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Iniziazione alla divinazione etrusca
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E-book151 pagine1 ora

Iniziazione alla divinazione etrusca

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Info su questo ebook

Dell’Etrusca Disciplina, un corpus di testi sacri sulla divinazione, sono giunti a noi solo alcuni frammenti che, intrecciati con le testimonianze degli eruditi latini, danno un’idea di quella che era la scienza etrusca della predizione: l’ornitomanzia (divinazione tramite il volo degli uccelli), l’epatoscopia (divinazione mediante la lettura del fegato), la kearaunoscopia (divinazione con i fulmini) e la brontoscopia (divinazione tramite i tuoni), alla quale si riferisce la prima traduzione dal greco del Calendario brontoscopico di Nigidio Figulo, presentata nel volume.
LinguaItaliano
Data di uscita4 feb 2019
ISBN9788827228708
Iniziazione alla divinazione etrusca
Autore

Massimiliano Kornmüller

Nasce ad Allegheny (USA) nel 1964; dopo aver compiuto gli studi classici si laurea in giurisprudenza con una tesi in diritto romano dal titolo “La repressione della magia nell'esperienza giuridica romana”. Pur svolgendo la professione di avvocato continua l'attività di traduttore e saggista curando, tra l'altro, la prima edizione moderna dell'antico Calendario Romano di Dionysius Petauvius (Semar, Roma, 1993), nonché l’Etrusca Disciplina (Irradiazioni, Roma, 2006), primo manuale teorico pratico di divinazione etrusca. Vive e lavora a Roma.

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    Anteprima del libro

    Iniziazione alla divinazione etrusca - Massimiliano Kornmüller

    Premessa metodologica

    Quando iniziai a tradurre il Calendario Brontoscopico di Publio Nigidio Figulo non avrei mai pensato che ne sarebbe uscito un manuale di divinazione etrusca; ma lo studio per l’interpretazione di quest’ultima mi ha portato ad allargare il mio spazio di ricerca sempre più indietro nel tempo e in regioni sempre più lontane, tanto da portare alla realizzazione di un’opera radicalmente diversa rispetto a quanto prefissatomi in partenza.

    Questo volume nasce quindi da un tentativo pionieristico e sperimentale, e comunque sempre perfettibile, di illustrare i fondamenti e i principi della divinazione etrusca.

    Ho pensato di interpretare la documentazione letteraria e archeologica relativa alla divinazione etrusca applicando la metodo-logia antropologica comparata di Claude Lévi Strauss, Broni-slaw Malinowski, Marcel Mauss e altri studiosi, con particolare riguardo agli studi sul pensiero magico e arcaico elaborati dalla loro scuola: i risultati non si sono fatti attendere.

    In particolare i termini di forza e spirito della terra di cui parlano gli antichi scrittori greci e latini relativamente alla divinazione etrusca, sono ben assimilabili, come si vedrà, al concetto di mana analizzato e commentato dai predetti studiosi. Mana, che in lingua melanesiana significa forza vitale, è divenuto oggi un termine tecnico della scienza antropologica per indicare lo spirito dell’universo capace di permeare tutte le cose.

    Lo studio della mentalità arcaica e primitiva ci permette meglio di addentrarci nello spirito di un popolo come quello etrusco che, pure in età storica, manteneva una singolare affezione ai suoi tratti culturali di età protostorica.

    Per capire gli etruschi, come qualunque popolo arcaico, bisogna rinunciare al nostro modo di pensare illuministico-razionalista per adottare una visione mistico-simbolica.

    La visione della vita era basata sul fatto che ogni azione dell’uomo, ogni accadimento oggettivo rappresentavano un simbolo tramite cui la forza divina si manifestava.

    Il processo della conoscenza avveniva dunque mediante l’utilizzo sia della figura dell’analogia, sia di quella della contrapposizione, nel senso che un fatto poteva essere interpretato come manifestazione dell’assenso di una divinità, ovvero della sua disapprovazione esplicita.

    Accanto alla ricerca della volontà divina, gli etruschi cercavano però anche semplicemente la forza tramite cui la divinità si manifestava, il mana della divinità; mettendosi in contatto con questo per mezzo di determinate tecniche (avispicio, epatoscopia ecc.), era possibile ottenere informazioni che trascendevano il presente e interessavano sia il passato che il futuro.

    L’insieme di queste tecniche divinatorie era chiamato presso i Rasenna (così infatti gli etruschi chiamavano se stessi) col nome di Etrusca Disciplina, una scienza sacra basata non (e non solo) su postulati fisico-matematici, ma su un insieme di elementi mistico-cosmologici rivelati da due entità sovrannaturali: Tagete, il vecchio fanciullo, e Vegoia, la ninfa.

    Il sapere per l’etrusco è dunque qualcosa di sacro, in quanto in stretto contatto con il divino e con il suo mana.

    Seneca, nelle sue Naturales Quaestiones, esemplifica molto bene questa mentalità: tra noi e gli etruschi, che hanno grande perizia nello studiare le folgori, c’è questo di differenza: noi crediamo che i fulmini nascano perché le nubi vengono a scontrarsi, essi pensano che le nubi vengano in collisione proprio per far nascere certi fulmini (infatti, riferendo ogni cosa al divino, non ritengono che gli avvenimenti dal momento che avvengono presagiscono, ma che i fatti avvengono perché debbono presagire qualcosa).

    È alla luce di questa mentalità arcaica che deve essere letto il testo del Calendario per l’interpretazione dei tuoni di Nigidio Figulo, qui tradotto per la prima volta in una lingua moderna: l’opera deve essere considerata come l’ultima testimonianza di una tradizione plurimillenaria di calendari che avevano lo scopo di presagire il futuro basandosi su fenomeni atmosferici.

    Con quest’opera, pur rendendomi conto delle lacune e delle deficienze che manifesta, penso di aver dischiuso una porta che persone più dotate e acute di me sapranno aprire completamente, tramite uno studio approfondito e un’esperienza vissuta.

    Massimiliano Kornmüller

    Ringraziamenti

    L’autore vuole esprimere sentiti ringraziamenti a Emanuela Gar-gallo di Castel Lentini e ad Andrea Purgatorio senza il cui incoraggiamento la presente opera non avrebbe potuto vedere la luce, a Giovanni Feo per i preziosi consigli e la collaborazione prestata, ad Alessia Mennucci e Vanna Ortenzi per la paziente opera di assistenza e revisione del testo.

    Parte I

    Elementi di divinazione etrusca

    Capitolo I

    Le origini

    Il mito

    Le informazioni contenute nei libri della scienza sacra etrusca – chiamata col nome di Etrusca Disciplina – sono state rivelate dagli dei tramite due entità: Tagete – il bambino dalla saggezza di un vecchio – e la ninfa Vegoia.

    Riguardo a Tagete, Cicerone nel De Divinatione, Dionigi d’Alicarnasso (II sec. d.C.) nelle Antichità Romane e Giovanni Lido (VI sec. d.C.) nel Liber de Ostentis, narrano che nelle campagne di Tarquinia, mentre un contadino di nome Tarchon arava profondamente un appezzamento di terra, balzasse fuori da un solco un essere dall’aspetto di bambino, ma con la sapienza di un vecchio, chiamato Tagete.

    Scrive Cicerone: "Tramandano che un certo Tagete, mentre veniva arato un pezzo di terra e il solco era profondo, balzasse fuori a un tratto dalla fenditura della terra e parlasse al contadino che stava arando. E, come si legge nei libri etruschi, Tagete, anche se sembrava fisicamente un fanciullo, aveva la saggezza di un vecchio. Stupefatto a quella apparizione, l’agricoltore lanciò un fortissimo grido, per cui accorse gente, e in breve giunsero là da tutta l’Etruria. Tagete allora parlò di molte cose alla moltitudine radunata e quelli raccolsero tutte le sue parole e le trascrissero tramandandole ai posteri. E tutto quello che disse riguardò il contenuto della scienza degli aruspici, che poi crebbe con l’apprendimento, con il passare del tempo e con l’aggiunta di cose nuove che comunque s’ispiravano sempre a quegli stessi principi indicati da Tagete. Tanto sappiamo. Questo racconto è raccolto nelle scritture e tale è l’originalità di quella dottrina".

    Giovanni Lido aggiunge a questo proposito: "Questo bambino era dunque Tages, il quale secondo gli elleni è anche Hermes Ctonio, come in un luogo dice anche Proclo il Diadoco".

    Tagete, secondo Giovanni Lido, si poteva identificare con Hermes Ctonio (sotterraneo), ovvero il dio Mercurio, nella sua funzione di accompagnatore di anime nell’aldilà, da identificarsi anche con il dio egizio Anubi dalla testa di sciacallo, che aveva la stessa funzione.

    La ninfa Vegoia apparve invece a Chiusi, davanti ad Arruns, lucumone (re) della città. Costei

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