l’esperienza è necessaria così come la giusta interpretazione di essa, altrimenti non acquisiremo saggezza nell’atto stesso dell’esperire qualcosa. Il MetaMind Modelling è uno strumento per aiutarci a predisporci alla pura esperienza e quando saremo pronti a farla dovremo liberarci anche di questo strumento per sublimare l’esperienza umana al punto da non sentirne più la necessità e andare oltre a questa.
2
Cambiare la mappa per modellare il territorio
«Il significato stesso di realtà è invero artificioso in una cultura
che si esprime attraverso la castrazione di un emisfero,
il destro, e l’uso di uno solo tra i molti stati neurali disponibili».
Senza una mappa e una conoscenza dei codici che costituiscono la realtà, la nostra vita sarà un viaggio dall’illusione alla delusione che ci lascerà amareggiati pensando che la magia non esiste solamente perché sepolta dall’ottusità umana. Ignari che la bacchetta magica è il nostro stesso dito puntato verso la luna e, contemporaneamente, l’incantesimo verbale che dà voce a ottuse convinzioni ci fa credere che solo il mondo fuori di noi è reale ma non il sogno che custodiamo nel nostro cuore.
Già in Zenix abbiamo presentato nuovi elementi con cui crearci una mappa della realtà più estesa rispetto a quella che comunemente impieghiamo. Per modellare la realtà più efficacemente è necessario servirsi di più avanzati modelli che la rappresentino. Questo perché una mappa del territorio limitata ci porta a esplorarlo in maniera limitata, mentre più espansa è la nostra mappa e a più cose riusciremo ad accedere.
Per impiegare una mappa della realtà più avanzata è necessario presentare le più pionieristiche ricerche delle neuroscienze riguardo il funzionamento dell’encefalo, della fisica e biofisica sull’interazione mente/materia e non ultimo far comprendere come l’osservazione su sé stessi e su altre porzioni della realtà (le altre Matrix) sia lo strumento che ci permette di fare un immenso salto nella direzione della propria auto-realizzazione in cui la nostra coscienza si integra in ogni sua parte poiché i codici della propria mente corrispondono a quelli della realtà avendo una comune sorgente: il campo informazionale.
La mappa che si presenta in questo metodo è molto avanzata rispetto ai modelli delle singole discipline scientifiche o del modello dello sciamanesimo e del buddhismo zen (nonostante quest’ultimo sia una delle massime espressioni di scuole dedite all’esplorazione di sé) che purtroppo non tengono conto della grande influenza dei programmi inconsci, proprio come buona parte dei metodi occidentali di auto-miglioramento.
In questo capitolo avremo modo di riflettere su quella che crediamo sia la nostra mappa del territorio mentre essa è solo una falsa rappresentazione impostaci.
La celebre frase «Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale», del film Matrix, mette a nudo la debolezza delle fondamenta della nostra società che si basa sull’interpretazione della realtà propagandata dalla religione o dalla scienza istituzionale, decretando senza possibilità di replica ciò che è reale da ciò che non lo è. Tale arroganza palesa un atto arbitrario, per non dire palesemente manipolatorio, giacché il reale
umano sono «semplici segnali elettrici interpretati dal cervello».
Il significato stesso di realtà è invero artificioso in una cultura che si esprime attraverso la castrazione di un emisfero, il destro, e l’uso di uno solo tra molti stati neurali disponibili. Qualsiasi definizione che diamo alla realtà è dunque un dogma che stabiliamo arbitrariamente e che poi puntualmente sarà smentito appena espanderemo la nostra personale mappa del territorio. Non solo, le verità
delle religioni cadono una dopo l’altra grazie all’innalzamento dello spettro della consapevolezza sociale ma anche molte verità
della scienza stanno per cadere o sono state sconfessate. Non a caso la realtà cambia con il diverso simbolismo con cui la società guarda lo spettro elettromagnetico (che costituisce l’ologramma della realtà) lungo l’asse del tempo. Fortunatamente sempre più