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Zenix: Cronache cosmiche e riflessioni metafisiche alla luce delle evidenze del passato
Zenix: Cronache cosmiche e riflessioni metafisiche alla luce delle evidenze del passato
Zenix: Cronache cosmiche e riflessioni metafisiche alla luce delle evidenze del passato
E-book297 pagine7 ore

Zenix: Cronache cosmiche e riflessioni metafisiche alla luce delle evidenze del passato

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Info su questo ebook

Solo per il 10% della nostra vita siamo realmente coscienti e modelliamo la realtà nella stessa percentuale del suo volume olografico, mentre del tempo restante siamo incoscienti e la realtà che viviamo è perlopiù gestita dai nostri programmi inconsci.

ZENIX è un corpus di conoscenze in cui sono state raccolte le più avanzate ricerche sulla coscienza e sull’interazione mente-materia della Neurobiofisica, gli studi della Fisica quantistica e teorica riguardo la natura della realtà su scala quantistica (la stessa scala con cui opera il cervello e la coscienza umana), gli studi della Programmazione Neurolinguistica, della Psicologia del profondo con indirizzo transpersonale e molto altro ancora… il tutto sincretizzato attraverso l’antica saggezza del Buddhismo Zen, dando così vita a un pool diversificato di tecniche antiche e moderne la cui funzione è portarci a un nuovo livello di mente, libertà e potere interiore.

In questo primo volume di ZENIX vengono presentate alcune innovative tecniche per il modellamento della realtà quali: Change; Holodeck; Modellamento della realtà; New Identity; L’Osservatore; The Listener; Via della flessibilità del bambù; Walk in the dark.

MODELLARE LA PROPRIA REALTÀ È POSSIBILE SOLO SE NE CONOSCI I CODICI E SEI REALMENTE TU A PROGRAMMARLA…
LinguaItaliano
EditoreOne Books
Data di uscita26 lug 2021
ISBN9788833801506
Zenix: Cronache cosmiche e riflessioni metafisiche alla luce delle evidenze del passato

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    Anteprima del libro

    Zenix - Riccardo Tristano Tuis

    PARTE PRIMA

    1

    A chi è rivolto Zenix?

    «Zenix è un ripristino del sistema in cui tu hai accesso

    a te stesso e a cosa realmente sia la realtà».

    Zenix – o Via della flessibilità del bambù – è un metodo che può essere potenzialmente applicato da tutti: semmai dovremmo riflettere sul fatto che non a tutti interessa accedere a un nuovo livello della propria mente.

    Questa indifferenza all’auto-miglioramento deriva da una visione miope e materialistica, e dall’inconsapevolezza di come la conoscenza dei codici della propria mente non solo sia indispensabile alla libertà della nostra psiche, ma darà come effetto collaterale la maestria su come programmare la nostra realtà, rendendoci più liberi e felici nella vita.

    Già nelle quattro nobili verità del Buddhismo si enuncia come l’ignoranza generi sofferenza, poiché chi detiene e utilizza la conoscenza può fare la differenza nella sua vita, chi invece non possiede questa chiave si troverà nella posizione in cui sarà soggetto all’influenza di persone, cose, luoghi e avvenimenti.

    Per raggiungere le più alte vette è necessario possedere le mappe dei sentieri (conoscenza) e gli strumenti per raggiungerli (le tecniche). Zenix fornisce tutto questo, ma richiede fin da subito un certo grado di flessibilità mentale nella comprensione delle cose poiché la rigidità intellettiva, proprio come un tronco rigido, non si sposta da dov’è se prima non si spezza; di conseguenza, se non vogliamo spezzarci, bisogna applicare la flessibilità del bambù alla propria mente.

    Dunque, a chi è rivolto Zenix? Sicuramente a chi ha già mosso i primi passi nella direzione di conoscersi e migliorarsi ma che è ancora insoddisfatto dei risultati conseguiti nei vari corsi di auto-miglioramento, della PNL, del couching, dell’empowerment ecc. (impiegati solo per ottenere successo materiale) o dei gruppi, metodi e scuole esoteriche, new age, next age, ecc. o delle migliaia di pubblicazioni che trattano il tema della mente, della coscienza e del migliorare la propria realtà, ma in maniera frammentata.

    Zenix accoglie il meglio di questi e altri sistemi, metodi o approcci, scremando il superfluo, l’inutile o il dannoso presenti, e li espande con un pool diversificato di tecniche antiche e moderne, proposte in una chiave unica, assieme a un corpus sapienziale di difficile reperibilità altrove.

    Zenix non vuole essere limitato solo a rimuovere insicurezze, atteggiamenti limitanti, traumi infantili o adolescenziali, oppure impiegato come un metodo per potenziare il proprio successo nella vita. Zenix è uno strumento che può offrire molto di più: è un ponte fra l’attitudine a migliorarsi psichicamente e materialmente, e il reale percorso spirituale. Il percorso spirituale non ha nulla a che vedere con dogmi e religioni, quanto piuttosto con l’espansione della consapevolezza a nuovi stati di mente che sono stati spesso indicati con termini quali liberazione e illuminazione.

    Per tutti coloro cui non bastano più libri, corsi e tecniche sull’auto-miglioramento o non sono portati a seguire le scuole orientali in cui parti di conoscenza non sono trattate e, contemporaneamente, frequentare scuole in cui è richiesto un percorso iniziatico legato alla via monastica (dedita completamente alla ricerca del satori senza curarsi del lato materiale della vita) risulta un passo troppo grande e irrealizzabile in questo momento, Zenix può essere la via di mezzo, il ponte tra queste due vie in cui percorrere il sentiero tra materialità e spiritualità, che altro non sono che due modi con cui interpretiamo la realtà e, di conseguenza, noi stessi.

    In questo primo volume di Zenix sono presentati concetti filosofici ed esperienziali molto avanzati che, di primo acchito, non solo possono non esser compresi, ma altresì sfuggire all’attenzione di una lettura superficiale e alla memoria. Personalmente mi ci sono voluti venticinque anni di assidua applicazione per sedimentarli in saggezza e farli miei – di certo non nasciamo saggi! – Non nasciamo saggi pertanto consigliamo di rileggere più volte ogni singolo capitolo dell’opera, in cui i concetti sono esposti in maniera semplice e compressa – zippati per usare un termine informatico – per non appesantire il testo.

    La rilettura del testo, anche dilatata nel tempo, possiede in sé una sua magia poiché ci si rende conto che intere frasi e concetti erano rimasti nascosti la prima volta che li abbiamo letti.

    Ricordiamoci che la nostra mente filtra sempre le cose con cui entra in contatto, censurando ciò che appare scomodo alla nostra personalità e ignorando ciò che non riusciamo a comprendere.

    Un ultimo consiglio: dimenticatevi di chi siete e dei vostri problemi, queste due cose sono degli ostacoli tra voi, la vostra presenza e la conoscenza. Se la vostra mente rimugina sui problemi quotidiani, sui vostri traumi del passato che vi portate nel presente come fantasmi psichici, sulle vostre incombenze, ecc., voi non sarete presenti né a voi stessi né a ciò che leggete, pertanto, quando fate qualunque cosa che è importante, siate lì senza nient’altro che voi stessi.

    In quest’opera ci sono capitoli tecnici e capitoli più semplici e intuitivi che spiegano come applicare le informazioni. Chi è molto razionale troverà semplici i capitoli più tecnici, ma avrà difficoltà a comprendere i capitoli più contemplativi oppure a lasciarsi coinvolgere nelle tecniche e strategie: questa sarà dunque la vostra sfida, espandetevi acquisendo maggior intuitività senza farvi controllare dalla vostra mania di controllo. Invece, per chi è intuitivo e si lascia andare più facilmente nell’esercizio delle tecniche e strategie proposte nel libro, la sfida probabilmente sarà soprattutto comprendere i capitoli più tecnici e afferrarne completamente i contenuti. In entrambi i casi, la sfida ci stimolerà a espanderci verso nuovi noi con nuovi livelli di mente.

    Le due parole chiave sono pertanto: ESSERE PRESENTI, quando stiamo facendo qualcosa, ed ESPANDERCI a essere qualcosa di ancor più grande.

    Con tale spirito, quest’opera potrà essere di grande ispirazione.

    Buona lettura e rilettura.

    2

    Come imparare a studiare

    «La concentrazione e la presenza sono i fattori principali per lo studio:

    più saremo in grado di leggere con totale attenzione

    e più riusciremo a memorizzare le informazioni che apprendiamo».

    Prima di iniziare a studiare quest’opera vorremmo dare alcuni consigli per meglio apprendere e memorizzare il materiale di studio. Le tecniche che proponiamo funzionano per qualsiasi materia con cui ci si cimenterà.

    Iniziamo dal metodo di lettura. Suggeriamo innanzitutto di leggere a voce alta. Questo è un retaggio dell’oralità che aiuta a memorizzare e stimolare la comprensione.

    Inoltre consigliamo di eseguire una piccola sintesi a voce alta di quello che si è appena letto per memorizzarlo meglio. Se si ha un compagno di studi, suggeriamo di fare a turno il riassunto di ciò che si è letto mentre l’altro ascolta.

    Quando si studia, una buona regola è di non proseguire con la lettura se s’incontra un termine di cui non si conosce il significato. Se all’interno della frase che stiamo leggendo si trova una parola che non comprendiamo, fermiamoci e cerchiamo sul dizionario il suo significato nel contesto della frase. Una volta trovato il significato corretto facciamo un esempio di una frase da noi pensata in cui impieghiamo questo nuovo vocabolo che abbiamo appena assimilato. In questo modo riusciamo a memorizzare meglio il nuovo termine e a comprendere il materiale che stiamo studiando. Infine rendiamo viva l’informazione statica ologrammandola nella nostra mente in immagini dinamiche come se stessimo vedendo l’informazione in azione o addirittura vivendo: questo aiuterà sia la memoria sia la comprensione.

    Quello che abbiamo appena consigliato in realtà è l’ABC dello studio e non serve frequentare corsi per imparare a farlo: basta seguire questi suggerimenti per constatare come la nostra comprensione e memoria saranno maggiormente precise e profonde – cosa che non può certo avvenire con uno studio disorganizzato e privo di metodo.

    La concentrazione e la presenza sono i fattori principali per lo studio: più saremo in grado di leggere con totale attenzione e più riusciremo a memorizzare le informazioni che apprendiamo. Una lettura profonda di questo genere è una pratica che ricorda un po’ da un lato le tecniche di concentrazione impiegate in Oriente e, dall’altro, il rapimento dell’artista quando è immerso nella sua estasi creativa. Per accedere a questo stato di coscienza e di concentrazione, è necessario azzittire sia la propria mente dai suoi dialoghi interiori sia il segnale raccolto dai sensi che il nostro cervello elabora. Estraniarsi dunque da tutto ciò che non sia il libro che si ha di fronte.

    Per aiutarsi nella concentrazione scegliamo poi, ove possibile, luoghi che non creino distrazioni e che siano ben illuminati, meglio se dalla luce solare o da lampade a spettro intero anziché a fluorescenza.

    Passiamo ora al supporto. In alcuni studi si è dimostrato che la lettura concentrata di un libro cartaceo produce modificazioni nei nostri collegamenti sinaptici (collegamenti tra le nostre cellule nervose) in alcune aree cerebrali, cosa che non accade con la lettura su tablet o sullo schermo di un computer. La lettura cartacea è dunque assai migliore di quella digitale, in termini di comprensione e memorizzazione. Si consiglia pertanto lo studio attraverso questo formato e, qualora si disponga solamente di quello digitale, consigliamo di stampare l’opera intera su carta.¹

    Infine, due parole rispetto al target anagrafico. Il metodo Zenix può essere studiato e impiegato a tutte le età. Si è scoperto come in età adulta il cervello rimane plastico e si possono riplasmare le proprie connessioni neurali a una velocità notevole. Un motivo in più per aiutare a mantenere giovane il cervello e a potenziare la mente.

    3

    Pensiero predefinito 2.0

    «La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo.

    Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono».

    ALBERT EINSTEIN

    Con distacco e spirito d’osservazione, è necessario chiedersi se il nostro modo di processare i pensieri sia davvero originale, se va tutto bene così com’è o se forse non sia il caso di revisionare il nostro modo di pensare.

    Stiamo usando gli stessi modelli di pensiero che avevamo cinque, dieci anni fa, o ne impieghiamo uno nuovo? Se dicessimo che ogni anno, ogni mese o ancora meglio ogni giorno bisognerebbe aggiornare il proprio pensiero come fosse il software di un computer, che cosa pensereste? Magari, una revisione giornaliera potrà sembrare estrema a coloro che si trovano bene con il proprio vecchio schema di pensiero, mentre chi si trova a disagio con esso potrebbe percepire il cambiamento come una mera utopia.

    In entrambi i casi, cosa ci stiamo perdendo rispetto a chi, viceversa, esegue continui aggiornamenti? La risposta è semplice: perderemo un universo di possibilità di cui non faremo mai esperienza, almeno finché non ci daremo l’opportunità di cambiare.

    Presto parleremo di come cambiare e quali strategie adottare per farlo; per ora ci basti sapere che ogniqualvolta impieghiamo lo stesso modello di pensiero, che può corrispondere a vedere la realtà come il giorno precedente, a conoscerci come il giorno precedente, ad avere le stesse opinioni di sempre, ebbene, questo significa che stiamo invecchiando senza essere evoluti mentalmente. Ogni evento della nostra vita, per quanto insignificante, è un insegnamento che ci fa crescere, specie i nostri errori. Nell’arco, non di una vita, ma di un solo giorno, le nostre opinioni su ciò che non conosciamo davvero dovranno essere talmente duttili da potersi capovolgere. Ciò non significa credere in modo incondizionato a tutto, quanto semmai rendersi conto che la nostra mente non solo è in grado di imparare, ma anche e soprattutto di comprendere che può sbagliare e, prendendone atto, può modificare una credenza, un’abitudine, addirittura uno stile di vita. Questo è l’unico modo per crescere come individui, perché è la sola via che porta al cambiamento.

    Crescita interiore e cambiamento sono due facce della stessa moneta, la moneta che porta dalla fabbrica della disperazione e dalla discarica dei sogni, alla leggerezza dell’essere programmatori di realtà: coloro che la plasmano nella direzione dei loro sogni e delle loro più elevate ispirazioni.

    Nessuna persona sana di mente rimarrebbe con dei vecchi scalpellini consumati per scolpire la propria realtà quando ha la possibilità di acquisirne di nuovi, eppure se guardiamo la nostra società vedremo che le persone si tengono stretti questi vetusti strumenti che non funzionano e poi si disperano chiedendosi perché la loro vita è solo un masso informe senza gioia, bellezza, armonia e successo. La loro mente è rimasta un vecchio personal computer che non ha i requisiti per interagire in questo spietato mondo ad alta tecnologia e a bassa spiritualità. Questo vecchio personal computer che ci portiamo appresso si chiama PENSIERO PREDEFINITO.

    Molti troveranno difficile accettarlo, ma diversi ricercatori hanno scoperto che le persone vedono e ascoltano proprio quello che si aspettano di vedere e ascoltare, nonostante il fatto che la realtà in cui stanno acquisendo informazioni sia diversa da quello che si immaginano di aver visto o ascoltato. La psicologia ha battezzato questo fenomeno, fin troppo comune, pensiero predefinito. Ma come nasce e si sviluppa?

    Innanzi tutto va ricordato che il nostro attuale modello d’istruzione, che ci riempie d’informazioni, è relativamente nuovo e non ha molti secoli alle spalle. Ai giorni nostri uno studente è visto come una botte vuota in cui riversare fiumi di aride nozioni, a volte in contraddizione tra loro oppure non direttamente esperibili da parte di chi è costretto a subirle. Gli insegnanti delle antiche accademie greche, e i loro maestri e mentori egizi, rimarrebbero inorriditi nel vedere, nelle odierne aule scolastiche, tale scellerato, coatto travaso di informazioni. Rimarrebbero inorriditi per come non venga insegnato allo studente a tutelarsi, attraverso il suo pensiero critico, da quest’atto istituzionalizzato che, in ultima analisi, non è niente di meno che un controllo mentale sociale.

    Oggi l’educazione è intesa come il processo di trasferimento e immagazzinamento mentale di informazioni, ma in origine il significato di educare era diametralmente opposto poiché il termine, letteralmente, significa tirare fuori.

    Nell’antichità l’educatore aiutava gli studenti a tirare fuori il proprio pensiero critico, le proprie intuizioni e la propria creatività con cui plasmare il proprio pensiero. Chi ha una certa dimestichezza con il mondo orientale, vedrà come questo metodo d’insegnamento ricordi quello dei maestri zen che insegnano attraverso le domande e sul come porsele, anziché sulle risposte preconfezionate.

    Il cosiddetto metodo socratico, reso famoso dal grande filosofo greco, e le relative domande socratiche, hanno lo scopo di estrarre le intuizioni, stimolare l’intelligenza e radicare più in profondità l’insegnamento attraverso una comprensione più olistica da parte dello studente – e dunque non per un mero apprendimento mnemonico – spingendolo infine a esprimerlo a parole proprie per fare proprio l’insegnamento.

    Quando studiamo qualcosa o ascoltiamo qualcuno insegnare, parlare o predicare, è necessario tenere sempre alto il nostro senso critico tutelandoci così da tutte le informazioni che possono limitarci, sminuirci, fuorviarci o addirittura controllarci. Memorizzare le informazioni va bene, ma non dovremmo classificarle mai come verità acquisite se non hanno ancora passato la nostra personale verifica.

    Oltre al pensiero predefinito impostoci dall’istruzione obbligatoria, siamo soggetti anche a un set sensoriale politicamente corretto. Forse qualcuno si ricorderà che, da bambini, vedevamo, udivamo e conversavamo con cose che gli adulti non erano in grado di vedere. Questo perché durante l’infanzia i nostri educatori non erano ancora riusciti a inserire nella neocorteccia ciò che si può percepire e ciò che non si può.

    La realtà visibile comunemente accettata dalla società si basa sullo 0,00007 e lo 0,00004 centimetri dello spettro visibile, ma la nostra neocorteccia può vedere oltre questa microscopica finestra sul mondo e alcuni lo fanno, specie quando sono bambini. Questo perché quando si è piccoli il nostro cervello staziona maggiormente nello stato theta, uno stato in cui le nostre reti neurali sono più coerenti ed è presente una sincronizzazione bi-emisferica tra i nostri due emisferi cerebrali.

    Con il tempo il cervello umano si stabilizza su frequenze cerebrali meno coerenti e la nostra neuroplasticità sembra indebolirsi, portandoci a impiegare lo stesso set sensoriale pre-settato che la maggior parte delle persone si è adeguata a usare dopo essere stata educata a farlo. Non deve essere certo un caso che l’età di uno scienziato sia tenuta in seria considerazione, poiché spesso le più grandi scoperte e intuizioni avvengono molto prima dei trent’anni. A volte saggezza e intuizione prendono direzioni opposte nella freccia del tempo se non abbiamo cura di tenere libera e selvaggia la nostra mente dai continui condizionamenti cui siamo soggetti.

    I bambini sotto i quattro anni e molto spesso i cosiddetti geni, uomini e donne fuori dall’ordinario, sono i soli osservatori che istintivamente non usano il pensiero predefinito e il set sensoriale politicamente corretto. Osservano senza filtri sociali e pertanto arrivano dove le persone comuni non giungono, proprio perché quest’ultime impiegano filtri sociali atti a limitare anziché espandere la mente.

    L’essere un osservatore originale e, di conseguenza, compiere un’osservazione originale, diventa estremamente difficile in una società strutturata all’omogeneizzazione mentale, ma tale pratica è necessaria per uscire fuori dal coro della mediocrità e permetterci di far fiorire le nostre potenzialità e abilità innate (Fig. 1).

    Fig. 1: prendiamoci un minuto per osservare il cosiddetto cubo di Necker e proviamo a vedere se notiamo qualcosa della nostra osservazione del cubo. Poi riprendiamo a leggere il resto della didascalia di questa figura. Ora, semplicemente fissiamo il cubo per un minuto e smettiamo immediatamente di leggere. Siamo riusciti a notare qualcosa della nostra percezione visiva? Abbiamo visto come la lettura visiva del cubo passa da una prospettiva all’altra? La parte anteriore è rivolta in basso a sinistra e poi, improvvisamente, cambia e l’osserviamo in alto a destra o viceversa. In quell’attimo abbiamo scoperto un nuovo modo di osservare la vecchia realtà, ma chi ha deciso di cambiare la prospettiva mentre osservavamo il cubo? Noi, un qualche programma che ci è stato installato quando ci hanno formattato da bambino o qualcos’altro ancora? Ora proviamo, per un minuto o due, a guardare nuovamente il cubo e scegliere quale delle due prospettive vogliamo costantemente osservare. Smettiamo subito di leggere e facciamolo per qualche minuto.

    Come si sarà notato fare questo è quasi impossibile. Il pensiero critico, il pensiero integrale e l’essere un osservatore originale sono abilità innate che vanno conquistate ma anche imparare a tenere il focus su un singolo pensiero o immagine è un’abilità di cui è necessario eccellere per avere il pieno controllo della propria mente e, di conseguenza, della propria realtà.

    Buona parte delle grandi scoperte nel campo delle scienze avviene da parte di osservatori originali che, fortuna loro, non avevano molte nozioni scolastiche o dogmi cuciti nei loro abiti mentali. Einstein ebbe modo di commentare in merito all’eccezionale scoperta sull’elettricità di Michael Faraday:

    «Questa scoperta è stata un’audace creazione mentale dovuta principalmente al fatto che Faraday non è mai andato a scuola, e perciò ha conservato il raro dono di pensare liberamente».

    Il set sensoriale preconfezionato funge da segnale fantasma, bypassando il reale segnale dell’ambiente. Questo segnale fantasma è lo schermo applicato ai nostri occhi, è un filtro sociale che ci rende miopi nei confronti della realtà e la uniforma ai limiti della nostra mente.

    Il pensiero predefinito è una vera e propria paralisi cerebrale che non permette più al cervello di conoscere lo sconosciuto; ciò è il coma dell’osservatore, quella parte più profonda di noi stessi. Dopo che tale pensiero preconfezionato ha preso il sopravvento, a fatica l’uomo può essere ancora distinto da un programma obsoleto o da un morto che cammina.

    In sintesi potremo dire che l’uomo diventa macchina nel momento in cui non riesce più a elaborare correttamente e creativamente il segnale dell’ambiente e a sviluppare soluzioni che vanno oltre la più prosaica sopravvivenza. Altresì, l’uomo diventa genio quando la sua corretta elaborazione dell’informazione lo porta a una creatività – dovuta alla scoperta di nuovi segmenti di segnale nella realtà – che diventa la sola moneta di sopravvivenza. Il genio non vive per le sue impellenze fisiche, il genio vive per le impellenze della sua

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