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L’Aristocrazia Nera: La storia occulta dell’élite che da secoli controlla la guerra, il culto, la cultura e l’economia
L’Aristocrazia Nera: La storia occulta dell’élite che da secoli controlla la guerra, il culto, la cultura e l’economia
L’Aristocrazia Nera: La storia occulta dell’élite che da secoli controlla la guerra, il culto, la cultura e l’economia
E-book451 pagine7 ore

L’Aristocrazia Nera: La storia occulta dell’élite che da secoli controlla la guerra, il culto, la cultura e l’economia

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Quali sono le origini della cosiddetta Aristocrazia nera?

Che cosa si nasconde dietro ai simboli, l’araldica e le gesta di certi casati nobiliari?

Che rapporto hanno con il potere?

Leggendo questo libro scoprirete la storia occulta dell’Aristocrazia Nera attraverso le vicende delle famiglie che da secoli controllano la guerra, il culto, la cultura e l’economia del pianeta.

L’opera presenta alcuni eventi temporali circoscritti che hanno portato questa élite a dirigere da dietro le quinte la politica mondiale.

Le radici della sanguinaria storia dell’Aristocrazia nera, che nel tempo prende le sembianze delle famiglie di banchieri europei legate alla Chiesa e ad alcune specifiche casate reali eurasiatiche, vanno cercate al di fuori dell’Europa, in popoli noti come Kazari, Sarmati e Sadducei che a un certo punto conversero all’interno di un gruppo noto come Ashkenaziti, mascherandosi come ebrei ortodossi o paladini della Cristianità, raggiungendo le più alte cariche in tutta Europa.

Queste famiglie iniziarono a spartirsi gli Stati europei, dando così vita a faide interne come quella dei guelfi e dei ghibellini e a uno scontro diretto con tutti i loro oppositori, fino a giungere all’attuale costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale con il suo occulto controllo globale attraverso una rete di organi sovranazionali, congregazioni religiose, corporazioni economiche e di comunicazione di massa.

L’autore di Zenix mostra inoltre alcuni dei più intimi segreti di questa oscura élite, smascherando l’intricata rete che lega le religioni con i movimenti spirituali e le società segrete con la politica e i servizi segreti.
LinguaItaliano
EditoreOne Books
Data di uscita17 nov 2021
ISBN9788899912000
L’Aristocrazia Nera: La storia occulta dell’élite che da secoli controlla la guerra, il culto, la cultura e l’economia

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    Anteprima del libro

    L’Aristocrazia Nera - Riccardo Tristano Tuis

    1

    Dalla svastica alla croce

    «Il simbolo/simulacro non ha mai una sola chiave di lettura

    come spesso si crede

    e non deve stupire che il significato dato alle masse sia stato invertito

    di modo che queste restino ignare della comunicazione inconscia

    che questi genera nella loro psiche,

    invertendo il concetto del bene con il male attraverso la falsa lettura del

    simbolo/simulacro

    questi diviene il codice principale con cui ingegnerizzare la società

    a immagine e somiglianza degli occulti burattinai».

    Tra i più antichi simboli impiegati – presenti addirittura nel tardo Paleolitico e nel Neolitico – sicuramente quello che ai giorni nostri è ancora universalmente conosciuto è la svastica, spesso impropriamente associata al solo nazionalsocialismo.

    La svastica o croce uncinata è una croce a bracci uguali con un prolungamento ad angolo retto solitamente orientato a sinistra. Questo simbolo universale è stato trovato fin dall’antichità dall’Estremo Oriente al Mediterraneo, dall’Asia Anteriore all’Africa fino al nuovo continente (Fig. 1).

    La svastica appare in alcune città-Stato della Mesopotamia, nell’Egitto predinastico, India, Tibet, Cina, Mongolia, Creta pre-ellenica, Mesoamerica, America del Nord, Europa, ecc. ed era usata come elemento simbolico o decorativo, basti vedere i motivi geometrici delle ceramiche greche o beote e, più in generale, nell’arte fenicia, etrusca, sabina, frigia, Vinča, scandinava, pellerossa e romana, fu persino impiegata nella monetizzazione classica (Fig. 2). Presente in quella che è stata classificata come Età del ferro la svastica si è mostrata poi anche con i bracci ricurvi nell’arte sciatica e nell’arte indiana.

    Figura 1 - Il simbolo della svastica nell’Eurafrasia, secondo uno studio della Yale University del 1898. In questa mappa non si segnala come la svastica sia stata trovata anche nelle Americhe, usata dalla cultura dei Nativi Americani e Mesoamericani.

    La teoria dell’invasione ariana dell’India postula che i dravidi, il popolo dalla pelle scura, fosse nativo dell’India poi, a partire dal XX secolo a.C., le terre del nord dell’India furono invase da una razza caucasica di guerrieri nomadi, i popoli arii chiamati anche Ariani³.

    Gli Ariani invasori, probabilmente provenienti dall’area dell’Iran e ancor prima dal nord del Mar Nero, abbandonando il loro stile di vita nomade si stanziarono nella parte settentrionale del subcontinente indiano portando la loro cultura e religione. Si ritiene che siano stati proprio gli Ariani a produrre i sofisticati scritti vedici che sono il nucleo della religione induista.

    Figura 2 - Presenza del simbolismo della svastica in Europa, Medio Oriente, Oriente e Americhe. Nella figura si può osservare la svastica, simbolo solare, nella sua rappresenta-zione destrogira (bracci rivolti a sinistra che indicano il moto del Sole) o, viceversa, levogira. Nell’immagine Tempio induista si può notare in basso e parzialmente in ombra anche la svastica a 45° levogira racchiusa nel cerchio impiegata dal nazionalsocialismo.

    Gli Ariani istituirono il sistema delle caste ben supportato dalla dottrina del Karma e dai loro testi sacri come la Bhagavadgītā, mettendo ai vertici la casta sacerdotale e guerriera per proteggere il loro sangue e la loro pelle più chiara dagli incroci con i dravidi. Lo stesso concetto di casta è il prodotto di una coscienza di razza e la stessa parola originale impiegata per designare casta significava colore⁴.

    Nei Paesi conquistati gli Ariani costituivano la casta sacerdotale e guerriera e alla popolazione locale non era permesso svolgere ruoli di prestigio o di comando spesso confinandola al solo ruolo di schiavi. Ancora oggi questa forma mentis vige nel mondo in cui le stanze del potere non sono spartite con nessuno che non siano determinate famiglie che da millenni svolgono la funzione di classe di comando.

    Gli Ariani oltre che a spingersi in India si sono diretti anche in buona parte del continente europeo, dando vita a molte culture e imperi in cui era presente il concetto di casta.

    Molti storici hanno tracciato le origini degli Ariani nella regione caucasica, le cui montagne collegano l’Europa e l’Asia, da qui il termine caucasico, proposto dall’antropologo tedesco Johann Friedrich Blumenbach⁵ e impiegato per riferirsi alla razza bianca, ma è chiaro come con il termine Ariani ora s’indichi i popoli mediorientali che non sono bianchi se paragonati alle tribù nordiche. Diversi accademici sono giunti alla considerazione che gli Ariani furono coloro che portarono la dottrina e la tradizione che ritroviamo nei Veda indiani e ciò significa che gli antenati degli europei discendenti dagli Ariani, venerarono questi dèi e nel tempo li reinterpretarono dando vita ai vari culti e religioni.

    Le divinità vediche quali Indra, Mitra, Rama, Durga, Agni, Varuna, ecc. sono molto simili alle divinità che ritroviamo nello zoroastrismo iraniano, religione che si manifesta prima del VI secolo a.C., il tutto ovviamente ispirato al culto precedente che è lo stesso da cui nasce la religione vedica. La cosmogonia zoroastriana del conflitto tra il bene e il male è stata così ripresa nell’apparente monoteismo del giudaismo, del cristianesimo e dell’islam nonché dal paganesimo nordico, dal culto azteco, ecc.

    Le religioni abramitiche sono state profondamente influenzate dalla cosmogonia ariana, infatti entrambi, semiti e ariani, rappresentano Dio e il bene attraverso simbologie solari. Uno dei popoli semiti, nello specifico una tribù sumero-ebraica, in antichità era stanziato in alcune aree dell’attuale Kashmir, regione settentrionale del subcontinente indiano fra i territori di India e Pakistan. Ancor oggi si può osservare come parte della popolazione di quelle zone presenti gli stessi tratti somatici oltre che le medesime usanze di coloro che ora troviamo nel moderno Stato d’Israele. Il nome del Kashmir potrebbe derivare proprio dalla parola ebraica kasher, scritta anche kasher o kosher, riferito a un cibo preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche, e ancora oggi i kashmiri chiamano la loro terra Kashir. A sostegno di ciò sono state ritrovate molte antiche tombe ebraiche e ci sono più di trecento nomi di città, regioni, zone, tribù, clan, ecc. che hanno lo stesso nome di quelle citate nella Bibbia, partendo da Amal e Atai citati in Cronache fino a Gaddi riportata in Numeri. Anche lo scudo di David, simbolo presente nella bandiera d’Israele, è identificabile negli antichi templi dravidici del Tamil Nadu, nell’India del Sud. Di fatto stelle a sei punte e svastica convivono pacificamente in India. Nel Kashmir ci sono molti luoghi con nomi biblici. Musqam-i-Musa ad esempio significa il posto di Mosè. A Bijbihara c’è una zona sulla riva del fiume chiamata il bagno di Mosè e c’è una pietra denominata Ka-Ka-Bal o Sangi-Musa: quest’ultimo nome significa proprio Pietra di Mosè, mentre alcune rocce presso Shadipur a nord di Sringar sono chiamate Kohna-i-Musa. Le dieci tribù perdute d’Israele deportate dagli Assiri, cui si dice siano sparite senza lasciar tracce, invece di far ritorno in Palestina devono aver preferito andare in direzione della loro Terra promessa, la terra dei padri, l’India. Non sorprende che il discepolo Tommaso sia stato sepolto a Chennai, in India e che in Kashmir ci sia persino la presunta tomba di Maria e Gesù (Fig. 3).

    Figura 3 - Alla sinistra la tomba di Tommaso; in centro la presunta tomba di Gesù; a destra immagine tratta dal mensile di bordo in cui tra le indicazioni turistiche su Srinagar, la capitale del Kashmir, si cita la tomba di Gesù. [L’autore venne a conoscenza di queste informazioni durante un suo viaggio in India e seppe poi che il Catholic Secular Forum, l’organizzazione che riunisce le associazioni cattoliche indiane, minacciò la compagnia aerea low cost indiana Spicejet per questa pubblicità non gradita dalla Chiesa].

    Ora, quando sentiamo la parola ariano involontariamente la associamo all’ideale nazista della razza bionda con occhi azzurri. In realtà il termine ariano, dal sanscrito ariyà, signore, era un appellativo con cui i popoli iranici si chiamavano fra di loro ed era riferito alla classe di comando, da qui termini quali sumerian (sumero) e aristocrazia che impiegano la stessa radice ma la cosa peculiare è che tale classe di comando presentasse capelli biondi o rossi e occhi azzurri. Questo fatto è stato nuovamente occultato dalla storia ufficiale dopo la gola profonda nazista e solo recentemente sempre più ricercatori denunciano tale omissione storica, forti di diverse scoperte tra cui quelle avvenute all’Università di Copenaghen. L’Istituto di Genetica forense della capitale danese ha concluso che le persone con gli occhi azzurri condividono un antenato comune vissuto tra i 6000 e 10.000 anni fa nell’area del Mar Nero. Le ricerche hanno notato che l’esclusivo patrimonio genetico dei cromosomi nelle persone con gli occhi azzurri provenienti dalla Danimarca, Giordania e Turchia presentano identiche mutazioni genetiche nei cromosomi specifici degli occhi con pochissime variazioni sui geni. Questo ceppo dagli occhi azzurri (ma non dai capelli biondi) lo troviamo in molte popolazioni insospettabili, come ad esempio tra gli afghani, i cinesi, i giapponesi, gli indiani, ecc. Hans Eiberg, del Dipartimento di Medicina Molecolare e Cellulare presso l’Università di Copenaghen⁶, sostiene che il ceppo dagli occhi azzurri presente nel nord del Mar Nero dopo l’ultima era glaciale sono gli Ariani che diffusero l’agricoltura in Europa occidentale e si spostarono in Iran e India.

    Questo popolo antidiluviano nel suo ceppo più puro (con i capelli biondi), che si spostava principalmente via mare, ha scritto più di ogni altro le pagine della storia nota e occultata poiché la casta guerriera e sacerdotale dei più grandi imperi conosciuti e non aveva la stessa linea di sangue e tratti somatici. Si sono trovate mummie nell’Antico Egitto, in Perù e altre aree del pianeta in cui erano presenti capelli biondi; questo non solo palesava una stessa matrice di rito funebre ma anche uno stesso ceppo genetico. L’élite sumera o fenicia anch’essa presentava tali caratteristiche genetiche e le possiamo notare anche in altre aree del globo in cui si è trovata tale testimonianza (Fig. 4).

    Figura 4 - La presenza della classe di comando ariana con gli occhi azzurri è stata riscontrata in numerosi reperti delle maggiori civiltà terrestri. Peculiare è come nel Canone Pali tra le trentadue caratteristiche di un grande uomo troviamo l’attributo degli occhi blu e il principe indiano Gautama Siddharta Buddha, fondatore del buddhismo, è stato rappresentato con tale caratteristica (peculiare è che anche la figura di Gesù sia stata legata alla classe di comando, con la stirpe degli Asmodei, e il suo appellativo di Kyrios stava a significare proprio signore). Anche la divinità Quetzalcóatl degli Aztechi è stata tramandata con le fattezze di un individuo dall’altezza prominente, con la barba e capelli biondi, pelle bianca e occhi color blu smeraldo. Ancor più peculiare è ciò che il frate francescano Juan Torquemada raccolse dalle tradizioni dei nativi del Vecchio Messico: «Quetzalcóatl aveva i capelli biondi e indossava una tunica nera cucita con piccole croci di colore rosso». La tunica nera e croci di colore rosso sono una costante nella storia degli ultimi millenni ed è un antico simbolismo probabilmente proveniente dalle società antidiluviane tutt’ora presente, come andremo a vedere, in molte società segrete e Ordini e più velatamente nelle cariche istituzionali o

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